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Autore: Sheloveslife    12/10/2013    4 recensioni
Selena è un'orfana, attraente e indipendente studentessa.
La notte si trasforma in una sexy e atletica Robin Hood per conto della Tribù, associazione finanziata dal ricchissimo Luke con lo scopo di rubare ai ricchi, soprattutto a quelli legati all'organizzazione criminale dei M.A.N., per dare ai bisognosi.
E Sel è l'arma migliore della Tribù; nessun legame e tutta efficienza, è stata addestrata fin da piccola: armi, combattimento corpo a corpo, una buona dose di sarcasmo e determinazione.
Nikolai è un brillante e affascinante studente con interessanti attività extra curricolari: la notte si trasforma in un efficiente agente dei M.A.N., l'organizzazione che ha ucciso i genitori e rapito Elyse, la sua piccola sorellina.
La sua invincibilità nei combattimenti viene messa a dura prova quando la sua strada si scontra con quella di Selena, durante quello che sembrava un insignificante incarico.
Lei combatte per i buoni perchè crede nella giustizia, lui per i cattivi per salvare Elyse.
Entrambi vicini ad ottenere quello che vogliono, combattono sul campo, tra le lenzuola e anche nei loro cuori, perchè niente è come sembra e tra colpi di scena, rivelazioni, dolore, ironia e passione faranno la scoperta più grande: l'amore non ha schieramenti.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ma come ha osato?
Cioè, come si è permesso?! E io, come ho potuto permetterglielo?
 

La sua lingua continua a guizzare attorno alla mia, con movimenti prima veloci e poi lenti, dolci, sensuali. Le sue mani vagano sotto la mia maglietta, esplorando il mio corpo o sorreggendomi sotto il sedere.

È una tortura dolce ma insopportabile, lenta ma continua. E io non ho alcuna intenzione di fermarla.

Questa sicurezza però mi stordisce, mi fa vacillare un secondo: il tempo necessario affinchè lo sdegno e la rabbia riescano ad entrare in questa coltre di passione.

Riacquisto in un attimo la lucidità, slaccio le gambe nel tentativo di scendergli di dosso ma lui non molla la presa e mi osserva con occhi ancora annebbiati.

-Selena- la voce roca quando pronuncia il mio nome-che succede, piccola?-

-E me lo chiedi?- dico con i denti serrati.

Continuo a scalciare perché mi lasci andare ma confronto a lui sembro una bambina e non ottengo risultati.

“Bene, passiamo alle maniere forti allora”.

Senza far presagire il mio movimento scaglio la mia mano tesa verso le sue scapole, proprio nel punto in cui l’ho colpito ieri e il colpo gli mozza il respiro. Allenta un attimo la presa e io ne approfitto per uscire dalla sua morsa e allontanarmi.

-Non toccarmi mai più, o te ne pentirai- affermo con espressione truce.

-Sei spaventata perché ti ho toccata o perché ti è piaciuto, micetta?- mi risponde lui sorridendo. E il senso di colpa che sentivo dopo averlo colpito nel suo punto debole svanisce all’istante, sostituito da una rabbia a stento controllata.

Sbuffo, senza cambiare espressione e, sistemandomi i vestiti, dopo un bel respiro rientro a lezione.
 
 
-Selena- qualcuno mi sta chiamando.

-Selena- la voce è spazientita e mi riscuote dai miei pensieri che avevano assunto l’aspetto di un uomo dalle sembianze scultoree, con occhi ghiaccio e capelli platino.

“Accidenti a me e a questi ormoni scatenati”

-Si Kory, ti sto ascoltando- rispondo con tono annoiato.

-Sono quattro volte che ti chiamo. Cosa ti passa per la testa?-

“Nikolai”

-Nulla, continua pure- gli dico invece, notando che se è fermato con le forbici da sala operatoria in mano.

-Se mi avessi prestato attenzione, ti saresti accorta che ti ho chiesto come ti sei procurata queste ferite. E come hai fatto a curarti così da sola- chiede con
curiosità.

-Durante una missione. Frequento medicina, Doc. Non sei l’unico che riesce a rattoppare qualche taglietto- rispondo sarcastica. Odio gli interrogatori. Soprattutto quando sono a disagio nel rispondere.

-Non ti è più stata affidata alcuna missione, Selena. E uno studente del terzo anno non potrebbe mai sapere come “rattoppare” ferite di questo calibro. Non mentirmi- mi intima, il tono più basso e serio.

-Non. Sto. Mentendo- sillabo io a denti stretti –Non osare mettere in dubbio quello che dico, Kory. Non sono una bugiarda.
Il senso di colpa mi attanaglia ma non posso rivelare niente anche perché non saprei come spiegare tutto. Soprattutto non al medico del mio gruppo/amante.

Seguono dieci minuti di silenzio, ma di silenzio carico di cose non dette che aleggiano nell’aria.

-Si, scusa Sel, non volevo insistere. È che ultimamente mi sembri distante- sussurra, avvicinandosi alla mia bocca, una volta terminato il controllo e ricucito tutto.

“Perché no?” penso. “In fondo potrebbe aiutare a scaricarmi un pò”. Ma non appena le sue labbra si schiudono l’immagine del bacio con Nikolai si avventa sulla mia mente e con un sussulto mi allontano.

-Oh merda- esclamo. Stiamo parlando di Kory. Il sexy Kory. Il medico Kory, quello che sta dalla parte dei buoni e che riusciva a portarmi per qualche ora in un universo edonistico. E ora quando lo tocco penso a Nikolai. La spia che invece combatte per i cattivi. Perfetto. Ma che problemi ho?!

-Selena, mi stai preoccupando. Stai bene?- Kory si avvicina lentamente con le mani sollevate.

-Io.. Si, sto.. No. No, non sto bene. Io.. Devo andare, scusa. Ci sentiamo- e senza voltarmi esco dalla sala e salgo in ufficio.

Uscendo dall’ascensore incontro Luke. Lui rimane interdetto e mi abbraccia.

-Selena - la voce colma di affetto –come stai, piccola mia?- mi sussurra.

Il suo comportamento passa ormai inosservato da tutti i miei colleghi: tutti si sono abituati all’atteggiamento quasi paterno e tutti sanno la mia storia. A volte sospetto che sappiano più loro che io riguardo ciò che mi è successo prima che Luke mi trovasse. Lui mi ha raccontato solamente di avermi raccolta da davanti al cancello della Tribù.

-Una bambina di cinque anni, piena di graffi e lividi, ma con lo sguardo fiero e combattivo- così mi aveva detto – Ti ho guardata negli occhi e ho capito che eri dei nostri. E così è stato- terminava con orgoglio.

Questo è tutto ciò che so e finora mi è bastato. Luke è stato tutto per me: padre, fratello, zio e ogni tanto anche amico. Gli devo tutto, lui mi ha dato tutto e io ho legato la mia esistenza alla Tribù.

Non so chi siano i miei genitori né perché mi abbiano abbandonato, ma Luke è la figura più vicina ad un padre che io abbia mai avuto, gli voglio bene.

-Sel, stai bene?- mi chiede preoccupato, sciogliendo l’abbraccio.

-Si certo, Luke. Perché me lo chiedi?- domando di rimando.

-… Stai piangendo- afferma a disagio.

Ne abbiamo passate tante, io e Luke. Abbiamo risolto molti problemi, molte situazioni adolescenziali imbarazzanti ed è passato sopra ad alcune cretinate da liceale (che non sono rimaste impunite, comunque) ma non mi ha mai vista piangere. Mai. Mai ho pianto, che io mi ricordi.

Incredula mi tocco in faccia e mi accorgo che le punte delle dita sono bagnate: sto piangendo.

Non so cosa provare. Non è mai successo, io non ho mai pianto per niente e nessuno. Non so nemmeno perché sto piangendo.

Luke mi nasconde con la sua statura imponente dagli occhi indiscreti nell’ufficio, mi mette una mano sulla spalla, ma è rigido, imbarazzato. Mi alzo in punta di piedi e gli schiocco un bacio sulla guancia, sorridendo per rassicurarlo, prima di entrare nell’ascensore e correre fuori da quell’edificio, senza sapere che cosa fare.

Corro. Corro senza fermarmi. Corro fino a non avere più fiato in corpo. Non so nemmeno dove vado, vedo le macchine sfrecciare vicino a me e sento le lacrime che continuano a scorrere sul mio volto, come un fiume in piena.

Mi fermo quando arrivo in quel giardinetto. Lui è li, mi ha sentito arrivare e ha smesso si allenarsi per guardarmi, confuso. Io poggio le mani sulle cosce, cercando di riacquistare ossigeno e le ginocchia mi cedono. Il pianto continua, incessante e non so cosa fare per fermarlo. Sembra davvero un corso d’acqua che, una volta in moto rompe ogni diga e inizia a scorrere senza fine. Come se dovessi recuperare ogni volta in cui le ho trattenute, come se avessi il diritto anche io di provare dolore, nonostante ciò che gli insegnamenti della Tribù affermavano.

Lui si avvicina, con espressione sempre più confusa e si inginocchia davanti a me.

-Piccola- mi dice circondandomi tra le braccia.

E così anche l’ultimo argine si rompe e inizio a singhiozzare, colpita dalla potenza di quell’insieme di sensazioni soffocate o tenute a bada in tutti questi anni. Tutto ciò mi tramortisce per qualche minuto, mentre poggio la testa sulla sua spalla e sento le sue mani abbracciarmi e accarezzarmi la testa.

-Sei tu-  singhiozzo –è colpa tua!- dico iniziando a battere pugni sul suo petto.

La sua sorpresa aumenta ma mi stringe a se e sopporta i miei pugni, sempre più convinti.

-È colpa tua!- ripeto urlando – Tu hai provocato tutto questo-

Pugno.

-Tu mi hai battuta. Nessuno mi ha mai sconfitta-

Pugno. Mi fermo un attimo, cercando di mettere un po’ di ordine nel mio cervello. È come se tutti i piccoli scompartimenti rigidi e sicuri che avevo creato e cementificato nel corso degli anni avessero deciso all’improvviso di aprirsi e rovesciare il loro contenuto nello stesso momento. Era tutto così incasinato.

Eppure era tutto così.. giusto.

In un istante il tassello mancante arriva a completare il disegno d’insieme, come se una cosa che già sapevo avesse assunto un particolare tutto nuovo.

-E mi hai anche salvato-

Ho smesso di colpirlo. Sono sorpresa da questa mia rivelazione interiore ma tutto è ancora caotico dentro di me e le lacrime riprendono a scorrere inesorabili sulle guance e la rabbia e l’insicurezza macchiano il mio tono lamentoso.

-E io davvero non capisco perché- dico – perché dovremmo essere nemici e invece mi hai curato. Nessuno si è mai preso cura di me così- sussurro quasi a me stessa. Sollevo la testa e lo guardo negli occhi.

-Perché mi hai salvato?-

Apre la bocca per parlare, continuando ad accarezzarmi con lo sguardo intenerito, fisso nei miei occhi.

-No, non parlare- lo blocco, mettendogli un dito sulla bocca –perché ogni volta che parli riesci a farmi cambiare idea. E io non posso cambiare idea-

Sono costretta a fermarmi, la voce è lamentosa e roca per il pianto che non accenna a smettere.

- La mia vita è questa, ci sono delle regole. Poi arrivi tu e sconvolgi tutto.-

Pausa inutile per riprendermi.

- E ora continuo a piangere e nemmeno io so il motivo. So solo che è colpa tua. Sei stato tu a provocare questo e ora non so come uscirne- lo guardo, come se potesse darmi una soluzione.

Scoraggiata, poggio i pugni sul suo petto e la testa sulla spalla.

- Mi hai sconfitta. Mi hai curata. Mi hai baciata. E io non capisco più, sul serio. Cosa vuoi? Che cosa vuoi da me?- lo supplico.


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Ciao a tutti!
Volevo mandare un bacio enorme a tutte coloro che hanno recensito e mi hanno lasciato i loro pensieri. La sera, quando finisco di studiare e mi connetto, rileggo tutto ciò che avete scritto e penso che siate i miei angioletti!
Volevo fare un unico capitolo, insieme con il quinto ma poi l'ho diviso a metà.
Sarei molto contenta di continuare a sentire ciò che pensate di questo capitolo e quello che succederà nei prossimi. Sono curiosa!
Un bacio anche a tutte quelle che seguono la storia o l'hanno inserita tra le preferite e le ricordate. Grazie di cuore.
  
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