14/10/2013
3 recensioniTitolo: Sharing Flat
Sottotitolo: Gli Innumerevoli Problemi Che Si Hanno Quando Si Convive Con Un Idiota
Titolo del capitolo: Problema Numero 2: Quando Il Tuo Coinquilino Idiota Non è Capace Nemmeno Di Prepararti Una Camomilla
Sottotitolo del capitolo: Influenza
Genere: Comico / Fluff / Slice of Life
Tipo di coppia: Yaoi
Pairing: PrUK [Prussia x Inghilterra / Gilbert Beilschmidt x Arthur Kirkland]
Avvertimenti
Parole: 582 secondo Microsoft Word Starter
Note: Mi scuso per il ritardo dell'aggiornamento, nonostante avessi questa One-Shot pronta da un po' il viaggio d'istruzione in Francia
Desclaimer: I personaggi di questa storia non esistono/non sono realmente esistiti, e così i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non appartengono a me, ma a Himaruya Hidekaz.
Chiunque plagerà e/o prenderà indebitamente ispirazione da questa fanfiction sarà perseguibile in termini di legge.
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Sharing Flat
Gli Innumerevoli Problemi Che Si Hanno
Quando Si Convive Con Un Idiota
Gli Innumerevoli Problemi Che Si Hanno
Quando Si Convive Con Un Idiota
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Problema Numero 2:
Quando Il Tuo Coinquilino Idiota Non è Capace NemmenoDi Prepararti Una Camomilla
[Influenza]
Arthur starnutì ripetutamente, tanto da arrivare a farsi mancare l’aria. Si raggomitolò meglio in mezzo alla coperta di pail e appoggiò la testa contro lo schienale del divano; “S-si può sapere quanto t-ti ci vuole--?” chiese tossicchiando, rivolto al suo coinquilino.
La risposta di Gilbert però non arrivò che un paio di minuti più tardi, quando il ragazzo fece la sua comparsa nella sala con un vassoio in mano: “Stattene tranquillo e non lamentarti.”.
Si avvicinò al divano, appoggiò il vassoio col set da tè sul tavolino e prese il termometro; “Su, metilo sotto la lingua.” Gli disse dopo averlo acceso, e glielo passò.
Arthur fece emergere, controvoglia, una mano dalla coperta e una volta afferrato il piccolo apparecchio se lo portò alla bocca; "Quanto devo aspettare?" Biascicò concentrando lo sguardo sul piccolo display.
“Finché non fa bip.” Rispose frettolosamente e con noncuranza l’albino, che ora gli dava le spalle ed armeggiava con la teiera ed il barattolino delle bustine, con fare decisamente indeciso, titubante.
Quale diamine era quella della camomilla?!
Il ragazzo passò un paio di minuti rigirandosi tra le mani quattro bustine, che a lui parevano tutte identiche: era dannatamente indeciso su quale dovesse intingere nell’acqua calda. Si arrese però quando sentì il termometro trillare, e si limitò a buttarne una a caso nella teiera, poi si voltò di nuovo in direzione del suo coinquilino.
“Allora, quanto segna?” e mentre lo chiedeva si accorse che il biondo aveva ancora il termometro in bocca, ed era tornato raggomitolato sotto la coperta, limitandosi –non appena aveva incrociato il suo sguardo- a tendere a tendere il viso in avanti, con gl’occhi socchiusi.
Gilbert sospirò vagamente scocciato e gli si sedette accanto, gli prese il viso con una mano e con l’altra gli sfilò delicatamente il termometro dalle labbra; osservò per qualche istante il numero lampeggiante sul display, poi avvicino il volto a quello dell’altro e posò le labbra sulla sua fronte.
“Sì, hai la febbre alta.” Disse staccandosi.
Arthur emise un flebile mugolio, spezzato da una serie di violenti colpi di tosse, e lasciò scivolare la testa di lato, contro lo schienale del divano, fino ad appoggiarla al braccio del prussiano; “C-ci mancava solo questa--” mormorò con tono sofferente.
“S-se ti rimetti composto magari” riprese Gilbert, decisamente imbarazzato, “ti do la tua camomilla.” E gli sollevò leggermente il busto, in modo da rimetterlo dritto; si allungò verso il tavolino e, afferrata la teiera, versò l’infuso nella tazza di porcellana bianca, poi la prese in mano e la porse al vicino.
Quello, quando se la trovò davanti, l’afferrò senza un attimo d’esitazione, se la portò alle labbra e ne ingoiò un sorso, che, però, subito sputò in faccia all’albino; “Questa non è camomilla idiota!” gli sbraitò contro, mentre quello –decisamente confuso- si asciugava il viso con la manica della camicia, “E’ tè verde giapponese! Non sei nemmeno capace di preparare una camomilla!”
Messa a fuoco la situazione, Gilbert spostò lo sguardo, imbarazzato; “N-non è colpa mia se sono tutte uguali--” bofonchiò, “sei proprio un ingrato--”.
Il biondo alzò gl’occhi al cielo, poi, notando lo sguardo deluso con cui l’altro osservava il vassoio, sospirò; appoggiò la tazza a terra, poi si avvicinò maggiormente all’albino e si sdraiò in modo da appoggiare la testa sulle sue gambe; “T-tanto non mi andava la camomilla.” Mormorò.
Gilbert arrossì appena, poi si lasciò sfuggire un sorriso intenerito, gli risistemò addosso la coperta e gli accarezzò i capelli con dolcezza.
L’influenza rendeva Arthur molto più tollerante.