Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: Aster_Nepthys    05/04/2008    2 recensioni
Una giovane dal passato misterioso comanda un manipolo di ribelli che lottano per la libertà del popolo, ma le difficoltà non sono poche. Sarà un nuovo arrivato a decidere le sorti del piccolo esercito?
Esperimento di una mente malata XDXD
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1: Krystal

  La Foresta Proibita spiccava fredda e inaccessibile contro il cielo rischiarato dalle stelle. La luna era appena sorta e illuminava le nere sagome degli alberi con la sua luce argentea, senza però riuscire a filtrare tra le folte chiome. Quella sera la boscaglia era circondata da un sottile strato di foschia che aumentava leggermente all’interno del fitto bosco, diminuendo la visibilità.

Una figura avvolta in un pesante mantello nero attendeva pazientemente l’arrivo dei soldati imperiali, nascosta nell’ombra della fitta chioma di un frassino con alcuni dei suoi compagni, aspettando il momento giusto per attaccare.

Appena cominciò a sentire lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli, avvisò con un cenno gli uomini che si trovavano sui rami poco distanti da lei di tenersi pronti, poi scese silenziosamente dall’albero e montò a cavallo.

Sotto il cappuccio, il rivoltoso sorrise scuotendo la testa: il duca di Hallon era un pessimo stratega, l’unica cosa che gli interessava era riuscire a catturare qualcuno degli insorti, non gli importava come. Aveva sparpagliato le sue squadre di ricognizione per tutta la foresta, isolandole le une dalle altre, senza pensare che in quel modo sarebbero state più vulnerabili agli attacchi dei ribelli che le avrebbero annientate in poco tempo.

L’unica truppa che avrebbe potuto creare problemi era quella che l’incappucciato aveva osservato personalmente, e che ora si stava dirigendo nella trappola che aveva preparato con i suoi compagni. Sapeva che era rischioso far combattere i quindici ribelli che l’accompagnavano contro un equivalente di tre pattuglie imperiali, ma aveva assoluta fiducia nelle capacità degli uomini che aveva scelto per quella missione.

Uscendo allo scoperto dal suo nascondiglio tra gli alberi si piazzò in mezzo al sentiero in groppa al suo cavallo nero come una notte senza stelle per bloccare i soldati che stavano arrivando e avvisare anche gli altri ribelli, che si trovavano dalla parte opposta della strada, che la battaglia stava per cominciare.

Finalmente le guardie imperiali sbucarono dalla nebbia, con le torce alzate per farsi luce, e si fermarono di fronte alla figura incappucciata che bloccava il passaggio.

Il capitano della truppa si fece avanti < Voi! Abbassate quel cappuccio e fatevi riconoscere! > ordinò con un brusco cenno della mano, indicando la figura che stava ferma in mezzo al sentiero con il mantello al vento e il viso completamente oscurato dall’ombra del cappuccio. Un soffio d’aria più forte dei precedenti spostò leggermente il copricapo e la luce di una fiaccola colpì il volto del ribelle incappucciato, facendolo scintillare di riflessi argentei.

Vedendo che lo sconosciuto rimaneva immobile nonostante l’ordine, il capitano sguainò la spada < Prendetelo! Se non vuole rispettare un ordine con le buone maniere, glielo faremo rispettare con la forza! Avanti attaccate! > ordinò lanciandosi all’attacco contro lo sconosciuto. Il ribelle, tuttavia, si era già scagliato al galoppo contro il capitano delle guardie imperiali, snudando le lunghe spade ricurve che portava legate dietro alla schiena e tranciandogli la testa di netto, poi si lanciò contro il resto della truppa prima che i soldati riuscissero a muoversi.

Dopo quell’attacco improvviso, gli altri ribelli nascosti tra i rami degli alberi attaccarono la pattuglia, seguendo la figura mascherata che aveva sfondato lo schieramento.

I rivoltosi si battevano come demoni, attaccando con foga i soldati che erano entrati nella foresta e uccidendo chiunque osasse sfidarli. Nonostante l’iniziale svantaggio numerico, dopo pochi minuti, i soldati cominciarono a ritirarsi, scappando alla rinfusa e lasciando una distesa di cadaveri lungo il sentiero.

Il ribelle incappucciato, rimase a contemplare la scena con sguardo freddo e distante, poi pulì le spade imbrattate di sangue e le rinfoderò < Coraggio, controlliamo se ci sono dei feriti per dargli le prime cure, altrimenti cominciamo a riportare i morti ai margini della foresta > ordinò, cominciando cercare dei sopravvissuti tra i corpi senza vita.

< Sei troppo buona Krystal, loro non farebbero questo per noi > disse uno degli uomini, rinfoderando la spada a due mani che aveva appena pulito. Aveva i capelli di un castano scuro simile al colore dei tronchi di pino, la barba corta dello stesso colore e gli occhi verde opaco. Una cicatrice gli segnava la spalla, segno di una ferita piuttosto profonda,

< È proprio questa la differenza tra loro e noi, Larch > gli rispose la giovane togliendosi il cappuccio e guardandolo negli occhi attraverso la strana maschera d’oro bianco.

La maschera era finemente intagliata e copriva completamente i lineamenti del volto della giovane donna, lasciando intravedere solo gli insoliti occhi viola dalle striature verde acqua.

Larch sostenne quello sguardo freddo e distaccato per qualche secondo, poi si voltò verso gli altri compagni < Non sto mettendo in discussione i tuoi ordini, dico solo che nessuno di loro avrebbe fatto lo stesso con noi: sicuramente avrebbero esposto i nostri corpi nella piazza pubblica > spiegò.

< Non ne dubito, ma come ho già detto noi non siamo come loro, perciò concederemo alle famiglie di questi soldati l’opportunità di dargli una sepoltura dignitosa, lasciando i loro corpi ai margini della foresta. Il fatto che questi siano i nostri nemici, non ci autorizza a comportarci e, soprattutto, a diventare come loro. Non è con l’odio che si troverà la pace in questo paese, è questa la lezione che dobbiamo per prima cosa insegnare all’Imperatore >

< Hai ragione, come al solito d'altronde… Perdonami, la rabbia mi ha fatto parlare in modo azzardato > si scusò l’uomo abbassando il capo.

< So cosa provi: questa guerra sta distruggendo le vostre vite, ma se non facciamo qualcosa presto l’Imperatore annienterà tutto quello che abbiamo costruito con così tanta fatica. Non possiamo permetterglielo, per il nostro bene e quello di tutte le persone che ci sono care > si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla < Coraggio, mettiamoci al lavoro, scommetto che non vedi l’ora di tornare da tua moglie > disse ridendo.

Lavorarono con vigore per quasi un’ora, poi, quando ormai stavano per finire, Krystal si bloccò. Percepiva intorno a lei un’enorme energia magica, ma non ne trovava la fonte: sembrava provenire da qualunque parte del bosco, fin dai confini più lontani. La sentiva danzare intorno al suo corpo, sfiorarle il viso, soffiarle tra i capelli come la brezza fresca e leggera del mattino.

Era una sensazione strana che poche volte aveva provato e che ancora non comprendeva bene, ma sapeva cosa fare: chiuse gli occhi e lasciò che i suoi pensieri vagassero, trasportati da quella magia naturale.

Dopo appena un istante davanti ai suoi occhi comparve una radura distante un paio di chilometri dal rifugio dei ribelli, vicino al sentiero che portava verso il villaggio di Kali, al confine nord del regno, dove un uomo stava combattendo contro una pattuglia di una decina di soldati.

Sebbene fosse in una situazione di netto svantaggio, lo sconosciuto si batteva abilmente e riusciva a tener testa agli assalti degli avversari, attaccando a sua volta e provocando gravi perdite tra i soldati.

Inaspettatamente, l’uomo fu colpito alle gambe e al fianco da alcune frecce, sbucate dai cespugli poco lontani dal sentiero, e si piegò in due per il dolore, cadendo in ginocchio. Dalla stradina sbucarono degli arcieri imperiali che si avvicinarono, tenendo sempre di mira lo sconosciuto e permettendo ai soldati superstiti di ricominciare ad attaccarlo.

Con uno scatto, Krystal, aprì gli occhi prima che lo sforzo per mantenere la visione diventasse troppo grande. Era una lezione che aveva imparato tempo prima a sue spese: questa capacità le costava un dispendio di energia non indifferente, probabilmente perché non aveva capacità magiche.

Senza perdere tempo la giovane balzò sul suo stallone nero < Tornate al rifugio! È rimasto ancora un gruppo di militari, ma di quelli mi occupo io, voi pensate ad avvertire Traver che potrei portare un ferito grave! > ordinò rivolta agli uomini della sua squadra “…Se riesce a sopravvivere a un simile scontro…” pensò poi, spronando il cavallo verso il luogo della foresta che aveva visto, nonostante la stanchezza le appesantisse gli arti.

Non sapeva come mai ogni tanto aveva quelle strane visioni, se c’era un motivo preciso per il quale riuscisse a superare la barriera dello spazio, ne il perché proprio lei avesse questa specie di dono, ma in quel momento, la sua mente era rivolta a ben altri problemi.

Ripensò all’immagine dell’uomo, costringendosi a ricordare i dettagli della sua figura.

Aveva i capelli neri e lisci, lunghi fino alle larghe spalle, la vita sottile e le gambe muscolose. Era molto alto, con un fisico scolpito e i vestiti di pelle nera, sotto un mantello pesante da viaggio, anch’esso scuro. Lo aveva visto di spalle, ma aveva notato le mani grandi e forti che stringevano la spada con sicurezza.

Sorrise, rammentando che all’improvviso lo sconosciuto si era voltato verso di lei permettendole di vedergli il volto. Aveva un viso abbastanza squadrato, con gli zigomi pronunciati e la mascella leggermente accentuata. La carnagione abbronzata faceva risaltare gli occhi grigio-verdi, glaciali come i ghiacciai sui monti del Tharnos. La freddezza di quello sguardo l’aveva colpita. Sembrava che non ci fossero emozioni in lui: un uomo dal cuore di ghiaccio, come i suoi occhi.

La giovane continuò a correre per il bosco, seguendo in parte il sentiero, altre volte tagliando per il cuore della foresta. Era una fortuna che conoscesse quelle selve come la propria casa ma allo stesso tempo una questione la turbava: quel tipo aveva superato la barriera di magia naturale che circondava il territorio dove era nascosto il rifugio dei ribelli come se niente fosse! Come diavolo ha fatto? Nessuno poteva superare quel limite, era la loro protezione più efficace contro gli assalti dell’imperatore!

“Dannazione! Qualcosa non quadra…”

I suoi ragionamenti furono interrotti quando sbucò in un sentiero tra la vegetazione che portava alle cascate, a qualche miglio dalla radura. Sembrava che qualcosa fosse cambiato, anche li l’aria era intasata di magia, un magia quasi opprimente, che sembrava schiacciare tutta la vita intorno, o meglio risucchiarla.

Chiuse gli occhi, obbedendo ad una sensazione, e le parve di vedere l’energia prendere forma e diventare una figura quasi umana. Davanti a se scorse la forma di un volto, ma era indistinta come le figure formate dal fumo di una pipa e sembrava risplendere di una lieve luce argentata.

La sagoma si avvicinò fino a sfiorare le labbra della giovane con le proprie. All’improvviso una fitta di dolore le attraversò il corpo e lei sentì che “quella cosa” le assorbiva velocemente le energie. Si allontanò in fretta dalla figura, più incredula che spaventata, mentre questa pareva consolidarsi lievemente, tanto da diventare visibile anche tenendo gli occhi aperti, per poi allontanarsi verso il folto del bosco.

Per poco la ragazza non cadde da cavallo, mentre la stanchezza la sopraffaceva. Si tenne forte alle redini dello stallone, i pensieri che si accavallavano, cercando di dare un senso a tutti quegli strani avvenimenti che si stavano succedendo a ritmo forsennato, gli arti che cedevano.

< Coraggio amico mio, riprendi quella creatura prima che ci allontani troppo da chi ha bisogno di noi… > sussurrò appena all’orecchio dell’animale, rifiutando l’idea di abbandonare lo sconosciuto. Era un comportamento irragionevole, lo sapeva, ma non avrebbe più permesso che l’Imperatore versasse altro sangue.

Quelle poche parole furono sufficienti per spronare Black Fire al galoppo attraverso gli alberi ma, nonostante Krystal non dovesse più guidare il destriero, era difficile per lei reggersi in groppa dell’animale.

Svoltarono bruscamente, seguendo una via di caccia tortuosa e appena visibile, e addentrandosi sempre più nella foresta, finché, all'improvviso, il cavallo di Krystal aumentò notevolmente l’andatura distinguendo la sagoma argentea, fin quasi a raggiungerla.

Improvvisamente quell’essere si bloccò, cambiando repentinamente direzione, e ,andandole incontro, attraversò la sua pelle. La giovane si sentì come se la sua mente fosse stata avvolta da una fitta nube mentre l’energia magica la circondava. Poi sentì un rumore, come quello di un tamburo che batteva con una cadenza forte e chiara e si spaziava da quella del suo cuore. Istintivamente capì che il rumore che sentiva era quello del battito di un altro cuore che, a poco a poco, si portava a ritmo con il suo.

Le forze la cominciarono a tornarle mentre la nebbia svaniva dalla sua mente e i suoi sensi si risvegliavano.

Davanti ai suoi occhi comparve ancora la radura dove combatteva lo sconosciuto. A terra erano disseminati i cadaveri di quasi tutti i soldati e l’erba era completamente impregnata di sangue. Vide le mani forti dell’uomo come se fossero le sue, e lo spiazzo come se si trovasse lì al posto del guerriero. Stringeva una meravigliosa spada di metallo nero con degli strani segni in argento incisi sulla lama. Sull’elsa era incastonato un rubino, circondato da due tigri che sembravano inseguirsi intorno alla gemma.

Solo allora Krystal capì: vedeva attraverso gli occhi dell’uomo!

Lo sconosciuto stava ancora combattendo, con le ferite grondanti di sangue e il sudore che gli imperlava la fronte per lo sforzo. I soldati rimasti continuavano ad attaccare, ma sempre con meno convinzione, vedendo che l’uomo non voleva cedere.

La giovane sentiva il dolore come se le lesioni fossero le sue, il sudore gocciolare come se fosse sulla sua fronte.

Ad un certo punto vide con la coda dell’occhio un movimento improvviso. Senza pensarci fece roteare la spada in modo da pararlo, tranciando di netto la lama dell’uomo che la stava attaccando da dietro, poi si voltò di nuovo su se stessa per continuare ad affrontare i soldati che le stavano davanti.

Krystal rimase stupita dopo essersi resa conto di quello che era successo: involontariamente aveva reagito ad un attacco e il corpo dello sconosciuto si era mosso come se fosse il proprio.

Tuttavia l’individuo si scagliò contro i superstiti e in pochi secondi li sbaragliò con una serie di attacchi veloci e incredibilmente pesanti, poi crollò in ginocchio, sfinito, con il sudore che gli bagnava la fronte e il sangue che gli impregnava gli abiti.

La ragazza si riscosse dalla visione e rimase immobile per qualche istante, senza riuscire a capire cosa le fosse successo. L’ombra aveva attraversato il suo cavallo senza subire nessun danno mentre quando aveva toccato lei si era dissolta, come venendo assorbita dalla sua pelle. Sentiva ancora quello strano contatto sulla sua pelle, mentre l’energia di cui era composto l’essere diventava parte integrante di lei.

Ripensò al battito di quel cuore e alla visione che aveva avuto subito dopo, anche se ormai non era più sicura che lo fosse davvero. Il modo in cui quel corpo aveva seguito il suo pensiero era stato istantaneo, proprio come se fosse effettivamente il suo corpo, però subito dopo era tornata ad essere una spettatrice, anche se vedeva dagli occhi dell’uomo.

La sua confusione cresceva e le domande si moltiplicavano ma sapeva che non era quello ne il momento ne i luogo per le risposte. Incitò nuovamente lo stallone nero, poi si abbassò il cappuccio sul volto e risalì velocemente il fiume per arrivare al piccolo spiazzo da sud, abbreviando la strada.

Finalmente, la giovane, arrivò al sentiero che portava alla piccola radura. Sentiva il rumore delle spade che si cozzavano, segno che qualcuno stava ancore combattendo.

La ragazza sbucò dagli alberi mentre lo sconosciuto parava alcuni fendenti del maggiore dei militari, contrattaccando, poi, con un unico colpo veloce e sicuro recise la testa del soldato, facendolo stramazzare a terra.

Il sopravvissuto guardò per alcuni istanti la figura incappucciata che si stava dirigendo verso di lui, poi cadde in ginocchio, reggendosi a malapena sulla spada infilata nel terreno.

Krystal smontò da cavallo e gli si avvicinò ma quando cercò di aiutarlo a rialzarsi, questo l’allontanò sgarbatamente. < Non ho bisogno del tuo aiuto > le disse in un sussurro gelido, guardandola negli occhi e cercando di rialzarsi. Si allontanò a fatica, zoppicando e sorreggendosi con la spada. La ragazza rimase a guardarlo incamminarsi verso il sentiero per qualche secondo; poi si avviò verso il suo cavallo, seguendo lo scontroso sconosciuto.

Superata la prima curva, l’uomo cadde mentre dalla bocca gli usciva un rivolo di sangue. Krystal gli si avvicinò e, strappato un lembo del mantello, gli fasciò le ferite come meglio poté sopra i vestiti di pelle. Poi gli prese un braccio con sicurezza, evitando che lui facesse altre storie, se lo passò intorno al collo e lo aiutò a rialzarsi, accompagnandolo all’albero dove aveva lasciato il suo stallone.

< Non voglio il tuo aiuto, dannazione! > imprecò con foga, allontanandosi da lei e stupendola con quello scatto di energia. Quello sfogo, però, prosciugò quasi completamente le sue forze e lo fece accasciare sulla spada che teneva ancora stretta in mano.

Con delicata fermezza, lei lo aiutò a rinfoderare la spada e ad issarsi in sella, ignorando le sue deboli proteste, e saltò in groppa davanti a lui orinandogli di reggersi.

Ormai le forze lo stavano abbandonando e le ferite continuavano a sanguinare impregnando la stoffa con cui erano bendate: se non raggiungeva presto il rifugio, sarebbe morto dissanguato, ne era certa.

L’uomo rimase stupito nel sentire il corpo magro e snello di una donna sotto la sua stretta. Ne era sicuro: nonostante avesse il fisico più muscoloso delle altre e portasse una leggera armatura di cuoio, quello era sicuramente il fisico di una donna.

Krystal afferrò saldamente le redini e spronò l’impetuoso destriero al galoppo. Decise di seguire il sentiero per evitare che l’uomo venisse sballottato troppo, ma questo glielo impedì, allungando una mano e, tirando le redini, fece in modo che l’animale entrasse nella foresta.

< Sei l’uomo più arrogante e orgoglioso che abbia mai visto > dichiarò la giovane sorridendo sotto la maschera d’oro bianco, ma senza lasciare che la sua voce esprimesse il minimo sentimento.

Lo sconosciuto non rispose e continuò a guardare gli alberi davanti a sé per cercare di snebbiarsi la vista che si appannava sempre di più, mentre si sentiva cadere in uno stato d’incoscienza.

Improvvisamente, uno scintillio metallico attirò l’attenzione di Krystal. Da un gruppo di cespugli comparvero cinque cavalieri armati di alabarde seguiti da un piccolo gruppo di arcieri.

Troppe volte quella notte si era scontrata con gruppi simili, troppe volte la sua spada si era macchiata di sangue… Eppure era necessario farlo ancora una volta… A che prezzo avrebbe continuato a salvarsi?

Krystal fermò il cavallo e lo fece girare lentamente per fronteggiare i nuovi nemici. Rimase immobile mentre gli uomini si avvicinavano con le spade sguainate, finché quelli non le furono vicinissimi.

L’uomo sentì il corpo della giovane irrigidirsi, mentre si preparava alla lotta. Contemporaneamente l’adrenalina entrava in circolo anche nel suo organismo, affinandogli i sensi, velocizzandogli i riflessi. La nebbia nella sua testa cominciava a diradarsi come il dolore al fianco e alle gambe. Era pronto per lottare, non sarebbe morto, non oggi.

La ragazza davanti a lui era già entrata in azione, decapitando con sorprendente facilità i due cavalieri.

Lo sconosciuto estrasse da uno stivale un pugnale d’argento finemente rifinito e lo scagliò contro uno degli arcieri, che cadde all’indietro colpito al petto.

Krystal, invece, si diresse verso gli altri cavalieri parando i colpi che gli rivolgevano con le lance. Con un profondo affondo tranciò di netto la mano ad uno e tagliò in due il manico dell’alabarda del secondo soldato a cavallo, poi gli trafisse il costato. Con l’altra spada, invece parò il fendente dell’ultimo rimasto per poi infilargli la lama nel collo. Non provava più nulla, le emozioni erano state cancellate, sostituite da una fredda ed efficiente mentalità, dal lato del suo carattere calcolatore e senza scrupoli.

< Non dimenticarti degli arcieri! > le disse l’uomo dietro di lei, sguainando la spada.

La giovane poteva quasi percepire l’eccitazione della lotta che si risvegliava nello sconosciuto, l’adrenalina che gli scorreva nel corpo e lo ridestava dallo stato di torpore.

Guidò il cavallo nella foresta, sottraendosi agli occhi dei nemici e alle loro frecce che continuavano a fischiare a pochi centimetri da lei, galoppando in circolo per confonderli finché non sbucò improvvisamente dai cespugli, prendendo i soldati imperiali di sorpresa, e scagliandosi su di loro con impeto.

Durante la lotta, l’uomo si sporse da dietro la ragazza, chinandosi sugli arcieri e recidendogli gli arti o mozzandogli di netto a testa.

Con uno scatto, la giovane balzò giù dallo stallone, atterrando davanti a due arcieri che stavano prendendo la mira contro l’uomo dietro di lei e tranciando le balestre.

Mentre lottava il cappuccio le cadde, mostrando la maschera finemente intagliata e lasciando che una cascata di capelli rossi come il sangue le scivolassero sulle spalle. Non erano molto lunghi, anzi aveva una pettinatura decisamente mascolina: davanti i capelli erano più corti e le arrivavano appena sotto il mento per incorniciare il viso nascosto, mentre dietro la nuca erano poco più lunghi delle spalle. Chiunque l’avesse vista avrebbe potuto scambiarla per un uomo, soprattutto per la maschera che gli copriva il volto e rendeva la sua voce dura e metallica.

A quella vista molti soldati rimasero impietriti < L’Angelo della Morte! Il capo dei ribelli! > urlarono alcuni, tentando di fuggire, ma lo sconosciuto glielo impedì parandosi davanti a loro e uccidendoli prima che avessero il tempo di difendersi, mentre con un fischio, Krystal richiamava l’attenzione del cavallo che si diresse immediatamente verso di lei, senza curarsi degli ordini dello sconosciuto che lo cavalcava.

< Non prendertela per Black Fire, non si lascia comandare da nessuno > gli disse la ragazza appena salì in groppa al destriero. L’uomo rimase impassibile, apparentemente non aveva neanche ascoltato le parole della giovane donna.

Krystal lo lasciò ai suoi pensieri mentre spronava lo stallone contro l’ultimo manipolo di soldati, disperdendoli, lo sconosciuto, invece, balzò addosso agli arcieri che correvano a poca distanza dal fianco dell’animale, mietendo ancora vittime: presto anche gli ultimi superstiti si diedero alla fuga.

La ragazza rimase immobile sulla groppa del suo cavallo con le lunghe spade in mano, abbassate lungo i fianchi del possente animale, dalle quali gocciolava il sangue dei nemici uccisi. Gli occhi le brillavano gelidi, mentre passavano in rassegna con lo sguardo gli arcieri che fuggivano alla rinfusa.

Si voltò verso l’uomo che era in piedi a poca distanza da lei e puliva la propria spada con un lembo del mantello. I loro sguardi s’incrociarono ma nessuno dei due riuscì a leggere l’espressione nel volto e negli occhi dell’altro.

L’uomo sostenne lo sguardo inespressivo della donna senza battere ciglio, poi la sfidò apertamente, studiandola con attenzione.

I capelli erano mossi e sembravano morbidi come nuvole mentre catturavano i bagliori della luce del sole che li faceva sembrare fatti di fuoco fuso, gli occhi viola con le sfumature verde acqua vicino alla pupilla brillavano dietro la maschera, quasi divertiti. Il lungo mantello corvino le svolazzava dietro la schiena mostrando una leggera armatura di pelle nera con le rifiniture del corpetto, della cintura e dei pantaloni in argento. Gli stivali di cuoio erano dello stesso colore del resto dell’abbigliamento e anch’essi avevano il bordo argentato. Alla coscia sinistra portava legata la fodera di un pugnale e un altro spuntava dallo stivale destro. Allacciata alla cintura, infine, c’era una katana lunga circa cinquanta centimetri.

Lo sconosciuto indugiò sfacciatamente sul seno sodo e florido, in contrasto con quel corpo atletico, sperando di provocarla abbastanza da costringerla a lasciarlo in mezzo alla foresta.

La ragazza, tuttavia, ricambiò il suo sguardo con un sorriso e ripose con sicura noncuranza le due spade leggermente ricurve, ormai pulite, nelle fodere che teneva dietro alla schiena, poi guardò verso il cielo che stava schiarendo ad est.

< È ora di andare, prima che sorga il sole dobbiamo abbandonare la foresta > disse, mentre Black Fire scalciava impaziente il terreno.

L’uomo osservò il cielo ammirando la giovane per il suo sangue freddo, ma intento a non andare con lei.

All’improvviso sentì un fischio, seguito da un dolore acuto al petto che lo fecero piegare in due. Con un gemito si accasciò a terra e Krystal lo raggiunse velocemente. Solo allora vide la freccia che lo aveva colpito alla schiena, proprio all’altezza del cuore e i suoi sensi tornarono all’erta.

La giovane si guardò intorno cercando di capire chi avesse scoccato il dardo e notò, dopo un luccichio di metallo, una sagoma acquattata tra i cespugli. Cominciò a correre in quella direzione, estraendo il pugnale per lanciarlo contro l’aggressore ma una freccia la colpì alla spalla impedendole di sferrare il colpo.

< Maledetto vigliacco! Come puoi attaccare una persona alle spalle, stando nascosto mentre i tuoi compagni muoiono? Che razza di uomo sei? > gli sibilò la ragazza mentre si slanciava su di lui senza frenare la sua rapida corsa.

La spalla le bruciava, ma non esitò a infilzare il pugnale nel collo dell’arciere che cadde all’indietro, contorcendosi dal dolore. Tuttavia l’arma non gli sfuggì di mano e, con un ultimo sforzo, scocco una freccia che colpì la giovane alla gamba, facendola quasi cadere.

Il gemito della ragazza si perse tra gli spasmi dell’uomo, mentre questa si rialzava cocciutamente per raggiungere lo sconosciuto con cui aveva combattuto. Lo girò lentamente, cercando di non toccare la freccia e controllò il suo respiro con un sospiro di sollievo. L’uomo respirava ancora anche se debolmente: era vivo.

Senza badare alla sofferenza che le procuravano le sue ferite e al peso dell’uomo, la ribelle caricò con delicatezza il corpo privo di conoscenza sul cavallo e, dopo aver recuperato il suo pugnale, salì in groppa e partì al galoppo verso il rifugio.

La strada le sembrava interminabile e il dolore alle aumentava sempre di più. Con un gesto seccato si strappò le frecce delle ferite, poi controllò nuovamente il battito del guerriero. Sembrava che stesse diminuendo d’intensità.

Senza pensare ad altro se non alla salvezza di quello strano individuo, spronò nuovamente Black Fire, procurandosi una fitta di dolore alla gamba. Non lo avrebbe lasciato morire.

Finalmente giunse in vista della grotta che si ergeva sul fianco di un’alta rupe. Era nascosta dietro un fitto boschetto di pini e coperta di muschio. Dall’esterno era impossibile notarla ma, appena superati gli alberi, compariva un’ampia apertura nella roccia, alta e spaziosa, quasi troppo perfetta per sembrare artificiale.

La giovane entrò senza controllare che ci fossero intrusi nei paraggi data la barriera che circondava il luogo e percorse velocemente l’ingresso fino ad arrivare ad un enorme arco intagliato nella pietra con numerose incisioni, dove due ribelli dall’aria truce stavano di guardia.

La ragazza rallentò appena in vista delle guardie, poi si scoprì il capo per farsi riconoscere. I due uomini le fecero un saluto militare e si scostarono velocemente dall’entrata prima di essere travolti.

Krystal non perse tempo e si diresse subito verso l’imponente edificio di granito bianco che fungeva da ospedale.

Appena arrivata scese da cavallo, vedendo Traver, un uomo massiccio, dai capelli castani striati di grigio e gli occhi neri come il carbone che la stava aspettando. La faccia bonaria dell’uomo, quel giorno, era tesa e stanca, ma vedendola le sorrise. Solo quando si accorse dell’uomo gravemente ferito che portava la giovane donna diventò improvvisamente serio e corse all’interno della casa.

Lo tirarono giù dal cavallo e lo adagiarono su una lettiga di legno coperta con della paglia avvolta in un grande lenzuolo, poi lo portarono velocemente all’interno della costruzione.

L’edificio era composto da una stanza dove erano sistemati numerosi letti e una seconda più piccola, adiacente alla prima, che fungeva da studio per Traver.

Entrando la ragazza vide i letti tutti occupati da vari feriti, soprattutto donne, che non aveva mai visto.

< Cos’è successo? Come mai tutte queste persone si trovano qui? > chiese Krystal mentre attraversavano la porta di legno massiccio che portava allo studio.

< I soldati hanno bruciato due villaggi ad ovest della foresta. Ci sono stati alcuni morti e numerosissimi feriti. Qui ci sono solo i più gravi, gli altri li abbiamo sistemati nelle tende insieme ai profughi. I bambini sono tutti illesi, gli uomini anche perché la maggior parte era nei campi. Non ho mai visto tanta gente…dovremmo costruire nuove case se vogliono fermarsi qui, là fuori non è più sicuro per loro… > gli rispose il guaritore con voce stanca, adagiando la lettiga sul pavimento scuro.

< Non è più sicuro per nessuno >

< Se continua così la popolazione non sopravvivrà a lungo, la povertà e le malattie continuano ad aumentare… >

< Lo so, dannazione, lo so! > scattò lei, alzandosi in piedi. I

l guaritore si stupì nel vedere comparire sul volto della giovane, di solito sicuro e inespressivo, uno sguardo pieno di dolore. < Non possiamo fare nulla per ora. Non siamo ancora abbastanza, per proteggere tutti quei villaggi… tutta quella gente… >

Traver annuì, dispiaciuto del suo sfogo nei confronti della ragazza.

La giovane controllò nuovamente il battito dello sconosciuto, poi cominciò ad estrarre la freccia con cura. Il mantello si sollevò e solo allora il guaritore si accorse delle ferite che aveva alla coscia e alla spalla.

< Sei sempre la solita! Perché non mi hai detto che eri ferita? Dei immortali, quando imparerai a pensare un po’ più a te stessa? > sbottò l’uomo < Dammi prima che facciano infezione! >.

< Questo è il motivo per cui non ti ho detto che ero ferita. Occupati di questo guerriero: è molto più grave di me. Penserò io a medicarmi le mie ferite > disse Krystal porgendogli la freccia e tamponando la ferita. < Ti preoccupi troppo padre > sorrise, alzandosi e uscendo dall’ospedale.

Nello studio, Traver cominciò a spogliare l’uomo per medicargli la ferita. “Fin dal giorno in cui la trovai davanti a casa capii che era una persona fuori dal comune –in fondo quante fanciulle gravemente ferite si trascinano per chilometri con una pesante spada e rischiano di morire per riconquistare la libertà? –tuttavia non pensavo che sarebbe arrivata a comandare un piccolo esercito di ribelli contro l’oppressore di interi regni”

---------------------------

Eccomi qui con un'altra storia... Scritta circa due anni fa e mai continuata per mancanza di tempo, come al solitoXD
L'idea che avevo della protagonista era molto stile "Impossible"...
In effetti nessuna persona potrebbe essere così buona verso gli altri, mettendo la propria vita dietro quella di uno sconosciuto, però volevo davvero creare l'Eroe per eccellenza: forte, valoroso, insomma perfetto!XD
Rileggedo quei pochi capioli scritti non sapevo se renderla anche impassibile di fronte a tutte le morti che provoca o più umana... Molto difficile come scelta visto che creare un personaggio con più sentimenti potrebbe provocare diversi cambiamenti alla storia... Mah, vedfremo come mi gira durante la prossima revisione XDXD
Un saluto a tutti e grazie della lettura^^
P.S. Ci tengo a scusarmi verso quelli che stanno leggendo "Patto col Diavolo" per i clamorosi ritardi ma in questo periodo ho un blocco dello scrittore per quanto riguarda quella storia, troppe idee da sistemare forse! XDXD
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Aster_Nepthys