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Autore: _mari    13/10/2013    8 recensioni

“Benvenuta nella nostra Community! La metteremo in contatto entro quarantotto ore con un partner scelto dal computer, analizzando i dati da Lei a noi forniti. In breve dovrebbe ricevere la mail con l'indirizzo di posta elettronica del Suo nuovo compagno. Cordiali saluti." 
Improvvisamente lo schermo lampeggia: è arrivato un nuovo messaggio. Guardo il computer inarcando un sopracciglio, apparentemente indifferente. 
Lo apro e leggo: “odioinomidilogin@chat.com”, di certo un nome più originale del mio. 
Lo aggiungo subito ai miei contatti: ebbene sì, sono curiosa, e quanto lo sono. Questa storia mi sta coinvolgendo più del dovuto.
Un sito per conoscere la propria anima gemella online, una serie di situazioni imbarazzanti e inverosimili che non finiranno certo dopo un incontro.
{capitoli da revisionare!}
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Grazie infinite a tutti i vecchi e nuovi lettori che hanno commentato il precedente capitolo e grazie in particolare a chi, nonostante il lungo tempo trascorso dall'ultimo aggiornamento, non si è scordato di me e ha continuato a seguire la mia storia. Grazie davvero per le bellissime recensioni che mi lasciate sempre; mi sono di grande conforto quando mi sento triste e in particolare lo sono state in questo periodo non propriamente brillante per me e la mia famiglia, quindi grazie ancora. Buona lettura!

 

 

 

Capitolo 12 – Gomme bucate e letti comodi

 

 

 

Scendiamo le scale rapidi, al ritmo degli sbuffi di InuYasha e delle sue imprecazioni. Gli apro il portone e lui lo varca, lanciandomi uno sguardo carico di irritazione. Il mezzo demone si muove con ampie e rapide falcate e, poco dopo, siamo distanti almeno cinque metri l'uno dall'altra, mentre ormai mi ritrovo a corrergli dietro per seguire il suo celere passo.

«Ti dà così fastidio aspettarmi?!», sbotto improvvisamente, stizzita.
InuYasha si blocca all'improvviso e gli vado rovinosamente addosso.
«La macchina è questa», fa un cenno verso quella stessa vettura che ha guidato in modo spericolato per arrivare al parco divertimenti e rabbrividisco al ricordo delle manovre mortali eseguite con studiata cattiveria dal mezzo demone in quella circostanza. Continua a parlare, osservando con occhi fiammeggianti le ruote del veicolo «Come vedi, però, la gomma anteriore destra è bucata, e si dà il caso che non abbia quella di scorta». InuYasha quasi ringhia pronunciando quelle parole. Studio le espressioni che si susseguono sul volto del giovane: stizza, ira e infine rassegnazione mista a frustrazione. InuYasha mi guarda sottecchi ed inarco un sopracciglio di rimando. «Hai intenzione di guardarmi così tutta la sera?», emette un suono gutturale, seguito da un sospiro, poi si gira, dandomi le spalle e accovacciandosi. «Tsk», mi fa un gesto spazientito con la mano «muoviti a salire. Facciamo prima così che prendendo un taxi».
Lascio passare un attimo di silenzio. «Come, prego?», lo osservo, sbalordita e continuo a parlare, puntando a mo' di precisazione un dito contro l'hanyou. «Mi stai dicendo che- » InuYasha non mi lascia terminare, come al solito, la frase e mi carica di peso sulle spalle.
Cerca di celare un ghigno. «Reggiti forte, mocciosa».
La terra sembra vacillare di nuovo; chiudo gli occhi. Torna una sensazione familiare: sono attratta dal vuoto, invitante, che attanaglia le viscere e stringe in una morsa la bocca dello stomaco. Schiudo le palpebre, prima lentamente per poi spalancarle di colpo: InuYasha sta correndo e lanciandosi velocemente tra le vie della città. Le luci scorrono veloci sotto di noi ed io aumento la presa sul mezzo demone, cingendo il suo torace con le braccia. Mi abituo gradualmente alla frenetica ed agile corsa di InuYasha. Il mio cuore batte all'impazzata, per quanto mi senta protetta dal mezzo demone, che mi tiene saldamente stretta a sé. La notte scorre sotto di noi e il vento è sferzante sul mio viso. Non sapevo che fosse possibile non provare freddo in una situazione del genere... Sarebbe proprio romantico se InuYasha fosse più gentile. Sempre ammesso che possa esserlo. Sospiro.

 

 

Troppo forte. Il suo dannato profumo è stucchevole. Troppo forte. Kagome è leggera sulla mia schiena e temo possa scivolare facilmente tra le mie mani e volare via: stringo la presa su di lei.
È così vicina da poterne sentire chiaramente il pulsare del sangue nelle vene, ogni lieve respiro.
Arresto finalmente la corsa e lascio scendere la ragazzina: si rassetta i vestiti, si liscia i capelli scompigliati e si incornicia il volto tra le flessuose mani, ponendole sulle guance. Inizia a fissarmi, con un'espressione crucciata.
«Volevi ammazzarmi?» un acceso rossore le dipinge le gote, mentre mi osserva con una punta di imbarazzo.
Ghigno. «Ci ho, effettivamente, pensato!», faccio spallucce, «Però sai, non vale la pena andare in galera per l'omicidio di una mocciosa fastidiosa. C'è da dire che per me ci sarebbero delle attenuanti, come legittima difesa oppure» sono interrotto. La ragazzina non mi sta più prestando attenzione e, anzi, la sta rivolgendo ad una signora grassoccia, che l'ha appena salutata cordialmente. Sono spiazzato e tentato dal lasciarla qui, ma la aspetto, osservando la scena con indifferenza e incrociando le braccia al petto.
«Signora Rokudo, che piacere vederla!». Kagome fa un lieve inchino e sorride cordialmente.
«Piacere mio, cara dottoressa Higurashi», la signora è altrettanto educata e gentile. Le due scambiano qualche parola di vario argomento. Proprio quando inizio ad annoiarmi nell'attesa, sono tirato in causa dalla pingue donna.
«Ha già trovato un nuovo ragazzo dopo Hojo, ma non c'è da stupirsi, lei è così bella». Kagome mi guarda e arrossisce fino alle punte dei capelli e anch'io la imito, senza riuscire a controbattere alle parole della - probabilmente molto pettegola - signora.
«I-InuYasha-san è un amico, signora» la guardo infastidito, senza rendermi neanche conto del perchè. Come osa liquidarmi così? Solo un amico? Poi da quando in qua saremmo amici? Ci s'infila a casa di un amico a notte fonda?! «Come sta suo marito? È un pezzo che non lo vedo» Kagome inizia a ridacchiare «è per caso fuggito con l'amante?» La donna la guarda, rigida, imbastita nel suo tailleur grigio.
«È così. È scappato con la segretaria». Devo trattenere le risate per la figuraccia che la mocciosa ha appena fatto: Kagome è, nell'ordine, impallidita, arrossita e ha iniziato a sudare freddo.
La signora Rokudo* le ha rivolto uno sguardo gelido accompagnato da un altrettanto gelido sorriso e si è congedata rapidamente.
Appena la donna sparisce all'incrocio inizio a ridere freneticamente: non l'avessi mai fatto.
«Ho appena perso una cliente e tu ridi?!», Kagome mi guarda con gli occhi lucidi e sento gelare l'aria. Dopo poco, però, anche lei scoppia in una risata argentina.
«Che figura, eh? Potevi darmi una mano, però!».
Le porgo la mano e le faccio un cenno, con un sorriso sghembo dipinto sulle labbra. «Andiamo, mocciosa».

 

 

 

Stringo, prima di rendermene conto, la mano di InuYasha, che sta ancora ridacchiando. Camminiamo l'uno vicino all'altra, legati da quel contatto, fino alla hall dell'alto grattacielo in cui vive l'hanyou. InuYasha lascia andare la mia mano e preme il pulsante dell'ascensore. Ascensore. Dobbiamo prendere l'ascensore.
«Non ci sono scale, qui?». InuYasha inarca un sopracciglio.
«Hai intenzione di salire le scale di emergenza fino all'ultimo piano?», domanda, con l'ombra di un ghigno sulle labbra.
«U-ultimo piano?» deglutisco.
«Già» si china verso di me, bloccandomi tra il muro e il suo corpo solido ponendo un braccio sopra la mia testa. «Paura degli ascensori, Kagome-san?». Sento il sangue affluirmi alle gote.
«No, affatto», confermo con voce apparentemente calma.
Un sinistro tintinnio ci avvisa che l'ascensore è al piano terra.
«Dopo di te» InuYasha mi cede il passo e quando le porte si chiudono davanti a noi, sobbalzo.
L'ascensore sale rapidamente e quando le porte, infine, si riaprono all'ultimo piano, tiro un sospiro di sollievo. «È solo che non mi piacciono gli ascensori». Ride di me, ancora una volta e lo guardo con lieve irritazione.
L'appartamento di InuYasha è ampio e spazioso e sono colpita dal gusto sobrio, ma originale con cui è arredato. «Mocciosa, ragazzina, fastidiosa!» sobbalzo alla voce gracchiante che giunge da un punto del salone ben preciso: una gabbia con un pappagallino pende dal soffitto.
«Ripeti se hai il coraggio, dannato uccellaccio?!» mi avvicino minacciosa al volatile e poi osservo con rabbia InuYasha. «Bella trovata insegnarli come insultarmi. Dimmi, quanto l'hai studiata questa? E poi saresti tu l'uomo maturo!».
Il mezzo demone alza le mani in segno di difesa. «Ha fatto tutto lui», sorride innocentemente. «Per una volta non ha detto qualcosa di sbagliato!». Sto per ribattere, ma il pappagallo gracchia nuovamente. «Kagome, buon profumo! Buon profumo!».
Arrossisco. InuYasha si dirige rapidamente verso la gabbia e la copre con un panno.
«R-ripete sempre tutto quello che sente» si mangia le parole «da Miroku, soprattutto. Prima era suo». Non appena termina la frase, il pappagallino fischia un'altra parola: «bugiardo!».
InuYasha scuote con lieve fermezza la gabbia, ringhiando qualcosa che mi è incomprensibile, e scompare in camera da letto, dove lo seguo.
Un ampio matrimoniale domina la stanza.
«Io starò sul divano» afferma, mentre estrae una coperta da un cassettone.
«Non ce n'è bisogno! Posso benissimo stare io in salone». Ovviamente l'hanyou ignora la mia sentenza e continua a parlare. «Io non ho così tanto bisogno di dormire. Sono un mezzo demone, tu, invece no, quindi dormi e non fare storie». Lo osservo stupita e continuo imperterrita. «InuYasha, mi sentirei in colpa». Il mezzo demone mi guarda di sottecchi, getta la coperta sul letto e con un unico passo mi si pone davanti, sollevandomi il mento con l'indice della mano. «Hai paura del buio, Kagome, o stai solo cercando qualche scusa per venire, in tutti i sensi, a letto con me?».
InuYasha mi osserva con un ghigno spavaldo dipinto sulle labbra e non posso fare a meno di abbassare lo sguardo, scostarmi da lui e rispondere, ormai paonazza in volto, sia per l'imbarazzo che per la rabbia. «Come puoi pensare questo di me? Non sono certo il tipo da infilarsi nei letti altrui così spudoratamente, sai?!». Il mezzo demone aggrotta le sopracciglia e un'espressione arrabbiata sostituisce quella divertita che gli dipingeva precedentemente il volto.
«Be', allora cosa fai a casa di uno che conosci da così poco e nel letto del quale passerai inevitabilmente la notte?». Non ha tutti i torti; che ci faccio io qui? Sarà il caso che me ne vada magari in un hotel... Penso, guardandolo intontita.
«Non lo so». Le parole mi escono in un sussurro e mi siedo sul bordo del letto, sovrappensiero.
InuYasha mi guarda incredulo. «N-non lo sai?».
«Già» ammetto «non so per quale motivo, ma ti ho seguito. Forse è perchè mi sento protetta con te». Mormoro, tra me e me. Il mezzo demone mi rivolge il più stupito e imbarazzato dei suoi sguardi e mi rendo immediatamente conto di aver parlato ad alta voce.
«Ah». L'imbarazzo mi fa guardare altrove, ma tutto nella stanza mi urla il nome di InuYasha.

 

 

 

«Guardiamo un po' di televisione?». Accendo la tv senza aspettare una risposta da parte di Kagome. Sbaglio o ha appena detto che con me si sente al sicuro? Cerco di nascondere l'imbarazzo muovendomi con disinvoltura. Mi sdraio sul letto e appoggio la schiena alla testiera del letto: poco dopo la ragazza mi imita, anche se si tiene abbastanza distante.
Guardiamo un po' di notizie: il terremoto di oggi è stato abbastanza forte e ha recato più danni del solito. È inquadrato dalla telecamera quello stesso supermercato dove avevo incontrato quella strana donna con cui mi ero scambiato i sacchetti della spesa, anche se, a causa della perdita dei miei poteri quella notte, a causa della febbre, non ricordo molto. La dolce commessa Yoko è intervistata e, come al solito, si lamenta, affermando che durante i giorni in cui metteranno a posto l'insegna che è crollata, il negozio non sarà aperto. «Quella commessa è insopportabile, la vedo sempre!». La ragazza ha la voce assonnata e dopo poco odo il suo respiro farsi regolare. La testa corvina scivola sulla mia spalla e mi irrigidisco lievemente: stendo la ragazzina, che pare una bambola, accanto a me, in una posizione più comoda. Continuo ostinatamente a cercare di guardare la tv, ma, dopo poco, le immagini dello schermo al plasma, appeso alla parete di fronte, si fanno sempre più sfuocate. Il suo profumo inebriante mi rilassa e cado, infine, anche io nell'oblio dei sogni, nell'abbraccio del sonno.

 

 

n / a

*Rokudo: è anche il cognome del protagonista del manga Kyoukai no Rinne, sempre di Rumiko Takahashi.
Scusate il layout terribile, non sono e non sarò mai pratica dell'htlm! Spero, comunque, che anche questo capitolo vi sia piaciuto! 
A presto ;)

   
 
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