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Autore: Vale Lovegood    13/10/2013    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Harry alla stazione di King's Cross dopo la sua presunta morte nello scontro con Lord Voldemort non avesse incontrato Albus Silente ma il suo professore più odiato? Proprio Severus Piton? Ho immaginato cosa sarebbe potuto succedere e in particolare il loro dialogo...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Buon giorno a tutti, sono qui perchè mi è venuta l'ispirazione per una nuova oneshot. Ho sempre pensato a questo dialogo e oggi ho voluto provare a rendere partecipi anche voi... Spero che apprezzerete questo stacco dall'altra mia storia "Special people" e possiate dirmi cosa ne pensate! Buona lettura!

Era morto.
Di sicuro, non poteva essere altrimenti, si trovava in quella che doveva essere l’aldilà.
Era tutto bianco e ovattato e lui se ne stava lì in mezzo al nulla, completamente nudo.
La sua mamma, il suo papà, Sirius e Remus non si erano sbagliati dicendo che “Morire era più facile che addormentarsi”.
Forse li avrebbe rivisti o forse loro erano in un'altra dimensione…
Erano così tante le persone con cui voleva parlare!
Aveva così tante domande da fare da non riuscire nemmeno più a capire a chi voleva porle!
E poi c’erano loro, i componenti della sua famiglia adottiva, chissà la disperazione che si sarebbe letta nei loro occhi quando avrebbero visto il suo corpo…
Ron, Hermione i suoi compagni di viaggio e fratelli.
Ginny… il suo grande amore…
Non riusciva a credere che aveva perso.
Non tanto per se stesso, perché da quando aveva ascoltato la profezia non aveva mai pensato per un attimo che sarebbe stato il vincitore.
No, lui era preoccupato di aver fallito, non era riuscito a proteggerli.
Nella sua mente, lui si era sempre posto l’obbiettivo di portare Voldemort con se nella tomba.
Aveva dato retta al suo mentore nonostante tutto, il problema era che non sapeva quale sorte sarebbe toccata ai suoi amici.
Era strano pensare che lui era bloccato lì con la prospettiva di perdere la famiglia che lo aveva aiutato ad affrontare i tanti pericoli della sua giovane vita e forse incontrare quella che lo aveva protetto da ogni pericolo, sacrificando se stessa.

Harry Potter si aggirava in quella che sembrava la stazione ferroviaria di King’s Cross, finche non la vide, una grande porta luminosa.
Essendo l’unica via di uscita o entrata per qualche luogo sconosciuto, decise che avrebbe dovuto afferrare la maniglia e aprire.
Straordinario quanto, anche da morto, il cuore poteva risultare così vivo e il braccio così pesante.
Se ne stava lì, con il braccio teso e stava per afferrare la maniglia quando qualcosa lo fermò.
Un altro braccio, più adulto lo stava bloccando.
La mano, piena di calli e macchie, forte e sicura nella sua presa, apparteneva all’ultima persona che si sarebbe aspettato di trovare.
Severus Piton.
“Vedo che sei sempre il solito sciocco, Potter” disse l’uomo con la solita voce carica di sarcasmo.
“Sempre pronto ad agire prima di pensare”
“P-Professore?”
“Oh, sono contento di essere stato riconosciuto, non sai la commozione”
“Professore, se lei è qui, vuol dire che sono sicuramente morto?”
“Dovrei premiare il fatto che per una volta hai dimostrato di poter collegare due neuroni e fare una deduzione logica, per quanto sbagliata?”
Harry era talmente attonito da non fare nemmeno caso all’insulto e rispose:
“Vuol dire che non sono morto? Quindi se io non sono morto neanche lei lo è?”
“I tuoi sillogismi sono davvero ammirevoli, ma sbagliati”
“Allora dove siamo e che ci facciamo qui?”
“Finalmente delle domande sensate, siamo in quello che viene definito il “limbo”, non siamo ne qua ne là o almeno tu non sei ne qua ne là.
Io sono morto, ma tu ancora hai una possibilità”
“Non capisco professore”
“Non l’avrei mai detto visti i tuoi brillanti risultati accademici.
Cercherò di spiegartelo in modo semplice.
Io sono morto e il mio compito qui è quello di avvisarti sulle tue possibilità, non ho capito perché mi tocca ancora questo supplizio, ma finche non saprai tutto, neanche io sarò pronto a lasciare questo posto.”
“Professore, allora cosa devo sapere?”
“Il tempo qui è fermo: potremmo passare minuti, ore e settimane qui e nel mondo terreno sarebbe passato lo stesso meno di un secondo.
Perciò, non allungare ulteriormente la mia agonia, ascoltami e basta, poi saremo liberi di non vederci più.
Tu e l’oscuro signore eravate legati dalla maledizione fallita e in quel momento una parte della sua anima si è agganciata alla tua di anima e ha permesso tutti gli eventi passati.
Mi dispiace ammetterlo, ma anche se la tua mancanza di capacità di concentrazione in Occlumanzia non fosse stata tanto palese, non saremmo comunque riusciti a bloccare le sue incursioni nella tua mente.
Ora siamo qui a discuterne perché il pezzo della sua anima che era nascosto dentro di te è stato distrutto e questo è quello che ti ha permesso di essere qui.
Tu non sei al momento ne vivo ne morto, anche se tu saresti dovuto morire in ogni caso perché in genere non si può distruggere un Horcrux senza uccidere anche la persona che lo detiene.
La tua fortuna è stata ancora una volta il tuo legame con l’oscuro signore: ti ha preso il sangue e oltre che all’Horcrux siete collegati con la protezione di L… tua madre.
Hai capito Potter?”
“Si professore, non mi è chiaro però che significa che “non sono ne qua ne là””
“Eppure mi sembrava semplice come concetto: tu non sei ancora morto e non sei nemmeno un impronta di un anima dipartita lasciata sulla terra, ossia un fantasma, lo puoi vedere anche tu, in fondo non avevi detto tu una volta, che i fantasmi sono trasparenti?
Puoi scegliere se tornare indietro vivo oppure morire e venire con me.”
“E come faccio professore?”
“Basta attraversare quella porta che stavi per aprire con le intenzioni chiare nella tua testa. Capito?”
“Si professore, ho capito, ma ho ancora un dubbio sulla faccenda: io non sono ne qui ne lì perché Voldemort ha ucciso il suo Horcrux e sono salvo per il mio sangue che è anche dentro di lui, se dovessi tornare indietro, non succederebbe la stessa cosa?
Ossia, se io sono salvo per il mio sangue, lui non potrebbe fare lo stesso?
Non sarebbe un circolo vizioso?”
Severus Piton lo guardò con uno strano sguardo, quasi di soddisfazione.
“Complimenti per l’acume Potter, sono sorpreso, viste le tue pozioni non pensavo potessi essere così sottile.
La risposta è che non si sa.
Ciò che è certo è che tu puoi tornare indietro e rischiare di essere ucciso un'altra volta e andare avanti nella morte o vivere.
Voi avete attraversato dei confini della magia a tutti sconosciuti.
Perciò sta a te decidere se vuoi essere un codardo e attraversare quella porta oppure cercare di sconfiggere l’oscuro signore rischiando di morire per sempre.”
“Ho deciso che il mio compito non è finito, ho sempre tempo per tornare qui e ho intenzione di tornare indietro.
Devo far sparire la minaccia di Voldemort, a costo di portarlo qui con me.”
“Bene, il mio compito è finito, ora puoi andare, spero di non vederti tanto presto, almeno nella morte voglio essere lasciato in pace”
Così dicendo si voltò e stava per andarsene quando Harry lo richiamò indietro.
“Professore, un ultima cosa.
Non so come spiegarlo, ma grazie di tutto.
So che lei mi odia per via di mio padre e io rappresento tutti i suoi errori con mia madre, ma vorrei comunque dirle grazie.
Senza di lei non sarei sopravissuto.
Lei ha agito nell’ombra e non ha mai voluto alcun contatto con me, ma per mia madre si è preso cura di me, meglio di quanto fosse richiesto da lei.
Perciò…grazie, non posso non dirlo ancora.
Mi dispiace che tra noi ci sia stato sempre tutto questo odio, perché poteva andare diversamente.
Non penso però che il nostro orgoglio possa permetterlo, perciò la chiudo qui.
Lei è la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto.
Nonostante tutto il disprezzo che corre tra noi, grazie.”
Il completo silenzio avvolse queste parole.
La faccia di Severus era una maschera di indifferenza, solo gli occhi emanavano un bagliore diverso.
Non erano più i tipici tunnel gelidi e neri che non lasciavano speranza.
Erano più simili ai sotterranei, ma con le lanterne accese.
Per quanto oscuri e freddi, potevano pur sempre rappresentare una speranza.
Quegli occhi significavano più di mille parole per un uomo come il professor Piton.
“Bene, ora vai… anche se il tempo è eterno vai” rispose l’uomo con un bisbiglio.
Harry arrivò allora alla porta e la aprì.
Prima di scomparire per tornare nel mondo dei vivi, però, si voltò e vide la figura di Severus vicino ad una donna con lunghi capelli rossi e occhi verdi come i suoi che gli teneva la mano e la stringeva.
Fu solo per pochi istanti, ma Harry si accorse del movimento delle sue labbra che sembravano dire:
“Grazie a te di aver capito”

Alcune indicazioni di fine storia: ho provato a rendere Severus e Harry il più simili possibili all'originale. Severus non penso che fosse contento di vedere il ragazzo e quindi non penso che sarebbe corso da lui abbracciandolo e compliemtandosi con lui. Ricordiamoci che lui è pur sempre un Mangiamorte abituato a nascondere i suoi sentimenti... Harry è molto orgoglioso, ma penso che la scoperta del gesto di Severus potesse convincerlo a dire ciò che ha detto! In fondo se ha avuto il coraggio di mettere il suo nome al secondogenito, poteva non avere il coraggio di chiarirsi con lui se ne aveva la possibilità?

Spero che mi farete conoscere la vostra opinione! Alla prossima, internet permettendo!

  
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