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Autore: bipolarry    12/10/2013    4 recensioni
Odiava i fruscii. Odiava quella sensazione, come se qualcuno gli stesse col fiato sul collo, si sentiva perennemente osservato. Irrigidì le spalle, fece un respiro profondo e si voltò, deciso a chiedergli cosa diavolo volesse questa volta.
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Cas ha qualcosa che appartiene a Dean, e Rio De Janeiro è il posto adeguato per discuterne..
Genere: Fluff, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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rustlings and half-replies.
 
 
 
Odiava i fruscii. Odiava quella sensazione, come se qualcuno gli stesse col fiato sul collo, si sentiva perennemente osservato. Irrigidì le spalle, fece un respiro profondo e si voltò, deciso a chiedergli cosa diavolo volesse questa volta.
“Cas, non è così che funziona, esistono le porte, noi esseri umani le abbiamo inventate per evitare che degli sconosciuti entrassero nelle nostre case e ci spaventassero a morte.”
Castiel abbassò leggermente il mento, corrugò la fronte e scrutava Dean con la solita aria da uomo degli anni 20’ intrappolato nel corpo di un esattore delle tasse vissuto quasi un secolo dopo.
Dopo qualche secondo di silenzio Dean lo fissò negli occhi, inarcando le sopracciglia, come per spingerlo a dire qualcosa.
“Cas?”
Tutto quello che fece fu sospirare, e quando Dean perse le speranze di una risposta, finalmente parlò.
“Ma io non sono uno sconosciuto.” Si guardò attorno osservando le pareti invecchiate del motel, Sam dormiva a pochi metri da loro, il suo respiro profondo e regolare riempiva la stanza tra i silenzi imbarazzanti dei due.
“Ma continui a spaventarmi a morte.” Sussurrò con un sorriso saccente sulla bocca.
Castiel non fece altro che ignorarlo, come ogni altra volta che Dean lo provocava; iniziò ad indagare ogni oggetto nella piccola stanza: una penna, vestiti sparsi ad ogni angolo, il portatile di Sam, che aveva un post-it incollato sulla tastiera. Una serie numerica. Si voltò verso Dean: “Coordinate?”
L’altro sospirò profondamente, arrendendosi all’incapacità di Castiel di saper distinguere delle coordinate da una password per il wi-fi. In tre passi annullò la distanza tra lui e l’angelo che gli era di fronte; senza mai rompere il contatto visivo gli tolse il post-it dalle mani.
“Perché sei qui, Castiel?”
“Penso di avere qualcosa che ti appartiene.”
Oltre ad odiare i fruscii odiava le mezze risposte. Odiava quanto Castiel fosse sempre poco chiaro, odiava gli indovinelli, aveva cose più importati da fare che stare lì ad indovinare a cosa si riferisse.
Prima che potesse rispondere capì che quello che gli aspettava non era meglio di un fruscìo o di un indovinello. Castiel alzò il braccio destro e gli poggiò il dito indice e medio sulla fronte. Dean seguì il movimento fluido delle sue dita con lo sguardo.
Lo odiava.
Se non avesse avuto quella perenne aria da cane bastonato sarebbe anche riuscito a prendersela con lui.
Fruscìo.
“Dove diavolo siamo?” disse, sollevato dal poter alzare la voce, non avendo più Sam che dormiva ad un metro da lui.
“Uhm.. Corcovado, Rio de Janeiro.”
Dean non poté fare a meno di ridere. La risposta che ebbe fu un semplice cenno del mento di Castiel, invitandolo a voltarsi.
“Cas.”
“Uhm?”
“Il Cristo Redentore? Sul serio? Fuggiti dal Purgatorio, cacciato dal Paradiso e salvato dall’Inferno, e ci presentiamo sotto Il Cristo Redentore? Che diavolo ti è saltato in mente?” continuò a guardarsi intorno.
“Mi piacciono le montagne.”
“Perché siamo qui?”
Castiel si avvicinò alla ringhiera che doveva frenare gli istinti omicidi dei turisti, guardò verso il basso e poi si allontanò.
“Rio di notte è piena di luci.”
Avrebbe voluto scuoterlo violentemente e chiedergli di rispondere alle sue domande, per una volta, avrebbe voluto che rispondesse subito, niente indovinelli.
“Cas, perché siamo qui?” Nonostante gli istinti, era stupito del suo autocontrollo.
Non ebbe nessuna risposta. Castiel si avvicinò, gli prese una mano e lasciò cadere un oggetto che Dean conosceva benissimo, che lo aveva accompagnato quando Sam era all’università. Ricordava che Castiel ne ebbe bisogno in una delle sue imprese, e non credeva lo avesse conservato. Tra le sue dita ritrovava un vecchio regalo che Sam gli aveva fatto uno di quei natali in cui John era a caccia e loro erano a casa, da soli, a guardare la replica di qualche vecchio telefilm. Aveva portato quel ciondolo al collo per così tanti anni che quando Cas se ne impossessò si sentiva vuoto, ma lo lasciò fare: ‘è molto più utile a lui che a me’ si disse, inconsapevole che quella sarebbe stata l’ennesima missione fallita di Castiel. Senza rendersene conto, entrambe le mani di Cas stavano ancora stringendo la sua, non fece in tempo ad alzare lo sguardo che incontrò le sue labbra; anni di caccia gli avevano insegnato a pensare in fretta, capì che aveva due opzioni: Rifiutare Castiel, probabilmente facendoglielo ben capire con un pugno in faccia e tornare da Sam facendo finta che nulla di tutto ciò fosse mai accaduto, oppure calmarsi e accettare il fatto che tutto ciò stesse succedendo, e che l’idea di rifiutarlo non l’aveva mai presa comunque in considerazione. Tuttavia, mai nella sua vita aveva immaginato di baciare un ragazzo, aveva una grande esperienza con le donne, ma non era sicuro di come comportarsi, finchè non si ricordò che di fronte aveva Castiel, il che rendeva tutto più facile, aveva la persona più innocua e ingenua al mondo, decise di provarci.
Dean portò una mano tra i capelli di Castiel, e con l’altra afferrò la sua cravatta per spingerlo più vicino a sé, poteva sentire il respiro di Cas accelerare contro le sue labbra, inspirò quasi avvilito per la mancanza di collaborazione da parte di Castiel.
“Non funziona così” sussurrò a pochi millimetri dalle labbra di Cas, ma tutto quello che ottenne fu uno sguardo confuso.
“Dean - ” no, non voleva iniziare nessun discorso in quel momento. Lo zittì avvicinandolo a sé un’altra volta, e per la prima volta sentì una traccia di collaborazione da parte di Cas. Sorrise senza interrompere il bacio, riusciva a sentire la lingua dell’altro accarezzargli le labbra, e solo in quel momento si accorse che la mano destra di Castiel era perfettamente poggiata sulla curva della sua schiena, poteva sentire le dita di Cas premere sulla sua pelle attraverso il cotone leggero della sua maglietta. Con un leggero schiocco i due si separarono. Gli occhi verdi di Dean, colmi di una felicità che non gli attraversava il viso da anni, incontrarono quelli chiari quanto profondi di Castiel. La mano sinistra dell’angelo si posò sul incavo della spalla fasciata di muscoli del cacciatore. Si avvicinò rapidamente per lasciargli un ultimo bacio sulle labbra, per assicurarsi che quello appena accaduto fosse stato vero, infine lo liberò dalla sua presa; Dean con un movimento lento della mano gli mise a posto la cravatta, ormai torturata dalla sua presa. Scosse la testa, incredulo. Dio, lui amava le donne, eppure mai nessuno fino ad allora si era preoccupato di salvargli la vita innumerevoli volte. Sapeva che il legame che univa lui e Castiel era più profondo di quello che avesse avuto con chiunque altro.
Non fu mai più felice di sentire un fruscìo e di ritrovarsi improvvisamente tra le quattro mura di un motel, il respiro di Sam ancora regolare, scandiva gli interminabili momenti di silenzio. Sentiva la presenza di Castiel alle sue spalle, senza voltarsi gli parlò. “Cas, - ”
Fruscìo.
Si girò di scatto per ritrovarsi solo.
Odiava i fruscii.
Si lasciò cadere sul letto, maledicendo il rumore che le molle fecero sotto il suo peso. Si abbandonò al sonno cercando di non pensare a cosa fosse appena accaduto; la cosa che meno sopportava era che Castiel, per non smentire la sua solita incapacità di portare a termine qualunque cosa, aveva riportato con sé il suo ciondolo.
Il mattino dopo venne svegliato da un fruscìo, che non doveva essere il primo, dato che si ritrovò comunque da solo. Castiel era appena andato via, lasciando accanto a lui il ciondolo che Sam gli regalò molti anni prima.
Si guardò intorno, Sam continuava a dormire, la poca luce che entrava dalle finestre suggeriva che l’alba era sorta da poco. Decise di abbandonarsi un’altra volta sul letto e recuperare altre ore di sonno. Chiuse gli occhi per poi sentire un fruscìo alla sua destra. Sapeva che Castiel era lì, come ogni maledetta volta, a guardarlo mentre dormiva, e lo odiava. Ma non voleva aprire gli occhi. Rimase lì lasciando che il sonno lo accogliesse, riuscendo a percepire la presenza di Castiel anche senza vederlo. Ne fu sicuro quando le molle del letto si piegarono con un suono stridulo sotto il peso dell’angelo, infine, il respiro fresco e regolare che gli accarezzava la nuca lo convinse che accanto a sé aveva l’unica persona che si interessasse alla sua vita, più di quanto lo facesse lui stesso.
  
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