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Autore: enemyarrives    13/10/2013    3 recensioni
Fino a che punto un vuoto può essere riempito, o una ferita rimarginata? E un cuore spezzato può essere riparato tanto facilmente? I ricordi torneranno sempre a tormentarci ed i protagonisti di questa storia lo sanno bene.
“E’ possibile sentirsi soli, in un posto pieno di gente? Credo proprio di sì, perché era così che mi sentivo costantemente. Non avevo più nessuno, nemmeno una famiglia. Avevo persino dimenticato cosa volesse dire averne una ed era tutta colpa mia, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro." (Dal capitolo 8.)
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV Claire.
Camminavo per le viottole del parco principale di Bossier City, la cittadina dove abitavo da anni. Gli alberi erano ricoperti di foglie arancioni e gialle, a tratti marroni, segno che l’autunno era iniziato da un pezzo. Sembrava che un pittore fosse passato di lì e avesse ricoperto di tempera colorata le foglie verdi dell’estate, portando con sé un vento freddo che mi faceva rabbrividire. Mi strinsi nel cappotto, mettendo le mani in tasca per scaldarle. Adoravo quel paesaggio. Se avessi saputo disegnare, probabilmente avrei passato giornate intere tra colori a tempera, blocchi da disegno e matite, ma purtroppo ero proprio negata.
Era passato un mese, da quando Shannon si era svegliato dal coma. Dopo due settimane era uscito dall’ospedale ed era tornato a casa, ma doveva fare dei controlli ogni tre giorni. Ed era passato un mese anche da quanto mi aveva fatto quella confessione. Ci avevo pensato ogni giorno, ma ancora non riuscivo a trovare una risposta adatta da dargli, ma, per fortuna, lui non mi aveva chiesto nulla. Tra noi, però, c’era molto imbarazzo. Spesso, quando ci incontravamo per casa, lui abbassava lo sguardo e andava via di fretta. Credo stesse cercando di evitarmi ed era normale, ma era incredibile come il suo atteggiamento fosse cambiato, in poco più di un anno. Prima rideva e scherzava tranquillamente, poi era passato all’evitarmi e adesso era diventato chiuso e timido. Non sapevo quale fosse davvero il suo carattere, a volte pensavo di non conoscere affatto il vero Shannon o, forse, era lui che non voleva mostrarsi completamente.


Percorsi la via di casa ed aprii la porta, entrando. La prima cosa che sentii fu il suono della batteria di Shannon, al piano di sopra. Da quando mamma gliel’aveva regalata, due settimane prima, non faceva altro che suonare. Era stato una sorta di regalo di bentornato, averne una era sempre stato il suo sogno, fin da piccolo. Già a cinque anni batteva qualsiasi cosa che potesse fargli da bacchette su pentole, tavoli o per terra e mamma si infuriava, per il casino che faceva. Ma questo me lo avevano solo raccontato, io ancora non ero entrata a far parte della famiglia, quando succedeva.
Salii le scale e bussai esitante alla porta della camera di Shannon. Appena mi diede il permesso, entrai.
“Ehi..ti disturbo?”
Appena mi vide si accigliò e posò le bacchette, smettendo di suonare.
“N-no, figurati, non disturbi.”
Sembrava poco convinto, ma non ci feci molto caso e andai verso di lui.
“Mi fai sentire qualcosa?”
Sorrisi lievemente, cercando di sembrare più naturale e spontanea possibile. In realtà mi sentivo a disagio.
“Certo” disse, impacciato, e prese le bacchette concentrandosi, per poi batterle sui tamburi.
Vederlo suonare mi faceva sentire viva. Adoravo come le sue braccia si muovevano, colpendo con forza, ma delicatamente nello stesso tempo, i piatti della batteria, come la sua bocca si torceva in smorfie di concentrazione, come batteva il piede per tenere il tempo. Il mio cuore, in quel momento, andava allo stesso ritmo della musica che stava suonando. Sembrava che il mio battito cardiaco e il suono della batteria fossero diventati uniti, come, in fondo, avrei voluto essere io con Shannon.
Scossi la testa, appena quei pensieri mi pervasero la mente. Dopo la sua confessione, avevo pensato così tante volte a noi due, che ormai mi sembrava quasi naturale, ma il fatto che eravamo cresciuti insieme mi tormentava, tanto da farmi sembrare tutto sbagliato. Nemmeno io sapevo cosa volevo, ero davvero troppo confusa.
Appena smise di suonare, Shannon mi guardò incerto, come se avesse paura di parlarmi.
“Ecco..che te ne pare?”
“Sei bravissimo, davvero.”
Gli sorrisi lievemente, cercando di fargli capire che non ce l’avevo con lui e che poteva parlarmi tranquillamente. Non avevo il coraggio di dirglielo direttamente.
“Senti, a proposito di quella storia..”
Sentii il cuore fermarsi, per un attimo e deglutii.
“S-sì?”
“Beh, dimenticatene. In fondo è stata solo una stupidaggine, mi ero appena svegliato ed ero confuso, non sapevo quel che dicevo.”
‘E perché ti comporti così?’ pensai tra me e me.
Avrei voluto dirglielo, ma, l’unica cosa che feci, fu annuire.
“Tranquillo, me ne ero già dimenticata, comunque. Adesso..vado in camera. Ci vediamo dopo.”
Uscii dalla sua stanza ed entrai nella mia, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi sentivo uno strano peso nel petto e una morsa allo stomaco, che mi faceva venire la nausea. Cosa mi stava succedendo? Ero confusa e stravolta, non capivo perché mi avesse detto quelle cose. Aveva mentito fin dall’inizio oppure lo aveva detto solo per non farmelo pesare più di tanto? Non avrei avuto il coraggio di chiederglielo, ormai credevo che quel discorso lo avesse chiuso proprio lui, che lo aveva iniziato.
“Claire?”
Sentii bussare alla porta e sobbalzai, riconoscendo la voce di Jared. A lui non avevo detto cosa era successo con Shannon, anche perché gli avevo promesso di tenere la bocca chiusa. Ma in quel momento aveva importanza? E se fosse stata tutta una bugia?
“Claire, sei lì?”
“Sì, Jay, entra.”
Mi scostai dalla porta e lui fece capolino, entrando.
“Sono tornato ora dal corso di chitarra, mi fanno male le mani. Tu che hai fatto, invece?”
Fece una smorfia, facendo apri e chiudi con una mano, mentre si sedeva per terra. Jared, in quelle settimane, aveva iniziato un corso di chitarra, che lo teneva impegnato due ore a settimana. Tutti loro avevano trovato qualcosa da fare, una passione da coltivare. Io ero l’unica che se ne stava praticamente tutto il giorno senza fare nulla. Loro amavano fare musica, io amavo ascoltarla.
“Mah, nulla, una passeggiata nel parco.”
“Mhh, Claire, Claire..tu mi nascondi qualcosa. Sei troppo strana, in questi giorni. Stai sempre con la testa tra le nuvole, pensi troppo. Non è che ti sei innamorata?”
Mi guardò, con aria sospettosa, ed io arricciai il naso.
“Innamorata? Ma che dici..quello è l’ultimo dei miei pensieri adesso.”
“Mh..tu ne sei proprio sicura?”
Annuii, cercando di essere convincente. Dentro di me non sapevo quale fosse la verità, mi sentivo troppo strana e confusa per capire cosa provavo davvero.
Sentii bussare alla porta di nuovo. Pensai subito che, forse, mamma era tornata dal lavoro.
“Dai, mamma, entra!”
Risi piano e, quando vidi Shannon sulla soglia, diventai seria improvvisamente.
“Devo dirvi una cosa importante.”
Disse.
Jared fece una faccia confusa e annuii.
“Cosa, Shan?”
“Io..ho deciso. Voglio andare in Inghilterra per fare uno stage per batteristi.”
A quelle parole sbiancai, sentendo il mondo crollare, intorno a me.



EHEH, sono crudele, lo so. Ma la storia, altrimenti, sarebbe noiosa, quindi devo farlo e voi dovete anche sopportare un po' di sofferenza. Stavolta sono stata abbastanza puntuale, avevo taaanta fantasia per il capitolo e bene, gioite. Ringrazio davvero chi recensisce ogni volta e chi ancora segue la storia, spero non sia noiosa cwc anyway, al prossimo capitolo! 
                                                                                             Martina.

 
   
 
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