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Autore: kyaneoss    13/10/2013    1 recensioni
"Misi una felpa larga che mi arrivava fino alle ginocchia, ci sarebbe entrata un’altra persona da quanto era grande, lui sarebbe potuto entrarci. Nonostante fosse più alto di me, più muscoloso, più.. perfetto."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Passarono giorni e non vidi né sentii Derek, sembrava essere scomparso dalla faccia della terra. Non mi aveva cercato neanche una volta, e io non avevo il coraggio di farlo. Lui era molto più turbato di me, e sapevo che qualsiasi parola sbagliata lo avrebbe solo fatto sentire in colpa, come mi sentivo io, e preferivo evitare che dover affrontare una situazione del genere. Passai i miei giorni da paria tra scuola e compiti, musica, film e internet. Ah, internet, migliore amico delle anime solitarie, soprattutto di quelle iscritte a Tumblr. Cosa faremmo tutti noi senza i nostri amati social network che al posto di fare il loro lavoro ampliando la nostra vita sociale, non fanno altro che spingerci a chiuderci in noi stessi e vivere esperienze del tutto virtuali? Davvero non lo so. Le nuove generazioni sono tristi perché sono sole, e non sono sole perché sono antipatiche, ma lo sono perché non sappiamo più vivere un momento senza pensare a postare la foto su Facebook, di scriverlo su Twitter o di documentarlo su Youtube. Siamo arrivati al punto in cui le nostre vite sono archiviate giorno per giorno da noi stessi, e la trovo una cosa piuttosto triste. Il mio completo isolamento ebbe fine il martedì, quando uscii da scuola e lo trovai seduto sul cofano del mio furgone, gli occhi semichiusi a causa della troppa luce del sole ma un sorriso stampato sulle labbra. Si era tinto una ciocca di capelli di biondo, e la trovai una cosa estremamente ridicola.

“Sai di sembrare frocio con quei capelli?” –dissi avvicinandomi a lui, poi lo raggiunsi e scese dal cofano ridendo.

“Ho questa idea che mi frulla per la testa da un paio di giorni..” –disse con tono rilassato. “E mi chiedevo se tu fossi libero, mh, venerdì.”

“Cosa hai in mente?” –non riuscivo a non sorridere, lo amavo quando faceva così, quando faceva il sostenuto e si mostrava così sicuro di sé.

“Io, te, una coperta, un cesto e una collina, ci stai? Tu non dovrai fare niente, penserò all’organizzazione completamente da solo. Dovresti apprezzare.”

“Se mi stai chiedendo di cazzeggiare tutto il giorno in mezzo a un prato fiorito, credo che la mia risposta sia ovvia.”

“Veramente avevo intenzione di andarci la sera, così farai fatica a vedere i miei capelli da frocio a causa dell’assenza di illuminazione artificiale.” –mi sorrise un’altra volta.

“Ancora meglio allora.” –risposi.

Mi sentivo la persona più fortunata del mondo ad avere Derek Hale al mio fianco, era sempre in grado di sorprendermi e di farmi sentire speciale. Era fatto così: un giorno mi spezzava il cuore mostrandosi completamente a terra, e un altro si presentava con il sorriso più bello del mondo chiedendomi se volevo mangiare tramezzini con lui su una collina.
Furono i tre giorni più lunghi della mia vita, ogni volta che dovevo uscire con lui facevo il conto alla rovescia di ore, minuti e secondi, mentre ero preso da un’ansia e un batticuore indescrivibili. Pensavo a come mi sarei dovuto vestire, a quale profumo mettere, a come avrei dovuto salutarlo quando sarebbe venuto a prendermi e a una lista infinita di altre cose, movimenti, parole, gesti. Tutte cose che scomparivano nel momento in cui lo vedevo, visto che ogni volta che stavo con lui tutto mi veniva naturale. Non c’era nessuna maschera che io usassi con Derek che reggesse, era sempre in grado di distruggere i miei muri e farmi sentire fiero di essere me stesso, e non potevo chiedere di meglio.
Venerdì sera. Mio padre mi vedeva camminare nervoso per casa, naturalmente non capendone il motivo. Pensava che Derek fosse il mio migliore, forse unico amico, e aveva ragione in entrambi i casi, ma non sapeva anche del mio “legame sentimentale” con lui, sempre se poteva essere definito in questo modo.  Non sapeva neanche che saremmo andati a guardare le stelle, perché io stesso non la trovavo una cosa esattamente etero, quindi gli dissi che sarei andato a dormire da lui, come era già successo in passato. Guardavo dalla finestra impaziente di vedere la sua decappottabile arrivare, sobbalzavo ogni volta che sentivo il suono del motore di un’auto sperando fosse la sua, e finalmente arrivò. Mi catapultai fuori casa urlando a mio padre che gli volevo bene e poi saltai sulla decappottabile nera senza neanche notare lo sguardo di Derek su di me. Fu quando mi voltai verso di lui che vidi i suoi occhi cercare i miei, e poi sentii la sua mano posarsi sulla mia.

“Sai che siamo ancora di fronte a casa mia e mio padre potrebbe osservarci dalla finestra, vero?” –gli dissi abbassando lo sguardo verso la sua mano. Al posto di toglierla, si limitò prima a stringere la mia ancora di più e poi la spostò sul mio ginocchio, facendomi venire i brividi.

“Lo so.” –disse mordendosi il labbro, poi lasciò stare la mia gamba e cominciò a guidare.

Ci volle molto meno di quanto mi aspettassi ad arrivare a destinazione, ai piedi di una collina, pochi chilometri fuori da Beacon Hills. C’era un grande albero le cui foglie cadute facevano un letto dai colori caldi a terra, e potevamo vedere le luci notturne della città da lì, era davvero bellissimo. Derek stese sul prato una coperta a quadri bianca e rossa, e poi cominciò a vagare avanti e indietro per la collina, guardando attentamente a terra, si mise a correre verso l’auto e osservava tutto con aria preoccupata.
“Che stai facendo?” –gli chiesi io seduto con la schiena contro il tronco dell’albero.
“Stiles, dimmi che sono il più grande idiota mai esistito sulla faccia della terra.”
“E perché dovrei?”
“Tu dillo e basta.”
“Okay, sei il più grande idiota mai esistito sulla faccia della terra. Ora puoi dirmi perché?”

“Ho lasciato la cesta a casa, ciò significa che non abbiamo nulla da mangiare. Scusami, se vuoi posso andare a prendere qualcosa e tornare qui.” –non riuscivo a non ridere.

“Stai scherzando? Ma lascia perdere! È andata così, significa che la prossima volta dovrai portarmi a cena fuori, e naturalmente pagherai tutto tu.”

“Mi sembra giusto.”

Si era già fatto buio e si riuscivano a vedere le stelle, era una serata perfetta. Ci sdraiammo sulla coperta e rimanemmo così, in silenzio, a guardare il cielo stellato.

“Stiles?” –disse interrompendo la pace del momento.

“Sì, Derek?”

“Ti senti mai inadeguato? Sai, per così dire, fuori luogo? Come se non appartenessi a nulla.”

“Sempre.” –risposi, e dopo una breve pausa continuai “Come mai questa domanda?”

“Perché io non mi sono mai sentito parte di niente, mai parte di un gruppo. Ecco, non mi sono mai sentito abbastanza per nessuno, come se essere me stesso sia un reato, come se non possa piacere a nessuno. Sbagliato, un errore. A chi può piacere un errore?” –quelle parole mi spezzavano il cuore, perché sapevo che pensava davvero quelle cose, non le diceva solo per attirare la mia attenzione o per mettersi al centro del discorso.

“A me.” –dissi a bassa voce, quasi da non riuscire a sentire me stesso.

Mi voltai verso di lui e mi girai sul fianco in modo da poterlo guardare. Non sapevo che dire, io provavo qualcosa di così forte per lui che spiegarlo a parole sarebbe stato impossibile. Lui era lui, lo amavo, non c’era bisogno di discorsi o di dichiarazioni Shakespeariane per esprimere i miei sentimenti nei suoi confronti. E sapevo che anche lui provava qualcosa per me, e questo mi bastava per essere felice.
Derek chiuse gli occhi con un’espressione amara, poi allargò il suo braccio e io posai la mia testa sul suo petto, in grado di sentire il ritmo dei suoi battiti e dei suoi respiri, e rimanemmo abbracciati per un po’, con la compagnia del freddo pungente della notte e le stelle sopra di noi.

***
Lo ammetto, ho voluto rendere il tutto un po' fluff. Beh, spero vi siate goduti questi momenti di dolcezza tra i piccioncini. 
- Ronnie.
  
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