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Autore: Kalyptein    13/10/2013    5 recensioni
Charlie Undersee è la ragazza tipica americana per antonomasia: passa le sua mattine a giocare a Call of Duty, guarda le repliche di Dottor Who con sua madre sul divano del loro appartamento in affitto nel Queen e si strafoga di gelato al pistacchio. Chiaramente, una ragazza del genere è destinata a vivere una vita del tutto normale.
Ed era così che la pensava Charlie, fino a quando alla morte della madre non trova una lettera che la indirizza al Campo Mezzosangue di Long Island.
«Allora, fantomatici eroi [...] prima che il vostro deficit di attenzione - che a mio parere è solo stupidità acuta - inizi a farvi perdere colpi, voglio informarvi nel nostro nuovo arrivo. La piccola Comesichiama, figlia di Nessuno»
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stringo l'elastico nei capelli, smuovo il ciuffo rossastro che mi ricade sugli occhi, mi stampo un bel sorriso in faccia, seguito poi da uno sbuffo. È almeno la duecentesima volta che lo faccio nell'arco di dieci minuti. Forse potrei essere un tantino nervosa per tutta la faccenda della commemorazione. E dico forse. Passo le mani – indecentemente sudate – sul vestito di mio padre, ancora restia ad indossarlo e ad accettarlo. Non sono sicura di volere qualcosa di suo. Però non voglio nemmeno sembrare una di quei barboni che vivono sotto i ponti e si vestono di buste al mio primo appuntamento. Una commemorazione funebre, ma pur sempre un appuntamento. Con Cal.
Strappo l'elastico dalla testa, i capelli mi ricadono sulle spalle appena ondulati e sorrido allo specchio. Ovviamente, ogni mio tentativo di sembrare una di quelle ragazze che si vedono in tv e che tutti osannano mi fa sembrare sempre di più come la protagonista di Misery. Sbuffo ancora, passandomi una mano tra i capelli, che ritornano come al solito, senza una forma precisa. Studio ancora un attimo la figura allo specchio. Ho ripreso un po' di colore sulle guance – niente a che vedere con l'imbarazzo o la rabbia, per la prima volta da quando sono arrivata al Campo – gli occhi mi sembrano un po' più lucidi e non c'è nessuna traccia di rughe sulla fronte. Un sorriso si fa strada sulle mie labbra involontariamente. Do un ultimo sguardo al vestito. È davvero il vestito più bello che abbia mai indossato – oltre ad essere l'unico. Il tessuto liscio mi scivola la pelle come una carezza, mi fascia i punti giusti della vita, evitando di farmi sembrare un chicco d'uva schiacciato, e mi arriva qualche centimetro sopra al ginocchio. Ai piedi anche le Converse consumate sembrano meno orribili. Spero faccia lo stesso effetto su di me. Esco fuori, ricordandomi di non strascicare troppo i piedi mentre cammino.
La prima cosa che noto, è la maglietta viola acceso di Cal abbinata ad un paio di pantaloni rossi che sono un pugno in un occhio, ma mi fanno comunque sorridere. Lui alza lo sguardo e balbetta un: «Per Zeus! Sì, cioè.. Sei.. Oh dei..»
«Che ne dici di un ciao?» «Dove lo hai preso quello? Cioè.. sì.. stai benissimo, lo sai.. O almeno, adesso lo sai, suppongo.. Aehm..»
«Cal stai diventando più rosso dei tuoi pantaloni» gli faccio notare, trattenendo una risata imbarazzata. Molto probabilmente anche le mie guance sono scarlatte.
Cal scuote la testa, poi annuisce di scatto. «Possiamo andare prima che quello che resta della mia dignità finisca nel Tartaro?»

Quando arriviamo al padiglione, più o meno dopo cinque minuti di balbettii imbarazzati e mani sudate che sfioravano, troviamo ad aspettarci lo spettacolo più bello di sempre: il padiglione, già quasi pieno di semidei particolarmente euforici, è illuminato dalla luce brillante di un fuoco, circondato dalle bandiere con i simboli di tutte le Case decorati dai nomi di tutti i caduti per la seconda guerra contro i Titani. Riesco a vedere il signor D e Chirone seduti un po' in disparte, il primo che giocherella con una bottiglia di vetro, con la stessa aria annoiata e irritata di sempre, il secondo con un'espressione di antico dolore dipinta in faccia. E non posso fare a meno di sentirmi male per lui.
Cal sembra capire la direzione dei miei pensieri, perché mi stringe una spalla piano. «Andiamo?»
Lo seguo in silenzio. Un mucchio di ragazzi e ragazze salutano Cal, e una di loro gli stampa anche un bacio appiccicoso sulla guancia. Cerco di ignorare quella stupida alla sensazione di gelosia allo stomaco, devo ricordarmi che è al Campo da metà della sua vita e ha degli amici al di fuori di me. Immagino che sia impossibile non farselo piacere, in un modo o nell'altro.
«Quindi sei il Troy Bolton dei mezzosangue, uh?» gli chiedo, dandogli una spintarella scherzosa.
«Solo più basso, più intelligente e con i capelli più brutti» risponde lui, sciogliendosi nel primo vero sorriso della serata.
Quando un paio di braccia circondano le spalle di entrambi, mi lascio scappare un mezzo gridolino. Nev, che si è sicuramente avvicinato con il suo solito passo silenzioso, ridacchia della mia reazione e: «Ma guarda un po', Rachel e Ross sono tornati insieme!» ci strilla nelle orecchie.
Mi scrollo il suo braccio, al contrario di Cal che gli lancia perfino un sorrisetto. «È la prima volta che ti fai vedere in cinque anni»
«Mi sembrava più interessante quest'anno»
Distolgo lo sguardo un secondo prima di incrociare i suoi occhi. Non sono ancora pronta a ingoiare le parole che mi ha detto, non sono pronta a passarci sopra e ignorare che tutto quello che dice mi fa sentire come una bambina. Al contrario di Nev, a quanto pare.
Chirone richiama la nostra attenzione, con una fiaccola in mano. Tutti i semidei all'istante si ammutoliscono, anche i figli di Ares e Apollo che litigavano tra di loro. Possiamo letteralmente sentire l'uno il battito del cuore dell'alto. «Per non dimenticare il coraggio, l'onore, l'amore e le gesta» La voce di Chirone sembra vecchia duemila anni. «La famiglia» Per un solo millesimo di secondo, mi sembra che il suo sguardo sia rivolto a me, poi guarda il fuoco tra le sue mani. «Per non dimenticare le anime dei semidei valorosi che hanno combattuto per noi» Si avvicina allo stendardo di Afrodite e gli da fuoco. «Silena Beauregard..»
Chirone stila una lista di ragazzi morti, di cui colgo solo qualche nome. Luke Castellan, Charles Beckendorf, Michael Yew. Tutto quello che rimane di queste persone sono solo le ceneri di uno stendardo e un nome sussurrato all'aria. Cal mi afferra una mano e il momento è così bello, intimo e magico che mi arrendo anche al braccio di Nev che mi circonda ancora le spalle. Mi accorgo che sto piangendo quando il pollice ruvido di Cal mi sfiora la guancia. Ci guardiamo a lungo, con l'eco del nome di un certo Castore nelle orecchie, e all'improvviso sento tutta la tristezza evaporare via. Perchè so che voglio di più oltre questa vita. Voglio trovare quello che dice Cal, il mio filo rosso.
Chirone ha smesso di parlare, anche il signor D sembra essere leggermente più interessato. O almeno, non ha più aspetto di uno studente alla sua lezione di matematica. Mi chiedo se qualcuno dei suoi figli sia morto nella battaglia.
«Sto per piangere» Il commento esageratamente sarcastico di Nev mi arriva come un pugno nello stomaco.
«Sei davvero..»
«Stupido, superficiale, saccente figlio di Apollo?» mi chiede, citando quello che gli ho detto l'altra sera. Rimango a bocca aperta, mentre lui ritira il braccio e si mette la mano nella tasca del jeans.
«Nev, smettila» interviene Cal.
«Mi dispiace aver disturbato i sentimenti della tua fidanzata, amico!»
Cal gli stringe una spalla. «Hai di nuovo bevuto troppa ambrosia?»
«Prometto di non farlo mai più, mammina» Nev si porta una mano sul petto, poi fa una smorfia. «Anzi, no..»
Cal lo prende per un braccio e lo scuote forte, Nev ride tra sé e sé. «Perché questa volta?» L'altro non risponde. Cal si guarda nervosamente intorno e inizio a sentirmi nervosa anche io, anche se non capisco bene quello che sta succedendo. Mi è stato spiegato che l'ambrosia è per curare le ferite e anche.. Pensa Charlie, pensa.
Cal mi indica di seguirlo e inizia a camminare velocemente in direzione del bosco, anche se è buio e non dovremmo allontanarci troppo. Facciamo appena un paio di metri, quando il sorriso storto di Thorne ci si para davanti, insieme ai un paio di suoi fratelli. «Andate da qualche parte?»
«Prendiamo un po' d'aria» risponde Cal, mascherando alla perfezione tutta l'ansia nella sua voce.
Thorne sbuffa – grugnisce - e incrocia le braccia muscolose al petto. «Con Norris in quello stato?»
«Sono sempre più bello di te» ribatte, sorridendogli sornione. Non capisco. Okay, forse è un po' più egocentrico e presuntuoso del solito (come se fosse possibile!), ma non capisco a quale stato sta alludendo Thorne. Poi alzo lo sguardo ai suoi occhi. Gli stessi che ho evitato prima. Al color verde brillante del solito, si sono aggiunte delle screziature dorate all'iride. Poi collego tutto e risento la voce del filmato di orientamento L'ambrosia può rendere alcuni semidei febbricitanti.
Il sorriso di Thorne si trasforma nella solita smorfia disgustata. «Lo dirò a Chirone. Non vorrei fare il cattivo esempio alla tua ragazzina»
«Non è la mia ragazzina» Nev si appoggia alle spalle di Cal e mi indica con l'indice. «Piuttosto è la sua»
«Non sono la ragazzina di nessuno, hai capito?» li interrompo, facendo un passo in avanti verso Thorne.
«Noi qui abbiamo finito» Cal riprende Nev per un braccio, stringendolo troppo per essere un gesto amichevole. Mi affretto a seguirli, senza tralasciare un'occhiataccia di sdegno a Thorne. Presto arriviamo al tronco di un albero tagliato e Nev si sdraia, lasciando penzolare le gambe.
«Sei impazzito, per caso?» gli urla contro Cal, che sta diventando color melanzana. «Sai che l'ambrosia potrebbe ucciderti? Certo che lo sai! O peggio, potresti impazzire e questa volta per davvero!»
«Nessuno ha chiesto il tuo aiuto»
«È quello che fanno gli amici! E indovina un po'? L'ultima volta che ho controllato, noi lo siamo!»
«Avanti, Cal» dice Nev, portandosi le mani dietro la testa. «Il tuo debito nei miei confronti è stato saldato, puoi smetterla di fare il carino con me»
«Ma di che diavolo stai parlando?»
«Per la nostra impresa. L'ho dimenticata. Come si dice? Ne è passata di acqua sotto lo Stige»
«È l'ambrosia che parla»
«Le parole degli ubriachi sono la verità»
Cal non risponde, rimane a guardare la figura di Nev accasciata sul tronco. Non so di cosa stanno parlando e, dall'espressione di dolore sordo di Cal, capisco che è meglio non chiedere nulla, anche se muoio dalla voglia di sapere. Mi avvicino a lui, sfiorandogli il braccio.
Lui si gira verso di me, uscito dal labirinto dei suoi pensieri. «Dobbiamo fargliela passare.. Dobbiamo tenerlo..»
«Guarda chi ho trovato. Pollicina, la testa calda e il tipo delle cicatrici!» Mi mordo le labbra, riconoscendo il tono di Dioniso. Non ho mai fatto troppo caso a lui, nella mia permanenza qui e le nostre strade non si sono mai incrociate. «Serata fortunata»
«Signor D, ci dispiace esserci allontanati..»
«Risparmia le tue scuse per qualcuno a cui interessino» lo interrompe il dio, con un gesto della mano.
«È stato Thorne ad avvisarla?» chiedo.
Lui si volta verso di me, sollevando un sopracciglio. Ed è lo stesso sguardo della cassiera quando pago dieci dollari in spicci o della mia professoressa di storia alle medie. Mi detesta. Arretro di un passo. «Non vi metterò in punizione perché dovrei preoccuparmi di farvela rispettare»
«La ringrazio, signore»
«Dite all'idiota lì dietro di non usare mai più le nostre scorte di ambrosia, o lo farò andare di matto io. Per sempre questa volta» Dioniso mi lancia un ultimo sguardo, stringendo le labbra carnose. «E, per l'amore dell'Olimpo, la prossima volta indossa una maglietta con su scritto esibizionista già che ti trovi, uh?»
E così, il signor D se ne va con uno schiocco di dita.



~



Oh dei!
Bha, non ho molto da dire oggi. In realtà ho caldo, google si spegne in continuazione, devo uscire, studiare ed è la quinta volta che scrivo questo angolo.
Quindi, sì, sono una persona orribile e vi lascio queste quattro orribili righe.
Alla prossima!



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