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Autore: Hiho_This_Is_Me    13/10/2013    0 recensioni
–se è un posto così adatto alla solitudine come dici tu,- gli chiese Coelette –perché mi ci hai portato invece di guardartelo da solo?-
Daiki continuò a tenere lo sguardo sul mare –perché i tuoi occhi vedono cose che gli altri non vedono..trasformano in poesia le nuvole e in melodie le onde,e i gabbiani,visti attraverso i tuoi occhi,sono angeli esiliati dal cielo perché possano apprezzare più da vicino le meraviglie di questo pianeta…- Coelette sgranò gli occhi stupita,poi li posò sull’orizzonte. Timidamente la mano di Daiki sfiorò la sua. Lei la ritirò quasi fosse stata scottata,ma lui,dolcemente,la riprese e la strinse piano piano. Lui le rivolse lo sguardo. I suo occhi brillavano come perle
-Ti prego,ti prego- la sua voce era una supplica venuta dal cuore –stammi vicino. Sono stanco di sentirmi solo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ian andava a scuola con solo un quaderno,che usava per tutte le materie.niente libri,astucci,penne,matite gomme…gli prestava tutto Hiho. Non che lei di robba ne avesse tanta… -senti cos’ho scoperto ieri:- iniziò lui mentre prendeva le matite –Molly,la figlia del panettiere,ha deciso di andarsene da Rose Ville. All’inizio non c’era niente di strano,tutti se ne vogliono andare da Rose Ville,ma poi ieri il padre l’ha beccata insieme a Luca, il ragazzo che abita fuori città. I due avevano una relazione da molto tempo,si incontravano nella casa della portinaia. Quando il padre li ha visti è andato su tutte le furie. Ha strillato come un animale. Poi è andato a dirlo alla moglie,che lo ha detto alla sua amica,che lo ha detto al pescivendolo,che lo ha detto al compagno di lavoro di mio padre,che lo ha detto a mio padre,che lo ha detto a mia madre che lo ha detto alla vicina,mentre origliavo.- questo era il vizio di Ian. nessuno sapeva perche,ma lui amava mettere il naso nella vita degli altri,anche se si trattava di novantenni. A Hiho non importava niente di tutto quello che Ian le diceva,ma le piaceva ascoltarlo. Vedere la sua bocca muoversi ritmicamente,le parole uscirne fuori rapide e gli occhi accendersi eccitati. A Hiho non importava cosa diceva,le importava solo che le parlasse –MASETTI!-la Prix interruppe il flusso delle parole –vuole cortesemente tornare al suo posto?- gli disse indicando il banco.ma di cortese il suo tono non aveva niente. Ian sbuffò e tornò al suo posto. Anche Hiho tornò al banco. Trovò la Ridley la aspettava sorridente e inquietante –allora,London,dove eravamo rimaste?oh,sì,ricordo, stavi per dirmi il significato di questa parola.- “ecco,sono fregata”.

“blablabla,ma quanto parla?” la bocca della Prix si stava muovendo da un tempo infinito. Parole senza senso ne uscivano regolarmente. Chiamano “scientifiche” tutte le parole a cui nessuno sa dare significato “è un termine scientifico” si limitano a dire,per nascondere il fatto che non sanno che vuol dire. Cosi almeno la vedeva Ian. La sua attenzione era attirata dal gatto che passeggiava sul davanzale. Era grosso e nero e portava un collare con una medaglietta. non riusciva a leggere i nome
-Masetti,mi sta ascoltando?- la stridula voce della professoressa lo risvegliò dal pensiero del gatto –si,prof,la sto ascoltando.- -ah,si?bene,allora mi ripeta ciò che ho appena detto.- sul suo volto apparve un sorrisetto. Ian non perse l’occasione –Mi stava raccontando di come ieri è riuscita ad ingrassare di cinque chili in ventiquattro ore.- esibì il più innocenti dei sorrisi mentre faceva cenno con la testa alla pancia smisurata che il vestito attillato poco copriva. Il sorriso sul volto della professoressa scomparve di colpo. Poi ne esibì un altro molto più maligno –lo sa,Masetti,che sono io a dare le sue referenze alla preside,vero?- -e lo sa lei,prof, che il bianco ingrassa,veeroo?-
Pessima battuta. La professoressa non sopportava sentirsi dire due volte che era grassa. Diventò rossa in viso e inarcò il labbro superiore. Espressione già vista milioni di volte. Ian si tappò le orecchie –MASETTIIIIII!!!!!!!!-

CAP.3
L’urlo della professoressa raggiunse tutto il piano della scuola. In aula musica si smise di suonare,in palestra di correre,nella classi di studiare. Arrivò naturalmente anche alle orecchie di Daiki. Sollevò la testa dal foglio e sorrise. Ormai era abituato a quelle interruzioni. Arrivavano a diciannove urla all’ora. Le lezioni si facevano a pezzi ormai. la stanzina era illuminata dalle enormi finestre con sui davanzali gerani rossi. I banchetti singoli erano puliti e in ordine,la professoressa sorrideva mentre guardava gli alunni scrivere veloci a testa china. Passeggiava tra i banchi dando rapide occhiate ai fogli e correzioni là dove servivano. Daiki riabbassò la testa e si riconcentrò sul compito. La luce gli faceva giochi di riflessi sui capelli dorati e gli occhi verdi erano di un colore quasi trasparente.

“suona.dai,dai,dai!!suona!” inutile,la campanella non si decideva a suonare. E la pagina bianca non si decideva a riempirsi. Hiho mordicchiava la penna agitata. La Prix la guardava dalla cattedra maligna. Hiho vedeva la Prix un ora al giorno e non sapeva come faceva Ian a sopportarla per tre ore. DRIIINN!!! “finalmente!” Hiho passò il foglio con le domande alla professoressa e fece per andarsene –Altro compito in bianco,London?- chiese la prof sorridendo acida. Hiho fece per rispondere,ma Ian,che la stava aspettando alla porta la precedette –altri chili extra,prof? Forse dovrebbe smetterla di mangiare patatine.- la Prix inarcò il labbro pronta a gridare,ma i due erano già fuori. 
La discesa era piena di ragazzi che andavano in slitta. Ian ne trovò una non custodita e ci montò facendo posto a Hiho –dai,monta!- partirono per l’enorme discesa a gran velocità girando e schivando di poco altri ragazzi. Il cappello a gatto di Ian lasciava intravedere i capelli biondi-marroni. Le trecce castane di Hiho invece ondeggiavano liberamente e un po’ pateticamente nel vento. L’aria fresca sfiorava la pelle e i due si misero a gridare euforici. Finita la discesa la slitta aveva preso così tanta velocità che continuò per un bel po’ di metri. Una volta fermata si alzarono –La lasciamo qui?- Ian alzò le spalle –sì,il proprietario la ritroverà.- sorrisero e si avviarono a casa di Ian. Hiho si fermò davanti all’enorme portone bianco –Ti va di fermarti a pranzo?- le propose Ian –no,grazie,mamma mi aspetta oggi.- -Ok,allora ciao.- -Ciao.- Hiho si girò e si allontanò. Iniziò a nevicare fioco. Hiho lasciò cadere sul palmo della mano dei fiocchi. Arrivata alla strada davanti casa,una palla di neve la colpì in pieno volto. Una risata infantile si levò in aria. Hiho non necessitava vedere George per capire che si trattava di lui –Non ti vergogni a colpirmi,calcolando che sono stata io a insegnarti a giocare?- lui rispose con una linguaccia. Era una provocazione –Ok,e che guerra sia…- si piegò,prese della neve,provò ad appallottolarla,ma nel momento in cui si preparava a lanciare una folla di bambini sbucò fuori dal nulla e iniziarono a colpirla. Lei provò a coprirsi il volto e a reagire,ma alla fine dovette battere in ritirata a casa. Camminando quasi acciaccava Fiocco –Muori,gattaccio portatore di sfortuna!- 

Lucy invece non era ancora a casa,diversamente da ciò che la figlia aveva detto a Ian. Aveva lasciato un biglietto in cui diceva che sarebbe tornata tardi e he avrebbe mangiato fuori. Hiho si mise ai fornelli. Era pessima a cucinare,quindi si limitò a riscaldare delle vecchie polpette. La casa di Hiho era minuscola. La sua famiglia non aveva molti soldi. C’era un soggiorno,con un divano tutto ammaccato e scomodissimo (dove dormiva Hiho),una televisione,l’angolo cucina con l’orologio appeso alla parete (trovandosi il suo “letto” a pochi passi dai fornelli Hiho dormiva sempre con il profumo di cioccolata calda nella narici quando era inverno) e un comodino dove c’erano i vestiti e i pochissimi trucchi quasi inutilizzati di Hiho. Poi c’era un bagno e una piccola stanza dove dormiva la madre. La casa era buia e a volte il soggiorno freddo,ma la camera della madre,essendo piccola e piena di cuscini e fornita di un camino con libreria,era molto calda e confortevole. Quando era sola in casa (succedeva spesso) Hiho si sdraiava sul lettone della madre e sfogliava un libro preso dalla libreria,limitandosi a guardare le immagini. Finite le polpette si recò appunto nella camera della madre. La vicina aveva due gatti,l’insopportabile Fiocco e la piccola tenera,bianca a macchie marroncine, Stella. Hiho amava Stella. Spesso la gattina di pochi mesi faceva le sue apparizioni sui davanzali delle finestre, miagolava e se qualcuno la sentiva correva ad aprirle. Hiho la trovò accoccolata sul letto tra due morbidi cuscini a forma di cuore. La tappezzeria,il pavimento,le coperte e le tende arancioni rendevano la stanza ancora più calda di quel che era già. Hiho accese il camino e si sdraiò sul letto con i piedi sui cuscini. Stella le si avvicinò miagolando e le si accoccolò sotto le braccia. Il campanello che suonava le svegliò entrambe dal sonno in cui inconsapevolmente erano entrate. Il camino si era spento. Hiho corse ad aprire la porta. 

Sulla soglia della porta spuntò il volto di Lucy. Hiho la salutò allegra,poi rimase pietrificata accorgendosi da chi era seguita la madre. 
-Ciao,Hiho.
-C-ci-ciao,professoressa Ridley…
Ok,che cosa stava succedendo? Perche la professoressa si era comodamente seduta sul suo divano? E perche Lucy le stava porgendo un caffè con il più cordiale dei sorrisi? 
-Vieni,cara,siediti.
Le disse la madre facendole posto sul divano,vedendo che era rimasta in piedi vicino alla porta. 
-Sai,ero all’edicola ed è entrata la signorina Ridley. Inizialmente pensavo che fosse una cliente e ho provato a venderle qualche giornale,poi lei ha iniziato a parlare dei tuoi voti e l’ho riconosciuta.- Ecco,svelato l’enigma. Si trattava dei voti. La professoressa aveva preferito avvisare Lucy direttamente a casa,forse per evitare che il sangue uscito dalla testa mozzata di Hiho macchiasse il pavimento della scuola. Tanto quella casa era già a pezzi,l’assassinio di una ragazza da parte della madre la avrebbe resa soltanto più caratteristica. L’immagine passò davanti agli occhi di Hiho e forse anche la professoressa la vide,perche si affrettò a precisare: -Sì,ma sono qui per parlare di altro. Del GEF.-
GEF era l’abbreviazione di Grande Esame Finale,un esame che veniva dato insieme alla maturità. Complicatissimo,quasi nessuno superava il cinque. Chi lo superava con un minimo di sette vinceva una borsa di studio all’università. Le borse erano multiple,ma quasi nessuno riusciva a prenderne una. A Rose Ville i soldi erano molto pochi e tutti speravano di prendere una borsa. Nessuno poteva permettersi l’università se non in quel modo. Tutti tranne Ian a cui,con entrambi i genitori medici,i soldi non mancavano. Michael,il fratello maggiore di Hiho,aveva superato l’esame con otto e ora dirigeva il “Times”,giornale in cima alle classifiche dei più venduti. A Hiho e Ian l’esame toccava quell’anno,ed entrambi sapevano che non lo avrebbero superato. 
-quello che vorrei fare-continuò la professoressa –è dare ripetizioni extrascolastiche agli alunni che secondo me hanno grande possibilità di superarlo se si applicano. Tu,per esempio. Sei molto intelligente,hai solo scarso interesse.- Hiho non era mai stata chiamata intelligente . da una professoressa in vita sua. La prof continuò ancora –il piano era di chiamare te e altri ragazzi a casa mia un giorno a settimana per tutto l’anno. Lì potrete studiare e aiutarvi. Ho già invitato Masetti. Quel piccolo genio ti aiuterà di certo con le cose che non riesci a capire,per esempio l’inglese. –
Hiho trattenne a stento le risate. Ian? Piccolo genio? Che la aiutava a fare inglese? Già lo vedeva a tavola con la prof a tirare il polpettone perche non era ben cotto. L’idea di studiare tutto l’anno con la prof era assurda,ma lei sorrideva così gentile…. In fondo cercava di aiutarla a superare il GEF,no? Anche se non ci riusciva,sarebbe stato un gesto molto gentile il suo. Ma dalla espressione della Ridley, Hiho intuì che lei era sicura che il piano avrebbe funzionato. 
-Ok,d’accordo…
La Ridley si alzò soddisfatta
-Ok,allora domani,sabato, passo a prenderti verso le undici insieme agli altri e pranziamo tutti insieme,se ti va bene.
-Sì,sì,certo.
-Benissimo. Ho già avvisato Masetti. Ci vediamo domani. 
Così dicendo uscì di casa fermandosi al cancello per accarezzare Fiocco

-Quel gattaccio fa amicizia con le sconosciute e con me che conosce da una vita no.- mormorò a denti stretti Hiho. È vero,i gatti neri portano sfiga.




ciao a tutti, questo è il terzo capitolo,
volevi ringraziare chi ha recensito
e anche chi ha solamente letto ;D
spero vi piaccia e che continuerete a leggere, ciaoo <3 <3
  
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