“Perché piangi, bambina?”
Lei
si gira verso di me, spaventata.
“Non
parlo con gli sconosciuti.”
Si
asciuga con le mani il viso bagnato e si gira, con l’intento di
andarsene.
“Ma
noi ci conosciamo, non ricordi? Molto tempo fa
eravamo…amici.”
Un
piccolo sorriso si fa spazio sul mio volto pallido.
“Non
dica bugie, signore. Quando morirà andrà all’inferno.”
E’
sempre girata di spalle, guardando New York che si muove, inconsapevole.
“Oh,
ma l’inferno lo sto vivendo qui, sai?”
“Vuol
dire che non si gode al massimo la vita, signore. Io sono felice di essere
qui.”
Si
gira, scrutandomi con i suoi occhi verdi.
Rimango
in silenzio, perché dopotutto ha ragione.
In
questi centinaia di anni non ho combinato nulla.
Sono
felice in quei pochi attimi in cui riesco a sentirmi vivo, rubando la vita di
altre persone.
“Puoi
insegnarmi come si vive, piccola?”
Sgrana
gli occhi, sorpresa.
“Lei
dovrebbe saperlo meglio di me. Mi dispiace, ma adesso devo
pr-“
L’attiro
a me, stringendola tra mie braccia.
Catturo
il suo sapore immaturo e dolce, sentendola dimenarsi contro la mia forte
presa.
Scendo
piano sul suo collo, osservandone il suo pallore
splendido.
Il
sangue passa nella mia gola caldo e
pieno di vita.
Distendo
il corpicino per terra, nascosto nell’ombra.
“Buonanotte
bambina, mi hai insegnato molte cose.”
End.
Ringrazio
solamente la giornata appena passata, che mi ha sconvolta più di cinque uragani
messi insieme. Adesso ho capito un bel po’ di cose, tra le quali c’è la mia
maggior fonte di ispirazione: il nulla più assoluto (e non
scherzo)
Cheers
Ju