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Autore: Momo94    11/10/2013    2 recensioni
"Era passato un po' di tempo e Lucy stava ancora fissando la lettera che teneva tra le mani. L'aveva letta e riletta e ancora non si capacitava di quello che c'era scritto. stava vendendo a salvarla, le mancava e presto l'avrebbe liberata.... ma liberata da cosa? Perchè mai avrebbe dovuto salvarla?"
Questa Fanfiction è ambientata in un mondo alternativo, in cui la magia sta cominciando a sparire e un re tiranno cerca in tutti i modi di impadronirsene, sottraendola con la forza agli altri. E poi c'è una ragazza che tenta di recuperare il suo passato e una gilda che cerca di spodestare il tiranno.
Questa è la mia prima fanfiction, quindi vi prego abbiate pietà di me e perdonate i miei orrori xD
Ah, anche se all'inizio può non sembrare cosi, questa fanfiction è incentrata sulla coppia Nalu, ma lascerò spazio anche ad altre coppie:)
[primo capitolo modificato]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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“Dal momento in cui veniamo al mondo noi siamo liberi.
Non importa quanto forti saranno coloro che ci negheranno quella libertà.
Combatti! Non importa quanto crudele e ingiusto sia questo mondo. Combatti!”
-Shingeki no Kyojin-

 

 

“Tutti stanno morendo” due braccia l’avvolsero e la strinsero a se. Stava tremando e mentre tremava la sua presa si fece più stretta nella paura che se l’avesse lasciata andare avrebbe perso anche lei. “Tutto questo è troppo persino per me.” La sua voce era incrinata, una sfumatura di dolore in quelle parole. “Ti prego Lu, non te ne andare. Non sopporterei di perdere anche te.” Lei gli mise una mano sulla testa e lo accarezzò delicatamente, mentre un lacrima solitaria le solcava il viso.
 

Lucy si svegliò di colpo. Aprì gli occhi e la scena che si ritrovò davanti era totalmente diversa da quella che aveva sognato prima. Cos’era stato? Era un ricordo? Le era sembrato così reale. Quel ragazzo… non era riuscita a riconoscerlo, il viso nascosto nell’incavo del suo collo. Tutto ciò che era riuscita a vedere era una chioma rosa e delle braccia possenti. Chi era? Quando l’aveva abbracciata ricordava di aver sentito uno strano calore nascerle nel petto. Qualcosa si stava muovendo, stava cominciando a ricordare.
“ehilà, bella addormentata!” quella voce interruppe il flusso dei suoi pensieri e spense le domande e i dubbi che cominciavano a tormentarla. Volse lo sguardo davanti a se: Sting Eucliffe la stava fissando“che hai? Hai avuto un incubo per caso?” Lucy alzò un sopracciglio “no, perché scusa?” senza dire nulla il ragazzo allungò una mano verso di lei e con un dito le sfiorò una guancia. Colta di sorpresa da quel gesto, Lucy arrossì vistosamente e abbassò lo sguardo. “Hai pianto” ancora rossa in viso, portò una mano alla guancia e sentì che le dita le si inumidivano al contatto con la pelle. Sting aveva ragione, senza che se ne fosse accorta, mentre dormiva aveva pianto. “che è successo? Cos’hai sognato?” la biondina tornò a guardarlo: aveva lo sguardo serio, gli occhi su di lei.
Occhi impenetrabili e indecifrabili stavano cercando di capire cosa si celasse dentro lei, quale oscuro segreto e quale peso la stesse opprimendo. Era preoccupato. A quella preoccupazione Lucy rispose d’istinto mostrando un sorriso gentile “Non ricordo. Sarà stato solo un brutto sogno”. Sting la fissò ancora per qualche secondo, come se aspettasse di sentire altro e poi tornò a guardare il panorama al di fuori del finestrino della carrozza. Da ore erano in viaggio verso il regno di Lotus.
Lucy tornò con la mente a quella mattina.
Si era svegliata di buon ora ed era scesa per la colazione. Come sempre, la sua giornata era stata rovinata dall’incontro con il padre nella sala da pranzo.
Snow Heartphilia le aveva comunicato che sarebbe dovuta partire per andare nel regno di Lotus. Il giorno seguente si sarebbero tenute le nozze del principe di quel regno e il re di Fiore era stato invitato al matrimonio. Ma, come le aveva detto il padre “Questi non sono di certo tempi in cui un uomo come me può perdere tempo a sollazzarsi ai matrimoni altrui. La guerra incombe, non ho tempo per partecipare a feste o balli.”
Quindi aveva deciso di mandare sua figlia, la principessa di Fiore,a fare le sue veci. “sarà anche un’occasione” aveva continuato il padre, lo sguardo sempre severo e rigido su di lei “per pensare al tuo di matrimonio. Ci saranno molti pretendenti, eredi di regni potenti e ricchi che farebbero la fila per la mano della figlia di Snow Heartphilia.” E aveva concluso congedandola con un gesto frettoloso della sua mano. Senza neanche interpellarla, aveva deciso per lei e Lucy non aveva diritto di replica.
A quel pensiero la ragazza sbuffò. Sting si girò verso di lei “e ora che hai? Per caso ti annoi biondina?” La ragazza gonfiò le guance “non c’entra niente la noia, e smettila di chiamarmi biondina! Sono la tua principessa, dovresti portare maggiore rispetto a chi è al di sopra di te!” il ragazzo scoppiò a ridere. Lucy perplessa, lo fissò finchè non smise. “oh, chiedo umilmente scusa mia principessa! Potrà mai perdonarmi?” Lucy sbuffò di nuovo e tornò a guardare il panorama. Il suo sguardo vagava tra i folti alberi delle foreste e i verdi ed infiniti campi.
Di certo non era la noia la fonte della sua insofferenza. Quell’insofferenza aveva un nome, Snow Heartphilia. Era il padre, era sempre lui la causa del suo malumore. Faceva sembrare tutto così soffocante, anche il solo respirare le risultava faticoso in presenza di quell’uomo, con quei suoi occhi severi sempre puntati su di lei, costantemente impegnati a giudicarla e a criticarla.
E nell’ultimo periodo era fissato con la storia del matrimonio. Continuava a parlarle del fatto che ormai fosse giunto il tempo di sposarsi, che là fuori era pieno di pretendenti che aspiravano alla sua mano, che presto le avrebbe trovato un ottimo marito di un regno importante. La loro unione, diceva il padre, avrebbe portato grandi benefici al regno di Fiore.
Ma a Lucy tutto questo non importava.
Il pensiero di doversi sposare con qualcuno che non amava la disgustava. Anche se fosse stato per il bene del regno, lei non lo avrebbe mai accettato. “Odio quando le persone credono di avere il diritto di decidere il tuo futuro.” Senza neanche accorgersene aveva espresso quel pensiero ad alta voce. Quelle parole attirarono l’attenzione del ragazzo seduto davanti a lei che si girò di scatto. “Che hai detto biondina?” Lucy si portò una mano alla bocca, imbarazzata “uhm, no niente! Lascia stare” un risolino finto le uscì dalla bocca “parlavo da sola”
Senza dire nulla, il biondo si sporse in avanti e si avvicinò a lei, il suo volto a pochi centimetri da quello della ragazza. Lucy rimase immobile, incapace di reagire a quel gesto così improvviso, mentre un leggero rossore cominciava a propagarsi per tutto il suo viso. Non era tanto il fatto di avere il viso del ragazzo così vicino al suo che la imbarazzava ma erano i suoi occhi, così scuri e penetranti, le sembrava che volessero sempre leggerle dentro.
“C-che c’è?” fu tutto quello che riuscì a dire per scacciare l’imbarazzo “Devi smetterla di avere segreti” e detto questo, come se niente fosse, Sting si allontanò di nuovo da lei e volse lo sguardo verso il panorama. “C-cosa? Non capisco che intendi” si finse vaga per nascondere l’imbarazzo. “Sei così distante” fu quasi un sussurro impercettibile che però non sfuggì alle orecchie della ragazza.
Quelle parole arrivarono dirette addosso a Lucy e si conficcarono come una lama nel suo petto.
Con la mente rievocò quella sera sulla terrazza di Crocus. Lui l’aveva guardata dritta negli occhi e le aveva rivelato la verità sul suo passato. E tutto ciò che le aveva detto, era la riprova di come lei fosse sempre stata debole e sola. Debole, così debole da appoggiare la tirannia del padre, così sola da ingannare chi non lo meritava.
E da quella notte in poi la sua vita non era più stata la stessa di prima. Ora viveva con la consapevolezza che mai sarebbe stata felice.
E mille domande ancora la tormentavano. Nonostante Sting avesse detto di essere suo amico, lei non riusciva ancora a fidarsi del tutto di lui. “sei sempre stata dalla parte di tuo padre, sei sempre stata una di noi”
Quelle parole erano marchiate a fuoco dentro di lei e mai se ne sarebbero andate. Ma qualcosa non tornava, se tutto quello che le aveva detto Sting era vero, allora cosa significavano le lettere di Natsu?!
Se lei aveva ingannato Fairy Tail, allora perché quel ragazzo le riservava ancora tutte quelle parole dolci e piene di calore?! Perché diceva di volerla salvare? E da cosa poi? Lei era a casa, da cosa sarebbe dovuta scappare?
Troppi dubbi e troppe domande la tormentavano, domande alle quali sentiva che neanche Sting avrebbe potuto darle una risposta.
“Sei così distante” aveva ragione. Da quando era tornata alla sua vita da principessa era sempre stata così sola e mai a nessuno era riuscita a rivelare i propri sentimenti e le proprie paure. Si era chiusa in se stessa, rifugiandosi dietro uno scudo di falsi sorrisi e inchini di circostanza. E ora che aveva trovato qualcuno disposto ad esserle amico, qualcuno con cui condividere le proprie paure lo stava allontanando a causa delle proprie insicurezze.
“Sting, io..” stava per continuare ma la carrozza si fermò di colpo interrompendo quel momento.
Dopo qualche istante lo sportello si aprì e ad accoglierli vi trovarono la figura di una delle tre guardie sotto il comando di Sting che il padre si era premurato di metterle al servizio. “Che sta succedendo?” Disse il biondo con fare serio.“Comandante, la strada da qui in poi diventa tortuosa,  impossibile da percorrere con le carrozze.” Un misto di rabbia e preoccupazione stava oscurando il volto del ragazzo, mentre Lucy osservava la scena in silenzio. “Non c’è nessun altra strada che possiamo fare?” Il soldato abbassò lo sguardo avvilito “Sono spiacente, ma intraprendere un altro percorso ci farebbe impiegare molto più tempo, potrebbero volerci ore, per non dire giorni e non sappiamo a dove potrebbe portare. Questa è l’unica soluzione.” Sting strinse i pugni e abbassò lo sguardo ormai rassegnato alla situazione. “Capisco” e senza aggiungere altro scese dalla carrozza. “Hey, che sta succedendo?” disse Lucy, sempre più confusa. Il biondo si voltò verso di lei e le porse una mano per aiutarla a scendere “Scendiamo. Da qui in poi cammineremo.” Lucy allungò una mano verso quella di Sting e scese dalla carrozza.
Si guardò intorno: davanti a loro si estendeva una fitta boscaglia dall’aria lugubre. Una leggera brezza le accarezzò la pelle e la fece rabbrividire, mentre un sorriso le si posava sulle labbra.
E più la preoccupazione di Sting aumentava, più una sensazione di piacevole euforia le pulsava nel petto, tra un battito e l’altro del suo cuore, perché per la prima volta da quando aveva memoria avrebbe visto il mondo. Per la prima volta avrebbe camminato lungo verdi prati, avrebbe assaporato la leggera brezza del vento sulla propria pelle, avrebbe visto con i propri occhi il colore delle foglie e avrebbe udito il canto degli uccelli. Non sarebbe stata rinchiusa dietro delle mura, ma sarebbe stata libera, libera di vedere come fosse veramente il mondo.
 A quel pensiero, le tornò in mente ciò che le aveva detto Spetto-san prima di partire. L’aveva presa in disparte e le aveva sussurrato all’orecchio, la voce seria e icrinata dalla preoccupazione, “signorina, state attenta durante il viaggio. Il mondo là fuori è cambiato, non è più lo stesso di prima.” . Il ricordo di quelle parole spense il sorriso della ragazza che si nascose dietro la solita espressione di gelido distacco.
Chissà che cosa aveva voluto dire Spetto-san con quella frase. Pensò Lucy.
“Hei, tutto bene?” una mano si posò sulla sua spalla e la riscosse dai suoi pensieri. Si girò di scatto e incontrò il volto di Sting. La ragazza portò una mano in avanti come per scacciare qualcosa e sorrise “si si, stavo solo pensando. Allora qual è la situazione comandante?” Sting la fissò per qualche secondo in silenzio e non vedendo nessuna reazione da parte di lei sbuffò e prese parola “da qui in poi è impossibile proseguire con le carrozze, quindi andremo a piedi.” Lucy lo fissò perplessa “e i bagagli? Come faremo per i bagagli?” “due guardie si occuperanno dei bagagli. Cercheranno un’altra strada percorribile con le carrozze e le scorteranno fino al palazzo di Lotus. Solo che non possiamo sapere quanto ci impiegheranno, la strada potrebbe essere molto più lunga e potrebbero volerci giorni.” Lucy annuì “Capisco. Bhe, speriamo arrivino in tempo o non avrò di che mettermi per il matrimonio.” “Bene, prepariamo il tutto e partiamo.”
Dopo circa mezz’ora tutto era pronto per partire; Sting, Lucy e una delle guardie reali si misero in cammino verso la foresta che si estendeva davanti a loro mentre le altre due guardie scortarono le carrozze nella direzione opposta.
La guardia reale si avviò per prima inoltrandosi nella foresta; Lucy fece per incamminarsi ma fu subito bloccata. Sting la prese per un braccio e l’attirò a sé, avvicinò la sua bocca all’orecchio di Lucy “Non ti allontanare da me per nessun motivo al mondo. Qualsiasi cosa accada, resta sempre accanto a me!” quasi come un sospiro, le parole le corsero come un brivido lungo la schiena e il modo in cui le aveva pronunciate la fecero raggelare dentro. Incapace di ribattere, non poté fare altro che annuire. “Bene, se hai capito possiamo andare.” Senza aspettare alcuna risposta da parte di Lucy, Sting le passò avanti e entrambi si incamminarono verso la foresta.
Poco prima di inoltrarvisi, la ragazza dai capelli biondi si voltò per un’ultima volta: le carrozze se n’erano già andate e ora solo una stradina isolata e verdi campi contornavano il panorama davanti a lei. D’un tratto una leggera brezza si levò accarezzandole la pelle e spingendola verso la foresta, come se la stesse invitando ad entrare. Si girò e senza esitare un altro istante si inoltrò nel fitto bosco con una strana sensazione a martellarle in petto.
 
Era passato parecchio tempo, forse delle ore, e loro continuavano a camminare.
Camminavano e passo dopo passo tutto ciò che trovavano erano alberi, centinaia e centinaia di alberi.
Per fortuna Lucy si era vestita abbastanza comoda per il viaggio: indossava un vestito corto sul verde, la gonna le cadeva morbida poco al di sopra del ginocchio, un nastro azzurro legato in vita era l’unico ornamento di colore diverso rispetto al vestito e le spalline le cadevano delicatamente sulle spalle e indossava scarpe abbastanza comode, niente tacchi, quindi non sentiva male ai piedi e camminare risultava molto più comodo.
Sbuffò, stanca per il camminare e annoiata dalla situazione e dal paesaggio, solo alberi e un silenzio assordante intorno a loro. Neanche il canto degli uccelli si udiva in quell’immensa foresta, solo il fruscio del vento e il loro respiro. “Ma quanto manca?” si azzardò a domandare Lucy, che da quando si erano messi in cammino non aveva proferito parola, così come avevano fatto i suoi due compagni di viaggio. La guardia reale si voltò leggermente verso di lei senza però accennare a fermarsi. “Non lo sappiamo con certezza principessa. Secondo le nostre carte non dovrebbe mancare molto” Lucy sbuffò di nuovo “Se avessi saputo che avrei dovuto camminare, avrei scelto qualcosa di molto più comodo da indossare, anche se credo di non avere qualcosa di più comodo di questo.” La guardia accennò un sorriso “abbiate pazienza principessa, tra breve supereremo la foresta.” Lucy si sentì rincuorata da quelle parole e dal suo sorriso che a sua volta ricambiò con maggior vigore. Non sembrava una brutta persona, quella guardia. Doveva smetterla con tutti quei pregiudizi, solo perché era al servizio del padre non significava fosse una brutta persona.
Se ci pensava bene, anche Sting era al servizio di Snow, eppure era suo amico.
Amico. Alzò lo sguardo verso il ragazzo che le stava davanti. Sting non aveva detto una parola da quando si erano inoltrati nella foresta, lo sguardo sempre vigile e l’espressione seria di chi non deve lasciarsi sfuggire niente.
Davvero poteva considerarlo suo amico? Lui si era dichiarato tale, ma lei ancora non lo sapeva.
D’altronde quando non sai nulla di te stessa, come puoi fidarti di qualcuno se non riesci neanche a fidarti di chi sei te?
Pensò la ragazza che senza neanche accorgersene, si era fermata. Alzò lo sguardo e vide che gli altri due stavano proseguendo senza di lei e la stavano distanziando, probabilmente non si erano accorti che si fosse fermata.
Affrettò il passo per raggiungerli ma senza neanche accorgersene urtò un grosso ramo per terra e inciampò.

 
Correva. Il respiro era sempre più affannato e le gambe stavano cedendo. Ma continuava a correre. Tra i fitti alberi del bosco lei correva. Più veloce che potesse ma mai abbastanza. D’un tratto le gambe le cedettero e cadde.
In ginocchio, fissò per qualche secondo il nulla e poi si accasciò a terra, priva di sensi, le parole del ragazzo ancora in testa “Scappa Lucy”.
Un grido disperato.
 

“Lucy!” la stava chiamando.
“Lucy mi senti?” qualcuno la chiamava. Quella voce...le era familiare. Sembrava preoccupato.
“Credo si stia svegliando” un’altra voce, meno familiare della prima ma sempre conosciuta.
Doveva svegliarsi.
Un mugolio le uscì dalla bocca mentre apriva gli occhi. D’improvviso la luce del sole che filtrava dagli alberi la colpì accecandola per un breve istante.
Si accorse di essere stesa a terra, l’erba morbida le solleticava gambe e braccia. Cos’era successo?
Tentò di mettersi seduta e subito qualcuno la prese da dietro e l’aiutò. Si voltò e vide una chioma bionda un paio di occhi scuri che la fissavano. “Finalmente hai aperto gli occhi” una nota di preoccupazione in quelle parole.“Cos’è successo?” Chiese la ragazza. “abbiamo sentito un tonfo e quando ci siamo girati vi abbiamo trovata a terra. Probabilmente siete svenuta.” Le rispose la guardia con fare gentile. Lucy gli sorrise, dopotutto sì,  sembrava proprio una brava persona.
Improvvisamente la testa cominciò a pulsarle. Si lasciò scappare una smorfia di dolore, mentre con le mani si massaggiava le tempie per placare il dolore.
“Che ti succede?” Sting si era sporto verso di lei. “mmm niente solo un po’ di mal di testa.” Smise di massaggiarsi le tempie e tornò a fissare i suoi due compagni di viaggio, le sue guardie del corpo. “Ora ricordo!” entrambi la fissavano con estrema attenzione. “Ho iniziato a correre per raggiungervi e sono inciampata in un ramo e sono caduta. Nella caduta devo aver battuto la testa ed essere svenuta.” La fissarono ancora per qualche secondo, poi il biondo si portò una mano alla testa sconcertato.
“Non ci credo. Sei così goffa che inciampi anche su un ramoscello.”
Lucy gonfiò le guance e si finse arrabbiata “Non era un ramoscello! Era un tronco, un tronco enorme! Mi stupisco come voi non siate caduti”. La guardia, imbarazzato, accennò un risolino e si portò una mano alla testa. Il viso del biondo tornò a scurirsi, la solita espressione seria a contornare il volto. “Ora che stai bene, proseguiamo. Dobbiamo arrivare a palazzo prima che cali la notte.” Lucy sbuffò di nuovo e aiutata dalla guardia si rimise in piedi.
Tornò ad osservare il ragazzo dai capelli biondi. Se lei si teneva a distanza da tutti, Sting non era da meno. Sempre così serio e indecifrabile, sembrava non lasciarsi toccare da niente e da nessuno, come se ciò che fosse al di fuori di lui non lo scalfisse. E appena Lucy tentava di far breccia in quello sguardo impenetrabile, lui la respingeva e si chiudeva in se stesso, con la solita espressione seria.
Quel ragazzo era un mistero, un po’ come lo era lei. Da un certo punto di vista, si poteva dire che loro due fossero simili, entrambi cercavano di respingere tutto ciò che si avvicinasse a loro. Forse era per questo che una volta erano amici come le aveva detto Sting.
La testa ricominciò a pulsarle. Stavolta la ragazza cercò di trattenersi, non voleva che i due compagni lo notassero. Era sicura di non aver sbattuto da nessuna parte e forse non era nemmeno inciampata. O per meglio dire, non era svenuta perché era inciampata su qualcosa.
Le immagini di quel sogno erano ancora vivide dentro di lei. Ma poteva considerarsi un sogno quello? Probabilmente no. Era sicura di essere lei quella che stava correndo. Ma perché correva? Qualcuno le diceva di scappare, ma da cosa? E poi quella sensazione. La sentiva ancora, anche se era stato solo un ricordo. Il cuore le batteva all’impazzata e le gambe le tremavano ancora. Quella era paura.
C’erano così tanti dubbi e così tante domande a cui desiderava dare risposta. Ma più guardava indietro, più il suo passato diventava oscuro e lei sprofondava nel nulla, avvolta da un’infinità di incognite.
 Sarebbe mai riuscita a ritrovare i suoi ricordi?
“Principessa tutto bene?” scossa dai suoi pensieri, Lucy si voltò verso la guardia e accennò un sorriso gentile “si certo. Partiamo!” fece per incamminarsi ma Sting la prese per un braccio e la attirò a se. Lucy fu come ipnotizzata dal suo sguardo, uno sguardo così profondo e penetrante dal quale non riusciva a fuggire. Avvicinò il volto a pochi centimetri dal suo “Ti avevo detto di non allontanarti da me per nessun motivo.” La ragazza, completamente paralizzata da quegli occhi non riuscì a proferire parola “Ti rendi conto di quello che ci hai fatto passare? Ho il dovere di proteggerti e di far si che non ti succeda niente, quindi non ti allontanare mai più da me!” la presa sul suo braccio si fece più leggera e successivamente la lasciò andare.
“Andiamo”.
 
In groppa al suo cavallo, ad un ritmo instancabilmente veloce, Gerard si dirigeva verso Crocus. Arrivò alle porte del palazzo e proseguì oltre, senza il minimo intoppo. Entrare in quel castello era diventato di una facilità estrema per lui, da tempo ormai nessuna guardia lo fermava per il riconoscimento.
Lasciò il cavallo ad uno stalliere e proseguì lungo l’enorme cortile.
Vi erano soldati ovunque, notò il giovane.
Molti più del solito.
Probabilmente Snow stava radunando altre pattuglie per spedirle in chissà quali luoghi a devastare e distruggere l’armonia di quei posti.
Avrebbe dovuto porre fine a tutto al più presto, o molti altri innocenti sarebbero morti per la pazzia di un uomo solo. Finalmente giunse davanti al grande portone che conduceva agli interni dell’imponente edificio. Erano mesi che non tornava in quel luogo e neanche per un secondo della sua lunga assenza aveva sentito la mancanza di quelle mura e delle persone che vi vivevano all’interno, ma era giunto il momento di tornare al proprio posto e di recitare la parte che il destino gli aveva affidato.
Il volto dipinto della solita compostezza, ritto sui suoi passi attraversò il salone principale e si avviò verso la sala reale.
Si fermò davanti ad essa, due guardie ne stavano bloccando l’accesso. Senza aspettare alcuna domanda da parte di esse, il giovane prese parola “Sono qui per incontrare il Re”. Una di loro si fece avanti “Mi dispiace ma il re ora non può essere disturbato”. Come? Davvero strano. Normalmente, lo avrebbero fatto passare senza discutere. Evidentemente non lo avevano riconosciuto. Fece un passo avanti, e in tutta risposta la guardia indietreggiò, intimorita dalla figura del giovane dai capelli blu. “Sono certo che potrà essere disturbato da me. Ora lasciami passare” fece un altro passo verso l’entrata della grande sala ma la guardia gli si parò di fronte impedendogli di passare. “I-impossibile. Ci è stato ordinato di non lasciar passare nessuno. Il re ha severamente imposto di non essere disturbato durante la sua riunione.”
Di nuovo strano. Avevano indetto una riunione e lui non era stato convocato. Il giovane dai capelli blu guardò perplesso l’uomo davanti a sé“Riunione?! Che genere di riunione?!”. Una voce alle sue spalle diede risposta alle sue domande “Una riunione per pianificare la guerra.”
Si voltò e alle sue spalle incontrò un viso a lui familiare “Minerva”pronunciando quel nome il volto del ragazzo non era mutato minimamente, conosceva fin troppo bene quella donna e sapeva di non dover permettere al suo spirito di vacillare davanti a lei o sarebbe stato scoperto e tutto sarebbe andato perduto.
“Bentornato Sieg.” la donna inclinò il volto e mostrò un sorriso maliziosamente sicuro di sé.
Sieg. Da mesi non sentiva quel nome ma era così che ormai era conosciuto. Da anni lui era Sieg Hart, ufficiale del regno di Fiore, un’altra pedina nelle mani di Snow Heartphilia.
“Sono mesi che non ti fai vedere e d’un tratto ti presenti qui con la pretesa di vedere il re?!” una risata uscì dalla bocca della donna “Non sei cambiato affatto Sieg. Ma come vedi, le cose qui a Fiore sono cambiate eccome.” Gli occhi blu del ragazzo incontrarono quelli scuri di Minerva e iniziarono una silenziosa lotta per vedere chi avrebbe ceduto per primo e abbassato lo sguardo. Ma nessuno sembrava voler cedere, così il ragazzo dai capelli blu prese parola “Poco fa hai detto che Snow sta pianificando una guerra.” A quelle parole un sorriso tornò a dipingersi sul volto della giovane.
Gerard ancora non lo sapeva, ma quel sorriso e le parole che ne seguirono lo avrebbero perseguitato per lungo tempo. E forse fu proprio in quel momento che il mondo intero fu percorso da un brivido raggelante.
Minerva si avvicinò a lui lentamente “Non una guerra mio caro Sieg, ma La guerra. Ora che la ragazza di Etherion è nelle nostre mani quella che il nostro re sta pianificando sarà la madre di tutte le guerre.”
 La ragazza di Etherion?! Com’è possibile?! Devo assolutamente dirlo ad Erza!
Mentre portava le braccia al cielo, come posseduta da uno stato di euforia, la donna dai capelli corvini e dallo sguardo spiritato pronunciò parole che rimbombarono per tutto il palazzo, e forse scossero persino il regno intero.
“Presto avrà inizio la guerra che porterà il mondo sotto il dominio del regno di Fiore. I più deboli soccomberanno e i più forti si uniranno a noi! Tutta la magia sarà nostra, solo nostra! D’ora in avanti avrà inizio la rivalsa degli esseri umani! Finalmente saremo noi i padroni di questo mondo!”
Gerard ne era certo, quel brivido che gli scorreva lungo la schiena e il tremore propagatosi per tutto il corpo appartenevano alla paura, una paura che mai in vita sua aveva provato.
La paura per un futuro avvolto nelle fiamme.
E la terribile sensazione che ora gli opprimeva il petto lo rendeva incapace di muovere un solo passo.
Allora era questo il vero terrore, la sensazione che tutto ciò che quella donna aveva detto si sarebbe presto realizzato e che il mondo non avrebbe avuto altra scelta che soccombere nel buio più profondo.



 
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*Angolo delle scuse*
Gomen!!!! Comincio subito scusandomi per la mia assenza, sono mesi che non pubblico un capitolo! In mia difesa posso dire che tra la maturità, le vacanze (ero via e non avevo nè internet nè computer con me), tra l'inizio dell'università ho avuto davvero poco tempo per la Fanfiction!!! Non so se ci sarà ancora qualcuno che leggerà questa fanfic, però lo spero tanto:)
Passiamo al capitolo!:) Lucy sta cominciando a ricordare qualcosa, anche se i suoi ricordi sono ancora molto confusi. Chissà cosa le sarà capitato veramente! il suo passato è ancora avvolto nell'oscurità per ora.
E poi c'è pure la questione di Gerard, di Minerva e della guerra che Snow sta preparando.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi, commentarmi e leggermi ahahah:D
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo capitolo e della fanfiction in generale, quindi se avete voglia lasciate un commentino:)
Ringrazio tutti voi che leggete, seguite e commentate!!! E come sempre ringrazio Fairy_giulia per avermi aiutato con il capitolo♥
Alla prossima:)
Momo94

 
 
 
  
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