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Autore: Lady Moonlight    11/10/2013    11 recensioni
Freya è un'arma, una guerriera creata e plasmata per conquistare Asgard.
Il suo destino sembra tracciato, ma il fato prende una piega diversa la notte in cui i suoi genitori vengono uccisi.
Sfuggita alla morte, viene accolta da Odino e cresciuta insieme ai suoi figli.
Mille anni dopo, conclusosi l'attacco a New York, Loki è condotto su Asgard in catene, in attesa di conoscere il giudizio del Padre degli Dei.
Privato dei suoi poteri, è costretto a osservare mentre un nuovo nemico minaccia la sua vita e quella di Odino.
Freya e Loki.
Diversi, quanto simili, si troveranno a condividere insieme più tempo di quanto entrambi desiderino e il loro passato segnerà in modo indelebile il futuro di Asgard.
[…]"Tu sei come queste farfalle, figlia" le aveva detto un giorno suo padre.
"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e, come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati, diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."

[Post Avengers] Loki/Nuovo Personaggio
Possibili accenni Loki/Sigyn
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 5: Il giudizio
 
 
 
È Thor a bloccarla nei corridoi che portano alle sue stanze. Freya si impone di rimanere calma, ma le peggiori prospettive si affacciano nella sua mente.
"Cosa succede?" domanda, mentre quattro guardie armate di lance fanno irruzione nei suoi alloggi.
"Heimdall ha individuato un picco anomalo nel Seiðr provenire da questa zona del palazzo." le spiega Thor.
Freya si irrigidisce. "Se sono nemici li cattureremo." la rassicura il principe, che deve aver attribuito quella sua reazione alla paura di possibili attacchi.
Lei annuisce e appoggia la mano sulla maniglia della porta. È ghiacciata e per un breve istante Freya pensa che sia stato Loki il fautore di quell'evento imprevisto.
Thor entra prima di lei e Freya lo lascia ispezionare ogni angolo, assicurandosi che il dio del tuono non scopra il passaggio segreto nascosto dietro ad un arazzo.
"Fa freddo." mormora un soldato, appostato al fianco di una finestra serrata.
"Sì." concorda Freya, scoccando un'occhiata a Thor. "Qualcuno è stato qui."
"Chiunque sia stato, ora sembra essere scomparso." considera suo cugino.
Freya vorrebbe dargli ragione, ma qualcosa la blocca. Un soffio d'aria gelida le provoca un brivido lungo la schiena e i suoi occhi si focalizzano sulle ombre anomale che si muovono sul pavimento della terrazza.
"Quelle ombre." dice, indicando a Thor il punto in questione.
Il dio del tuono appare perplesso. "Non c'è nulla lì." commenta. "Parlare con Loki deve averti affaticata. Lascerò qualcuno a sorvegliare la stanza. Devo dire a Heimdall ciò che è successo."
Thor e le guardie escono, lasciandola sola, e Freya si affretta a richiamare a sé la magia per non farsi cogliere impreparata.
Le ombre si muovono, cambiano aspetto, ed ora è una figura senza volto né nome quella che la fissa; nero che si staglia oltre la luce del sole.
"Cosa vuoi da me, spettro?"
"Quel che mi spetta di diritto. Ciò che Brísingamen mi ha tolto dovrà essermi restituito." bisbiglia la voce e Freya si rende conto di averla già sentita durante l'inseguimento di Aster.
"Non so di cosa stai parlando." interviene Freya, tenendosi a distanza.
Lo spettro scuote la testa e la figura sembra sbiadire per un attimo. "Lo saprai e quando questo avverrà tornerai a me, figlia del silenzio." la voce ride e l'ombra scompare.
Freya si muove all'indietro senza perdere di vista la terrazza e quando le mani trovano la maniglia della porta, è un sibilo ciò che le esce dalla bocca. Si volta, la pelle delle dita hanno assunto un preoccupante colore violaceo e il gelo del metallo che ha sfiorato le è penetrato fin nelle ossa.
Freya affonda i denti nel braccio e soffoca quel dolore insopportabile, ricorrendo alla magia curativa del Seiðr. Rimane a lungo in quella posizione e scaccia via di malo modo l'ancella che Frigga ha inviato per aiutarla con le vesti.
Il dolore è una sensazione persistente e Freya ha il terrore che la sua mano non riacquisti più la sensibilità di un tempo. Scaccia quell'incubo dai suoi pensieri e si sforza di pensare a come dover agire. Non riesce a capire se Aster e lo spettro siano due avversari singoli o se siano alleati; non si capacita di come lo spettro la abbia trovata e non comprende cosa la voce sconosciuta voglia ottenere da lei.
Freya è sola in quella partita mortale e nel buio dell'incoscienza non può fare a meno di chiedersi come ci sia riuscito Loki, a vivere in quello stato di perenne solitudine. Vorrebbe conoscere il suo segreto, ma poi gli insegnamenti di Víli le tornano alla mente: “Più forte, Freya. Più forte! Impara ad essere forte, figlia, perché i tuoi avversari non perdoneranno le tue debolezze!"
 
 
Freya capisce che qualcosa non va quando si rende conto di essere in un sogno.
È nella casa dei suoi genitori e le fiamme sono attorno a lei ma non è una Freya bambina quella che ricambia il suo sguardo smarrito da uno specchio. Quando sfiora la superficie dell'oggetto quello si frantuma e il fuoco la spinge ad uscire da quella stanza.
Corre e scorge il corpo del nano che lei stessa ha ucciso molti anni prima, ma quando cerca la collana tra le mani di quell'intruso non la trova.
Le fiamme ormai sono attorno a lei e Freya non può fare nulla per evitarle.
Brucia.
 
 
Freya si risveglia sul pavimento e corre sulla terrazza in cerca di aria. Le manca il respiro e l'odore di fumo non le è mai parso tanto reale come in quel momento. Non ci sono ombre, ora, e la luna risplende alta nel cielo. Secondo Thor è piuttosto simile a quella di Midgard ma Freya questo non può dirlo.
Erano anni che il cuore non le batteva nel petto tanto furiosamente.
Freya sa cosa sono i sogni, ma non le è mai capitato di farne alcuno, nemmeno da bambina.
Teme ciò che le sta capitando e si tasta la mano ferita per assicurarsi che l'arto sia ancora lì. Le occorrono risposte, ma a chi può porre le sue domande?
 
 
È trascorsa una settimana, ma Loki non ha più avuto notizie di Freya, con grande soddisfazione di Sif che ogni giorno gli rammenta la sua impossibilità di parlarle.
"Hai tentato di ucciderla, pensi davvero che voglia vederti? Sei un traditore Loki, Freya dovrebbe occupare altrimenti il suo tempo. Il Padre degli dei le troverà un promesso sposo degno del suo rango e..."
Loki non conosce la ragione, ma ride. Ci sono giorni che trova Sif talmente patetica che l'unica reazione possibile è riderle in faccia.
"Sposarsi? Perdonami Sif, ma forse non conosciamo la stessa Freya. Ricordi cosa accade l'inverno del... che anno era?"
Loki si chiede come accidenti sia possibile che sia finito con il parlare di Sif di nozze. Ah, sì, la guerriera stava commentando qualcosa a proposito del suo fidanzamento con lady Sigyn e all'improvviso si era ritrovato partecipe degli ultimi pettegolezzi di Asgard. Uno di quelli lo vedeva protagonista come l'amante segreto di Freya.
L'idea era talmente ridicola che persino Sif si era indignata nel raccontarglielo.
"Comunque, non ha importanza... mia madre aveva organizzato una festa, ma Freya rifiutò categoricamente di concedere un solo ballo ai presenti. No, ad esseri onesti ballò con Thor." Loki fissa il muro con lo sguardo accigliato.
"Per un certo periodo sono stati promessi." interviene Sif, intenta a lucidare la spada.
"Davvero?"
"Sì, non lo sapevi?"
"No, ma scommetto che la detesti anche per questo motivo." sogghigna Loki. "Le guerriere non sono solite sposarsi o avere figli." prosegue il dio degli inganni. "E un re ha bisogno di eredi, non di una donna che le scaldi il letto." la provoca. "Saresti disposta a rinunciare a ciò che sei per Thor? Nemmeno il dio del tuono vale tanto."
Il volto di Sif è livido di rabbia. "Oppure... pur di averlo, saresti disposta a vedere il trono accanto al suo occupato da una misera midgardiana? La vita degli abitanti di Midgard è breve, un granello di sabbia che si disperde nel vento, un battito di ciglia rispetto al futuro degli Æsir. Lui potrebbe venire da te... Dopo."
"Io potrò essere sempre il dopo, Loki, ma chi verrà da te? Tu resterai solo e l'eternità è lunga per essere trascorsa in solitudine."
"Ma io non sarò solo, Sif." la corregge Loki. "Avrò l'universo."
Sif lo ignora. "Preparati, le guardie saranno qui a momenti. Oggi sarai giudicato da Odino."
 
 
Il Padre degli dei è seduto sul suo trono dorato e Frigga e Thor sono al suo fianco. Tutta Asgard è lì, nella sala delle udienze, per poter ascoltare il giudizio di Odino.
Ogni punto di accesso è sorvegliato da guardie scelte e valchirie, mentre Huginn e Muninn sorvolano la zona.
Freya è appoggiata ad una colonna, lo sguardo fisso verso i battenti dai quali giungerà Loki. È trascorsa una settimana da quando l'ha visto l'ultima volta ed è sicura che il tempo non è bastato per fargli dimenticare ciò che ha visto quando gli ha afferrato il braccio. Si è tenuta lontana da Loki un po' per codardia, un po' perché doveva cercare risposte che non ha mai ottenuto.
Drappi di seta verde decorano l'intera sala -un tributo di Frigga suppone.
Thor le ha detto che su Midgard verde è il colore delle speranza e non è forse negli inganni che si cela la più grande delle speranze? Illusioni...
"Che Loki Odinson sia condotto al mio cospetto." tuona la voce di Odino.
Le porte d'oro vengono aperte e Loki sfila davanti a quel pubblico di asgardiani con l'arroganza che ha sempre avuto.
Freya sospetta che si senta tanto sicuro solo perché il Padre degli dei lo ha presentato davanti a tutti ancora come suo figlio. C'è l'ombra di una colpa indelebile nello sguardo di suo zio ed una di rimorso in quello di Thor.
Due guardie affiancano il dio degli inganni, ma non è in catene che viene accompagnato al cospetto di Odino.
I sussurri cessano quando Loki muove il primo passo verso Hliðskjálf[1]. Tra la folla, Freya vede lady Sigyn indietreggiare di un passo come se temesse che il dio degli inganni potesse ferirla. In effetti, considera, Sigyn è sempre stata al centro degli scherzi di Loki quando era presente a corte.
Sif invece ha una mano sull'elsa della spada e Fandral è costretto a trattenerla per il braccio.
Loki avanza e Odino si alza in piedi. Freya non ricorda di averlo mai visto tanto vecchio e sfinito, ma non si azzarderebbe mai a sottovalutare la forza di suo zio in battaglia.
L'espressione del dio degli inganni è impassibile, ma quando la affianca lui volta appena la testa ed è un sorriso, che sa di segreti svelati, quello che le rivolge. Freya non fa nulla per fargli intendere che la sua minaccia non può turbarla. Se Loki intendesse minacciarla davanti ad Odino lei negherebbe ogni cosa ed è certa che il Padre degli dei crederebbe a lei, anziché al figlio traditore.
Doveva essere il destino di Loki: venire considerato un bugiardo anche quando sosteneva il vero.
"Popolo di Asgard...tutti sapete il motivo per cui oggi siamo riuniti qui." esordisce Odino. "Mio figlio è accusato di tradimento..."
Freya sposta la sua attenzione su Heimdall. Il Guardiano la sta osservando e perfino per lei è difficile sostenere quello sguardo. Si volta, innervosita, con la fastidiosa e persistente sensazione di avere su di sé l'attenzione di Heimdall.
"Come ti proclami, Loki?" prosegue il Padre degli dei.
"Colpevole." L'eco si sparge nella sala, ma a differenza di altri Freya non è affatto sorpresa per quella risposta tagliente.
"Dunque, è così. Ammetti i tuoi crimini verso Asgard e verso Midgard."
Frigga stringe le labbra e afferra il braccio di Thor come se lui potesse salvarla da quanto sta avvenendo.
"Ti privai dei poteri quando Thor ti riportò ad Asgard. Per il genere di crimini da te commessi dovrebbe essere la morte, la pena. Ho condannato uomini per molto meno." continua Odino, tornando a sedersi.
Freya si muove tra file di asgardiani ed è con un sussulto che si rende conto di essersi avvicinata al limitare della zona presidiata dalle guardie, troppo vicina a Loki per ignorare la sua rigidità.
"Perché risparmiarti?" domanda il Padre degli dei, alzando il volto alla folla.
I fischi di sdegno aumentano d'intensità e qualcuno lancia addosso a Loki della frutta. Freya guarda la mela marcia ai suoi piedi e pensa che, dopotutto, il popolo di Asgard si sia contenuto.
D'altra parte, perché gli asgardiani dovrebbero preoccuparsi del futuro di Midgard o del destino degli Jotun?
Sono egoisti, gli asgardiani, falsi e ipocriti, bravi a combattere le guerre altrui ma non a vivere la pace. Freya, invece, desidera solo che quei disordini vengano risolti per poter tornare a vivere lontana dagli intrighi di corte.
Il frutto che cola dal viso di Loki è rosso come il sangue ed è esattamente ciò che sembra mentre scivola al suolo.
Il dio degli inganni ha la mascella serrata e gli occhi socchiusi, quasi potesse individuare i colpevoli di quel gesto.
"Trovate i responsabili." tuona alta e feroce la voce di Odino. "Conduceteli qui!"
Frigga si è portata una mano sul volto e gli occhi non lasciano mai la figura di Loki. È evidente che vorrebbe scendere e raggiungere il figlio, ma Thor la trattiene scuotendo lentamente il capo.
Freya volta appena la testa, ma interrompe il gesto quando avverte su di sé il fiato di uno sconosciuto e un'arma puntata alla schiena.
"Non muoverti." le ordina la sconosciuto, ma lei allunga la mano tra le pieghe dell'abito e nota che attorno a lei un'altra decina di persone, tra ancelle e servitori, sono state prese come ostaggio.
Freya si chiede come Heimdall può essersi fatto sfuggire un simile atto di ribellione. In verità, è quasi ammirata per il coraggio che quelli asgardiani stanno dimostrando affrontando Odino a viso scoperto. Avere degli ostaggi non li salverà e Freya dubita che i rapitori abbiano idea del valore posseduto dai singoli prigionieri.
Ora è calato il silenzio nella sala delle udienze e il Padre degli dei si alza dal trono, brandendo la lancia Gungnir[2].
 
 
Thor è incredulo. Nessun asgardiano prima d'allora ha mai sfidato suo padre in modo tanto diretto e meschino. Non c'è onore nel farsi scudo con il corpo di innocenti e un simile atto di codardia lui non può sopportarlo.
Loki si è voltato verso la folla e a Thor non sfugge il modo in cui sta fissando l'uomo che stringe a sé il corpo di Freya.
Rabbia? Fastidio? Impotenza?
Non riesce a capirlo, ma quando mai è stato in grado di comprendere suo fratello?
Thor aiuta sua madre a sedersi e affianca il padre con Mjolnir in mano. Rivolge un breve cenno d'assenso a Sif e ai Tre guerrieri che si sono avvicinati agli ostaggi.
Huginn e Muninn emettono un verso stridulo e affondano i loro artigli sullo schienale d'oro di Hliðskjálf.
Alcune valchirie si sono avvicinate al trono, in attesa di ordini, ma Odino fa loro segno di rimanere in disparte e alza l'indice in direzione dei nemici. "Parlate." dice pacato.
È un giovane, colui che si fa avanti a nome dei compagni, e Thor non può che provare un senso di sconfitta, sentendosi tradito dal popolo che dovrebbe governare.
"Padre degli dei..." la voce è insicura, debole, e per un attimo Thor crede che potrebbe perdonare quell'atto di disobbedienza, ma poi scruta le espressioni spaventate degli ostaggi e quella sicurezza vacilla.
Sua cugina è l'unica che si dimostra impassibile, ma immagina che quell'esperienza sia nulla rispetto a quella di veder bruciare i genitori nella propria casa. Thor ricorda che Freya non ha versato una sola lacrima ai funerali dei suoi zii. Presume che la sua sicurezza stia nel fatto che Odino si trova in quella stessa sala.
"...Vi offriamo un accordo. La vita di vostro figlio in cambio della loro." annuncia lo sconosciuto, strattonando una delle ancelle di Frigga.
"Le vite di nessuno dei miei figli è in vendita!" esclama sua madre.
Odino fa cenno alla regina di rimettersi seduta. "Come avete eluso lo sguardo di Heimdall?" domanda.
Thor non capisce. Perché suo padre esita, anziché agire?
"Esiste qualcuno... Qualcuno più abile dei vostri sacerdoti nell'uso del Seiðr, che ci ha permesso di ingannare il Guardiano. Consegnateci Loki. La condanna su di lui sarebbe comunque morte."
Thor ha un fremito di rabbia.
"Credete questo? Il mio giudizio non è ancora stato espresso." replica Odino. "Chi vi comanda? Colui che si cela dietro una maschera?"
"Per quale motivo volete Loki?" interviene Thor, ignorando l'occhiata d'ammonimento di suo padre.
La replica è immediata. "Consegnatelo."
"Mai" afferma Frigga, scendendo con lentezza le scale. "Dovreste prima strapparmi il cuore dal petto... non avrete mio figlio e non avrete Asgard." aggiunge, mentre due guardie la affiancano. "Thor." chiama. "Siete arrivati fin qui, ma il vostro coraggio è pari alla vostra poca lungimiranza. Le guardie di Odino vi cattureranno."
Thor guarda il padre, ma Odino non sembra preoccupato per la sorte della moglie e il suo unico occhio è rivolto verso Heimdall. Il dio del tuono non può fare altro che affiancare Frigga e sperare che sua madre abbia ragione.
 
 
"Verrò con voi."
Loki non guarda sua madre mentre dichiara le sue intenzioni, ma scruta Freya per capire fino a che punto lei sarebbe disposta a spingersi pur di mantenere il suo segreto. Lo lascerebbe morire? Di certo, non avrebbe ragioni sufficienti per salvarlo.
Chi sacrificherebbe se stesso per salvare il dio degli inganni?
"Un gesto lodevole." proclama il giovane asgardiano. "Dunque possedete una coscienza, principe."
"Loki!" l'esclamazione sorpresa di Frigga lo ferisce più di quanto voglia ammettere a se stesso. Le parole pronunciate da sua madre sono state un balsamo temporaneo per ferite che non si chiuderanno mai del tutto.
"L'hai detto tu, che il giudizio di Odino sarebbe stata una condanna a morte. Dunque, perché esitare? Consegnandomi a te potrei evitare un destino... sgradito." osserva, facendo tintinnare tra loro i bracciali dei nani.
Freya muove appena le labbra, ma lui capisce e inclina la testa di lato.
Ignora di proposito i sussurri malevoli della gente che lo chiama traditore. Cosa ne sanno, loro, di chi è Loki?
"Questo... non potete saperlo." obietta l'altro.
"So che non mi volete morto, o avreste lasciato che il Padre degli dei emettesse la sua condanna." gli fa notare, quasi con fastidio. "E non esiste nulla di più definitivo della morte." prosegue Loki. "Suppongo perciò che qualunque cosa voi desiderate ottenere sia... maggiormente tollerabile." conclude ghignando.
"Fratello!" la voce di Thor è così irritante che non può fare a meno di fare una smorfia.
"Traditore ancora una volta." commenta l'asgardiano. "Lui ci aveva avvertiti." il servitore che ha in ostaggio emette un sussulto, ma viene rilasciato. "Un segno di buona fede." è la risposta a quel gesto. "Ma non credere che sia un'alternativa alla morte ciò che il mio signore ti offre."
"Anche tu sei un traditore, ora." gli fa notare.
"Per una giusta causa." è la replica infastidita.
Ogni causa è giusta, sarebbe tentato di dirgli, ma è davvero così? Cosa rimane del suo sogno di governare su Asgard? Due bracciali forgiati dai nani e una verità che avrebbe preferito essergli taciuta per sempre...
Sente i passi leggeri di Frigga e quelli sgraziati di Thor farsi più vicini e decide che l'esitazione non è una caratteristica che gli si addice.
Prendere tempo... è quel genere di cosa che farebbe l'uomo di latta. Ma Tony Stark non è un modello che ha intenzione di imitare.
Ricordare quell'individuo non gli è di alcun aiuto per mantenersi lucido. Ancora non gli è ben chiaro il motivo per cui l'anonimo Ares dovrebbe volere la sua testa. Loki non lo ha mai sentito nominare e di certo non può essere un seguace di Thanos.
Avanza di un passo. Non è mai stato bravo quanto Thor nei combattimenti corpo a corpo, ma potrebbe cavarsela abbastanza a lungo per permettere...
Permettere a chi? Chi tra tutti quei presenti vorrebbe aiutarlo?
Loki non ha intenzione di morire. Di certo non lì, davanti a tutto quel pubblico sgradito.
Non ha intenzione di rinunciare tanto facilmente ai suoi propositi di vendetta. Se non può essere il re di Asgard o il sovrano di Midgard...
Che cadano insieme a me!
Loki non ha dubbi e sorride mentre il piano prende forma nella sua testa. Ucciderà quel misero insetto, salverà gli ostaggi e otterrà la clemenza di Odino. Riavuta la fiducia di Thor e del Padre degli dei, sarà semplice -semplice come la prima volta che lo ha fatto- ingannare tutti loro.
 
 
Non lo farà, non lo farà.
Thor continua a ripeterselo: Loki non li seguirà, non avrebbe senso, non può tradire loro padre un'altra volta.
Non può permetterlo e fa per superare sua madre, quando Frigga lo ferma.
"Aspetta." dice calma. "Lascialo agire come meglio crede."
"Ma madr-"
Frigga lo interrompe e Thor si chiede a cosa serve essere il possessore di Mjolnir in una simile situazione.
Vorrebbe avere la certezza di sua madre, ma tutto ciò che sa è che quella potrebbe essere la loro ultima occasione per impedire a Loki di compiere altre follie.
 
 
Sif non ha mai provato simpatia per Loki e non ha mai nascosto di preferire Thor al fratello. Quando sia nato quel sentimento, lei non saprebbe dirlo, ma è stato rimorso e colpa ciò che ha provato il giorno in cui il Bifrost è andato distrutto e il dio degli inganni perduto nell'infinità dell'universo.
Perfino adesso, mentre guarda Loki avanzare verso lo sconosciuto nemico, crede che non sia la morte la condanna più adatta per qualcuno come lui.
Se morisse sarebbero gli altri a portare il peso della sua scomparsa e Sif non riuscirebbe a sopportare di scorgere tristezza negli occhi di Thor.
Frigga, probabilmente, sarebbe la più provata per quella perdita, ma nemmeno l'animo del Padre degli dei ne uscirebbe inalterato.
Sif detesta Loki e il sentimento è reciproco, ma non riesce a togliersi dalla mente lo strano sguardo di complicità che Freya e il dio degli inganni si sono scambiati.
"Lasciateli e verrò con voi." dice Loki.
Andrai? Un gesto eccessivamente altruistico, non credi?
Sif è nata per essere una guerriera; è ciò che ha sempre voluto essere ed è ciò che è diventata.
Ha sempre messo i sentimenti in secondo piano; perché altrimenti come puoi trucidare un'intera razza e riuscire a sopravvivere al rimorso?
"Se tenterai di ingannarmi..." avverte il giovane asgardiano "...la ragazza morirà." prosegue indicando Freya.
Sif non ha mai apprezzato la cugina di Thor, non che Freya fosse irritante o scostante come Loki, ma era... diversa. Non è mai stata capace di capire le sue scelte, le sue ragioni, e non ha mai visto in lei nulla di eccezionale.
Ma in questo momento non può fare a meno di chiedersi se come con Loki, anche con Freya non sia riuscita a guardare oltre l'apparenza.
L'occhio di Odino è tornato a volgersi verso il figlio e la nipote con aria grave. Come re, il Padre degli dei è di fronte ad un complicato dilemma e, in quanto guerriera, Sif sa che sta valutando le migliori possibilità di successo.
"Pensi che possa importarmi della sua vita?" obietta Loki, suscitando un grugnito da parte di Thor.
Sif fa un cenno in direzione dei Tre guerrieri e insieme si appostano alle spalle di quattro nemici. Valuta che se saranno veloci le possibilità di vittoria aumenteranno notevolmente.
"Questi ostaggi non sono nulla per me, ma se fate loro del male non avrete una sola possibilità di uscire vivi da qui." fa notare Loki, con l'aria di chi troverebbe più stimolante parlare con una pietra.
Sif avrebbe voglia di afferrarlo per i capelli e raparlo a zero, come lui fece con lei, solo per togliersi la soddisfazione di fargli provare la stessa umiliazione che patì in passato.
"Dieci miseri e deboli ostaggi. Ecco quanto vale il principe degli inganni." sogghigna il guerriero. "Un prezzo irrisorio."
"Ma, almeno, io lo ho... un prezzo." sibila Loki.
Non fosse troppo impegnata nel ricordare a se stessa di odiarlo, Sif apprezzerebbe la capacità di Loki di ottenere sempre l'ultima parola su tutto.
Ogni ostaggio viene spinto in avanti. Freya e Loki si incontrano a metà strada e Sif spera davvero che sia stato un caso lo sfiorarsi di dita tra i due.
O, forse è lei, che dopotutto sta dando inutile importanza ad un dettaglio insignificante.
Loki alza le mani in segno di resa e due asgardiani sconosciuti lo afferrano per le braccia, impedendogli di fuggire.
"Fermateli!" L'ordine di Odino è ciò che fa scattare Sif in avanti, gettando a terra uno dei traditori.
Thor si muove rapido verso il fratello, ma qualcosa che Sif non riesce a vedere lo blocca.
Cosa stai aspettando, Thor?
L'uomo che ha sotto di sé si agita e la ferisce lievemente ad una mano, ma lei non molla la presa. Stringe l'elsa della spada e la sbatte con violenza sulla testa dello sconosciuto.
"Fai la nanna." suggerisce prima di alzarsi per passare al nemico successivo.
 
 
Loki sogghigna, soddisfatto dell'ennesimo inganno che ha creato. La vittoria è una sensazione sublime e lui intende godersela fino in fondo, anche se è solo grazie all'aiuto di Freya che è stata possibile quella messa in scena.
Loki osserva il suo doppio sé tra le mani dei due traditori mentre svanisce come foschia mattutina. La folla esplode in un boato incredulo mentre lo sguardo di tutti si sposta su di lui.
Thor è stato fermato da Freya che probabilmente gli sta facendo notare la novità. "Cosa significa?" la domanda del dio del tuono è piuttosto scontata e il suo sguardo cerca immediatamente la presenza dei due braccialetti.
Loki vorrebbe ridere, e sarebbe quasi tentato di dire al suo pubblico chi si nasconde dietro la maschera indossata da Freya, ma l'idea che potrebbe sfruttare in futuro quella conoscenza a suo vantaggio lo ferma.
Non solo lei è una dominatrice del Seiðr, ma è anche piuttosto dotata, e Loki non si capacita di come abbia potuto apprendere quell'arte.
"Loki?" Odino lo sta raggiungendo e la sua è una domanda che non può evitare.
Frigga si sposta di lato "Sono stata io. Ho celato il vero Loki con l'aiuto del Seiðr e ne ho creato una copia illusoria. È mio figlio, signore di Asgard."
Lo sguardo di Odino si addolcisce appena, ma quello di Frigga non lascia gli occhi di Freya.
"È la verità?"
Loki annuisce, ma non capisce perché rispondere visto che ogni sua risposta è vista con sospetto. In ogni caso deve apparire davvero sincero -o forse Odino è semplicemente invecchiato?- perché il Padre degli dei si porta la mano al mento, meditando su quanto accaduto.
Freya sta conversando con Thor e a Loki non piace il modo in cui sta tentando in tutti i modi di andarsene. Sif li raggiunge e lui è costretto a voltarsi verso la regina che lo osserva preoccupata.
"Ho suggerito io a Loki come agire."
Frigga si sta prendendo una responsabilità che non le compete e Loki si chiede se sua madre sappia quanto ciò può essere rischioso. Vuole salvarlo? Alleggerire la pena che Odino esprimerà?
Se non fosse tanto preoccupato per le sue sorti, Loki le urlerebbe che la giustizia di Odino non lo spaventa, che la affronterà con gioia, ma è una menzogna e la sua mente ne è perfettamente consapevole.
Solo uno sciocco o uno stupido non temerebbe il Padre degli dei e lui non è quel tipo di individuo.
"Ho salvato la vita degli ostaggi." interviene Loki, rincarando la dose. "Asgard mi è debitrice di dieci vite."
Sif si volta di scatto e lo sguardo che gli rivolge è puro odio. Lui rimane impassibile.
"Il vostro giudizio deve essere mutato, padre." C'è sollievo nel modo in cui Thor pronuncia quella frase e Loki ne rimane turbato. Era davvero la morte ciò che il Padre degli dei aveva in serbo per lui?
No, lui era suo...
Figlio? Non sono mai stato suo figlio. Ha sempre preferito Thor, ha sempre...
Odino gli da le spalle e Loki vede perfettamente il turbamento di Freya quando il re di Asgard si rivolge a lei.
"Mio fratello era un uomo saggio. Hai ereditato questa sua caratteristica, Freya?"
"Non credo." è la risposta guardinga.
Odino accenna ad un sorriso e Loki trova quel gesto sospetto.
"Dunque che sia questo il mio giudizio: Loki Odinson rimarrà privo dei suoi poteri, ma potrà tornare a vivere a palazzo riprendendo su di sé il titolo di principe. Tuttavia, i suoi movimenti verranno sorvegliati e così sarà finché io non gli concederò il mio perdono."
C'è silenzio nella sala e Loki non dubita che tutti quegli asgardiani sognassero di poter ammirare la sua testa mozzata e appesa alle mura di Vàlaskjàlf.
Da parte sua, si ritiene soddisfatto.
Odino gli ha offerto la migliore possibilità possibile per mettere in atto la sua vendetta e Loki non intende sprecarla.
 
 
 
 
 
Capitolo betato da: Jales
 
[1]              Hliðskjálf: nome con cui è noto il trono di Odino.
[2]              Gungnir: nome della lancia di Odino.


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