"Pensi che un giorno potremmo essere liberi di amarci?" chiese il riccio, alzando la testa incrociando quell'azzurro così bello, così vero, ma allo stesso tempo stanco.    
Ma che ogni volta che quel suo verde smeraldo li incrociava, si sentiva morire. Sentiva il cuore battere fortissimo contro la cassa toracica, gli sudavano le mani e il cervello gli  andava in pappa, non facendolo quasi più ragionare, e anche perché, in quei suoi occhi azzurri, non ci leggeva ormai più la determinazione di anni prima, facendo scomparire il Louis di una volta, lasciando - forse - solo una piccola parte, e il resto inghiottito dal Louis fragile, debole e stanco che è adesso.
"Non lo so Harry.. ma so solo una cosa in questo momento." rispose il moro, distogliendo lo sguardo, per pochi secondi, da quel verde che ama più di lui stesso. 
"Cosa?" chiese incuriosito Harry, avvicinandosi leggermente a quelle labbra fini e rosee, quel rosa che a lui piace fin troppo.  
"So di amarti, Harry, con tutto me stesso." rispose lui, con una dolcezza quasi strana per Harry, visto che Louis esprimeva i suoi sentimenti con i gesti e con i silenzi, e mai con le parole.
A Harry non servivano le parole, gliele leggeva negli occhi quelle che il maggiore non riusciva a dire.
Ci furono dei secondi di silenzio. Ma loro sanno cos'è il silenzio, lo usano per comunicare. 
Quel silenzio che non è imbarazzante per nessuno dei due, perché quel silenzio è un silenzio di parole mai dette, di baci mai dati, di carezze mai fatte, di nottate passate a guardarsi uno negli occhi dell'altro, e ognuno scavava dentro l'anima della persona di fronte a loro. 
"Ti amo pure io, Loulou." disse alla fine Harry, baciandolo. 
Quelle labbra si incrociarono per la milionesima volta. Ma ogni volta era diverso, ogni volta c'era sempre più amore, sempre più paura che tutto questo potrebbe finire da un momento all'altro. Paura di non potersi più guardare, di non potersi più abbracciare, di non potersi più parlare, di non potersi più appartenere.. ma più di tutto, di non potersi più amare. 
Avevano paura. 
Paura di essere costretti a non amare. A loro serviva, serviva per andare avanti, per combattere, per opporsi agli altri. A quelle persone senza cuore, che li vedevano solo come uno scherzo della natura, che vedevano quel loro amore.. un amore sbagliato, impossibile, strano, ma sopratutto diverso. 
E lì, in quel salotto, in quella fredda notte di novembre, con la neve che si posava delicatamente al suolo e l'unico rumore in quella stanza era il camino che scoppiettava, fecero l'amore. 
Perché sì, sì amano, e nessuno al mondo farebbe loro cambiare idea. 
Perché il cuore non si comanda, quella persona entra piano, senza far rumore, senza chiederti di poterlo fare. E quando te ne accorgi, è già troppo tardi, perché quel qualcuno si è già impossessato di te, del tuo cuore, della tua mente e non ti lascerà mai andare. 

E poi ti renderai conto che, affianco a lui, ti sentirai la persona più felice della Terra.