Se si potesse scegliere, credo che dopo la morte opterei per il Purgatorio.
Dopo tutto, è la vita che mi appassiona,non la morte; e come può non essere il Purgatorio ciò che di più vicino alla vita ci possa essere, l’unico, dei tre universi ultraterreni ad avere il concetto di tempo, l’unico, in cui ci sia consapevolezza di passato,presente e futuro, l’unico, in cui ci sia ancora strada da percorrere, viaggiare, l’unico in cui ci sia un margine di crescita,di miglioramento, ignorando l’eternità degli altri due.
Immaginate che agonia passar l’eterno in mezzo a pene frustranti e laceranti, nel buio più nero, senza neanche le stelle a rischiarar la tenebra,vedere il futuro degli altri senza averne uno proprio credo sarebbe la punizione peggiore; al contrario che noia sarebbe trascorrere l’infinito tempo inesistente a contemplare il nulla, che poi mi domando come si faccia a tenere gli occhi aperti con tutta quella luce.
Come sarebbe bello invece godere ancora della virtù della perfettibilità, sapere di poter pateticamente sperare nella gioia dei nostri compagni di viaggio, avvertire e avere diretto vantaggio dal nostro ricordo presente ancora sulla terra, e sentirci così ancora vivi in parte, ancora presenti nel mondo terreno.
Che occasione immensa poter godere della grande passione presente nei volubili piaceri terreni senza doversi preoccupare di cadere nei loro vizi. Il Purgatorio sarebbe sicuramente la mia scelta.
Nient’altro che la giusta via di mezzo, est modus in rebus, lontano da estremismi, lontano dal bianco e dal nero, in mezzo a un infinita varietà di grigi che si tingono dei colori della sera e del mattino.
Nei panni di Dante Alighieri, sarei rimasto al Purgatorio a contemplare albe e tramonti di illuminante bellezza, discutendo di poetica ,insieme con Virgilio.