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Autore: _harrysgirl_    12/10/2013    2 recensioni
"Louis si sentiva completamente scombussolato. Non riusciva a collegare il cervello. Il flusso dei suoi pensieri era pieno di domande tra cui una spiccava particolarmente: Cosa cazzo è successo?
Perché davvero, non riusciva a spiegarselo. Un minuto prima era li che litigava con quel riccio che gli aveva reso la vita impossibile negli ultimi due mesi e il minuto dopo le sue labbra erano incollate a quelle più morbide e carnose dell'altro. Avrebbe tanto voluto cancellare tutto quello che era accaduto, avrebbe voluto bloccare tutti i pensieri che gli affollavano la mente ma soprattutto avrebbe voluto bloccare il suo cuore che sembrava volesse uscirgli dalla gabbia toracica tanto che batteva forte. Era sbagliato. Era fottutamente sbagliato che sentisse tutte quelle sensazioni che gli bloccavano il respiro solo pensando al contatto delle enormi mani di Harry -questo era il suo nome- ancorate sui suoi fianchi morbidi, era fottutamente sbagliato che gli si bloccasse il respiro solo ripensando al suo respiro sulla propria pelle. Era fottutamente sbagliato sentire le guance andare a fuoco e che gli spuntasse uno spontaneo, anche se solo accennato, sorriso sulle labbra solo pensando al contatto tra le loro bocche. Era sbagliato. Tutto sbagliato."
[Larry Stylinson]
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Wrong.

Louis si sentiva completamente scombussolato. Non riusciva a collegare il cervello. Il flusso dei suoi pensieri era pieno di domande tra cui una spiccava particolarmente: Cosa cazzo è successo?
Perché davvero, non riusciva a spiegarselo. Un minuto prima era li che litigava con quel riccio che gli aveva reso la vita impossibile negli ultimi due mesi e il minuto dopo le sue labbra erano incollate a quelle più morbide e carnose dell'altro. Avrebbe tanto voluto cancellare tutto quello che era accaduto, avrebbe voluto bloccare tutti i pensieri che gli affollavano la mente ma soprattutto avrebbe voluto bloccare il suo cuore che sembrava volesse uscirgli dalla gabbia toracica tanto che batteva forte. Era sbagliato. Era fottutamente sbagliato che sentisse tutte quelle sensazioni che gli bloccavano il respiro solo pensando al contatto delle enormi mani di Harry -questo era il suo nome- ancorate sui suoi fianchi morbidi, era fottutamente sbagliato che gli si bloccasse il respiro solo ripensando al suo respiro sulla propria pelle. Era fottutamente sbagliato sentire le guance andare a fuoco e che gli spuntasse uno spontaneo, anche se solo accennato, sorriso sulle labbra solo pensando al contatto tra le loro bocche. Era sbagliato. Tutto sbagliato.

Eppure continuava a pensarci.

Eppure si sentiva in paradiso anche solo a pensarci.

 

Flashback

"Signorino, è ora di alzarsi"
furono le prime parole che Louis Tomlinson  udì quella mattina appena dischiuse gli occhi. Alzò lo sguardo trovandosi di fronte al sorriso gentile di una delle donne di servizio che lavoravano in casa sua  –anche se definire casa una villa di quelle dimensioni non era proprio esatto-, precisamente Martha, la sua preferita. Lei era sempre gentile con lui, lo svegliava dolcemente la mattina, gli portava la colazione in camera, gli faceva i biscotti al cioccolato quando aveva la febbre. Era come una madre per lui e per quanto potesse sembrare cattivo credeva di voler più bene a lei che alla sua madre biologica. Non che avesse un brutto rapporto con lei, il fatto era che il rapporto tra loro due era completamente inesistente. Stessa cosa con suo padre. Nella vita aveva sempre avuto tutto: soldi, giocattoli, vestiti, macchine di lusso,anche se non chiedeva nulla dato che gli sembrava tremendamente stupido avere degli oggetti che non gli servivano assolutamente a niente, aveva di tutto. O quasi. Gli mancava la cosa basilare, gli mancava una famiglia. Perché sinceramente parlando la sua non poteva essere definita famiglia. Non esisteva un rapporto con i suoi genitori. Vedeva suo padre di rado se non sui giornali e in televisione, quando sua madre era in casa e non al country club o in palestra con le amiche lui trovava una scusa qualunque e se ne andava, perché non sopportava di stare nella stessa casa con lei a sentirla ciarlare al telefono di argomenti futili con le sue amichette con la puzza sotto il naso. Quindi semplicemente usciva, camminava per ore senza una meta precisa, da solo, ovviamente. Louis era solo. Tutti i suoi amici erano dei montati con tremila ragazze ai piedi e pieni di loro stessi come se fossero i figli di Obama in persona. Louis non li sopportava. Stava con loro solo negli eventi mondani a cui era puntualmente costretto a partecipare. Le uniche persone di cui gradiva la compagnia erano il suo migliore amico Zayn -i cui genitori facevano parte dell'alta società esattamente come i suoi, ma non era per niente come gli altri e ci si trovava benissimo- e Martha. Per il resto Louis era solo.
"Signorino, rischia di fare tardi per la colazione, non vorrà far arrabbiare sua madre?"
La voce sottile e delicata di Martha lo riportò alla realtà. Sbadigliò sonoramente strofinandosi gli occhi e tirandosi a sedere sul letto.
"Ti ho detto centinaia di volte che puoi chiamarmi per nome, almeno quando siamo soli" disse con voce ancora arrochita dal sonno.
Odiava essere chiamato 'signorino' o peggio 'monsieur', lo faceva sentire tremendamente a disagio. Lui era solo Louis, non aveva niente di speciale, non si sentiva superiore a Martha o a chiunque altro, era un ragazzo normale, o almeno avrebbe voluto essere trattato come tale.
"Mi dispiace, è l'abitudine" rispose Martha sorridendo.
Louis le sorrise di rimando per poi tirarsi fuori dal letto e trascinarsi controvoglia verso il bagno.
"Comunque buongiorno Martha" urlò dal bagno.
"Buongiorno anche a te Louis" rispose la donna facendolo sorridere.
 
Louis scese al piano di sotto rinchiuso in quei costosissimi vestiti che lui odiava più di qualunque altra cosa ma che era costretto a mettere in presenza dei suoi genitori. Percorse velocemente la sontuosa scalinata che portava  in sala da pranzo, dove i suoi genitori erano già seduti in silenzio.
“Buongiorno” si annunciò Louis raggiungendo il tavolo pieno di tazze di latte, frutta, dolcetti al cioccolato e leccornie varie.
Salutò sua madre con un bacio sulla guancia e suo padre con una pacca sulla spalla per poi sedersi e iniziare a mangiare lentamente.
“Tesoro, come hai dormito?” chiese sua madre rivolgendosi a lui.
Ecco un’altra cosa che odiava. Le chiacchiere durante la colazione. Sapeva che a sua madre non importava sul serio di come avesse dormito, erano domande che faceva per educazione, per dovere, perché era così che le era stato insegnato, odiava che la sua giornata, come la sua vita, fosse programmata minuziosamente.
“Bene mamma, grazie, e tu?” rispose educatamente sorridendo.
Perché alla fine gli era stata insegnata esattamente la stessa cosa. Solo che per qualche strana ragione lui capiva che era tutto tremendamente sbagliato. Chissà, forse quel Dio a cui era stato costretto a credere sin dalla nascita gli aveva donato un cervello particolare.
Era chiuso in camera da almeno un’ora a “studiare” aspettando che sua madre andasse via. Uno dei vantaggi di avere una casa con un giardino grande quasi quanto un parco era senza dubbio quest’ultimo. Poteva sedersi sul prato fresco, appoggiato ad un albero a leggere uno dei suoi tanti libri, nessuno che lo rimproverasse per la sua scorretta postura, nessuno che lo comandasse a bacchetta, solo lui, solo il vero Lou.
Non appena sentì la porta chiudersi si alzò di scatto dal letto liberandosi velocemente dalla prigione che erano per lui quegli orrbili, costosi, scomodi vestiti per sostituirli con dei semplici jeans skinny chiari e una felpa informe, grigia e tremendamente calda. Niente di eccentrico, niente di costoso, niente di esageratamente carino, ma con quelli addosso si sentiva anche solo un minimo normale e quello gli bastava.
Qualche minuto per trovare le sue amatissime Vans consumate e tremendamente comode, inforcare i suoi occhiali da vista, infilarsi il suo amato beanie grigio e prendere il suo cellulare -che puntualmente non riusciva a trovare- ed era fuori casa.
Stava percorrendo il suo enorme –troppo enorme in effetti- giardino, perso nei suoi pensieri quando si imbatté nel suo incubo peggiore. Harry Styles. Alto, capelli ricci che ricordavano vagamente uno dei cespugli del suo giardino, muscoloso e tremendamente stupido e bastardo. Da circa due mesi lavorava in casa sua come giardiniere per sostituire suo padre, il signor Styles, che non poteva più lavorare per qualche motivo a lui sconosciuto. Fatto stava che quel ragazzo era la fonte maggiore del suo malumore. Non faceva altro che guardarlo con quel ghigno strafottente perennemente stampato sulla faccia come a prenderlo in giro, con quell’aria di superiorità che gli faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi.
Cercò di non far accorgere a quel cerebroleso di Styles della sua presenza evitando di far rumore, non aveva proprio voglia di discutere ancora. Ma Louis non era un ragazzo fortunato, non lo era mai stato, per questo motivo si ritrovò con il sedere spiattellato sul terriccio in seguito a una delle sue solite cadute da buccia di banana.
“Ma porca troia” si lasciò sfuggire a voce forse troppo alta.
“Principino, non credevo che potessero uscire certi paroloni dalla sua nobile bocca” disse una voce roca alle sue spalle.
Styles. Harry Styles era alle sue spalle, appoggiato ad un albero con il suo solito ghigno stampato sulla sua faccia da schiaffi.
“Styles, non è il momento adatto, va a farti un giro” sputò fuori acidamente alzandosi e scrollandosi il terriccio dai pantaloni.
“Nervosetto il principino?” disse il riccio ridendo.
Quanto odiava quel nomignolo che gli aveva affibbiato quel cespuglio decerebrato da un po’ di tempo.
“Stavo benissimo prima di incontrarti” sbuffò Louis raccogliendo il libro che gli era caduto di mano.
“Ohoh, non sapevo di avere così tanta influenza sul suo umore, mi sento onorato” disse Harry facendo un piccolo, ironico inchino.
Louis iniziò a perdere la pazienza. Non riusciva a capire perché quell’idiota se la prendesse tanto con lui, cosa aveva fatto di male?
“Styles hai decisamente rotto i coglioni, lasciami in pace e basta” quasi urlò Louis con i nervi a fior di pelle.
Girò i tacchi e fece per andarsene, lontano da quel deficiente che come sempre gli stava rovinando la giornata quando sentì una mano afferrargli il polso e si ritrovò con la schiena premuta su un albero. Quando si rese conto di quello che era successo cominciò a fremere di rabbia. Harry Styles era lì davanti a lui con il corpo premuto sul suo e quegli occhi verdi, a tratti azzurri, magnetici e –solo ora se ne rendeva conto- bellissimi, fissi nei suoi.
“Cosa diavolo ti salta in mente?” iniziò a dire Louis infuriato alzando la testa per guardare in faccia quel riccio che era un gigante in confronto a lui. E poi accadde. Harry abbassò un po’ la testa facendo combaciare le loro labbra. Louis sgranò gli occhi per la sorpresa ma, stupendo anche se stesso, non si sottrasse a quel contatto. Le labbra di Harry erano morbide e carnose, sapevano di tabacco e anche di menta e a lui piaceva quel sapore. Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a ricambiare quello strano bacio chiudendo gli occhi. Circondò il collo di Harry con le braccia infilando le mani tra i suoi capelli. Fremette quando Harry gli afferrò i fianchi accarezzandoli lentamente. Chiuse gli occhi e si abbandonò completamente a quel bacio. Non capiva nemmeno cosa stesse facendo, sapeva solo che gli piaceva da matti.
Sentiva una strana sensazione allo stomaco, faceva quasi male ma era bella in un certo senso. E poi il suo cuore. Il suo cuore batteva talmente forte che aveva paura di collassare da un momento all'altro.
Harry passò la lingua sulle sue labbra chiedendovi accesso e Louis non se lo fece ripetere due volte, dischiuse le labbra permettendo alla lingua di Harry  di muoversi  lentamente sulla sua. Si staccarono solo quando ebbero disperatamente bisogno di ossigeno.  Si guardarono a lungo negli occhi, le labbra che si sfioravano e i respiri che si intrecciavano. Louis non sapeva cosa stesse provando, sapeva solo che si sentiva a tre, forse quattro, metri da terra, non aveva mai provato una cosa del genere in tutta la sua vita. E poi circa  diecimila domande si fecero strada nella sua mente e si sentì soffocare rinchiuso tra le braccia di Harry.
"Credo di dover andare..." sussurrò evitando lo  sguardo del riccio .
 
Harry lo guardò a lungo restando in silenzio. Strinse la presa sui suoi  fianchi come a non voler lasciarlo andare.
"Resta qui con me, non andartene" sussurrò nell'orecchio di Louis che sentì un brivido percorrergli l'intera colonna vertebrale.
Era tentato di restare, ma si sentiva soffocare, non capiva cosa stesse succedendo e aveva bisogno di ragionare e di certo non ci sarebbe riuscito a un palmo dalle labbra di Harry.
"M-mi dispiace, devo andare" balbettò riuscendo a districarsi dalla presa del riccio in qualche modo.
E poi corse via, più veloce che poteva. Poteva sentire lo sguardo di Harry bruciare sulla sua nuca e si sentiva maledettamente a disagio.
Non sapeva cosa fosse successo, o meglio non sapeva il perché. Sapeva solo che era tutto maledettamente sbagliato. 

Salve a tutti. Allora, intanto ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare a leggere fino a questo punto, e se volete fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una piccola recensione. Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate delle cose obbrobbriose che scrivo, aw. Se qualcuno mi conoscesse (ma non credo lol) saprebbe che ho un'altra storia in corso e che non aggiorno da secoli e secoli e quindi dovrei pensare a quella ma invece sono qui con un'altra storia. Perché sono una persona estremamente intelligente. Allora, analizziamo cosa ho scritto: Louis in questa storia, come avrete capito, è ricco sfondato, i suoi genitori fanno parte dell'alta società e vive in questo mondo ovattato, fatto di falsità e tanti, troppi soldi. Lui però è diverso. Non è il tipico principino con la puzza sotto il naso, anzi, è molto umile e chiuso caratterialmente, ma il bellissimo, bastardo, Harry sembra non averlo capito e quindi ha preso in antipatia Louis da subito che a quanto pare è ricambiata (tralasciando lo slinguazzamento a fine capitolo, va be). Non si sa ancora bene perché sia successo ma io lo so. Soffritemi. Duhu. Beh, voi lo scoprirete nel prossimo capitolo, ma solo se ci sarà, dato che questo è un esperimento e voglio solo vedere se a qualcuno interesserebbe la mia storia. Io non ne sono sicura, ma spero comunque che piaccia. Ovviamente accetto anche le critiche (purché siano costruttive e non mirate ad offendere me o la mia opinione riguardo alla faccenda "Larry Stylinson"). Detto questo, beh, ciao, o forse addio, non saprei. 

P.S. Dedico questo a Tere, ciao Tere:c
  
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