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Autore: scaccomatto_8    14/10/2013    0 recensioni
"Mi sono chiusa in me stessa per dieci anni. Poi, un giorno, ti incontro in uno scrauso supermercato da quattro soldi che vende roba scaduta. E tu, cosa fai? in meno di un mese, mi stravolgi un'intera vita. Io ti odio per questo, perchè la vita era così semplice prima di incontrarti. Ma ti amo, anche. Mi sono innamorata di te perchè sei l'unico, tra tutti quelli con cui sono andata a letto negli ultimi anni, che è riuscito a far rivere i miei sentimenti. - Piango come non piangevo da tanto, troppo tempo - Sentimenti che pensavo di non riuscire più a sentire. Ma quello che mi stai dicendo è la dimostrazione che niente è per sempre, niente! Sei riuscito a farmi provare emozioni fortissime, ma adesso quello che provo è solo tristezza. Quindi vattene, o lo farò io."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Alex, smettila! – mi dice mentre cerca di spostarmi la mano – Dai, sto guidando!”
“No, te lo meriti! La prossima volta, pensaci bene prima di lasciarmi da sola con quello sfigato dell’ultimo anno. – rispondo – Come si chiamava? Josh.. jake.. joel? Si, di sicuro qualcosa con la J!”
“Lucas. Lucas era il suo nome. – lo guardo alzando il sopracciglio, cerco di fargli capire che non mi frega niente di questo Lucas – E comunque… Pensavo ti piacessero i ragazzi con un leggero problema di strabismo.”
“Leggero?! – strabuzzo gli occhi – Sembrava guardasse, a destra, il bancone; a sinistra… Non so cosa, ma diamine… non era strabico, di più!” – continuo a solleticarli la pancia.
“Oh maddai, come sei superficiale!”
“Ah si? Superficiale? Io? – mi tiro indietro per l’offesa – Adesso vedi come ti combino brutto impertinente che non sei altro!”
Quel brutto demente del mio migliore amico aveva osato darmi della ‘superficiale’.
Mi ha fatto talmente arrabbiare che inizio a dargli fastidio facendogli il solletico. Lui cerca di fermarmi tendendo una mia mano mentre con l’altra tiene il volante, ma per sua sfortuna Dio ci ha creati con due mani. E, una delle mie, é ancora libera.
Solletico sulla pancia, solletico sotto l’ascella, sul collo. Quante risate. Lui ride come un matto, mi supplica di smetterla con le lacrime agli occhi.
Poi, in attimo, il tempo di lasciare il volante, che una grande luce ci acceca e poi buoi.
 
 
Quei rumori così forti mi riportano cosciente. Sento solo tante voci. Mi sembra di sentire mia madre che urla. Urla qualcosa di incomprensibile. La sua voce va a tratti, ha il singhiozzo, Starà piangendo, ma perché?, penso. Con tutte le forze che ho in corpo cerco di aprire gli occhi, almeno uno. Noto che è l’impresa più ardua mai fatta in vita mia. Non ci riesco, è difficile, mi mancano le forze. Ce la metto tutta e alla fine riesco a schiudere di poco, quanto basta, gli occhi. La mia vista è appannata, ma riesco ad identificare il luogo. Sono in ospedale e le mille domande iniziano a tormentarmi la mente. La testa mi scoppia. Perché sono qui? Che cosa è successo?. Ed ecco, che pian piano, i ricordi riaffiorano. Caleb ed io in macchina. Scherziamo. Una grande luce. Era un camion, o qualcosa di simile. Poi buio. Spalanco di colpo gli occhi urlando il suo nome. Mi alzo dal lettino, mi dimeno. Continuo ad urlare impaurita da quello che potrebbe essere successo. Arrivano i dottori che mi dicono di calmarmi, mi obbligano a stendermi con la forza. Ma non li ascolto. Presa da una forza sovraumano, oltrepasso tutti quanti ed esco dalla camera che mi è stata assegnata. Lo cerco, ma niente. Poi vedo mia madre. Con le lacrime agli occhi seduta in sala d’attesa. Le corro in contro. Lei mi vede e si alza.
“Mamma, dov’è lui?” la prendo per spalle.
Lei non mi risponde, continua a piangere.
“Dov’è Caleb? Dimmelo!”
Mia madre cerca di riprendere fiato.
“Tesoro, - mi dice mentre le sue caldi mani si appoggiano sulle mie guance – Lui è…”
Cerco di capire quello che cerca di dirmi e, forse, l’ho già capito.
Inizio a piangere, a mettermi le mani fra i capelli. Me li strappo quasi per la disperazione.
“Lui è morto sul colpo. Mi dispiace Alexandra, ma non ce l’ha fatta.” Conclude poi.
Il respiro mi si accorcia. Il cuore mi batte velocemente, quasi volesse uscire dal petto. Le lacrime continuano ad uscire a fiumi e poi… poi buio.
  
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