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Autore: hithisisfrollah    13/10/2013    2 recensioni
«Al momento Reth non è in casa.»
«E non sa che fine ha fatto?»
«Sarà a caccia di procioni. Oggi è mercoledì.»
«A caccia di procioni.»
«Precisamente.»
sì, sono tornata. temete gente sana di mente, temete.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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ecco il secondo, ppl. 
fatemi sapere cosa ne pensate, ho bisogno di sapere che non vi disgusta troppo ç-ç

buona lettura <3




 

Sospirando, mi voltai e presi a scendere per Morrow Street.
Ero un codardo. Un povero coniglio. Prevedevo di farmi un bagno nell’autocommiserazione appena arrivato a casa.
Stavo per confessare a Reth di Nick e poi per una chiamata del cazzo era tutto andato a farsi fottere.
Non ero sicuro del perché, ma mi sentivo in colpa a tenerle nascosto il fatto che conoscessi il suo ex. In qualche modo avrei potuto condividere con lei tutto questo, invece di lasciarmi mettere da parte perché lei voleva proteggere me.
Scesi dal marciapiedi giusto in tempo per vedere un alto e biondo tipo dirigersi a passo di carica verso il condominio di Reth.
Lo fissai, impietrito. Era lui. Nick Hopkins in persona. Come nei miei peggiori incubi.
Stava per spalancare il portone dell’edificio e io stavo per comportarmi da vigliacco di nuovo.
«Hey, tu!» urlai.
Nick si girò verso di me. Un brivido freddo mi trapassò la spina dorsale.
«Sì, parlo con te! Non ti avvicinare a Reth, capito?» continuai. Non so come dovesse suonargli la mia voce, ma sapevo che i palmi delle mani avevano cominciato a sudarmi e ancora non avevo mosso un passo.
Sogghignò. Si mosse velocemente verso di me.
«E chi saresti tu, femminuccia?»
Femminuccia. Mi chiamava così anche al liceo.
Strinsi i pugni.
Io non ero lo stesso del liceo. Potevo essere migliore, ero migliore.
«Sono uno che ti spezzerà le gambe se provi ad avvicinarti a Reth di nuovo.» sbottai.
Okay, forse avevo esagerato.
Apparve un lampo negli occhi di Nick e poi sorrise.
«Oh, ma sei tu, Iero. Come diavolo conosci la mia Ree?» ringhiò a denti stretti.
«Non è tua.» ribattei, raddrizzando la schiena. Anche così, comunque, gli arrivavo al mento.
Con un’ennesima risata amara, Hopkins scosse la testa.
«Levati di mezzo prima che finisca male per te, femminuccia.»
Prima che potessi pensarlo, il mio pugno si schiantò sulla faccia di Nick.
Arretrò di qualche passo, portandosi le mani sulla parte che avevo colpito.
Che cazzo avevo fatto?
Iniziai a tremare, preparandomi minimo ad un pestaggio in piena regola. Mai prima di quel momento avevo sfidato Nick. Non avevo trovato un motivo, né il coraggio.
Il pugno allo stomaco che mi aspettavo non tardò ad arrivare e mi spedii dritto a terra, agonizzante.
«Non mi mettere i bastoni tra le ruote mai più, stronzo. O questo sarà solo un assaggio.» sputò, tirandomi un calcio sul naso.
Non riuscii a trattenere un grido di dolore.
Provai a biascicare qualcosa in risposta, ma le parole mi si fermarono in gola.
«Che dici, femminuccia?»
Un altro calcio.
«Non ti sento, ripeti un po’.»
Un altro colpo allo stomaco.
Non so quando persi completamente conoscenza, ma non prima di sentire distintamente la voce di Reth urlare il mio nome.  
 
 
 
 
 
 
 
Aprii di scatto gli occhi, per poi richiuderli. La stanza era in penombra, ma il mal di testa che mi aveva attanagliato le tempie non sembrava giovarne. Eravamo di sicuro all’ospedale, la puzza di disinfettante mi asfissiava.  
«Frank!» qualcuno urlò, facendomi sobbalzare.
«F-frank, cazzo, apri gli occhi.» la stessa voce singhiozzò. Qualcuno mi teneva la mano.
Lentamente, li aprii e davanti a me vidi Reth, in lacrime.
«Meg…» rantolai.
«Merda, Frank. Mi hai fatto venire un infarto.» disse, gettando le braccia al mio collo. Le sue guance erano bagnate. Provai a stringerla in un abbraccio ma non c’era una parte di me che riuscissi a muovere.
«Sono stata una deficiente a parlarti di Nick, scusami. È solo colpa mia.» continuò, i suoi occhi cristallini colmi di lacrime.
Io scossi la testa debolmente.
«No. I-io conoscevo già Nick.» ammisi. L’espressione di Reth si fece confusa e s’indurii.
«A scuola era il mio bullo. M-mi chiudeva negli armadietti e cazzate del genere.» spiegai con un mezzo sorriso.
Non volevo si sentisse in colpa per qualcosa ch’ero andato a cercarmi da solo.
«Frank…»
«Non volevo che potesse farti una cosa del genere, tu non te lo meriti.»
Mi abbracciò di nuovo, senza parole. Mi posò un bacio sulla guancia e si stese accanto a me sul lettino, il volto rivolto al soffitto. Teneva la sua mano stretta alla mia.
«Nessuno ha mai fatto una cosa così per me.» disse. «E non voglio che accada mai più.»
Si voltò verso di me e io feci lo stesso. Le si era rovinato tutto il trucco a forza di piangere, ma i suoi occhi mi tenevano in sospeso come sempre.
«Ti voglio troppo bene, Frank. Basta con le risse.» sussurrò.
«Anche io te ne voglio, Reth.» risposi.   
«Prometti.»
«Te lo prometto.» 

  
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