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Autore: nightmaresandstars    12/10/2013    2 recensioni
[SPOILER! Se non avete letto la trilogia, sbrigatevi e poi tornate qui!]
Helene Snow è la nipote dell'ormai ex Presidente di Panem. Questa è la storia degli ultimi Hunger Games.
Che i Settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 – TRISTI CERTEZZE E DOLCI VENDETTE

«Distretto Uno... Dorothy Green e... Haybert Foss!»
Una ragazzina ricca di 16 anni dai ricci rosa e un perfetto sconosciuto del tutto ordinario.
«Distretto Due... Claelia Ions e... Robs Ain.»
Non conoscevo nessuno dei due, ma ero quasi sicura che frequentassero la mia stessa scuola.
«Distretto Tre...»
Siamo andati avanti così per una buona mezz’ora, conoscevo buona parte di quelli finiti dentro...
Ventisei persone... chissà in quanti torneremo indietro...
Nel Distretto Uno ci sono quei due, a quanto ho capito Dorothy deve essere una figlia di papà molto viziata e piena di sé, mentre non saprei proprio che dire riguardo a Haybert.
Nel Due: Claelia, che doveva essere un anno più piccola di me; e Robs... ero sicure di averlo già visto, probabilmente seguivamo una lezione insieme, però, se era così, non mi aveva mai rivolto la parola.
Nel Tre: Rhymer Yule, lei la conoscevo bene, riccia come nessun altro, amante del rosa e del leopardato, l’abbiamo dissuasa all’ultimo minuto dal farsi trapiantare le orecchie di un leopardo il mese scorso; e Marcus Wellock, che era stata una delle mie tante cotte, ma dopotutto, chi non si era presa una cotta per lui?! Alto, abbastanza muscoloso, con degli occhi azzurri da ricordare il cielo nella più bella giornata di Primavera, ed era pure gentile! Un rubacuori abituato a scaricare le ragazze, e aveva scaricato anche me.
Il Quattro aveva Volumnia Duncain, la conoscevo di vista. Lunghi capelli solo leggermente spruzzati di blu, non era molto alta, era anche lei un anno dietro a me, la vedevo spesso con uno che frequentava parecchi corsi con me, anche se non sapevo che tipo di relazione avessero... E Leonis Honeyman, lui non lo conoscevo proprio!!
Nel Cinque: Eta Edenthaw, lei faceva parte della mia cerchia, una biondina tutto pepe con un piccolo accento di bipolarità, ma era adorabile! Poi c’era Whytt Galloway, lui era nella mia classe di “Storia dei Distretti di Panem” me lo ricordavo perché un paio di volte avevamo parlato e io l’avevo trovato simpatico, in più era molto molto alto e con i capelli neri e un po’ più lunghi del solito.
Il Sei aveva Domitia Vipointe che era una di quelle streghe malefiche che se ne approfittano di tutti. Io e White eravamo entrate nelle sue grazie, ma non ne eravamo proprio entusiasta! Con i capelli viola e gli occhi color ghiaccio. Ero quasi contenta della sua entrata in Arena!
E poi Lartius Gannet, uno dei ragazzi più popolari della città, tutti sapevano chi era Lartius, anche perché era difficile non notarlo: alto una quaresima e muscoloso quasi altrettanto! Di bell’aspetto, capelli rosso fuoco e occhi neri, profondi come pozzi, probabilmente sapeva benissimo di essere molto atraente, ma rimaneva comunque molto riservato.
Nel Sette c’erano Dixie Graynlaw, una snob odiosa, abituata a prendere in giro tutto e tutti, con lunghi boccoli castani e grandi occhi marroni, amante del rosa antico e dello sbrilluccichio, se non indossava qualcosa di sfavillante non era contenta! E Fir Cronin, era un mio amico, ci conoscevamo da quando eravamo piccoli, ma ultimamente ci eravamo persi di vista. Adesso tra i capelli ricci e biondi che si ritrovava spuntava un ciuffo verde, uno dei suoi colori preferiti. Si era alzato un sacco dall’ultima volta che l’avevo visto!!
Nel Distretto Otto: Zenobia Spectral, una delle migliori amiche di Dixie, stesso vizio, stesso carattere, aveva i capelli lisci, di un verde smorto che io trovavo orrendo, mi stavano entrambe molto antipatiche, ma evitavo di darlo a vedere, specialmente in loro presenza; e Kern Redpath, oggettivamente era un bel ragazzo, ma avevo sentito dire dalle altre che era parecchio stupido, altre voci dicevano che fosse gay e che per questo indossava sempre un piccolo braccialetto rosa.
Nel Nove, poi, c’erano Katri Spottiswood, un’altra ragazza del mio gruppo, la adoravo, mi stava molto simpatica, era altissima, e io, in confronto a lei sembravo veramente una nana! I capelli rosso scuro e gli occhi verdi le stavano d’incanto; e anche Titus Crane, beh, che dire, tale padre, tale figlio, antipatico, è vero, ma con lo stesso fascino del padre, non lo si poteva negare!
Nel Dieci Fannia Hayes, con i suoi lunghi capelli mossi e praticamente arancioni, era al mio stesso anno, studiavamo matematica nella stessa classe. Era alta e magra, portava gli occhiali, ma spesso la vedevo senza, probabilmente metteva le lenti, però non capivo perché non volesse fare l’intervento per toglierli definitivamente. Sapevo che era una ragazza timida e un po’ insicura, ed effettivamente,  fino a quel momento non mi aveva mai rivolto la parola... Con lei c’era Wade Thorburn: alto, con i capelli color del grano e gli occhi blu che ricordavano il mare, aveva le spalle larghe, che, anche se non lo conoscevo, mi davano un senso di protezione.
Il Distretto Undici vantava Savera Selkirk, lei era la migliore amica di Katri, quindi era nel mio “circolo”, aveva dei lunghi capelli biondi e i suoi occhi erano color nocciola, era accompagnata da Rendwick Din con i lineamenti di un angelo e lo spirito un po’ meno.
Quando sono arrivati al Distretto Dodici, mi sono alzata prima di sentire il mio nome (avevano distribuito delle mappe della città per farci capire più o meno in che Distretto potevamo capitare), come da manuale, la voce squillante della signorina Trinket ha pronunciato il mio nome, ha fatto un attimo di pausa, come se avesse appena visto un fantasma e poi ha finito. Sono arrivata lì davanti, fissata da tutti, quasi imbarazzata.
Avevo milioni di idee su chi potesse essere il mio compagno, così quando ho sentito chiamare Jale Whishart sono rimasta stupita.
E adesso chi diamine è questo?!
Alto e magro, si avvicinava al palco con tranquillità, come se stesse facendo una passeggiata, con le spalle rilassate e le mani nelle tasche. I capelli, che probabilmente sarebbero ricaduti sulla fronte, erano tirati su, castani, leggermente più scuri degli occhi, che invece tendevano più all'ambrato-dorato che al marrone. Le braccia messe in mostra da una semplice camicia blu scuro a maniche corte che mostravano un colorito pallido, ma presentavano un accenno di muscolo. Sembrava disinteressato a ciò che gli sarebbe potuto accadere. Incurante del suo destino.
Altrettante idee avevo su chi potesse far parte del Distretto Tredici, e di tutta la gente che viveva in quella parte di città, le probabilità che fosse estratta proprio lei erano molto basse.
«WhiteRose Haevensbee»
Come non detto! Porca miseria, ma perché proprio lei?!
L'ho vista avvicinarsi tranquilla, se l'aspettava, lo so, anche se nel profondo speravamo entrambe di non sentire i nostri nomi.
Con lei hanno estratto Noah Fairbain, un tipo dalla pelle olivastra, alto poco più di lei, sembrava uscito da quella roba antica che ci avevano fatto vedere a scuola, ci hanno detto che la gente si divertiva a guardare "i film", anche se non riuscivo a capire come la gente potesse divertirsi guardando una cosa che rimaneva nel televisore.
Aveva un giacchetto di pelle e dei pantaloni attillati, i capelli castano scuri come gli occhi e una maglia bianca che metteva in risalto i suoi addominali.
Ci hanno fatto stringere la mano e ci hanno portato ognuno in una stanzetta e ci hanno detto di aspettare per le visite.
Come da copione sono entrati i miei in lacrime, ho tentato di rimanere tranquilla e di non farli preoccupare più del dovuto, ma sapevo benissimo che sarei morta molto presto.
Ho potuto trascorrere con loro solo dieci minuti. Dieci minuti in cui mi hanno ricordato tutti quanto fossi forte nella "lotta" che facevamo ogni Domenica mattina, quanto fossi testarda, e che forse sarei riuscita a vincere.
Tutte parole buttate al vento. Non avevo un minimo di forza alle braccia, forse nelle gambe ma nelle braccia proprio no. Non mi aspettavo di ricevere altre visite, la maggior parte delle mie amiche era stata estratta, e tra quelle rimanenti, quali nessuna preferiva me alle altre, così quando la porta si è aperta una seconda volta sono rimasta molto sorpresa.
Mi sono avvicinata alla porta per spalancarla, ma quando ho visto chi c'era dietro l'ho richiusa e mi ci sono appoggiata di peso.
Era Johnny.
«E dai Hel! Piccola! Fammi entrare!»
Ho ricacciato indietro le lacrime. Non le meritava e sicuramente non l'avrei accontentato.
Sono rimasta in silenzio.
«Per favore! Cos’è che vuoi sentire? Vuoi che dica che mi dispiace? Ok, mi dispiace! Vuoi che dica che mi sono comportato da stupido? Ok, hai ragione, sono stato uno stupido! Sono stato quello che ti pare, ma mi manchi! Mi sono accorto che ti amo sul serio!!»
Sì, certo, come no! Adesso ti credo!
«Ti prego...»
La sua voce si era affievolita, era quasi un sussurro, appena percettibile attraverso la porta chiusa: è stato questo che mi ha spinto ad agire.
Ho aperto la porta e l’ho fissato. Johnny si è avvicinato e ha messo una mano sulla mia spalla sinistra. Si avvicinava sempre di più, come per baciarmi, ma non gliel’ho permesso.
Quasi senza pensarci gli ho sferrato un pugno dritto in faccia con la mano destra, tanto forte che credevo d’avergli fatto male seriamente.
Ho visto l’ira crescere nei suoi occhi verde scuro ed espandersi su tutto il suo volto.
Gli ho dato un calcio sul ginocchio e ho chiuso la porta, ormai non aveva molto tempo, sapevo che sarebbero venuti presto a prenderlo, ma continuava comunque a bussare convulsamente alla porta.
E quella era la prima vittima (se così si poteva chiamarla) dei miei giochi.
Cominciamo bene!
Quando ho sentito le voci dei nuovi Pacificatori portarlo via mi sono allontanata dalla porta per sedermi sul divanetto che avevano messo a disposizione.
Questa storia non finirà bene...
Senza quasi accorgermene ero sdraiata a lottare con tutte le mie forze contro l’abbraccio di Morfeo che non aspettava altro che un semplice momento di relax per accogliermi tra le sue braccia.



*Angolino autrice*
Ehm... ehm... chiedo venia per il gran ritardo!
Mi rendo conto di quanto possa risultare noioso un capitolo del genere, ma era mooooolto necessario!
Spero vada bene, comunque, fatemi sapere!
Alla prossima,
Lady_Periwinkle
  
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