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Autore: Iris214    11/10/2013    3 recensioni
Seguito di "Between Blood and Love".
Dopo una divertente vacanza con Stefan, Liza torna in città intenta a voltare finalmente pagina. Ma le cose a Mystic Falls sembrano aver preso una piega inaspettata. Kol è apparentemente svanito nel nulla, mentre Klaus, seppur presente, sembra intenzionato a costruirsi un futuro con Caroline. Una nuova minaccia, nel frattempo, incombe sui protagonisti...
- Dal primo capitolo -
I capelli le ricadevano liberi sulle spalle, mossi appena dal vento che soffiava su Mystic Falls. Liza respirò quell'aria, immaginando fosse la stessa che, in quel momento e da qualche altra parte, stava accarezzando il viso e il corpo del ragazzo che amava. Ma dov'era Kol? Non riusciva a smettere di chiederselo, nonostante la consapevolezza che fosse sbagliato...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark Paradise'
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cover


Ritorno a casa


Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l'ho scordato.
Walt Whitman


La mia vacanza on the road insieme a Stefan è giunta al termine. Tra meno di un'ora Mystic Falls comparirà all'orizzonte e devo ammettere che, nonostante il viaggio sia stato fantastico, sono eccitata dall'idea di rivedere Damon, Matt, di dormire nel mio letto (quelli degli alberghi sono scomodi e sporchi, anche se può non sembrare) e di sapere cosa è successo in città durante la mia assenza. No, non ho scritto il nome di Kol nell'elenco delle persone che intendo rivedere, ma ciò non significa che l'abbia dimenticato. Credo che l'unico modo per non pensarci, per cancellare i miei sentimenti per lui, sia quello di farmi soggiogare. Forse dovrei sinceramente prendere in considerazione l'idea, senza limitarmi a ipotizzare, perché, e sono sincera, immaginarlo chissà dove, magari in compagnia di qualcun'altra, bello e sorridente, senza più traccia di me nei suoi pensieri, mi fa stare male. E io, inutile dirlo, detesto stare male.
Stefan sta cantando a squarciagola, lo ha fatto per quasi tutto il viaggio di andata e non ha avuto pietà delle mie orecchie nemmeno sulla strada del ritorno. Non ricordavo fosse così stonato. Però è dolce, è il fratello che tutte vorrebbero avere. Passare del tempo con lui mi ha fatto bene, Stefan sa sempre come farti sorridere, infonde sicurezza e tranquillità. Basta una sua parola e ti senti capace di ogni cosa, perfino di conquistare il mondo. Credo che stia ancora soffrendo molto, che ami Elena infinitamente e che mai smetterà di volerle bene. Credo. Perché lui non te lo dice, lui nasconde il suo dolore dietro caldi sorrisi. Ma sono i suoi occhi a parlare. Se non stesse tenendo il volante, lo abbreccerei forte! Di rischiare, però, non è il caso, e non per paura di un incidente, in fondo siamo immortali, ma solo perché Damon andrebbe su tutte le furie se gli distruggessimo la sua adorata Camaro. Il mio fratellone. Tra un po' lo rivedrò, tra un po' sarò di nuovo a casa.

«Ehilà! Chi si rivede!» Damon non fece in tempo ad aprire la porta che si ritrovò le braccia di sua sorella intorno al collo. La strinse a sé per un po', mentre Stefan varcava la soglia della pensione e si liberava delle borse, lasciandole sul pavimento dell'ingresso. I due ragazzi restarono a guardarsi per qualche secondo, in silenzio, poi Stefan sorrise e si avvicinò a suo fratello. «Forse non dovrei dirlo, ma mi sei mancato.»
Damon sembrò sorpreso da quella dichiarazione. «Anche tu. E... forse non dovrei farlo, ma...» Il maggiore dei Salvatore accennò un sorriso, prima di abbracciare suo fratello.
Liza si fece da parte, felice, per permettere ai due ragazzi di godersi quel momento senza interferenze. Non capitava spesso che i suoi fratelli si lasciassero andare a slanci così affettuosi, anche se un tempo, prima che Katherine entrasse nelle loro vite, prima di morire e di rinascere vampiri, quei gesti tra di loro erano all'ordine del giorno.
Percorse il corridoio fino al soggiorno, si guardò intorno, poi appoggiò lo sguardo sul dipinto che le aveva regalato Klaus e sorrise. Desiderava rivederlo.
«Qualcosa mi dice che stai per chiedermi di lui...»
Liza si voltò e Damon era proprio dietro di lei, con le braccia incrociate al petto e un sorriso sghembo sulle labbra. «Stef ha portato le valigie al piano di sopra. Puoi parlare liberamente.» Ammiccò. Liza scosse la testa. «Non ho segreti per Stefan, non più. Dopo ciò che è successo qualche mese fa, mi sono ripromessa di essere sincera anche con lui. Se lo merita.»
Damon annuì. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli faceva piacere constatare quanto quel tempo trascorso insieme avesse fatto bene sia a lei che a Stefan. «Quindi... sa tutto. Sa di Kol, intendo.»
«Sì, sa anche di Kol.»
«E cosa pensa a riguardo? No, aspetta! Posso immaginarlo. Dopotutto, Stefan è un accanito sostenitore del libero arbitrio!» Ridacchiò, prima di raggiungere la sua poltrona e sprofondarvi dentro. Liza lo seguì con lo sguardo, rimanendo immobile. «Sapermi innamorata di lui non gli ha fatto piacere, ovvio. Io, però, sono in grado di gestire i miei sentimenti, Damon. E Stefan lo sa.»
Il vampiro ridusse gli occhi a due piccole fessure. Ricordava ciò che Liza gli aveva detto prima di partire: la storia con Kol era chiusa. Ma poteva realmente crederci?
«Vuoi, forse, dire che non senti il desiderio irrefrenabile di sapere dov'è, cosa sta facendo in questo momento o di correre da lui?»
Liza avrebbe voluto rispondere di sì, avrebbe voluto dire a Damon che non ci pensava più, che non le importava più niente di Kol, che voleva solo dimenticare. Ma sarebbe stato come mentire e lei non voleva mentire. «No. Non intendo questo quando dico che posso gestire i miei sentimenti. Sono ancora innamorata di Kol e... sì, vorrei tanto sapere dove si trova adesso per poter correre da lui. Ma non lo farò. Sono intenzionata a dimenticarlo, anche se dovesse volerci un secolo.»
Damon sorrise soddisfatto. Liza era stata sincera, ma sentiva che lo era anche quando affermava di volersi buttare tutto alle spalle. «Qualcuno ci sta riuscendo alla grande, sai?»
Liza guardò suo fratello inarcando un sopracciglio. «Che vuoi dire?»
Damon si rimise in piedi e azzerò la distanza da sua sorella. «Ultimamente Klaus è molto preso da Caroline. In realtà, lo era già da prima che tu tornassi in città. Durante la tua assenza... si sono riavvicinati.»
Ascoltando le parole di Damon, Liza provò un senso di smarrimento. Se da un lato era felice per Klaus, dall'altro si sentiva quasi tradita. Damon se ne rese conto e appoggiò entrambe le mani sulle spalle della sorella. «Liza è un bene che ti stia lontano. La sua vita è legata alla tua e nessuno gli torcerà mai un capello, ma devi dimenticarti anche di lui. I Mikaelson portano solo guai.»
La vampira annuì, consapevole di quanto Damon fosse nel giusto. Ma non sarebbe stato facile trasformare in realtà i buoni propositi. Klaus era interessato a Caroline? Okay, se lui era felice così, lo sarebbe stata anche lei. Ma come poteva escludere dalla sua vita l'uomo che tanto l'aveva sostenuta e aiutata? Non poteva. E non lo avrebbe fatto.
Stefan entrò in soggiorno, distogliendola dai suoi pensieri. Teneva tra le mani la fotocamera digitale, quella con cui aveva immortalato i magici momenti della loro vacanza insieme. Il ragazzo si avvicinò a Damon e gliela porse. «Immagino sarai curioso di vedere quanto ce la siamo spassata in questi mesi!» Esclamò col sorriso sulle labbra. Damon inarcò un sopracciglio, poi afferrò la fotocamera e cominciò a scorrere le varie fotografie sul display. «Carine... e tu, fratello, mai un capello fuori posto, eh!» Ridacchiò. Liza fece lo stesso, poi si avvicinò a Stefan, appoggiò una mano sulla sua schiena e l'accarezzò dolcemente. «Vi lascio soli. Anche voi due avete bisogno di trascorrere un po' di tempo insieme.» Ammiccò. «Io esco a fare una passeggiata. Ci vediamo più tardi!»
Così dicendo, si incamminò verso l'uscita ma la voce di Damon la raggiunse.
«Liza, non metterti nei guai!»
Lei gli rivolse un'altra piccola occhiata colma d'affetto, prima di richiudere la porta della pensione alle sue spalle.

Camminò senza meta per quasi mezz'ora, stretta in una felpa rosa. Aveva ancora addosso i vestiti del viaggio quindi, oltre alla felpa, indossava un paio di jeans scoloriti e scarpe da ginnastica bianche. I capelli, invece, le ricadevano liberi sulle spalle, mossi appena dal vento che soffiava su Mystic Falls. Liza respirò quell'aria, immaginando fosse la stessa che, in quel momento e da qualche altra parte, stava accarezzando il viso e il corpo del ragazzo che amava. Ma dov'era Kol? Non riusciva a smettere di chiederselo, nonostante la consapevolezza che fosse sbagliato. Doveva augurarsi che fosse lontano, il più lontano possibile, invece continuava a cercarlo con gli occhi, scrutando ogni angolo di strada, con la speranza che, da un momento all'altro, il vampiro le si parasse di fronte e cominciasse a prenderla in giro e a sorriderle come solo lui sapeva fare. Il sorriso di Kol era unico, sensuale e fastidioso al tempo stesso, e le era mancato tanto. Forse troppo. Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò nei pressi del Grill. L'ultima volta che c'era stata, per poco non aveva ammazzato Matt. Fu proprio la voce del ragazzo a distoglierla da quel pensiero.
«Liza, sei tornata!» Matt lasciò il sacco della spazzatura nel cassonetto e le andò incontro col sorriso sulle labbra. Lei ricambiò quel sorriso, felice di rivederlo.
«Matt... quanto mi sei mancato!» Esclamò, gettandogli le braccia al collo. Il ragazzo la strinse a sé, poi la guardò dritto negli occhi.
«Anche tu. Avrei voluto esserci io al posto di Stefan!» Ammiccò, prima di mettersi a ridere. Anche Liza rise divertita. Poi Matt la invitò ad entrare nel locale e lei accettò di buon grado. Si avvicinò a uno dei tavolini e si mise a sedere. Matt prese un paio di birre dal frigo e la raggiunse, prendendo posto di fronte a lei. «Allora? Com'è andata la vacanza?»
«Meravigliosamente bene! Stefan è un ottimo compagno di viaggio, anche se non si direbbe.» Ridacchiò. «Ha una personalità tendenzialmente malinconica, ma quando si lascia andare... pensa che è capace perfino di cantare a squarciagola! Peccato che sia decisamente stonato.» Rise ancora, stavolta insieme a Matt. La risata, però, le morì sulle labbra, quando vide Klaus varcare la soglia del Grill in compagnia di Caroline. Matt se ne accorse, si voltò e notò anche lui i nuovi arrivati. Poi tornò a guardare Liza che, dal canto suo, cercava di nascondere il suo stato d'animo con scarsi risultati. Non era innamorata di Klaus, ma non riusciva a spiegarsi il motivo di quella sensazione negativa. Era, forse, gelosa delle attenzioni che l'ibrido rivolgeva alla vampira bionda? Probabilmente sì, e si detestava per questo. Klaus, tenendo Caroline sottobraccio, si avvicinò al tavolo che ospitava Matt e Liza, rivolgendo a quest'ultima uno sguardo molto intenso.
«Liza... non sapevo fossi tornata in città.»
Liza strinse con forza tra loro le mani appoggiate sul suo grembo. «Sono appena tornata, Klaus.» Poi rivolse uno sguardo sorridente a Caroline. «Ciao, Care.» Aggiunse. Caroline annuì, poi lasciò andare il braccio di Klaus e afferrò quello di Matt.
«Quasi me ne dimenticavo! Devi darmi quella cosa, ricordi?»
Matt aggrottò la fronte, completamente spaesato. «No... di che parli?»
«Vieni con me!» Incalzò lei. «Scusateci un secondo!» Aggiunse, facendo l'occhiolino a Klaus e tirandosi letteralmente dietro Matt. Liza, perplessa, li osservò allontanarsi. Klaus abbozzò un sorriso, ma anche lui non sapeva cosa pensare. Stranamente.
«Posso?» Chiese a Liza, indicandole la sedia su cui fino a due secondi prima era seduto Matt.
«Certo.» Rispose lei, senza smettere di torturarsi le mani. Le nocche, ne era certa, dovevano esserle diventate viola.
Klaus piantò i suoi occhi chiari in quelli di Liza. Era mancata da casa solo un paio di mesi, ma a lui sembrava passata un'eternità. «Caroline ci ha lasciati soli affinchè potessimo parlare, quindi... parliamo.» Disse con voce calma. La voce di Klaus era sempre riuscita a rasserenarla, ma in quel momento si sentiva tutt'altro che serena. Se lui e Caroline adesso si frequentavano, perché mai la bionda avrebbe dovuto lasciare il suo uomo solo con lei? Rivolse all'ibrido un'occhiata sospettosa. «Tu... devi dirmi qualcosa, Klaus?»
Lui abbassò lo sguardo per un secondo, fissando il legno del tavolino, poi lo risollevò e annuì. «Io e Caroline ci siamo avvicinati molto durante la tua assenza...»
Liza si morse il labbro inferiore, tradendo così la tensione. Prima di partire aveva passato del tempo con Klaus, gli aveva letto negli occhi il sentimento che provava per lei, aveva avvertito ogni sua singola emozione. Possibile che fosse bastato allontanarsi per un po', perché tutto sfumasse nel nulla?
«Sono felice per voi. Per te.» Tagliò corto, sforzandosi di sorridere. In quel momento si maledisse. Non poteva essere tanto egoista. Klaus non era mai stato al centro dei suoi pensieri. Aveva sempre avuto grande stima e provato un forte senso di riconoscenza nei suoi confronti. Gli voleva bene, ma non lo amava. Doveva semplicemente essere felice per lui, come avrebbe fatto una vera amica, eppure non ci riusciva. L'ibrido incrociò le braccia davanti a sé, rivolgendo a Liza un'occhiata colma di tenerezza.
«Ti ringrazio.» Le disse. In realtà, aveva atteso con impazienza il suo ritorno e immaginato più e più volte il momento in cui si sarebbero di nuovo parlati. Avrebbe voluto dirle che l'amava, ma a cosa sarebbe servito? Il cuore di Liza apparteneva a Kol. Fece per dire qualcosa, ma la vampira lo precedette.
«Sei innamorato?» Gli chiese, e Klaus trasalì. «Forse.» Rispose lui. «Tu... lo sei ancora?»
Questa volta fu Liza ad avere un sussulto. Rimase in silenzio per qualche secondo, anche se a lei sembrò un tempo infinito. «Dovrei?» Detestò quella risposta che, oltretutto, era una domanda. Ma il disagio la stava letteralmente sbranando. Klaus riusciva sempre a destabilizzarla. Lui ridacchiò. «Dipende. Se devi esserlo di Kol, allora la mia risposta è no.» Sorrise sghembo.
Kol. Da quando Klaus aveva fatto il suo ingresso nel Grill, non aveva pensato a lui nemmeno per un secondo. Ma ora...
«Dov'è adesso?» Domandò, mandando al diavolo tutti i suoi buoni propositi. Klaus scosse la testa. «Non lo so. E' dal giorno della tua partenza che non lo vedo. Credevo che tu potessi saperne più di me, dopotutto con te si è sempre trovato meglio che in mia compagnia.» Sorrise.
Liza provò dapprima delusione per le parole di Klaus, ma subito dopo si sentì sollevata. Se avesse saputo dove si trovava Kol, non avrebbe resistito al desiderio di raggiungerlo, e lei doveva assolutamente stargli lontana.
«Beh... meglio così.» Si stampò in faccia un finto sorriso raggiante e si alzò in piedi, proprio mentre Caroline si avvicinava a loro. «Devo andare. Mi ha fatto davvero piacere rivedervi, ragazzi!» Fece l'occhiolino a Caroline, poi sfiorò la spalla di Klaus con la mano e scappò via.

Quando rientrò a casa, scese in cantina e prese una sacca di sangue dal frigo. Poi si diresse in soggiorno. Stefan e Damon non c'erano, ma sul tavolo era adagiato un quotidiano aperto alla pagina della cronaca nazionale. Probabilmente uno dei suoi fratelli lo stava leggendo. Strappò con forza la sacca coi denti, ma questa si ruppe schizzando del sangue sul tavolo.
Si lasciò andare a una lieve imprecazione, poi recuperò uno straccio e cominciò a passarlo energicamente sul ripiano in mogano. Damon teneva a quel vecchio mobilio in maniera spropositata, quindi era necessario pulire tutto in fretta se voleva evitare una ramanzina. Afferrò il giornale intenta a richiuderlo e metterlo via, ma il titolo dell'articolo principale catturò la sua attenzione.
Il Mostro di Baltimora miete nuove vittime. Il corpo straziato di un uomo è stato rinvenuto nei sotterranei del Walters Art Museum. Trattasi probabilmente del custode. Ancora sconosciuta l'identità dell'assassino che, anche stavolta, pare non abbia lasciato alcuna traccia.
Liza mollò lo straccio e lesse il trafiletto tutto d'un fiato.
E se fosse... si disse, mentre un angosciante presentimento si insinuava nella sua mente. Stava ancora fissando l'articolo, quando Damon entrò in soggiorno. Il vampiro alzò gli occhi al cielo, poi la raggiunse alle spalle e le strappò di mano il giornale. «Avevo detto a Stefan di gettarlo via... beh, lo farò io.»
«No, aspetta!»
Il giornale finì dritto nel camino, nonostante il tentativo di Liza di riprenderselo.
«Damon! Lo stavo leggendo!»
Il vampiro, con nonchalance, scrollò le spalle e sorrise. «Non c'era scritto nulla di interessante!»
Liza lo fulminò con lo sguardo. «Quindi... tu non sai niente del... mostro di Baltimora?» Chiese a suo fratello, riducendo gli occhi a due piccole fessure.
«Ah... quello... i crimini a Baltimora, ormai, non fanno più notizia. E' una delle città più pericolose degli Stati Uniti.» Scrollò ancora le spalle. Liza incrociò le braccia al petto. «Basta, Damon! Tu sai chi c'è dietro quegli omicidi, ammettilo!»
Damon si lasciò cadere sulla sua poltrona, incrociando le braccia dietro la nuca. «Chiunque sia, ha uno stile pessimo. Molto meglio il figlio di Sam. O lo squartatore di Monterey!» Sorrise sghembo. Liza sbuffò, battendo un piede sul pavimento. «Sei impossibile, lo sai? Ma quel che mi fa rabbia è che mi credi una stupida! Se mi hai strappato di mano quel giornale e lo hai distrutto con tanta fretta, è perché intendi tenermi all'oscuro di qualcosa. E io lo scoprirò, stanne certo!»
«Liza, stai lontana dai guai!»
«Troppo tardi. Arriverò in fondo a questa storia anche senza il tuo aiuto. Se mi dici ciò che sai, mi farai solo risparmiare del tempo.»
La vampira avanzò di un passo nella direzione del fratello, stringendo ancora le braccia al petto. Sul suo volto aleggiava un sorriso di sfida. Damon avrebbe voluto tenerle nascosta la verità, ma conosceva bene sua sorella. Se anche non avesse letto quel giornale, prima o poi sarebbe arrivata comunque al mostro di Baltimora.
«E va bene!» Il vampiro sbuffò e si alzò nervosamente dalla poltrona. «Si tratta di Kol. E' lui il mostro.» Le rivelò, e Liza sentì la terra tremarle sotto i piedi. Il suo sospetto, purtroppo, era fondato.
«Perciò è lì che si trova adesso... a Baltimora.» Lo disse quasi sottovoce, ma Damon, oltre alle parole, carpì anche le intenzioni di sua sorella. In un lampo azzerò la distanza tra loro, afferrandole un polso con la mano destra. «No, Liza! Non andrai da lui. Avevi detto che ti saresti lasciata tutto alle spalle!»
Liza si liberò energicamente da quella stretta, piantando i suoi occhi scuri in quelli azzurri di Damon. «E lo farò. Ma solo dopo aver parlato con lui. Deve smetterla di ammazzare la gente per hobby!»
«Quindi cosa farai? Ti proporrai come psicanalista?» Damon era visibilmente agitato. «Ciò che fa quel pazzo non deve più interessarti. Solo pochi mesi fa ho rischiato di perderti di nuovo, per sempre, non permetterò che succeda ancora.»
Stavolta fu Liza ad alzare gli occhi al cielo. «Tu e la tua dannata mania di proteggere le persone che ami!» Esclamò stringendo i pugni. «Intendo solo parlare con lui, lui... potrebbe anche darmi ascolto...»
«E se, invece, non volesse farlo?»
«Tornerò a Mystic Falls e chiuderò definitivamente quel capitolo della mia vita.» Lo disse tutto d'un fiato, mostrandosi decisa più che mai. Damon non potè non notarlo. Se c'era una cosa di sua sorella che aveva imparato ad apprezzare, anche se con difficoltà, era proprio la sua determinazione. Convincerla a dargli ascolto era semplicemente un'utopia.
«Come hai saputo che si trattava di Kol?» Liza si mostrò leggermente più calma. Damon sospirò. «Me lo ha detto Klaus. Non ha avuto difficoltà a rintracciarlo, perché lo conosce bene, talmente bene che mi ha anche esortato a tenerti lontana da lui. Come vedi, non sono il solo a preoccuparmi delle persone che amo.» Ghignò. Liza scosse lentamente la testa. Klaus, quindi, le aveva mentito. «Immagino tu sappia anche dove si nasconde.»
«Mmmh... sì, Klaus me lo ha detto, ma... non me lo ricordo più!» Ridacchiò, nell'estremo tentativo di impedirle di fare una sciocchezza. Liza, però, non aveva alcuna intenzione di arrendersi. «Okay. Lo troverò da sola. Certo questo mi terrà lontana da casa più del dovuto, ma... pazienza!» Gli rivolse un sorriso - che a Damon parve più una smorfia - e gli diede le spalle, intenta a lasciare la stanza. A quel punto fu lui ad arrendersi.
«E' a Mount Vernon, ex Belvedere Hotel, interno 26.»
Liza si fermò di colpo e si voltò. «Grazie.» Gli disse. E stavolta sorrise sincera.

   
 
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