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Autore: Drew Bieber    11/10/2013    2 recensioni
Casa nuova, città nuova, scuola nuova, persone nuove e una madre e un fratello nuovi per Tory. Una ragazza di 14 anni la cui vita ora è completamente cambiata. Con la perdita della madre da più di 6 anni, ora vive ad Atlanta e sarà tutto diverso per lei. Per saperne di più leggete il primo capitolo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tra me e Justin è stata tutta un’illusione. Dopo esserci chiariti pensavo che le cose sarebbero andate decisamente meglio, ma era meglio non darmi questa aspettativa. Ogni giorno che passava, Justin pensava  sempre più ad altre ragazze, negli ultimi mesi esce con alcune, va in discoteca e ne porta a casa due o tre, non mi considera più, l’unica cosa che è cambiata è quando ha qualche problema e vuole parlarmi, e quelli sono gli unici momenti in cui possiamo stare soli, ma non mi fa poi così tanto piacere, a volte non so perché ma mi stringe la mano o mi sta molto vicino, oppure mi dice delle frasi bellissime che per pochi minuti mi fanno ritrovare la speranza di poterlo riavere come mio vero amico, ma quella scintilla di illusione è un arma a doppio taglio, e finisco sempre per farmi più male del previsto. Ci sto perdendo le speranze, non ci provo più, inizio ad accettare che è inutile. Lui mi ha abbandonata. Questa casa, questa stanza, mi sembra vuota, troppo grande per non essere condivisa, ma è qui che sono è devo abituarmi alla solitudine che si sta facendo spazio in me. In compenso a tutto ciò ho trovato comunque qualcuno che mi può aiutare, o meglio qualcosa, che mi aiuta davvero, che mi libera da questa sofferenza. Perché ogni volta che prendo quella lametta e la metto sul braccio, quando cadono gocce di sangue, cadono gocce di veleno, così riesco a farlo uscire dalle vene, sentendomi meglio, sentendomi pura. È già da un po’ che mi taglio, da abbastanza tempo da non poter più smettere, da abbastanza tempo da rendere visibile i segni del mio dolore in modo permanente. È diventata un abitudine di cui vivo, ogni volta che Justin mi fa versare delle lacrime, la lametta mi va versare gocce di sangue, che mi sono sempre gradite, sono come le lacrime di felicità, solo che sono rosse, e se sporcano qualcosa … restano lì … per sempre, così è Justin, se ti spezza in cuore resta così per sempre, e né del sangue versato né un cuore spezzato sono cose che ti fanno sentire al settimo cielo, lo ammetto, per questo io in ogni taglio mi sento libera, perché per ogni taglio che mi provoca dolore cerco di convincermi che sto soffrendo solo per questo, che tutto questo che mi sta facendo Justin non c’entra niente, cerco di convincermi che non dipendo da lui, la mia felicità non è lui. Ecco perché ora mi ritrovo qui, in questa stanza, cercando di scappare dal mondo, dal male che si impossessa di tutte le anime di questa esistenza. È il mio modo di proteggermi. Voglio essere forte, ma la verità è che così peggioro solo le cose, ho le braccia e le gambe piene di tagli, sono così ferite che non ce la faccio più a tenermi in piedi ne tanto meno a tenere il cellulare in mano, non ho la forza di fare niente, neanche di andare avanti. A dire il vero è una cosa che speravo di tutto cuore, voglio solo morire in questo momento, voglio solo questo. Ma non prendo in giro nessuno, solo me stessa, Justin è la mia sola e unica felicità e questa parola non ha significato senza il suo nome, ma odio quando viene da me con quella faccia innocente come se non fosse successo niente, ignorando la mia tristezza. Non riesco più a riconoscerlo, Justin è la persona che mi rende felice ma allo stesso tempo che mi rende anche tremendamente triste, deve essere perché lui potrebbe rendermi felice ma non vuole. E non riesco a capire il perché. Perché mi ha detto che mi ama se ora mi sta facendo soffrire. Non è più il Justin di prima, quel ragazzo è scomparso. Per sempre. Tutti questi pensieri si fanno spazio nella mia mente, riempiendola completamente, e sono sempre più confusa, vorrei solo che Justin venisse, che aprisse la porta della mia stanza, che mi abbracciasse e che mi spiegasse tutto. Non posso andare avanti così. Continuo ad incidere la carne, facendo tagli sempre più profondi. Sento la voce di Justin che mi chiama. Scendo e lo trovo vicino il portone con una giacca addosso.
Justin: senti Tory, che ne dici se andiamo a fare un giro al centro commerciale, io e te da soli?
Io: ora?
Justin: si, ti va?
Io: si, certo … un secondo e sono da te
Justin: ok io ti aspetto in macchina
Ritornai in camera mia per prendere una felpa e subito esco per raggiungere Justin. Non me l’aspettavo una cosa così, però anche se so che sarà anche questa una delusione, la felicità non mi ci fa pensare, la mia felicità mi porta verso la tristezza, perché sono troppo ingenua per vedere il male in certe cose. Sto passando un sacco di tempo con Justin, quanto è passato, inizio a pensare che forse noi non ci siamo mai allontanati, era tutta una mia fantasia. Facciamo una passeggiata e vediamo le vetrine mentre parliamo. Entriamo in un negozio, diamo un’occhiata, ma il tempo di girami un secondo e trovo Justin che parla con una ragazza. Faccio finta di niente, gli do le spalle quando mi accorgo che sta per guardarmi, ho gli occhi lucidi ma cerco di restare forte. Guardo le maglie, i pantaloni, le felpe e mentre sono occupata in questo sento la sua mano sulla spalla. Mi ha trovato una maglia che potrebbe piacermi, infatti è così, lui ha sempre capito i miei gusti. Vorrei provarmela, ma è a maniche corte e se la metto mi lascia scoperte le braccia e si renderà conto dei tagli. Fingo che non mi piace e lo respingo, esco dal negozio arrabbiatissima, non ce la faccio a contenere le lacrime, ma provo a trattenermi, mi chiama gridando sempre più forte e mi fermo, senza voltarmi gli chiedo di ritornare a casa. Mi avvio verso la macchina. Durante il viaggio non abbiamo detto una sola parola, non voglio sentire la sua voce, le sue inutili parole, non voglio guardarlo negli occhi, perché so che non resisterei, lui mi rende debole, sempre, è sempre così, e lui ne approfitta, questo non lo posso cambiare. Appena arrivati, vado a chiudermi in camera e mi abbandono alle lacrime. È l’unica consolazione che mi rimane, questa e la lametta. Infatti, non potendone fare a meno, la prendo, l’ho messa in una pagina del diario che mi ha regalato mia madre prima che morisse, è una delle cose a me più care, in quella pagina c’è scritta la mia anima, tutti i miei sentimenti per Justin, il suo nome è coperto dal sangue. Mentre leggo quelle pagine non posso fare a meno di tagliarmi, una goccia cade sulla pagina, su una frase: “Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e non ho paura”, quella goccia cade sulla parola “non” ora la frase è “ Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e ho paura”, ed è così, ma ho paura perché le sue braccia non ci sono, e ho paura che non ci possano essere più. Poso il diario nel cassetto, con dentro la lametta, mi distendo sul letto e chiudo gli occhi. Ogni tanto sento il bruciore del sangue che esce dai tagli. Ogni volta resto sempre così, non ci metto mai niente per fermare il sangue, lo lascio scorrere, tanto non mi importa di quello che può succedermi, sono solo diventata un po’ più pallida. Inizio a pensare che forse è meglio andare a parlare con Justin, scendo giù, è in cucina, sto per raggiungerlo e lo sento parlare a telefono, con una ragazza. Mentre io ero preoccupata per quello che era successo, lui se ne stava così, calmo, a parlare a telefono. Ma che razza di persona è?, questa è la conferma che di me non gli importa più niente. Presa dalla rabbia prendo il vaso di vetro nella sala e lo butto per terra in preda al pianto. Cado in ginocchio, non ce la faccio più, non ne posso più di tutto questo. Ora come non mai vorrei tagliarmi fino ad uccidermi. Stringo tra le mani i frammenti i vetro, tagliandomi le mani, le schegge più piccole mi entrano nella carne, mi fanno malissimo, ma non è paragonabile al dolore che provo dentro di me, stringo i pezzi più grandi per farmi più male, il pavimento è pieno del mio sangue, come il vetro, anche i miei capelli e i vestiti, ma non mi importa, non mi può importare più di niente ora. Justin sentendo il rumore del vaso che è caduto e io che piango corre a vedere cosa è successo. Quando mi vede rimane allibito. Io grido con tutta la forza che ho, ma non per i tagli, ma per le ferite che ho al cuore. Justin si avvicina e cerca di allontanarmi, ma non gli do neanche il tempo di toccarmi che gli grido contro di andarsene. Vedendomi piena di sangue e il viso rosso inondato dalle lacrime ci rimane peggio di prima, me ne vado via in giardino, ma cerca di fermarmi, gli do uno schiaffo e resta lì fermo. Vado in piscina, cammino nell’acqua, finché non sono immersa fino al collo e nuoto fino sul fondo. Il sangue si sbiadisce sempre di più con l’acqua, e si puliscono le ferite, ma mi bruciano. Resto così per quasi cinque minuti completi, provo a resistere il più possibile, poi ritorno in superficie e tossisco forte. Ci mancava pochissimo. E avrei detto addio a tutto. Justin mi sta fissando dalla portafinestra, ha la parola delusione stampata in faccia, non mi importa, mi ha deluso così tante volte lui che questa è una stupidaggine, e poi a lui di me non gli importa niente, quindi ognun per sé. Dopo tutto questo meglio fare una doccia e una buona dormita.
Cinque giorni dopo
Tutto è completamente cambiato nella mia vita. Niente è come prima. Quei giorni in cui si respirava aria di felicità, mi sembra che non li ho vissuti, che sia stato solo un bel sogno e che ora ho appena aperto gli occhi, ritrovandomi nell’inferno. Da poco ho scoperto una cosa su Justin. Si droga. E non da poco, è quasi un mese ormai, e non lo sa nessuno, solo io e le persone che ora frequenta, che, come lui, si drogano anche loro. Porta sempre delle ragazze a casa, e io è come se non esistessi, lo fa anche quando ci sono mio padre e sua madre. Loro sono gli unici che si preoccupano per me. Anche i miei amici sono molto preoccupati per me,  loro sanno tutto, tranne che mi taglio, non glielo ancora detto, e non voglio, voglio dirlo solo ad Andrè, so che lui mi può capire, e so che mi vuole bene. Negli ultimi giorni mi ha invitato molte volte a casa sua, e lui viene da me, sono gli unici istanti di felicità che posso avere dalla vita ora, ma ogni volta che parlo con lui, rivedo Justin, e scompare tutto, come una rosa che appassisce. Vado ad aprire la porta per aprire a chi ha suonato il campanello, so che è Andrè, faccio un respiro profondo e spigo verso il basso la maniglia della porta, aprendola con lentezza. È lui. Mi saluta con un abbraccio forte e io ricambio, ci sediamo sul divano e iniziamo a parlare.
Andrè: allora tutto bene?
Io: si … e a te?
Andrè: tutto apposto
Io: bene
Andrè: devo dirti una cosa
Io: anch’io … è una cosa importante
Andrè: anche la mia per favore non ce la faccio più a tenermi tutto dentro
Io: cos’è?
Andrè: io e te siamo molto amici … e tu mi dici sempre tutto, e anch’io … ultimamente lo so che stai soffrendo molto per via di Justin, e io ti sono molto vicino perché non voglio che tu soffra … per questo io non voglio che la nostra amicizia si rovini … io ti voglio bene … e ultimamente mi sto rendendo conto che … tu stia diventando più di un’amica per me
Io: aspetta cosa vuoi dire?
Andrè: ah … che … ti amo
Io: cosa? Stai dicendo sul serio? Non mi stai prendendo in giro vero?
Andrè: no, tu mi piaci, mi piaci per davvero e ne sono sicurissimo, però che per te non è lo stesso non importa, non posso e non voglio costringerti, solo che dovevo dirtelo, perché davvero non ce la facevo più
Questa si che era una cosa che non mi sarei mai aspettata. Andrè mi ama. Wow. Io non sapevo cosa rispondere, non mi sembrava vero. Da un lato una piccola parte di me ha provato a vedere Andrè come mio ragazzo, ma non l’ho mai creduto sul serio. Ormai non potevo dirgli che non lo amavo, come non potevo dirgli il mio segreto. Era troppo felice per rovinargli quel bel momento. Justin: senti Tory, che ne dici se andiamo a fare un giro al centro commerciale, io e te da soli?
Io: ora?
Justin: si, ti va?
Io: si, certo … un secondo e sono da te
Justin: ok io ti aspetto in macchina
Ritornai in camera mia per prendere una felpa e subito uscii per raggiungere Justin. Non me l’aspettavo una cosa così, però anche se so che sarà anche questa una delusione la felicità non mi ci fa pensare, la mia felicità mi porta verso la tristezza, perché sono troppo ingenua per vedere il male in certe cose. Sto passando un sacco di tempo con Justin, quanto tempo è passato, inizio a pensare che forse noi non ci siamo mai allontanati, era tutta una mia fantasia. Facciamo una passeggiata e vediamo le vetrine mentre parliamo. Entriamo in un negozio, diamo un’occhiata, ma il tempo di girami un secondo e trovo Justin che parla con una ragazza. Faccio finta di niente, gli do le spalle quando mi accorgo che sta per guardarmi, ho gli occhi lucidi ma cerco di restare forte. Guardo le maglie, i pantaloni, le felpe e mentre sono occupata in questo sento la mano di Justin sulla spalla. Mi ha trovato una maglia che potrebbe piacermi, infatti è così, lui ha sempre capito i miei gusti. Vorrei provarmela, ma è a maniche lunghe e se la metto mi lascia scoperte le braccia e si renderà conto dei tagli. Fingo che non mi piace e lo respingo, esco dal negozio arrabbiatissima, non ce la faccio a contenere le lacrime, ma provo a trattenermi, mi chiama gridando sempre più forte e mi fermo, senza voltarmi gli chiedo di ritornare a casa, mi avvio verso la macchina. Durante il viaggio non abbiamo detto una sola parola, non voglio sentire la sua voce, le sue inutili parole, non voglio guardarlo negli occhi, perché so che non resisterei, lui mi rende debole, sempre, è sempre così, e questo non lo posso cambiare. Appena arrivati, vado a chiudermi in camera e mi abbandono alle lacrime. È l’unica consolazione che mi rimane, questa e la lametta. Infatti, non potendone fare a meno, la prendo, l’ho messa in una pagina del diario che mi ha regalato mia madre prima che morisse, è una delle cose a me più care, in quella pagina c’è scritta la mia anima, tutti i miei sentimenti per Justin, il suo nome è coperto dal sangue. Mentre leggo quelle pagine non posso fare a meno di tagliarmi, una goccia cade sulla pagina, su una frase “Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e non ho paura”, quella goccia cade sulla parola “non” ora la frase è “ Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e ho paura”, ed è così, ma ho paura perché le sue braccia non ci sono, e ho paura che non ci possano essere più. Poso il diario nel cassetto, con dentro la lametta, mi distendo sul letto e chiudo gli occhi. Ogni tanto sento il bruciore del sangue che esce dai tagli. Ogni volta resto sempre così, non ci matto mai niente per fermare il sangue, lo lascio scorrere, tanto non mi importa di quello che può succedermi, sono solo diventata un po’ più pallida. Inizio a pensare che forse è meglio andare a parlare con Justin, scendo giù, è in cucina, sto per raggiungerlo e lo sento parlare a telefono, con una ragazza. mentre io ero preoccupata per quello che era successo, lui se ne stava così, calmo, a parlare a telefono. Ma che ragazza di persona è, questa è la conferma che di me non gli importa più niente. Presa dalla rabbia prendo il vaso di vetro nella sala e lo butto per terra in preda al pianto. Cado in ginocchio, non ce la faccio più, non ne posso più di tutto questo. ora come non mai vorrei tagliarmi fino ad uccidermi. Stringo tra le mani i frammenti i vetro, tagliandomi le mani, le schegge più piccole mi entrano nella carne, mi fanno malissimo, ma non è paragonabile al dolore che provo dentro di me, stringo i pezzi più grandi per farmi più male, il pavimento è pieno del mio sangue, come il vetro, anche i miei capelli e i vestiti, ma non mi importa, non mi può importare più di niente ora. Justin sentendo il rumore del vaso che è caduto e io che piango corre a vedere cosa è successo. Quando mi vede rimane allibito. Io grido con tutta la forza che ho, ma non per i tagli, ma per le ferite che ho al cuore. Justin si avvicina e cerca di allontanarmi, ma on gli do neanche il tempo di toccarmi che gli grido contro di andarsene. Vedendomi piena di sangue e il viso rosso inondato dalle lacrime ci rimane peggio di prima, me ne vado via in giardino, ma cerca di fermarmi, gli do uno schiaffo e resta lì fermo. Mi siedo in piscina dove l’acqua è bassa, mi distendo finché non sono completamente immersa. Il sangue si sbiadisce sempre di più con l’acqua, e si puliscono le ferite, ma mi bruciano. Resto così per quasi cinque minuti pieni, provo a resistere il più possibile, poi mi alzo e tossisco forte. Ci mancava pochissimo. E avrei detto addio a tutto. Justin mi sta fissando dalla portafinestra, ha la parola delusione stampata in faccia, non mi importa, mi ha deluso così tante volte lui che questa è una stupidaggine, e poi a lui di me non gli importa niente, quindi ognun per sé. Dopo tutto questo meglio fare una doccia e una buona dormita.
Cinque giorni dopo
Tutto è completamente cambiato nella mia vita. Niente è come prima. Quei giorni in cui si respirava aria di felicità, mi sembra che non li ho vissuti, che sia stato solo un bel sogno e che ora ho appena aperto gli occhi, ritrovandomi nell’inferno. Da poco ho scoperto una cosa su Justin. Si droga. E non da poco, è quasi un mese ormai, e non lo sa nessuno, solo io e le persone che ora frequenta, che, come lui, si drogano anche loro. Porta sempre delle ragazze a casa, e io è come se non esistessi, lo fa anche quando ci sono mio padre e sua madre. Loro sono gli unici che si preoccupano per me. Anche i miei amici sono molto preoccupati per me,  loro sanno tutto, tranne che mi taglio, non glielo ancora detto, e non voglio, voglio dirlo solo ad Andrè, so che lui mi può capire, e so che mi vuole bene. Negli ultimi giorni mi ha invitato molte volte a casa sua, e lui viene da me, sono gli unici istanti di felicità che posso avere dalla vita ora, ma ogni volta che parlo con lui, rivedo Justin, e scompare tutto, come una rosa che appassisce. Vado ad aprire la porta per aprire a chi ha suonato il campanello, so che è Andrè, faccio un respiro profondo e spigo verso il basso la maniglia della porta, aprendola con lentezza. È lui. Mi saluta con un abbraccio forte e io ricambio, ci sediamo sul divano e iniziamo a parlare.
Andrè: allora tutto bene?
Io: si … e a te?
Andrè: tutto apposto
Io: bene
Andrè: devo dirti una cosa
Io: anch’io … è una cosa importante
Andrè: anche la mia per favore non ce la faccio più a tenermi tutto dentro
Io: cos’è?
Andrè: io e te siamo molto amici … e tu mi dici sempre tutto, e anch’io … ultimamente lo so che stai soffrendo molto per via di Justin, e io ti sono molto vicino perché non voglio che tu soffra … per questo io non voglio che la nostra amicizia si rovini … io ti voglio bene … e ultimamente mi sto rendendo conto che … tu stia diventando più di un’amica per me
Io: aspetta cosa vuoi dire?
Andrè: ah … che … ti amo
Io: cosa? Stai dicendo sul serio? Non mi stai prendendo in giro vero?
Andrè: no, tu mi piaci, mi piaci per davvero e ne sono sicurissimo, però che per te non è lo stesso non importa, non posso e non voglio costringerti, solo che dovevo dirtelo, perché davvero non ce la facevo più
Questa si che era una cosa che non mi sarei mai aspettata. Andrè mi ama. Wow. Io non sapevo cosa rispondere, non mi sembrava vero. Da un lato una piccola parte di me ha provato a vedere Andrè come mio ragazzo, ma non l’ho mai creduto sul serio. Ormai non potevo dirgli che non lo amavo, come non potevo dirgli il mio segreto. Era troppo felice per rovinargli quel bel momento.
 
  
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