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Autore: Gretel85    12/10/2013    9 recensioni
Mentre rimpiccioliva e perdeva, almeno nell'aspetto, la sua natura umana, Shampoo ebbe la certezza che in quel momento il suo cuore si fosse fermato. Sotto la pioggia, il suo sguardo felino si inumidì di lacrime. Vedere lui che con pazienza, preoccupazione e rabbia le dava le spalle e, raccolto da terra quell'essere odioso di Akane, l'aveva stretta a sé e portata dentro casa, era stata un'immagine troppo forte per lei. Non si meritava questo.
Abbandonando vestiti e ombrello nel giardino dei Tendo, la piccola gattina rosa saltò oltre il muro e corse via, facendo a se stessa una piccola, grande promessa.
Non sarebbe successo mai più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbatté le palpebre almeno tre volte prima di riuscire a mettere a fuoco la sveglia davanti a sé e l'ora che essa riportava. -Mmmh.- Brontolò Akane, avvolgendosi il capo nel cuscino. *Ma sono solo le otto?* Era più che intenzionata a rimanere a letto. Eppure...eppure quel tiepido raggio di sole che le scaldava il braccio la invogliò ad alzarsi. Si sentiva meglio, anzi, davvero bene, talmente bene da avere una fame da lupi. *E ci credo.* Sorrise fra sé e sé. *Ieri sera non ho mangiato niente!*

Dopo una notte del genere, così sfiancante e disturbata, si sentiva stranamente in forze; aveva voglia di farsi una doccia, mangiare e fare un po' di movimento. Decisamente stava meglio. Lentamente scese dal letto e si avviò verso la porta. Nel corridoio che dava sulle scale si fermò a riflettere davanti allo specchio. *Accidenti...* Pensò sfiorandosi con il dito indice la piega che il cuscino le aveva lasciato sulla guancia. *Ma tu guarda, sembro uno straccio; ora ci manca solo che quello stupido mi prenda in giro...* E fu proprio nel momento in cui formulò quest'ultimo pensiero che si bloccò all'istante, il dito ancora fermo sulla guancia, gli occhi improvvisamente inquieti.

Fissava sé stessa con apprensione.
Un silenzio assordante le richiamò immediatamente alla memoria le angoscianti immagini della notte appena finita.
Non era certo mezzogiorno, ma casa Tendo non era mai stata famosa per essere un'abitazione silenziosa, fin dalle prime ore del mattino.
Un brivido lungo e fastidioso le fece accapponare la pelle alla base del collo. Questo silenzio non era normale e non le piaceva per niente. Non un rumore dalla cucina, non un passo, non una voce, neanche il più flebile sussurro.

Solo il battito del suo cuore, improvvisamente impazzito, le risuonava nelle orecchie.

Con mano leggermente tremante si appoggiò al corrimano delle scale e lentamente iniziò a scendere al piano inferiore. Non era da lei avere tutta questa paura, no davvero, eppure era come pervasa da un senso di vago terrore. Terrore di non sapere cosa avrebbe trovato al piano di sotto.

E poi la vide.

Prima la punta delle dita, poi l'intera mano, quella di suo padre, riversa a terra, il palmo verso l'alto, immobile, tra la veranda e il soggiorno.
Tirò un sospirò di sollievo. *Che sciocca che sono. Si saranno ubriacati come al solito e addormentati lì.* Accelerò il passo fino a piombare davanti all'entrata del soggiorno.

-Papà, ma ti sembra il caso di...-

Le parole le morirono in gola.

Sembrava un incubo destinato a non finire mai. Con gli occhi sgranati fissava ora la sua famiglia al completo, o quasi, che immobile giaceva a terra.
Come se per nessuno di loro vi fosse più un domani.

-Papà! Papà! Kasumi! Nabiki! Signor Saotome!- Si trovò a strillare spostandosi rapidamente da un corpo all'altro e scuotendoli con energia uno per uno.
Nessuna risposta.
-Ranma!!! Dove sei?- Urlò allora con disperazione. *Che diavolo è successo qui?* Il bel viso ormai pieno di lacrime. *Dov'è finito quel baka?*
-Akane, che succede? Che ci faccio qui?-
-Ka-Kasumi!- Si fiondò la piccola Tendo ad abbracciare la sorella ancora stordita. -Oh Kami! Per un attimo ho temuto che... ma che è successo qui?-
-Oh mio!- Si spaventò la maggiore, non appena si rese conto della situazione. -È mattino fatto e non ho ancora preparato la colazione!-
Akane per poco non cadde a terra. Sua sorella non si smentiva mai.

-Yahwwn!- Sbadigliò rumorosamente qualcuno alle sue spalle. -È già ora di cena per caso?- Chiese il grosso panda tirando fuori dal nulla uno dei suoi molteplici cartelli.
-Signor Saotome, sta bene vedo... e tu, papà?- Spostò velocemente lo sguardo sul padre che stava aprendo gli occhi. -E perché Nabiki ancora dorme?-
-Se la smettessi di urlare, sorellina, te ne sarei molto grata. Non fa piacere a nessuno svegliarsi così, lo sai?- La rimproverò la mezzana, mentre, stiracchiandosi, si tirava su a sedere.
Ormai erano tutti svegli e al sicuro. Akane non si trattenne più.
-Ma insomma, si può sapere cosa vi è successo? Perché avete dormito tutti di sotto? E Ranma dov'è?-
-Non lo so.- Azzardò la maggiore delle Tendo. -Io ricordo solo di essere stata qui ieri sera; è venuta Shampoo e...-
-Il tè era buono, ma i pasticcini di più...- Continuò il signor Saotome impugnando un altro cartello.
-E poi stanotte... ah amico Saotome, che incubi! Non riuscivo a svegliarmi, sapessi!- Piagnucolò il capo famiglia. -Ma ora è tutto passato. Che ne dite di fare colazione, eh? Ahahahaha!-
-Hai detto incubi, papà?- Si impensierì subito Akane. -Che genere di incubi?-
-È meglio che non te li racconti, figlia mia.- Tornò improvvisamente serio il signor Tendo. -È stato davvero terribile, davvero.-
-Io credo di poter rispondere alle tue domande, sorellina.-
Tutti si girarono interrogativi verso Nabiki.
-Allora?- La incalzò Kasumi. -Non tenerci sulle spine, dai!-
-Ma è semplice!- Assunse immediatamente l'aria scaltra che amava sfoggiare nelle grandi occasioni. -Pensateci bene: da quando ieri sera abbiamo bevuto l'ennesimo intruglio di Shampoo nessuno di noi ha più ricordi. Secondo voi cosa vuol dire ciò?-
-Il tè era drogato!- Si stupì Akane dell'ovvietà della sua stessa risposta.
-Esattamente, sorellina. E non in modo leggero evidentemente. Tu l'hai bevuto?-
-A dire il vero? No. Era troppo caldo. L'ho appena annusato.-
-E hai dormito della grossa. Pensa noi... papà se n'è fatte fuori due tazze.-
-Eh? Ahahahah! Ma che c'entro io, ora? Era buono e poi...-
-Va bene, Shampoo ne ha fatta un'altra delle sue.- Lo interruppe Akane, cominciava ad alterarsi davvero. -Ma questo non spiega dove si sia andato a cacciare Ranma!-
-Anche in questo caso posso darti una mano. Ma visto il tuo crescente interesse, temo che ti costerà qualcosina...-
-Nabiki!!!- Grugnì l'altra. La sua pazienza era al limite.
-Va bene, va bene. Allora, ammetto di aver passato una notte infernale, ma questa mattina nel dormiveglia ho fatto un sogno strano e più mi chiedi di Ranma e più mi convinco del fatto che non si sia trattato di un sogno.-
-E cioè?-
Tutti ora fissavano Nabiki con estremo interesse.
-Dunque, a un certo punto, verso l'alba, ricordo di aver sentito distintamente delle voci sussurrare qualcosa vicino a me. Non so dirti cosa, ma sono abbastanza sicura che una delle due voci fosse quella di Ranma.-
-E l'altra?-
-Non lo so, ma era sicuramente una voce femminile. Ora, tutti noi dormivamo e se non eri tu a parlare con lui...- Alzò gli occhi al cielo, dubbiosa.
In un lampo Akane si tirò su in piedi.
-Bambina mia, che cosa vuoi fare?-
-Te lo dico io come sono andate le cose, papà! Quel buono a nulla si è svegliato, non ha trovato la colazione pronta e si sarà diretto con e da Ukyo a riempirsi lo stomaco, mentre qui dormivamo tutti!-
E prima che qualcuno dei suoi familiari potesse fermarla o dirle di calmarsi, Akane era salita in camera sua. Cinque minuti dopo, lavata e vestita, era pronta a dirigersi al piccolo ristorante della cuoca di Okonomiyaki.
-State tranquilli, lo vado a recuperare io!- Sbatté la porta.

-E pensare che aveva la febbre alta ieri sera!- La osservò allontanarsi la sorella maggiore.
Alle sue spalle, tutto il resto della famiglia, panda compreso, annuiva silenziosamente.

* * *

-Ukyo? Ukyo, ci sei?- Bussava Akane alla porta del ristorante. Dopo un po' una voce assai scocciata la rimproverò dalla finestra del piano superiore. -Ma si può sapere chi è a quest'ora? Vi sembra questo il modo? Sono solo le nove e mezza di domenica matt.... Ah! Ma sei tu, Akane! Che succede?-
-Ranma è da te?- La domanda era talmente chiara, semplice e diretta che la bella cuoca non poté fare a meno di arrossire e mettersi a squittire pudicamente. -Ma no, Akane! Ma come ti vengono in mente certe cose? Io sono una ragazza per bene, lo sai! Ahahahah!-
Notando l'espressione quasi delusa sul volto dell'amica/rivale in amore, Ukyo tornò rapidamente in sé.
-Akane, senti hai già fatto colazione?-
-Veramente... no.-
-Allora entra! E raccontami tutto.-

Neanche dieci minuti dopo la fidanzata carina e quella ufficiale correvano per le strade di Nerima alla volta del ristorante Il Gatto.

-Quella malefica cinese... se scopro che ha fatto qualcosa di male a Ran-chan, altro che problemi con il giapponese! Farò in modo che non possa parlare più alcuna lingua!-
Akane arricciò le labbra in un sorriso involontario; questa volta concordava con lei.
-Lo sai, Ukyo? Speravo proprio tanto che Ranma fosse da te.- ­ Ammise con sincerità continuando a correre.

Il ristorante Il Gatto era chiuso, ma ciò non rappresentava la normalità per il locale delle cinesi. Infatti, e il cartello era chiaro in proposito, la domenica a pranzo il ristorante era solitamente aperto e quindi, alle dieci del mattino, qualcuno di loro avrebbe dovuto essere già lì per sistemare e approntare qualcosa.
Ad Akane la cosa non quadrava. E quadrò ancora di meno nel momento in cui si rese conto che la porta del locale non era chiusa ermeticamente.
Scambiandosi una furtiva occhiata d'intesa, le due entrarono rapidamente.

Buio, odore di chiuso e un vago senso di abbandono le accolsero.

Su alcuni tavoli, i piatti sporchi della sera precedente facevano ancora bella mostra di sé. A terra un menù giaceva solitario, ancora aperto ed evidentemente calpestato da più persone. Avvicinandosi alla cucina, ad Akane sembrò di percepire un odore familiare, più fresco e pungente rispetto a quello acre delle pietanze avanzate.

*Avrà preparato qui il suo tè.* Concluse con amarezza.

Quel silenzio ingombrante e privo di risposte certe tornò ad attanagliarle lo stomaco come una morsa. -Qui non c'è nessuno, Ukyo.-
Abbassò lo sguardo a terra; cominciava davvero a disperare.
-Forse ti sbagli, Akane!- Ukyo, ferma in mezzo alla stanza, era vigile e sull'attenti, quasi si aspettasse, da un momento all'altro, l'agguato di un esercito.
Entrambe parteciparono a lungo al silenzio che regnava nel locale.
-Io non sento proprio niente, Ukyo!- Sbottò nuovamente la minore delle Tendo.
-Shhh! Ascolta! Lo senti questo scricchiolio? Viene da lì dentro!- Puntò il dito contro una porticina. Era quella che dava sullo sgabuzzino.
Insieme le due ragazze si avvicinarono. -Al mio tre.- Le propose Ukyo, una mano già sulla maniglia.

Non c'era niente da fare, la cuoca di Okonomiyaki. stava dimostrando molto coraggio quella mattina, ben più di Akane.

-Uno...-

-Due...-

-Tre!-

 

-...-

-Mousse!- Strillarono all'unisono.

Il povero ragazzo, legato e imbavagliato a dovere, si dimenava in fondo allo stanzino, in mezzo a scope e conserve. Non era un bello spettacolo e le due, impietosite, lo liberarono subito. Ma Akane non aveva voglia di provare pietà a lungo. -Oggi è una domanda che mi tocca fare fin troppo spesso, Mousse. Ma posso sapere cosa è successo qui e cosa sta succedendo in generale?- Chiese e nel tono della sua voce risuonava un misto di veemenza e apprensione.
Mousse non si reggeva in piedi, i muscoli intorpiditi e gli arti inferiori leggermente addormentati non l'aiutavano di certo.
-Vieni, ti aiuto.- Gli propose la cuoca e insieme ad Akane, lo trascinarono ad un tavolo.
Due bicchieri di acqua dopo, Mousse sollevò il viso verso le sue interlocutrici, con una mano si lisciò la capigliatura e con l'altra si levò, inaspettatamente gli occhiali. Era davvero provato.
-Non lo immaginate da voi?- Fu l'unica fredda, anzi, glaciale e ironica risposta che il ragazzo seppe proferire.

Akane accarezzò con le dita la tovaglia, cercando di trovare le giuste parole per non assalire il giovane cinese con la propria foga.
Ukyo la fissava, come incapace di dire alcunché.
-Preferirei che mi raccontassi la storia dall'inizio, Mousse.-
L'interessato alzò lo sguardo, inforcò gli occhiali e serio, come poche altre volte in vita sua, iniziò a raccontare ciò che sapeva.

-Tutto è iniziato due sere fa, quando al locale è arrivato un pacco per la vecchia. Da quello che ho capito, deve averglielo inviato una sua amica di infanzia, direttamente dal nostro villaggio, Yukasai. Ovviamente non mi è stato permesso di vedere cosa ci fosse dentro, ma buona parte del contenuto l'ho scoperta a mie spese.-

-Cosa intendi, Mousse?- Lo incalzò Akane, sporgendosi leggermente verso di lui.

-Era un tè, Akane. Ma non un tè qualsiasi. Un tè verde, smeraldo scuro, il cui profumo di menta è estremamente attraente per l'olfatto umano. I suoi effetti però sono devastanti. Si tratta di un'arma storica per le amazzoni di Joketsu, un modo per soggiogare abilmente l'avversario, addormentarlo e incatenarlo al sonno tramite incubi altrimenti inimmaginabili.-
-Hai detto, incubi?- La voce di Ukyo tremava.
-Sì e Akane dovrebbe sapere bene a cosa mi riferisco, giusto?- Spostò lo sguardo sulla ragazza. Quest'ultima spalancò gli occhi.
-E tu come lo sai?-
-Me lo ha detto Shampoo. Volontariamente, mentre con l'inganno mi faceva bere un tazza di questo tè, mi ha svelato una parte del suo piano e anche il secondo e, in parte, il terzo ingrediente contenuto nel pacchetto per Obaba.-
-Vai avanti, Mousse. Ranma è scomparso per cui...spiegati meglio, per piacere.- Akane era quasi supplicante e per un momento lo sguardo di Mousse si addolcì notevolmente. Provava pena per lei.

-Il tè che Shampoo mi ha offerto ieri sera serviva loro per farmi fuori e dargli il tempo di allontanarsi indisturbate. Avevano deciso tutto nei minimi dettagli. Addormentare voi in modo sicuro e fuggire via, non senza aver prima reclamato il proprio premio. E non guardarmi così Akane, sto parlando di Ranma e lo sai.-
-Ma...ma com'è possibile?- Intervenne improvvisamente Ukyo alzandosi rumorosamente in piedi. -Ran-chan non avrebbe mai fatto una cosa del genere!-
-Ranma, no. Ma una persona con la mente vuota al punto da non sapere più neanche come si chiama, forse sì.-

Per le due ragazze fu come ricevere un pugno in pieno stomaco.
-Stai scherzando, vero?- Lo assalì Ukyo.
-Ma che razza di intruglio era?- Si agitò ulteriormente Akane.
-Evidentemente era diverso da quello che avete bevuto tu e la tua famiglia...-
-Io non l'ho bevuto, l'ho solo annusato e poi mi sono addormentata.-
-Bene, allora questo significa che per quanto incredibile ti possa sembrare, avrai passato certamente una notte migliore rispetto a me e ai tuoi.- A quelle parole Akane si sentì terribilmente in colpa. Aveva notato gli occhi umidi di Kasumi al suo risveglio, ma lì per lì non ci aveva fatto troppo caso. Suo padre le aveva accennato qualcosa, ma lei era stata troppo presa dalla sparizione di Ranma per badarvi. Si ripromise, una volta a casa, di approfondire l'argomento con la sua famiglia.
-Mousse!- Ukyo era fuori di sé. -Ci spieghi, per cortesia, cosa ti ha detto ieri Shampoo, per filo e per segno?-
Il cinese la guardò serio e respirò profondamente. Faticava a richiamare alla memoria gli eventi della sera prima.

* * *

-Ti piace, vero Mousse? Bravo paperotto, bevine ancora! Sono davvero contenta che sia di tuo gradimento.- Seduti a un tavolo del locale ancora vuoto, Shampoo fissava sorridente, i gomiti sul tavolo e le sottili dita intrecciate a supporto del mento, la sua papera preferita. Gli aveva preparato un tè con le sue mani e Mousse non ci aveva pensato un momento. Seduto di fronte a lei, sorseggiava avidamente quella bevanda ancora bollente e annuiva estasiato.
-E tuttavia, Mousse, quello che ho preparato per Lanma sarà ancora più buono.- Continuò la ragazza, usando la ben più familiare lingua natia.
-Ch...che vuoi dire, Shampoo?- Smise di bere.
-Ma è semplice!- Si strinse nelle spalle la cinesina con innocenza. Sorrideva amabilmente. -Quello che stai bevendo è il famoso tè alla menta delle amazzoni. Quel tè che un'amica di bisnonna ci ha spedito ieri. Strano che proprio tu non l'abbia riconosciuto...- Si portò un dito al mento, guardando verso l'alto. Sembrava sinceramente stupita.
La tazza del ragazzo si schiantò al suolo, sbreccandosi in più punti. Neanche una goccia del suo contenuto sporcò il pavimento. Mousse se l'era bevuto tutto.

-Pe...perché, Shampoo?- Era passato troppo poco tempo perché l'infuso facesse il suo effetto, ma l'idea di essere stato drogato in modo tanto crudele dalla donna che amava e che evidentemente voleva liberarsi di lui, lo fece tremare e balbettare di paura. Non era in grado di alzarsi in piedi.
-Perché? Perché ho intenzione di andarmene di qui, Mousse. Sono stufa di questa vita misera e sempliciotta e ancora più stufa della gente che abita in questo quartiere...-
-Tu...sei stufa dei Tendo, più che altro, non è così?-
-Di un membro di quella stupida famiglia in particolare, direi. Ma comunque sono stanca. Io sono un'amazzone, Mousse, e i miei compiti sono essenzialmente tre: vincere, essere bella e ottenere ciò che voglio. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, sai a chi mi riferisco. Ho una tradizione da rispettare e una tribù da accontentare. Abbiamo già aspettato a sufficienza.-
-Saotome...-
-E già, Mousse, vedo che sei ancora bello sveglio, nonostante il tè. Sai, ne ho preparata una bella dose anche per i Tendo; Questa notte si divertiranno molto, ahahah! E poi ne ho anche una versione speciale per il mio Lanma...- Sorrise, lo sguardo sognante.
-Che versione....special..e?- Tra uno sbadiglio e l'altro.
-Ma non hai imparato proprio niente quando eravamo piccoli, Mousse!- Si alzò di scatto la cinese, cominciando a camminare in circolo intorno al tavolo.
-Non ricordi il potere che le foglie di questa menta particolare acquisiscono quando diventano gialle e secche?-
-Non parlerai...del tè dell'o..blio?-
-Ma bravo, Mousse! Hai indovinato! Lo farò bere a Ranma e domani mattina la sua mente sarà priva di ricordi e memoria e allora io sarò per lui l'unica persona in grado di dargli un nome e un senso alla sua esistenza. Non esiterà a seguirmi, vedrai!- Sorrideva beffarda.
-Sei malefica...Shampoo.- La testa ormai pesante. -Sei...una persona cattiva...cattiva dentro...-
-Sta zitto, Mousse!- Era stizzita. -Il destino mi ha dato questa possibilità e io intendo sfruttarla. Sarò sincera con te. Non sarei voluta arrivare a tanto, ma oggi ho avuto l'impressione che questo “tanto” sia necessario.-
-E cosa ti fa credere che lui sia disposto a seguirti tanto facilmente?- Si riprese per un momento il povero ragazzo. -Se non ricordo male il tè dell'oblio non ha effetti permanenti...-
-Questi sono dettagli che non ti riguardano, Mousse. Posso anche darglielo ogni giorno e sono certa che lo accetterà, visto che ho un ulteriore asso nella manica...-
-Di che diavolo parli ora, Shampoo?- Mousse si prese la testa fra le mani e cercò di tenerla su, aprendosi gli occhi con le dita, con tutte le sue forze.
-Sei proprio curiosa stasera, stupida papera. È un frutto, Mousse, leggendario e dell'amore. E ora basta, ti ho detto fin troppo! Addio, Mousse! Devo andare ora!-
-Shampoo...- Ma ormai lei non lo ascoltava più.
-Bisnonna, è pronto il tè?- Si diresse verso la cucina.
-Sham....poo...-

* * *

-Non so cosa successe dopo. Avevo resistito anche troppo. So solo di essermi svegliato nelle condizioni in cui mi avete trovato.-
-Mousse...- Le due ragazze erano rimaste impietrite dal racconto. Ad un tratto Akane si alzò in piedi, i pugni ancora chiusi sul tavolo, lo sguardo basso. Non avrebbe mai pensato di dire al cinese le seguenti parole.
-Mousse, ti prego, aiutami.- Respirava pesantemente, cercando di ricacciare verso il basso un pesante nodo alla gola. -Se Ranma ha seguito Shampoo in Cina, al vostro villaggio, tu sei l'unico che può aiutarci. Io... io devo andare a riprenderlo, Mousse!-
Il ragazzo sospirò gravemente. Si aspettava una richiesta del genere. Anche Ukyo lo fissava. Era chiaro che Akane aveva parlato per entrambe.
-Se volete andare, non esiterò a darvi tutte le informazioni necessarie. Ma io non verrò.-

Asciutto e risoluto.

-Come sarebbe a dire che non verrai?-
-Quello che ho detto Ukyo. Cosa verrei a fare? La conversazione che vi ho appena raccontato, per quanto non abbia mutato i miei sentimenti nei confronti di Shampoo, certamente mi ha fatto capire la profondità del suo disprezzo per me.- Alzò lo sguardo. -E il tè alla menta mi ha fatto rivivere gli eventi di ieri sera, in modo ancora più vivido, terribile e crudele. Per tutta la notte sono rimasto intrappolato nel peggiore incubo della mia vita, incapace di svegliarmi e al mattino la mia paura più grande è diventata realtà.- Nel pronunciare quell'ultima frase fissò Akane. -Con quale spirito pensi che potrei mai partire? A che scopo? E non ditemi: “per andartela a riprendere”; sareste crudeli e io mentirei a me stesso se solo per un attimo ci credessi ancora.-
Akane lo fissava, devastata.
Le ultime parole di Mousse l'avevano molto colpita. Un frase in particolare. *Al mattino la mia paura più grande è diventata realtà...*
Il nodo alla gola tornò a farsi sentire prepotentemente.
*Ranma...Ranma che mi saluta in giardino...La sua ombra...La sua ombra che entra in camera e mi saluta, mi saluta e se ne va via. Via per sempre. Via da me.*
La veridicità di quel pensiero la colpì come una sferzata al cuore.
Aveva resistito fin troppo.
Senza alcun controllo e ritegno, copiose lacrime le rigarono il viso.  

 

  
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