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Autore: MeiyoMakoto    13/10/2013    0 recensioni
Seguito, o meglio, appendice di Memorie Rubate -i famosi 'capitoli bonus', perché l'ha letta.
Per chi non l'ha letta, ecco l'introduzione:
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Leslie Lynch, capelli rossi, occhi verde chiaro, strega da quarant'anni senza sapere di esserlo.Com'è possibile? Cosa l'ha spinta a vivere ai margini della società per quasi vent'anni? E soprattutto, perché diavolo tutti continuano a dirle che somiglia come una goccia d'acqua a una certa Lily Evans?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Rubate'
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SPOILER di Memorie Rubate, nel caso v'interessi.
Salve a tutti! Un po' di contesto per capirci meglio: Leslie è appena stata licenziata, Narcissa non è apparsa a chiarirle le idee e sta per partire per le vacanze di Natale sapendo che non tornerà più a Hogwarts.


Ci volevano proprio i fratelli Peppermint per tirare Leslie su di morale, quel triste venerdì sei dicembre.
Drusilla la lasciò quasi del tutto alla mercé dei saluti commoventi degli studenti che approfittavano del viaggio in treno per assillarla, ma le dava una mano quando le domande si facevano troppo invadenti. Les aveva le gli occhi lucidi quando si gettò al collo di Jerome al binario nove e tre quarti.
‘Devo aver abbracciato almeno una cinquantina di ragazzi.’, sorrise stanca. ‘Non volevo che andasse così…’
‘Animo!’, intervenne Dru. ‘Natale è alle porte e abbiamo settimane intere di vacanza da passare tutti insieme, quindi smettila di fare il broncio.’
‘Senza contare che conosceremo finalmente il famoso Harry!’, aggiunse suo fratello.
Chiacchierarono allegramente fino a cena, davanti all’arrosto decisamente troppo speziato che Leslie e Drusilla avevano insistito per cucinare con le loro mani, quando Jerome decise che era il momento di discutere della situazione.
‘Allora, Les.’, esordì. ‘Hai già pensato a trovare un altro lavoro? Se io non avessi già un’assistente potresti darmi una mano con la bottega, ma…’
‘Non c’è problema, sul serio. Comunque me ne occuperò appena avrò trovato una casa qui a Londra.’
‘Non essere ridicola, la tua vecchia stanza è già pronta.’
‘Jerome…’
‘No, non provare a fare complimenti. Ti ho ospitato una volta, non è un problema farlo di nuovo.’
‘Ma questa volta non ci sarò io.’, gli fece notare sua sorella, dando voce ai pensieri dell’amica. ‘Sarete soli.’
‘Non essere gelosa, sorellina.’
Drusilla preferì lasciar correre, ma gli scoccò un’occhiata eloquente.
‘Non fate i bambini!’, sorrise materna Leslie. ‘Grazie mille, Jerome. Dru, ti scriverò tutti i giorni, lo sai.’
‘Fosse questa la mia preoccupazione…’, borbottò l’altra.
Leslie credé di aver frainteso, anche perché Jerome aveva preso a cantare le lodi dell’arrosto a voce molto alta, soffocando le parole della sorella.
 
 
 
 
‘Lo so, Dru, lo so…’
‘Non voglio che tu ti faccia del male.’
Che ci facevano i Peppermint ancora in piedi a quest’ora? Erano passate ore da quando si erano dati la buonanotte, e adesso eccoli in salotto a confabulare. Fortuna che Leslie era scesa per prendere un bicchier d’acqua in cucina e aveva sentito delle voci.
‘Sempre apprensiva, sorellina…’
‘È perché ti voglio bene, razza di idiota.’
‘So regolarmi, non preoccuparti.’
‘Può darsi, ma questa situazione ti roderà dentro se lo fai.’
‘Allora forse farei meglio a non regolarmi.’
‘Non ho detto questo.’
‘Le opzioni sono due, e qualunque io scelga sono nei guai.’
‘Quindi è meglio che tu faccia scegliere a lei.’
‘Sei sempre così Corvonero, tu.’
‘Per questo ho sempre ragione. Dormici su, ok?’
Leslie fece appena in tempo a sgattaiolare in camera sua prima di sentire le scale scricchiolare sotto i passi dei fratelli. Si buttò sul letto e provò a ragionare su quello che aveva sentito.
Non era una stupida: si era accorta che Jerome aveva qualcosa che non andava, e aveva anche una mezza idea di cosa potesse essere, ma non aveva prove. E comunque era assurdo… Anche se cominciava a credere che l’assurdo la perseguitasse. Di confrontare lui e Dru a riguardo non se ne parlava; meglio tenersi i dubbi e lasciare che le cose si sbrogliassero da sé. Cadde tra le braccia di Morfeo prima di poter riflettere su quali fossero le sue opinioni, nell’eventualità che la sua ipotesi fosse fondata.
Quella notte i suoi sogni furono molto simili a quelli che di solito faceva su James: risate, abbracci, baci e una generale sensazione di calore e sicurezza. Solo che stavolta non avevano niente a che fare con James.
La mattina dopo  Jerome non poté fare a meno di notare che Leslie era arrossita quando lui le aveva augurato buongiorno. Ma probabilmente era solo la sua immaginazione.
 
 
 
 
‘Così questi sono i tuoi misteriosi amici.’, constatò allegramente Harry aprendo la porta d’ingresso. ‘Scusate se non ho ancora dato una sistemata, ma siete un po’ in anticipo.’
‘Già, un po’.’, ridacchiò Jerome. ‘Ora di più, ora di meno…’
‘Non riuscivo ad aspettare.’, spiegò Leslie abbracciando suo figlio. ‘Morivo dalla voglia di farti conoscere Drusilla e Jerome.’
‘Ma se ti sei rifiutata di presentarmeli per tutta la vacanza!’
‘Volevo che fosse una sorpresa per Natale.’
‘Chi è, Harry?’, intervenne una voce dall’interno, un ragazzo.
‘Ora tocca a me fare le presentazioni.’, sorrise Harry. ‘Venite, sono tutti in salotto.’
Il piccolo salotto era affollato, considerando le sue dimensioni: il divano era occupato da Ginny, suo fratello Ron, abbracciato a Hermione. Un ragazzo dall’aspetto vagamente familiare era seduto su una poltrona, a distanza di sicurezza dalle coppiette; infatti non ci voleva uno sforzo d'immaginazione per capire che se Harry non si fosse alzato per fare gli onori di casa sarebbe stato seduto accanto a Ginny, in quel momento.
‘Allora, mamma, mi sembra che tu conosca tutti tranne Neville.’, cominciò Harry.
L’amico scattò in piedi e le tese la mano.
‘Neville? Neville Paciock, vero?’, azzardò Leslie, ricordando i sogni sull’Ordine. ‘Io e James eravamo molto amici dei tuoi genitori. Che fine hanno fatto?’
‘Ospedale.’, deglutì Neville.
‘È strano vederla qui, professoressa Peppermint.’, intervenne svelta Hermione mentre lei e Ginny si alzavano per salutare. ‘Voglio dire, Leslie non è mai stata una mia insegnante, ma lei sì. Così questo dev’essere suo fratello.’
‘Jerome Peppermint.’, confermò lui. ‘Ovviamente so chi sei tu: la tua fama ti precede, Hermione.’
La ragazza arrossì.
‘Ron Weasley.’, s’intromise Ron parandosi tra i due e stringendogli la mano.
‘Naturalmente.’, commentò Jerome. ‘Vertiginosamente alto e un Portiere formidabile, se non ricordo male.’
‘Ricordi male.’, disse divertita Ginny. ‘L’unico merito che gli puoi attribuire è quello di aver contribuito a salvare il mondo, ma dubito che le lusinghe ti porteranno da qualche parte; mio fratello è molto diffidente, quando ci si mette. Professoresse, vi offendete se ci diamo del tu per stasera?’
‘Cercheremo di non prendercela troppo.’, sorrise Dru.
I tre nuovi arrivati si accomodarono su alcune sedie prese dal tavolo da pranzo.
‘Purtroppo non possiamo trattenerci molto.’, disse Neville con l’aria sinceramente dispiaciuta. ‘Ron e Ginny hanno una cena alla Tana, Hermione dai suoi e io…’
‘Tu sarai impegnato a venire messo in mostra da tua nonna davanti a tutti i parenti.’, sorrise Ron. ‘E questo è il mio Neville, zio Humphrey, ne ha fatta di strada da quando non riusciva neanche a salire su un manico di scopa, vero?
L’amico gli tirò una cuscinata, arrossendo tra le risate generali.
‘Senti chi parla.’, lo rimbeccò Hermione. ‘Wingardium Leviosà! Wingardium Leviosà!
È Levioooosa, non Leviosà!’, ribatté Ron in falsetto.
‘Non ci saresti riuscito se non ti avessi corretto.’
‘Ho perso il filo del discorso.’, commentò Leslie.
Passarono il tempo raccontando aneddoti della scuola -che Leslie era ansiosa di conoscere, specialmente quelli che riguardavano suo figlio- finché il campanello non annunciò che si era fatto tardi.
‘Ecco gli zii.’, grugnì Harry. ‘Ok, a presto, ragazzi. Salutatemi le rispettive famiglie.’
‘Anche a me.’, aggiunse Leslie.
Gli altri la fissarono.
Che idiota che sono, ragionò Les. Come fanno a salutarli da parte di una morta?
‘Non so se è una buona idea, Lily.’, disse cautamente Ron. ‘Ma considerati ufficialmente invitata a pranzo domani, così puoi spiegare tutto tu. Magari a Capodanno farai il cenone alla Tana.’
Lily.
Era la prima volta che qualcuno la chiamava così. Ma adesso era pronta. O quasi. In ogni caso, il momento era arrivato.
‘Ci conto.’, sorrise Lily.
 
 
 
Vernon si rifiutava di parlare, le braccia incrociate sul petto, senza toccare cibo. Dudley invece divorava il polpettone come se sua madre lo tenesse a stecchetto da giorni (cosa improbabile), troppo occupato a masticare per fare conversazione, o forse troppo imbarazzato.
‘Cofa c’è?’, disse solo davanti allo sguardo inorridito del padre, che lo guardava rimpinzarsi di cibo cucinato indubbiamente con una bacchetta senza poter fare niente per fermarlo.
I deboli tentativi di dialogo delle sorelle Evans si erano spenti quasi immediatamente; Harry, davanti a quella scena, si era ricordato di quanto detestasse passare del tempo con i Dursley e rispondeva solo a grugniti, nonostante le occhiate prima supplichevoli poi rabbiose di sua madre. I fratelli Peppermint si scambiavano sguardi eloquenti, ciascuno esortando l’altra a dire qualcosa, per l’amor del cielo, così non si può andare avanti.
‘Allora, Dudley.’, disse alla fine Jerome. ‘Che effetto fa rivedere la zia dopo tanto tempo? Scommetto che non la ricordavi neanche, eri così piccolo quando…’
‘Dudley e sua zia non si sono mai incontrati, prima d’ora.’, intervenne Vernon fulminandolo con lo sguardo; probabilmente si considerava offeso alla sola idea che un bambino piccolo di una famiglia perbene potesse essere presentato a una strega. Che razza di genitore irresponsabile avrebbe fatto una cosa del genere?
Petunia fece finta di niente e abbassò lo sguardo: se Lily non ricordava male -cosa che per quanto riguardava Petunia accadeva sempre meno spesso- sua sorella non le aveva neanche di essere incinta. Non era il caso di discutere la cosa, però.
‘Beh, sono felice di conoscerti.’, sorrise Lily rivolta a suo nipote.
Il ragazzo annuì con la bocca piena.
‘Di cosa ti occupi, Dudley?’, chiese Drusilla vedendo che era più ben disposto a conversare rispetto a suo padre. ‘Hai un lavoro Babbano?’
Lui deglutì e annuì energicamente, arrossendo come un peperone: il fatto che una ragazza gli avesse rivolto la parola sembrava metterlo in crisi. Harry e Lily si scambiarono uno sguardo esasperato: bel modo di passare il primo Natale insieme. Anche se in realtà non era il primo...
‘Ti ho raccontato del tuo primo Natale, Harry?’, domandò Lily, decidendo di abbandonare definitivamente i tentativi di dialogo coi Dursley. Suo figlio scosse la testa. ‘James aveva arrotolato le nostre sciarpe di Grifondoro intorno all’albero a mo’ di festone: a quei tempi Voldemort ci dava già la caccia, non era il caso di uscire a comprare decorazioni. La mattina di Natale siamo entrati nella tua cameretta, ma tu non c’eri; stavo per uscire matta dalla paura, ma poi ho sentito tuo padre che rideva dal piano di sotto. Sono scesa in salotto ed eccoti, appollaiato alla sciarpa, quasi sulla punta dell’albero. Avevi fatto la tua prima magia involontaria: una levitazione.’
‘E dove avevate preso l’albero, se non potevate uscire?’, bofonchiò Vernon, forse sperando di coglierla in fallo.
‘Abbiamo Trasfigurato un attaccapanni.’
Il cognato non chiese ulteriori delucidazioni.
‘Era destino che Harry finisse in Grifondoro, quindi.’, disse divertito Jerome. ‘Culla dei coraggiosi di cuore…’
‘Anche tu eri un Grifondoro?’, esclamò Harry interessato.
‘Si capisce.’
‘Quindi conoscevi Bill e Charlie Weasley?’
‘Beh, Charlie era più amico di mia sorella. Vero, Dru?’
‘Fatti gli affari tuoi!’, ridacchiò lei dandogli un pugnetto affettuoso alla spalla. ‘Conosci Charlie, Harry?’
‘Poco. Non lo incontro spesso, alleva draghi in Romania.’
‘Così lontano?’, commentò Drusilla delusa.
Draghi?’, aggiunse Dudley allibito.
‘Si è fatto tardi, sarà meglio che andiamo.’, concluse Petunia notando il colorito violaceo del marito. ‘Abbiamo molta strada da fare, e Vernon è sempre così agitato quando deve guidare di notte.’
‘Non sono agitato!’, protestò lui. ‘Però con gli incidenti non si scherza: guidando col buio è tre volte più probabile andare a sbattere rispetto a quando lo si fa di giorno. Lo dicono le statistiche.’
‘Perché non prendete la Metropolvere?’, chiese confusa Dru. ‘Il vostro caminetto è guasto?’
‘Buonanotte a tutti, e grazie della cena.’, fece stridula Petunia, spingendo frettolosamente Vernon fuori dalla porta.

 
  
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