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Autore: O n i c e    10/10/2013    1 recensioni
Regnava l’oscurità, ma non per lui. Regnava il silenzio, ma non per lei. Gli occhi e le orecchie della Setta erano lì, insieme.
«Non finirà oggi. Non per gli Assassini.» disse Altair con voce profonda.
«Ma per noi sì, vero?» si stupì nel sentire nuovamente la sua stessa voce.
«Conosci già la risposta». Le sollevò il cappuccio sorridendo mestamente.
La Mela. Essa li avrebbe distrutti, se già non l’aveva fatto.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf , Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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VII
E fa inspiegabilmente male
 



 
 
Nadirah seguì la donna lungo uno stretto corridoio illuminato da qualche piccola feritoia lungo il muro di pietra; sentiva il suono dei loro passi rimbombare nell’angusto spazio che percorreva chiedendosi dove la stesse conducendo quella bellezza africana che procedeva davanti a lei.
Dopo qualche decina di metri sbucarono in una stanza più luminosa, un ingresso per la precisione, come suggeriva il portone alla sua destra che dava sul cortile di allenamento e l’imponente scala a chioccola che si arrampicava come un’enorme bestia mitologica su per le pareti millenarie della fortezza.
La donna batté le mani e riportò l’attenzione di Nadirah su di sé. «Avanti, seguimi.» la incitò prima di darle le spalle nuovamente e precederla in una stanza decisamente più ampia, dall’alto soffitto a volte sorretto da innumerevoli colonne. La ragazza si guardò intorno e capì di trovarsi nell’infermeria: numerose brande erano posizionate per tutta la stanza e su di esse più di una dozzina di uomini vi erano adagiati sopra, mentre una ragazza dai lunghi e lisci capelli neri andava avanti e indietro con bende e lenzuola pulite. Si guardò intorno prima che la donna l’afferrasse per le spalle con forza e la spingesse a sedere su una brandina.
«Voi chi siete?» domandò Nadirah.
La donna la scrutò con i suoi occhi color del deserto per qualche istante. «Mi chiamo Amani.» rispose semplicemente immergendo una pezza di cotone in un liquido verdastro e poi applicarglielo sulla ferita sullo zigomo. Il taglio ancora aperto bruciò al contatto con quella soluzione e Nadirah si ritrasse.
«Stai ferma ragazza!» protestò la donna sporgendosi verso di lei.
«Chiamatemi Nadirah.» puntualizzò lasciandosi afferrare per il mento e tamponare la ferita che percepì essersi riaperta. «Cos’è questa roba?» chiese poi.
«È un distillato che usiamo per disinfettare le ferite, sai qui siamo sempre impegnate in cose del genere.» spiegò con un leggero accento esotico alludendo con un cenno del capo agli altri Assassini nella stanza.
«Cos’è successo?»
La donna sorrise. «Sei curiosa, vedo.»
Nadirah arrossì e voltò il capo. «Non volevo essere impertinente, scusatemi.»
Amani finalmente poggiò la pezza di stoffa su una mensola li vicino e si accomodò sullo sgabello a fianco al letto. «Non spetta a me dirtelo, quando sarà il momento sarà il maestro Altair a chiarire i tuoi dubbi, ora ha faccende più importanti a cui pensare.»
Prima che Nadirah potesse replicare la ragazza dai capelli neri chiamò la donna dal fondo dell’infermeria, allarmata. «Amani! Vieni presto!»
«Kamila cosa c’è?» domandò accorrendo la donna.
«Issam!» disse solo e il volto di Amani si trasformò in una maschera di orrore quando vide le lenzuola candide macchiate di sangue, tanto sangue. Le afferrò e le gettò via scoprendo il busto nudo dell’uomo su cui svettava una profonda ferita poco sopra l’ombelico da cui il sangue usciva copioso.
«La ferita si è riaperta! Presto portami ago e filo, devo ricucirlo!» ordinò mentre le mani le tremavano visibilmente.
Kamila si diresse verso Nadirah che era rimasta immobile a osservare la scena con un espressione scioccata stampata in faccia. In preda alla corsa la scansò con una spallata e recuperò ciò che Amani le aveva chiesto.
«Presto Kamila! Portami anche le bende!»
La donna fece per tornare indietro ma Nadirah la precedette afferrando sulla panca vicino a lei tutte le pezze di cotone e dirigersi verso Amani, chinata sul corpo scosso dai fremiti dell’uomo.
«Issam tieni duro! Non mi lasciare, ti prego!» lo supplicava la donna mentre tentava di ricucire la ferita con l’aiuto di Kamila che le teneva vicini i lembi dello squarcio.
«Non… non ce la faccio!» esclamò stremata la donna quando vide il colorito scivolare via dal volto dell’uomo.
«Devi farcela Amani! Io non sono in grado. Sei l’unica…»
«Posso farlo io.» intervenne Nadirah, attirando su di sé e avvicinandosi.
Kamila la squadrò con i suoi occhi color tempesta. «Credi di esserne in grado, ragazzina?» l’aggredì.
Nadirah ignorò l’intervento della ragazza e prese il posto di Amani, prendendo a bucare ripetutamente la ferita dell’uomo ormai svenuto con estrema precisione. Impiegò diversi minuti prima di terminare il lavoro e quando ebbe finito si preoccupò di ripulire con cura il ventre dell’uomo con dei panni umidi e poi si lavò le mani in una ciotola.
«Non ti ringrazierò mai abbastanza.» disse rivolta a Nadirah, con sguardo pieno di riconoscenza. «Se non fosse stato per te…» si interruppe mentre una lacrima le rigava il viso.
Nadirah si limitò ad annuire, con un mezzo sorriso stampato in faccia.
Strano, si ritrovò a pensare, le era capitato più volte di uccidere qualcuno, ma mai salvare una vita.
Anzi no. Un’altra volta sì.
«Andiamo, lasciamoli soli.» disse Kamila afferrando Nadirah per un braccio e trascinandola con sé fuori dall’infermeria. «Dove hai imparato?» continuò.
«Be’ ecco…» e ora che le raccontava? Non poteva dirle che era stata addestrata da un ex Assassino per diventare essa stessa come lui e che Fahd le aveva anche insegnato a ricucire le ferite, no?
«Me l’insegnò anni fa la mia nutrice.» inventò.
Kamila la guardò colpita. Poi la sua espressione mutò e le labbra si piegarono in un sorriso. «Che stupida! Ti prego di perdonarmi, non ci siamo neanche presentate: io sono Kamila, anche se credo tu lo abbia già capito. E tu sei?»
«Puoi chiamarmi Nadirah.»
Intanto stavano percorrendo nel senso opposto il corridoio, dirette all’atrio principale. «Vuoi che ti mostri la fortezza?» domandò Kamila una volta uscite dallo stretto passaggio scarsamente illuminato.
«Se non ti è di disturbo, volentieri.» rispose, anche se avrebbe preferito un’altra opzione.
 
Da quando aveva congedato Jalil, Altair non faceva altro che fare avanti e indietro per la stanza borbottando qualcosa di incomprensibile con lo sguardo fisso a terra e un’espressione rabbiosa sul volto.  «Tuo cugino è stato fortunato.» ringhiò.
Malik si passò la mano sul volto, scuotendo la testa con un mezzo sorriso. «Tu sei troppo aggressivo Altair.» commentò.
«Tu come avresti reagito?» sbottò fermandosi –finalmente- in mezzo alla stanza. «Non sappiamo perché, ma Al Mualim voleva averla dopo che Fahd Al-Shafir si è ucciso, ciò vuol dire che la ragazza deve sapere qualcosa che interessava al vecchio.»
«È solo per questo che per poco non ammazzavi mio cugino?» chiese leggermente infastidito.
Altair lo guardò storto. «Che intendi?»
«Hai capito benissimo.» commentò l’altro.
Le labbra di Altair si tirarono in un sorriso malizioso. «A quanto mi risulta quello che è palesemente attratto dalla ragazza sei tu, non io.»
«Stai eludendo la domanda.» insisté l’altro.
Altair ghignò. «È gelosia la tua? Ricorda che hai già una donna, Malik.» lo ammonì.
Malik non replicò e si limitò a guardarlo in cagnesco, così Altair continuò dove era stato interrotto poco prima.
«Comunque ripeto: credo che Al Mualim volesse portarla qui per il Tesoro.
«Cosa te lo fa pensare?» domandò.
Altair socchiuse gli occhi. «Non vedo altra spiegazione. Il vecchio era assuefatto dal potere della Sfera e penso che ci fosse un motivo valido per ordinare la cattura di un ex Assassino.»
«Forse lo voleva solo condurre qui per ucciderlo, ha abbandonato la Setta dopotutto. E probabilmente cercava Nadirah per riservarle la stessa sorte.» disse neutro, nascondendo bene il suo ribrezzo se ciò fosse realmente accaduto.
«Non ha senso.» continuò Altair riprendendo a camminare e massaggiandosi le tempie. «Al Mualim aveva espressamente ordinato la sua cattura, non il suo assassinio, e non aveva mai menzionato la ragazza. Deve esserci un’altra spiegazione, ne sono certo. Solo non so da dove cominciare. Credi che la Sfera possa rilevarci qualcosa?»
Malik si alzò dallo scranno in pregiato legno africano su cui si era seduto e si avvicinò al Maestro Assassino. «Ho potuto dare un’occhiata agli appunti di Al Mualim e vi ho trovato parecchie cose strane.»
«Spiegati.» ordinò Altair.
Malik arretrò di un passo e fu lui che prese a girare per la stanza. «Parlava di visioni, di voci in una lingua sconosciuta e scriveva di aver visto un futuro grandioso dove Ordine e Pace regnavano sull’uomo. E poi chiamava la Sfera Mela, o Frutto dell’Eden…»
«Non mi sorprende. Abbiamo visto cos’è in grado di fare quella cosa, ha soggiogato le menti di tutta Masyaf, il suo potere mi teneva incatenato senza che mai il vecchio mi avesse toccato, non so come Al Mualim riuscisse a controllarlo.»
«O forse era la… Mela a controllare lui?» obiettò Malik.
«Stai forse dicendo che Al Mualim era vittima della Sfera?» eruppe. «Io ho compreso quello che quel traditore voleva e quella cosa era solo il mezzo per ottenere i suoi scopi!»
«Non ne sappiamo a sufficienza per giudicare. E con questo non voglio assolutamente difendere Al Mualim, lo sai. La mia era solamente una supposizione. Potrebbe essere vera qualsiasi ipotesi per quanto ne sappiamo» replicò Malik.
«Dici che qualcuno potrebbe chiarirci di più le idee?»
Malik lo guardò interrogativo per qualche istante prima di capire a cosa –meglio a chi- si stesse riferendo Altair. «Vuoi che la faccia chiamare?» domandò.
«No, non oggi, ha fatto un lungo viaggio ed è giusto che riposi. Dopotutto non è un male che sia arrivata qui.» rispose. «Anche se questo non toglie che Jalil dovrà rispondere delle sue azioni.» aggiunse, più severo.
«Sei stato troppo duro con lui.» commentò.
«Credi che Al Mualim avrebbe fatto correre una simile mancanza?» puntualizzò l’altro.
Malik batté il pugno sul tavolo. «Accidenti a te Altair! Smettila di paragonare ogni tuo gesto a quello di Al Mualim. Lo disprezzi per il suo tradimento eppure continui a fare presente ogni sua azione! L’avrai pure ucciso, ma non sei tu il Maestro. Hai rifiutato la carica, per cui non spetta a te prendere le decisioni, sarà il consiglio a deliberare anche su questo!» lo aggredì.
Altair lo guardò impassibile, mentre dentro di sé faticava a non reagire. Cercò di darsi un contegno, ma dopotutto Malik aveva ragione. I fatti degli ultimi giorni si erano susseguiti con una velocità impressionante e l’avevano travolto come un fiume in piena, senza lasciargli il tempo di riflettere con lucidità. Aveva agito prima per dovere e fedeltà, poi per vendetta. Ed ora, a poco meno di due giorni dall’assassinio del Maestro sentita la stanchezza pesargli addosso come un macigno. Aveva bisogno di liberare la mente e poi finalmente, riposarsi come avrebbe dovuto. Non ricordava neanche più da quanto non dormisse.
Per questo si congedò da Malik dicendo qualcosa che doveva essere parso al suo interlocutore come delle scuse sputate tra i denti e dirigendosi verso l’ala più a ovest del castello, che si affacciava in parte sul giardino retrostante la fortezza e in parte sullo strapiombo che dava sul lago sottostante.
Altair percorse in fretta i corridoi e che ormai conosceva alla perfezione e infine la pregiata scala a chiocciola di marmo presieduta da due guardie che conduceva all’elegante porta intarsiata che da novizio, insieme a Malik, aveva sempre desiderato varcare per accedere alle stanze delle Grazie. Solo quando furono promossi ad Assassini poterono scoprire quel mondo di piacere a cui non erano ammessi fino a che non fossero stati pronti.
Le due guardie lo lasciarono passare salutandolo con un cenno del capo che Altair non si curò di ricambiare e si lanciò a grandi falcate su per la scala a chiocciola fino a ritrovarsi di fronte alla porta delle Grazie. Abbassò la maniglia e non si stupì di trovarla aperta; varcò la soglia e subito fu investito da un’intensa fragranza di oli profumati diffusi nella grande stanza circolare in cui, adagiate su degli enormi cuscini, stavano una decina di giovani fanciulle vestite di seta colorata intente a conversare. Altair riservò un’occhiata ardente a ciascuna di loro, tendendo infine le mani a due giovani che, dopo essersi lanciate uno sguardo malizioso e un risolino, allungarono le prorie e afferrarono quelle tese dell’Assassino che senza sforzo le tirò in piedi e poi fece passare le proprie braccia sui fianchi di entrambe.
Si stavano avviando lungo il corridoio quando il cigolio della porta attirò l’attenzione di Altair e delle altre presenti e si sorprese quando vide Nadirah, preceduta da Kamila, entrare nella stanza e incrociare il suo sguardo. Fu un solo istante, poi Nadirah imbarazzata spostò lo sguardo sulle ragazze presenti nella stanza, ma ad Altair bastò quell’attimo per leggere lo sgomento e qualcos’altro che non riuscì a decifrare, troppo stanco e acceso di passione e desiderio per analizzare ciò che gli occhi di Nadirah esprimevano così chiaramente.
La mente infine gli si appannò mentre le due grazie lo conducevano nella prima stanza disponibile e iniziavano a spogliarlo, lasciandogli sensuali baci lungo il collo, il petto –ancora segnato dalle ferite inferte a Gerusalemme e Arsuf-, lungo gli addominali scolpiti e poi più giù ancora, lambendolo e portandolo all’apice del piacere.
Altair le condusse sul letto e sovrastò entrambe, affondando in una e stuzzicando l’altra, beandosi del loro calore e della loro morbidezza, mentre la sua mente, inconsapevolmente correva al viso più bello che avesse mai visto, con due occhi magnetici che gli avevano incatenato l’anima. Era meraviglioso e avrebbe tanto desiderato avere quel viso davanti ai suoi occhi, quell’esile corpo sotto il suo. Conosceva a chi appartenevano quel viso e quel corpo, così unici, così rari.
Solo, in quel momento, non lo ricordava.






Note autrice:
Tà dan! Rieccomi qui, questa volta sono stata decisamente più veloce a pubblicare.
So che non vedavate l'ora ;)
Allora che ne pensate di questo capitolo? 
Credo di aver chiarito qualche dettaglio, o forse vi ho solo incasinato di più i pensieri? Be' devo dire di essere molto soddistatta di questo capitolo e vorrei tanto sapere cosa pensate anche riguardo l'ultima scena, diciamo che è la prima in assoluto che scrivo del genere e quindi non ho idea di come possa essere uscita, be' spero non un distastro totale! Eeeh questo Altair? Poverino si tratta bene no?
Va be' direi che ho finito.
Alla prossima.

Salute e pace a tutti
O n i c e
  
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