Ritorno a casa
Eravamo insieme, tutto il resto del tempo
l'ho scordato.
Walt Whitman
La
mia vacanza on the road insieme a Stefan è giunta al
termine. Tra
meno di un'ora Mystic Falls comparirà all'orizzonte e devo
ammettere
che, nonostante il viaggio sia stato fantastico, sono eccitata
dall'idea di rivedere Damon, Matt, di dormire nel mio letto (quelli
degli alberghi sono scomodi e sporchi, anche se può non
sembrare) e
di sapere cosa è successo in città durante la mia
assenza. No, non
ho scritto il nome di Kol nell'elenco delle persone che intendo
rivedere, ma ciò non significa che l'abbia dimenticato.
Credo che
l'unico modo per non pensarci, per cancellare i miei sentimenti per
lui, sia quello di farmi soggiogare. Forse dovrei sinceramente
prendere in considerazione l'idea, senza limitarmi a ipotizzare,
perché, e sono sincera, immaginarlo chissà dove,
magari in
compagnia di qualcun'altra, bello e sorridente, senza più
traccia di
me nei suoi pensieri, mi fa stare male. E io, inutile dirlo, detesto
stare male.
Stefan
sta cantando a squarciagola, lo ha fatto per quasi tutto il viaggio
di andata e non ha avuto pietà delle mie orecchie nemmeno
sulla
strada del ritorno. Non ricordavo fosse così stonato.
Però è
dolce, è il fratello che tutte vorrebbero avere. Passare del
tempo
con lui mi ha fatto bene, Stefan sa sempre come farti sorridere,
infonde sicurezza e tranquillità. Basta una sua parola e ti
senti
capace di ogni cosa, perfino di conquistare il mondo. Credo che stia
ancora soffrendo molto, che ami Elena infinitamente e che mai
smetterà di volerle bene. Credo. Perché lui non
te lo dice, lui
nasconde il suo dolore dietro caldi sorrisi. Ma sono i suoi occhi a
parlare. Se non stesse tenendo il volante, lo abbreccerei forte! Di
rischiare, però, non è il caso, e non per paura
di un incidente, in
fondo siamo immortali, ma solo perché Damon andrebbe su
tutte le
furie se gli distruggessimo la sua adorata Camaro. Il mio fratellone.
Tra un po' lo rivedrò, tra un po' sarò di nuovo a
casa.
«Ehilà!
Chi si rivede!» Damon non fece in tempo ad aprire la porta
che si
ritrovò le braccia di sua sorella intorno al collo. La
strinse a sé
per un po', mentre Stefan varcava la soglia della pensione e si
liberava delle borse, lasciandole sul pavimento dell'ingresso. I due
ragazzi restarono a guardarsi per qualche secondo, in silenzio, poi
Stefan sorrise e si avvicinò a suo fratello.
«Forse non dovrei
dirlo, ma mi sei mancato.»
Damon
sembrò sorpreso da quella dichiarazione. «Anche
tu. E... forse non
dovrei farlo, ma...» Il maggiore dei Salvatore
accennò un sorriso,
prima di abbracciare suo fratello.
Liza
si fece da parte, felice, per permettere ai due ragazzi di godersi
quel momento senza interferenze. Non capitava spesso che i suoi
fratelli si lasciassero andare a slanci così affettuosi,
anche se un
tempo, prima che Katherine entrasse nelle loro vite, prima di morire
e di rinascere vampiri, quei gesti tra di loro erano all'ordine del
giorno.
Percorse
il corridoio fino al soggiorno, si guardò intorno, poi
appoggiò lo
sguardo sul dipinto che le aveva regalato Klaus e sorrise. Desiderava
rivederlo.
«Qualcosa
mi dice che stai per chiedermi di lui...»
Liza
si voltò e Damon era proprio dietro di lei, con le braccia
incrociate al petto e un sorriso sghembo sulle labbra. «Stef
ha
portato le valigie al piano di sopra. Puoi parlare
liberamente.»
Ammiccò. Liza scosse la testa. «Non ho segreti per
Stefan, non più.
Dopo ciò che è successo qualche mese fa, mi sono
ripromessa di
essere sincera anche con lui. Se lo merita.»
Damon
annuì. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli faceva
piacere
constatare quanto quel tempo trascorso insieme avesse fatto bene sia
a lei che a Stefan. «Quindi... sa tutto. Sa di Kol,
intendo.»
«Sì,
sa anche di Kol.»
«E
cosa pensa a riguardo? No, aspetta! Posso immaginarlo. Dopotutto,
Stefan è un accanito sostenitore del libero
arbitrio!» Ridacchiò,
prima di raggiungere la sua poltrona e sprofondarvi dentro. Liza lo
seguì con lo sguardo, rimanendo immobile. «Sapermi
innamorata di
lui non gli ha fatto piacere, ovvio. Io, però, sono in grado
di
gestire i miei sentimenti, Damon. E Stefan lo sa.»
Il
vampiro ridusse gli occhi a due piccole fessure. Ricordava
ciò che
Liza gli aveva detto prima di partire: la storia con Kol era chiusa.
Ma poteva realmente crederci?
«Vuoi,
forse, dire che non senti il desiderio irrefrenabile di sapere
dov'è,
cosa sta facendo in questo momento o di correre da lui?»
Liza
avrebbe voluto rispondere di sì, avrebbe voluto dire a Damon
che non
ci pensava più, che non le importava più niente
di Kol, che voleva
solo dimenticare. Ma sarebbe stato come mentire e lei non voleva
mentire. «No. Non intendo questo quando dico che posso
gestire i
miei sentimenti. Sono ancora innamorata di Kol e... sì,
vorrei tanto
sapere dove si trova adesso per poter correre da lui. Ma non lo
farò.
Sono intenzionata a dimenticarlo, anche se dovesse volerci un
secolo.»
Damon
sorrise soddisfatto. Liza era stata sincera, ma sentiva che lo era
anche quando affermava di volersi buttare tutto alle spalle.
«Qualcuno ci sta riuscendo alla grande, sai?»
Liza
guardò suo fratello inarcando un sopracciglio.
«Che vuoi dire?»
Damon
si rimise in piedi e azzerò la distanza da sua sorella.
«Ultimamente
Klaus è molto preso da Caroline. In realtà, lo
era già da prima
che tu tornassi in città. Durante la tua assenza... si sono
riavvicinati.»
Ascoltando
le parole di Damon, Liza provò un senso di smarrimento. Se
da un
lato era felice per Klaus, dall'altro si sentiva quasi tradita. Damon
se ne rese conto e appoggiò entrambe le mani sulle spalle
della
sorella. «Liza è un bene che ti stia lontano. La
sua vita è legata
alla tua e nessuno gli torcerà mai un capello, ma devi
dimenticarti
anche di lui. I Mikaelson portano solo guai.»
La
vampira annuì, consapevole di quanto Damon fosse nel giusto.
Ma non
sarebbe stato facile trasformare in realtà i buoni
propositi. Klaus
era interessato a Caroline? Okay, se lui era felice così, lo
sarebbe
stata anche lei. Ma come poteva escludere dalla sua vita l'uomo che
tanto l'aveva sostenuta e aiutata? Non poteva. E non lo avrebbe
fatto.
Stefan
entrò in soggiorno, distogliendola dai suoi pensieri. Teneva
tra le
mani la fotocamera digitale, quella con cui aveva immortalato i
magici momenti della loro vacanza insieme. Il ragazzo si
avvicinò a
Damon e gliela porse. «Immagino sarai curioso di vedere
quanto ce la
siamo spassata in questi mesi!» Esclamò col
sorriso sulle labbra.
Damon inarcò un sopracciglio, poi afferrò la
fotocamera e cominciò
a scorrere le varie fotografie sul display. «Carine... e tu,
fratello, mai un capello fuori posto, eh!»
Ridacchiò. Liza fece lo
stesso, poi si avvicinò a Stefan, appoggiò una
mano sulla sua
schiena e l'accarezzò dolcemente. «Vi lascio soli.
Anche voi due
avete bisogno di trascorrere un po' di tempo insieme.»
Ammiccò. «Io
esco a fare una passeggiata. Ci vediamo più tardi!»
Così
dicendo, si incamminò verso l'uscita ma la voce di Damon la
raggiunse.
«Liza,
non metterti nei guai!»
Lei
gli rivolse un'altra piccola occhiata colma d'affetto, prima di
richiudere la porta della pensione alle sue spalle.
Camminò
senza meta per quasi mezz'ora, stretta in una felpa rosa. Aveva
ancora addosso i vestiti del viaggio quindi, oltre alla felpa,
indossava un paio di jeans scoloriti e scarpe da ginnastica bianche.
I capelli, invece, le ricadevano liberi sulle spalle, mossi appena
dal vento che soffiava su Mystic Falls. Liza respirò
quell'aria,
immaginando fosse la stessa che, in quel momento e da qualche altra
parte, stava accarezzando il viso e il corpo del ragazzo che amava.
Ma dov'era Kol? Non riusciva a smettere di chiederselo, nonostante la
consapevolezza che fosse sbagliato. Doveva augurarsi che fosse
lontano, il più lontano possibile, invece continuava a
cercarlo con
gli occhi, scrutando ogni angolo di strada, con la speranza che, da
un momento all'altro, il vampiro le si parasse di fronte e
cominciasse a prenderla in giro e a sorriderle come solo lui sapeva
fare. Il sorriso di Kol era unico, sensuale e fastidioso al tempo
stesso, e le era mancato tanto. Forse troppo. Senza nemmeno
rendersene conto, si ritrovò nei pressi del Grill. L'ultima
volta
che c'era stata, per poco non aveva ammazzato Matt. Fu proprio la
voce del ragazzo a distoglierla da quel pensiero.
«Liza,
sei tornata!» Matt lasciò il sacco della
spazzatura nel cassonetto
e le andò incontro col sorriso sulle labbra. Lei
ricambiò quel
sorriso, felice di rivederlo.
«Matt...
quanto mi sei mancato!» Esclamò, gettandogli le
braccia al collo.
Il ragazzo la strinse a sé, poi la guardò dritto
negli occhi.
«Anche
tu. Avrei voluto esserci io al posto di Stefan!»
Ammiccò, prima di
mettersi a ridere. Anche Liza rise divertita. Poi Matt la
invitò ad
entrare nel locale e lei accettò di buon grado. Si
avvicinò a uno
dei tavolini e si mise a sedere. Matt prese un paio di birre dal
frigo e la raggiunse, prendendo posto di fronte a lei.
«Allora?
Com'è andata la vacanza?»
«Meravigliosamente
bene! Stefan è un ottimo compagno di viaggio, anche se non
si
direbbe.» Ridacchiò. «Ha una
personalità tendenzialmente
malinconica, ma quando si lascia andare... pensa che è
capace
perfino di cantare a squarciagola! Peccato che sia decisamente
stonato.» Rise ancora, stavolta insieme a Matt. La risata,
però, le
morì sulle labbra, quando vide Klaus varcare la soglia del
Grill in
compagnia di Caroline. Matt se ne accorse, si voltò e
notò anche
lui i nuovi arrivati. Poi tornò a guardare Liza che, dal
canto suo,
cercava di nascondere il suo stato d'animo con scarsi risultati. Non
era innamorata di Klaus, ma non riusciva a spiegarsi il motivo di
quella sensazione negativa. Era, forse, gelosa delle attenzioni che
l'ibrido rivolgeva alla vampira bionda? Probabilmente sì, e
si
detestava per questo. Klaus, tenendo Caroline sottobraccio, si
avvicinò al tavolo che ospitava Matt e Liza, rivolgendo a
quest'ultima uno sguardo molto intenso.
«Liza...
non sapevo fossi tornata in città.»
Liza
strinse con forza tra loro le mani appoggiate sul suo grembo.
«Sono
appena tornata, Klaus.» Poi rivolse uno sguardo sorridente a
Caroline. «Ciao, Care.» Aggiunse. Caroline
annuì, poi lasciò
andare il braccio di Klaus e afferrò quello di Matt.
«Quasi
me ne dimenticavo! Devi darmi quella cosa, ricordi?»
Matt
aggrottò la fronte, completamente spaesato. «No...
di che parli?»
«Vieni
con me!» Incalzò lei. «Scusateci un
secondo!» Aggiunse, facendo
l'occhiolino a Klaus e tirandosi letteralmente dietro Matt. Liza,
perplessa, li osservò allontanarsi. Klaus abbozzò
un sorriso, ma
anche lui non sapeva cosa pensare. Stranamente.
«Posso?»
Chiese a Liza, indicandole la sedia su cui fino a due secondi prima
era seduto Matt.
«Certo.»
Rispose lei, senza smettere di torturarsi le mani. Le nocche, ne era
certa, dovevano esserle diventate viola.
Klaus
piantò i suoi occhi chiari in quelli di Liza. Era mancata da
casa
solo un paio di mesi, ma a lui sembrava passata un'eternità.
«Caroline ci ha lasciati soli affinchè potessimo
parlare, quindi...
parliamo.» Disse con voce calma. La voce di Klaus era sempre
riuscita a rasserenarla, ma in quel momento si sentiva tutt'altro che
serena. Se lui e Caroline adesso si frequentavano, perché
mai la
bionda avrebbe dovuto lasciare il suo uomo solo con lei? Rivolse
all'ibrido un'occhiata sospettosa. «Tu... devi dirmi
qualcosa,
Klaus?»
Lui
abbassò lo sguardo per un secondo, fissando il legno del
tavolino,
poi lo risollevò e annuì. «Io e
Caroline ci siamo avvicinati molto
durante la tua assenza...»
Liza
si morse il labbro inferiore, tradendo così la tensione.
Prima di
partire aveva passato del tempo con Klaus, gli aveva letto negli
occhi il sentimento che provava per lei, aveva avvertito ogni sua
singola emozione. Possibile che fosse bastato allontanarsi per un
po', perché tutto sfumasse nel nulla?
«Sono
felice per voi. Per te.» Tagliò corto, sforzandosi
di sorridere. In
quel momento si maledisse. Non poteva essere tanto egoista. Klaus non
era mai stato al centro dei suoi pensieri. Aveva sempre avuto grande
stima e provato un forte senso di riconoscenza nei suoi confronti.
Gli voleva bene, ma non lo amava. Doveva semplicemente essere felice
per lui, come avrebbe fatto una vera amica, eppure non ci riusciva.
L'ibrido incrociò le braccia davanti a sé,
rivolgendo a Liza
un'occhiata colma di tenerezza.
«Ti
ringrazio.» Le disse. In realtà, aveva atteso con
impazienza il suo
ritorno e immaginato più e più volte il momento
in cui si sarebbero
di nuovo parlati. Avrebbe voluto dirle che l'amava, ma a cosa sarebbe
servito? Il cuore di Liza apparteneva a Kol. Fece per dire qualcosa,
ma la vampira lo precedette.
«Sei
innamorato?» Gli chiese, e Klaus trasalì.
«Forse.» Rispose lui.
«Tu... lo sei ancora?»
Questa
volta fu Liza ad avere un sussulto. Rimase in silenzio per qualche
secondo, anche se a lei sembrò un tempo infinito.
«Dovrei?»
Detestò quella risposta che, oltretutto, era una domanda. Ma
il
disagio la stava letteralmente sbranando. Klaus riusciva sempre a
destabilizzarla. Lui ridacchiò. «Dipende. Se devi
esserlo di Kol,
allora la mia risposta è no.» Sorrise sghembo.
Kol.
Da quando Klaus aveva fatto il suo ingresso nel Grill, non aveva
pensato a lui nemmeno per un secondo. Ma ora...
«Dov'è
adesso?» Domandò, mandando al diavolo tutti i suoi
buoni propositi.
Klaus scosse la testa. «Non lo so. E' dal giorno della tua
partenza
che non lo vedo. Credevo che tu potessi saperne più di me,
dopotutto
con te si è sempre trovato meglio che in mia
compagnia.» Sorrise.
Liza
provò dapprima delusione per le parole di Klaus, ma subito
dopo si
sentì sollevata. Se avesse saputo dove si trovava Kol, non
avrebbe
resistito al desiderio di raggiungerlo, e lei doveva assolutamente
stargli lontana.
«Beh...
meglio così.» Si stampò in faccia un
finto sorriso raggiante e si
alzò in piedi, proprio mentre Caroline si avvicinava a loro.
«Devo
andare. Mi ha fatto davvero piacere rivedervi, ragazzi!» Fece
l'occhiolino a Caroline, poi sfiorò la spalla di Klaus con
la mano e
scappò via.
Quando
rientrò a casa, scese in cantina e prese una sacca di sangue
dal
frigo. Poi si diresse in soggiorno. Stefan e Damon non c'erano, ma
sul tavolo era adagiato un quotidiano aperto alla pagina della
cronaca nazionale. Probabilmente uno dei suoi fratelli lo stava
leggendo. Strappò con forza la sacca coi denti, ma questa si
ruppe
schizzando del sangue sul tavolo.
Si
lasciò andare a una lieve imprecazione, poi
recuperò uno straccio e
cominciò a passarlo energicamente sul ripiano in mogano.
Damon
teneva a quel vecchio mobilio in maniera spropositata, quindi era
necessario pulire tutto in fretta se voleva evitare una ramanzina.
Afferrò il giornale intenta a richiuderlo e metterlo via, ma
il
titolo dell'articolo principale catturò la sua attenzione.
Il
Mostro di Baltimora miete nuove vittime. Il corpo straziato di un
uomo è stato rinvenuto nei sotterranei del Walters Art
Museum.
Trattasi probabilmente del custode. Ancora sconosciuta
l'identità
dell'assassino che, anche stavolta, pare non abbia lasciato alcuna
traccia.
Liza mollò lo straccio e
lesse il trafiletto tutto d'un fiato.
E se fosse... si
disse, mentre un angosciante presentimento si insinuava nella sua
mente. Stava ancora fissando l'articolo, quando Damon entrò
in
soggiorno. Il vampiro alzò gli occhi al cielo, poi la
raggiunse alle
spalle e le strappò di mano il giornale. «Avevo
detto a Stefan di
gettarlo via... beh, lo farò io.»
«No, aspetta!»
Il giornale finì dritto nel
camino, nonostante il tentativo di Liza di riprenderselo.
«Damon! Lo stavo leggendo!»
Il vampiro, con nonchalance,
scrollò le spalle e sorrise. «Non c'era scritto
nulla di
interessante!»
Liza lo fulminò con lo
sguardo. «Quindi... tu non sai
niente del... mostro di Baltimora?»
Chiese a suo fratello,
riducendo gli occhi a due piccole fessure.
«Ah... quello... i
crimini a Baltimora, ormai, non fanno più notizia. E' una
delle
città più pericolose degli Stati
Uniti.» Scrollò ancora le
spalle. Liza incrociò le braccia al petto. «Basta,
Damon! Tu sai chi
c'è dietro quegli omicidi, ammettilo!»
Damon si lasciò cadere
sulla sua poltrona, incrociando le braccia dietro la nuca.
«Chiunque sia, ha uno stile
pessimo. Molto meglio il figlio di Sam. O lo squartatore di
Monterey!» Sorrise sghembo. Liza sbuffò, battendo
un piede sul
pavimento. «Sei impossibile, lo sai?
Ma quel che mi fa rabbia è che mi credi una stupida! Se mi
hai
strappato di mano quel giornale e lo hai distrutto con tanta fretta,
è perché intendi tenermi all'oscuro di qualcosa.
E io lo scoprirò,
stanne certo!»
«Liza, stai lontana dai
guai!»
«Troppo tardi. Arriverò in
fondo a questa storia anche senza il tuo aiuto. Se mi dici
ciò che
sai, mi farai solo risparmiare del tempo.»
La vampira avanzò di un
passo nella direzione del fratello, stringendo ancora le braccia al
petto. Sul suo volto aleggiava un sorriso di sfida. Damon avrebbe
voluto tenerle nascosta la verità, ma conosceva bene sua
sorella. Se
anche non avesse letto quel giornale, prima o poi sarebbe arrivata
comunque al mostro di Baltimora.
«E va bene!» Il vampiro
sbuffò e si alzò nervosamente dalla poltrona.
«Si tratta di Kol.
E' lui il mostro.» Le rivelò, e Liza
sentì la terra tremarle sotto
i piedi. Il suo sospetto, purtroppo, era fondato.
«Perciò è lì che si
trova adesso... a Baltimora.» Lo disse quasi sottovoce, ma
Damon,
oltre alle parole, carpì anche le intenzioni di sua sorella.
In un
lampo azzerò la distanza tra loro, afferrandole un polso con
la mano
destra. «No, Liza! Non andrai da
lui. Avevi detto che ti saresti lasciata tutto alle spalle!»
Liza si liberò
energicamente da quella stretta, piantando i suoi occhi scuri in
quelli azzurri di Damon. «E lo farò. Ma solo dopo
aver parlato con lui. Deve smetterla di ammazzare la gente per
hobby!»
«Quindi cosa farai? Ti
proporrai come psicanalista?» Damon era visibilmente agitato.
«Ciò
che fa quel pazzo non deve più interessarti. Solo pochi mesi
fa ho
rischiato di perderti di nuovo, per sempre, non permetterò
che
succeda ancora.»
Stavolta fu Liza ad alzare
gli occhi al cielo. «Tu e la tua dannata mania
di proteggere le persone che ami!» Esclamò
stringendo i pugni.
«Intendo solo parlare con lui, lui... potrebbe anche darmi
ascolto...»
«E se, invece, non volesse
farlo?»
«Tornerò a Mystic Falls e
chiuderò definitivamente quel capitolo della mia
vita.» Lo disse
tutto d'un fiato, mostrandosi decisa più che mai. Damon non
potè
non notarlo. Se c'era una cosa di sua sorella che aveva imparato ad
apprezzare, anche se con difficoltà, era proprio la sua
determinazione. Convincerla a dargli ascolto era semplicemente
un'utopia.
«Come hai saputo che si
trattava di Kol?» Liza si mostrò leggermente
più calma. Damon
sospirò. «Me lo ha detto Klaus. Non
ha avuto difficoltà a rintracciarlo, perché lo
conosce bene,
talmente bene che mi ha anche esortato a tenerti lontana da lui. Come
vedi, non sono il solo a preoccuparmi delle persone che amo.»
Ghignò. Liza scosse lentamente la testa. Klaus, quindi, le
aveva
mentito. «Immagino tu sappia anche
dove si nasconde.»
«Mmmh... sì, Klaus me lo
ha detto, ma... non me lo ricordo più!»
Ridacchiò, nell'estremo
tentativo di impedirle di fare una sciocchezza. Liza, però,
non
aveva alcuna intenzione di arrendersi. «Okay. Lo
troverò da sola.
Certo questo mi terrà lontana da casa più del
dovuto, ma...
pazienza!» Gli rivolse un sorriso - che a Damon parve
più una
smorfia - e gli diede le spalle, intenta a lasciare la stanza. A quel
punto fu lui ad arrendersi.
«E' a Mount Vernon, ex
Belvedere Hotel, interno 26.»
Liza si fermò di colpo e si
voltò. «Grazie.» Gli disse. E
stavolta sorrise sincera.