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Autore: JohannaEverdeen    13/10/2013    1 recensioni
Di certo prima delle avventure ormai conosciute su tutta Panem della Ragazza di Fuoco ci sono stati altri Giochi degni di nota. E qui racconteremo dei Sessantanovesimi Hunger Games, che non furono di rilevanza minore: osserveremo il tutto dal punto di vista del Tributo del Distretto 10, Hayley Johnson, dall'inizio alla fine di quelli che saranno i suoi Giochi. Le sue perdite, le sue sconfitte.. ma anche le sue nuove scoperte.
Dal testo:
[ ... ] Lo Stato doveva trovare un altro modo per sottomettere la popolazione e per poterla sovrastare con i suoi ideali: bisognava annientare le persone nel loro piccolo mondo personale. Bisognava far perdere loro la cognizione della realtà, farli perdere e fargli vedere il mondo in maniera diversa.. renderle delle marionette pronte a giocare in modo scombinato e violento, persone simili sono molto più facili da gestire di persone che invece potrebbero ragionare con la loro testa.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In lontananza, oltre le grandi finestre dietro le quali sono rannicchiata, i grandi pascoli del Distretto 10 si presentano completamente ricoperti di neve, e questo significa che il periodo per pascolare è finito. Quando cade la prima neve dell'anno, qui ricomincia la scuola. Quando è impossibile occuparsi degli animali se non per impegnarsi a tenerli in vita con questo freddo, i ragazzi vanno a scuola e quelli dopo i diciotto anni si preoccupano del bestiame: li nutrono, li mantengono al riparo dalla pioggia e dal freddo, si preoccupano di abbatterli e mandare la carne buona alla Capitale. E' un meccanismo continuo che però a me quest'anno è stato negato.
Sono passati tre mesi dalla fine dei Sessantanovesimi Hunger Games e da tre mesi quindi è cominciata la mia nuova vita. Com'era chiaro che fosse, mi è stata assegnata una casa nel Villaggio dei Vincitori, proprio affianco a casa di mia sorella Taylor, quella casa dove sono cresciuta. E' una casa grande, ma gemella a quelle che si trovano in tutto il Quartiere. Si presenta su due piani, e su ogni piano ci sono stanze su stanze che per me, che vivo qui completamente sola, sono davvero troppe. La mia vita si limita ad essere consumata tra la cucina e la sala dove di solito dormo per non dover salire le scale ed essere quindi costretta a sistemare le cose anche al piano di sopra. Quel piano è praticamente vuoto, senza vita. Solo Taylor alle volte è venuta a sistemare, a pulire, ad ordinare, e ogni volta che torna le stanze sono comunque intoccate. Al momento mi trovo sotto la mansarda, che ho praticamente raggiunto salendo la scaletta che si trova sul soffitto del secondo piano, sul quale sono passata giusto per poter arrivare qui. La mansarda, dove tengo al sicuro tutte le scorte che la Capitale mi ha fatto arrivare puntualmente ogni mese, è il mio rifugio. Quando non voglio essere notata è qui che vengo. Mi nascondo e neanche Taylor riesce a trovarmi. E suppongo che sappia che è qui che vengo a nascondermi, ma è abbastanza gentile da evitarmi ulteriori scocciature rispetto a quelle che già normalmente ammorbano la mia vita da tutti questi mesi. La finestra della mansarda mi da una visuale completa su una buona fetta del Distretto 10, che continua a risultarmi come un totale estraneo. Da quando sono tornata a casa, non mi ci sono mai sentita per davvero. Quando ho rivisto i genitori di Thomas qualcosa mancava in loro e in me. Non potevo e non posso sopportare i loro volti e le loro espressioni, per questo mi sono sentita in dovere di levare le tende e venire a stare qui, per conto mio. Non potrei sopportare una convivenza con due delle persone alle quali ho tolto un figlio. Non sopporto neanche di incontrarli per sbaglio in giro per il Distretto, o in Farmacia quando vi entro per comprarmi qualche pasticca per dormire la notte, e questo mi ha praticamente costretto ad isolarmi ancora di più. La mia unica amica è Taylor ormai, per modo di dire. E' l'unica con cui parlo, quando mi va di farlo. Lei però non riesce a capirmi completamente. Aveva immaginato il mio ritorno a casa diversamente da quanto non è stato in realtà e non so che fare per farle capire che la sua delusione è del tutto ingiustificata. Pretendeva davvero che avrei ripreso in mano la mia vita come se niente fosse successo? Limitandomi a gioire quando la Capitale mi manda le scorte mensili e a rispondere entusiasta alle chiamate che mi arrivano dal telefono portante di casa al quale ormai ho smesso anche di rispondere? Fondamentalmente quello è l'oggetto più insignificante che potessero darmi: nessuno nel 10 ha un telefono, a parte Taylor. Perchè dovrei chiamarla? Perchè dovrei poter chiamare altre persone magari al di fuori, consapevole che il Presidente ha il controllo anche su quest'oggetto? Sono tutte consapevolezze che mi frenano. In questa casa non mi sento al sicuro. Non posso esprimere i miei pensieri perchè mi sento come quando ero nell'Arena, sempre con degli occhi addosso. Quando tento di dormire, quando mi sveglio urlando nel cuore della notte, quando mi sento mancare l'aria e mi accorgo di aver pianto per delle ore prima di riuscire a riprendermi e a ritornare nella realtà... la mia vita è uno schifo. E in questa casa c'è troppo cibo che io invece non tocco, perchè paradossalmente sono dimagrita più adesso che ho fonti inesauribili di cose da mangiare e da bere, che quando condividevamo in cosi tanti le sole scorte di Taylor. E' che preferirei tagliarmi la gola che mangiare il cibo di Capitol City. E so che oggi che il mio stilista e i miei truccatori torneranno dovrò sorbirmi ramanzine a non finire, come Taylor stessa mi ha fatto notare, ma non mi importa. Oggi è un giorno orribile, quasi peggiore di quello che accompagna poi la Mietitura: oggi inizia il Tour della Vittoria per me e Taylor. Di solito lei in questo periodo se ne sta tranquillamente a casa, dopo essere tornata senza Tributi dall'Arena, ma quest'anno Taylor ha riportato nel Distretto 10 una Vincitrice. E questo condanna entrambe al Tour totale per ogni Distretto di Panem.
La sola idea mi fa venire la nausea, nonostante io non tocchi cibo da almeno tre giorni, ma l'idea che a breve casa mia sarà piena di persone provenienti da Capitol City è sufficiente da spingermi ad alzarmi dalla mansarda, aprire la porticina messa sul pavimento e a scendere finalmente in casa. Le luci accese mi suggeriscono che mia sorella è già entrata, ma non la vado a cercare. Scendo di corsa le scale e mi muovo verso la cucina. Mi osservo intorno, per assicurarmi di essere sola e quando mi accerto che mia sorella non è qui, mi muovo verso la credenza piena di cibo, che apro frettolosamente. E' incredibile come la mia casa sia un vero e proprio schiaffo alla povertà che nel 10 invece regna. Ed è assurdo che io stia qui a sprecare cibo ogni mese, senza davvero pensare alla fame che i miei concittadini ogni giorno devono combattere. Ed è per questo che in fretta e furia mi muovo a prendere un cestino che nella noia ho creato personalmente, e inizio a riempirlo di ogni prelibatezza che mi capita sotto il naso. Il cibo cade rumorosamente dentro il cestino, e questo mi spinge ad aumentare il ritmo finchè ormai l'oggetto non è troppo pieno. Mi volto all'indietro un'ultima volta, per assicurarmi che Taylor non sia ancora arrivata, e quando mi rendo conto di avere la via libera indosso in fretta e furia un giubbotto pesante ed esco di corsa di casa, ancora tenendo stretto il cestino tra le mani.
Il gelo che regna al di fuori di casa mia mi fa pentire immediatamente di non aver indossato una sciarpa e un cappello, ma non posso tornare indietro, Taylor capirebbe le intenzioni che ho e mi fermerebbe.. anche se sono una Vincitrice non sono comunque esclusa dalle punizioni che un gesto come il mio porterebbero come conseguenza, ma ovviamente non me ne interesso. I miei passi continuano a spingermi verso il centro del Distretto, dove alcune persone sono intente a passare per sbaglio, e quando mi notano cercano di deviare il cammino. Mettiamola cosi, da quando sono tornata ho avuto delle reazioni molto diverse da cittadino a cittadino del 10, perchè le persone qui sono tante e varie: la maggior parte ha cominciato a guardarmi con rammarico, alcuni si sono azzardati a sorridermi alle volte, altri hanno paura di me. Quando sono nelle vicinanze di qualcosa che potrei trasformare in un'arma, fuggono terrorizzati. Le fruste qui sono quasi del tutto sparite. Evidentemente hanno paura che, in uno dei miei momenti di terrore, sia cosi pazza da uccidere chiunque si ritrovi a passare lungo il mio cammino. Ma non mi sono lamentata, perchè se le persone mi evitano, per me è più facile evitare di mostrarmi gentile con loro. Ovviamente il mio rientro è stato acclamato, festeggiato, ma quando le telecamere se ne sono andate la gente ha cominciato a fare cosi, e io nell'assurdo, gliene sono riconoscente.
Perchè qui non è tornata solo una Vincitrice, motivo di vanto e onore. Qui c'è un lutto ancora in corso a distanza di mesi. Due Tributi sono partiti, uno solo ne è tornato.. e chiaramente non è tornato quello che tutti si aspettavano. Vedo persone andare al cimitero cittadino e piangere ancora adesso, come se la perdita fosse ancora fresca. Ed in effetti lo è. Nessuno qui ha accettato l'idea che il ragazzino allegro e spensierato che portava le pecore al Pascolo ora non ci sia più. E' incomprensibile per gli abitanti del Distretto 10 una perdita del genere. Mi rendo conto per prima che il vuoto che Thomas si è lasciato alle spalle è ben più grande di quanto non avrei mai potuto immaginare, ma che non è niente a che vedere col vuoto che ho nel cuore, e che nessuno potrà risanare. La perdita di Thomas ha reso la mia vita del tutto insignificante, oltre che uno schifo aumentato da tutto quello a cui mi vincola Capitol City. Svegliarmi e non sentire la sua vocetta acuta e a volte fastidiosa trapanarmi nel cervello mi destabilizza. Non vedere i suoi occhi, non sentire il suo profumo, mi fa sentire del tutto sola al mondo. Vulnerabile. Incapace di dirgli addio davvero. Visitare la sua tomba per me è un taboo vero e proprio. Sua madre passa le giornate a piangere al cimitero, io mi costringo ad evitarlo come se fosse un luogo del tutto vietato. E lo so che non dovrei. Che dovrei andare lì e lasciargli un fiore. Ma non ci riuscirei, sarebbe confermare davvero quello che continuo a voler evitare di accettare. Thomas è...
Raggiungo la porta della casa che cercavo senza neanche accorgermene. La squadro con attenzione, prima di battere un bugno sulla porta in legno, un legno malandato per colpa del tempo e del clima. Cigola mentre una donna giovane, ma del tutto distrutta dai lavori manuali qui nel 10, viene ad aprirmi, e lo stupore di vedermi è palese. Sul suo volto si susseguono numerose emozioni, dalla sorpresa, alla paura, alla disperazione che esplode in un pianto che non so gestire. Non so più come consolare una persona, perchè sono la prima ad essere inconsolabile. Quindi resto lì a fissarla, con il cestino tra le mani, incapace di parlare. Le sue lacrime aumentano ed è solo allora che la voce di una bambina arriva dalle spalle della donna, seguita dalla curiosa faccina del dodicenne Jack Murray. E anche lui ci mette poco a capire chi sono, nonostante la sua mente non funzioni molto bene, da quando il fratello maggiore ha perso la vita nei Sessantasettesimi Hunger Games. I miei occhi sfrecciano velocemente verso il volto del ragazzino che alla Mietitura era stato estratto dopo di me, verso quel ragazzino del quale Thomas ha preso il posto. Lui trema, stringe la sorella, sua madre continua a piangere, ma tutto quello che faccio io è allungare verso di lui il cestino col cibo, proprio mentre sta per cadere a terra, chiaramente incapace a sostenersi ancora sulle gambe. Mi muovo velocemente, lasciando andare con una mano il cesto, e con la quale sorreggo il piccolo Jack, mentre sua madre mi guarda scioccata.

-Sono venuta in pace. Voglio aiutarvi. Posso entrare?-
Nessuno sembra dubitare della scelta. La madre, ancora in lacrime, allontana la figlia dalla porta e io mi rendo conto di stringere ancora il braccio di Jack quando questo, muto, mi invita a seguirlo all'interno di casa. La porta si chiude alle nostre spalle, e tutto quello che i tre fanno è spingermi verso la cucina. La bambina, che non avrà più di sei anni, guarda affascinata il mio volto, quel volto che probabilmente ha visto per caso in tv qualche mese fa, e poi sposta l'attenzione verso un cesto pieno di cibo, una quantità cosi inaudita che probabilmente in tutta la sua vita non ha mai visto neanche sommando tutti i suoi pasti da qui a quando è nata. Mi avvicino ad un modesto tavolino messo in un punto della grande stanza che probabilmente è la parte più ampia della casa malandata ed è qui che poggio il cesto, dopo aver lasciato andare Jack. Mi sento tre sguardi addosso, ed è quello della madre che vado a ricercare. E' una donna davvero giovane, nonostante sia vedova da quando la più piccola è nata e nonostante sia madre di tre figli. Il più grande, quello che ha perso la vita due anni fa, ora avrebbe avuto quindici anni. Aveva tredici anni quando venne estratto alla Mietitura, e morì nel bagno di sangue. Riguardando la foto che domina una parete della casa, ricordo perfettamente anche la modalità, perchè quell'evento strappò un pianto disperato da parte di Thomas, perchè erano amici. Il ragazzino era più grande di Thomas di un solo anno, e quella fu la perdita di un amico per lui. La perdita che l'ha spinto ad offrirsi volontario per il secondo Murray, quello che ora fisso a lungo dopo aver distolto l'attenzione dalla madre, che ancora stringe la piccola tra le braccia. Mi rendo conto di dover parlare. Di dover giustificare un gesto che potrebbe comportare inevitabili conseguenze negative su me e su di loro. Devo offrir loro protezione, ed è quello che faccio. La prima cosa che mi esce dalla bocca risulta quasi crudele. E' chiaro che ho perso anche la capacità di rapportarmi col prossimo senza sembrare una rabbiosa.

-Quante volte il tuo nome è in quella brocca?-  Lo sguardo che Jack mi lancia è incerto, come se non avesse capito il senso delle mie parole. Ma è la madre a rispondere, con un filo di voce.
-Quasi sette volte. Per le tessere per tutti noi.- Sette. Ha quasi tredici anni, ma il suo nome è lì dentro già quasi sette volte. Perchè Jack ha delle tessere, per lui e per la sua famiglia restante. E le ha fatte già per i dodici e i tredici anni. Jack ha già più nomine di un normale ragazzo del Distretto 1 a 18 anni. Evito di ignorare la fitta di dolore che il mio cuore accusa al pensare a quel particolare Distretto, e torno con l'attenzione sul cibo dentro il cestino.
-Questo è l'aiuto che vi darò ogni mese. Questo è quello che farò per voi se mi promettete che da oggi in poi non ci saranno più altre tessere col nome di Jack Murray che rischieranno l'estrazione alla Mietitura. Sosterrò io spese necessarie per medicine e tutto. Ma vi chiedo solo di mantenere questa promessa, ora e per sempre; niente più tessere. Nè per te, nè per la piccola quando sarà il suo momento.- Gli occhi della madre si riempono di nuovo di lacrime, e i bambini la seguono a ruota. Hanno capito la gravità delle mie parole, il peso che gli sto dando. Il perchè sto arrischiando a tanto la mia vita.
-Thomas ha preso il tuo posto alla Mietitura per assicurarti un futuro diverso, Jack. Non mandare all'aria il suo sacrificio. Non dare a LORO la possibilità di distruggerti. Onora la memoria di Thomas accettando il mio aiuto. Assicurandoti solo l'unica tessera che annualmente viene aggiunta alle altre. Ma non altre. Solo quella, perchè non si può evitare. Promettimelo.- Gli occhi del ragazzino si illuminano mentre le lacrime sgorgano dai suoi occhi. Ma annuisce, forte e deciso. Annuisce e inizia a piangere lamentele, disperati ringraziamenti verso una persona che non potrà sentirli. Thomas non è qui, non più ormai. Ma Jack lo è. E io, nel mio egoismo, sento che il dodicenne dovrà davvero impegnarsi per mantenere la promessa che mi ha appena fatto. Per Thomas, perchè lui avrebbe voluto questo. Se fosse stato un Vincitore anche lui avrebbe fatto quel che ho fatto io. Per questo annuisco e frettolosamente vado a stringergli la spalla, con fare dolce, in un certo senso. Poi mi sposto verso la madre, che mi abbraccia, che mi bacia le guance, ma io resto immobile finchè non si sposta.
-Ogni mese. E per qualsiasi cosa, mi trovate nel Villaggio dei Vincitori. Se i Pacificatori avranno qualcosa da ridire, mandateli da me. Non avrò paura ad affrontarli.- Non aggiungo altro, mi allontano lentamente, guardandomi indietro giusto per vedere la bambina assaltare il cestino sul tavolo ed afferrare cibo di ogni tipo, con la curiosità che solo una creatura cosi piccola ed innocente potrebbe mostrare. Lo sguardo cade su Jack, che mi fissa e prima che io possa scappare lui è lì ad abbracciarmi. Mi ringrazia, e io lo invito ad andare insieme alla sua famiglia.
Esco e mi richiudo la porta alle spalle, prendendo una grande quantità d'aria gelida che mi entra nei polmoni cosi forte da farmi male. Capisco quale sarà il mio scopo, una volta tornata dal Tour fino all'attesa dei prossimi Hunger Games, quando sarò io una Mentore come Taylor; darò cibo al mio Distretto. Andrò di casa in casa lasciando loro qualcosa. Allenerò i figli di tutti quelli che rischierebbero di perderli nell'Arena. Li renderò i miei Favoriti. Non temo Snow, per quanto invece dovrei farlo. Perchè so che ogni cosa, su Panem, porta a delle conseguenze. E che per coprire i miei crimini dovrò senz'altro acconsentire al volere del Presidente. Ma lo farò, per il mio Distretto. Per onorare a mia volta la memoria di Thomas, anche se lui sarebbe dell'avviso contrario al mio. "Non serve mascherare quelli che non sono crimini, Hayley. Sono solo buone azioni. Non farti sopraffare di nuovo da Capitol City. Riprenditi prima che sia troppo tardi." Ma su questo non troveremo mai un punto d'incontro, perchè è già troppo tardi. Perchè sono già una pedina nelle mani di Snow. Perchè non è solo la vita della famiglia Murray che dovrò tenere sott'occhio, ma anche quella dei genitori di Thomas e mia sorella stessa.
Ed è per questo che sciolgo i capelli e apro appena il giubbotto, mentre mi incammino di nuovo verso casa mia, dove ormai le troupe di truccatori e stilista starà arrivando, mentre lo sguardo si riconforma a quello che fu l'ultimo che lanciai alla tv l'ultima volta che apparve sugli schermi di tutta Panem.
Hayley, la Vincitrice del Distretto 10 nei Sessantanovesimi Hunger Games è tornata. Ed è pronta ad affrontare a testa alta il Tour della Vittoria.




  
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