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Autore: Marra Superwholocked    14/10/2013    4 recensioni
"Io ero letteralmente spiaccicata al muro, con gli occhi serrati e la bocca che lo imploravano di mettere giù quel coso dalla luce verde.
Poi quell'aggeggio finì di far rumore e potei finalmente riaprire gli occhi.
E fu lì che conobbi il Dottore."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 10, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Qualcosa, in soffitta, si muove
(Parte 2)


Seguii quasi correndo il Dottore; salimmo il vialetto evitando di calpestare vagoncini di legno e una palla di gommapiuma; quando fummo davanti alla porta, bussammo più volte finchè non mi appoggiai involontariamente alla maniglia e quella fece scattare la serratura.
Io e il Dottore ci scambiammo un'occhiata: io preoccupata per quello che avremmo trovato dentro; lui felice per l'arrivo di una nuova avventura.
Misi la mano sinistra sulla spalla del Dottore per poi indicargli una macchia argentea sul muro alla mia destra. A quel punto, il Dottore fu ancora più invogliato a sapere cosa si nascondeva in quella casa.
Spalancò la porta e un odore nauseabondo di fumo misto a pesce fritto invase le mie narici. Cercai non far molto caso a quell'odore (che il Dottore sembrava non sentire affatto) e mi concentrai sulle pareti del corridoio: davanti a noi avevamo un tunnel completamente ricoperto di fotografie, mentre il pavimento era anch'esso disseminato di giocattoli. Non vedevo l'ora di risolvere insieme al Dottore qualsiasi problema vi fosse in quella casa ..e di andarmene. Ma, come tutti voi sapete, non è semplice... Col Dottore, non c'è mai nulla di semplice.
Percorsi il corridoio dietro al Dottore, che tendeva un braccio e agitava il cacciavite sonico, avvicinandoselo, ogni tanto, all'orecchio.
Notai un'altra macchia argentea, questa volta sul parquet color ciliegio del pavimento scricchiolante. Indicai la mia scoperta al Dottore, che annuì facendomi poi segno di seguirlo verso una voce femminile, proveniente da una stanza poco illuminata.
“Sei sicuro di..”
“Nella vita non si può avere alcuna certezza, mia cara Elly” mi disse e poi proseguì verso la voce.
Ormai eravamo sulla soglia dell'entrata e non potevamo più tirarci indietro. La porta era socchiusa ma ora si sentiva chiaramente una ninna nanna dolce e cantata con amore. Il Dottore fece scricchiolare la porta e la donna fermò il suo canto materno, girandosi di scatto e mostrando il suo viso rigato da numerose lacrime.
“Chi siete? Dov'è il mio bambino?” disse piangendo la donna.
“Buongiorno” rispose calmo il Dottore. “Io sono il Dottore, lei è Eleonora. Siamo qui per aiutarla.. Cos'è successo?”
“Oh..” altre lacrime scesero dagli occhi stanchi della donna, che ora si era girata nuovamente verso la finestra della camera da letto di un bambino, suo figlio. “È...spa...spa.. Sparito.. Nel nulla” proseguì tra mille singhiozzi.
“Quanti anni ha suo figlio?” chiese il Dottore.
“Otto mesi”.
Senza pensarci due volte, mi diressi dalla donna e mi sedetti al suo fianco. “Lo ritroveremo, stia tranquilla.. Lei come si chiama?”
“Sono Lisa. Mio figlio si chiama Daniel”.
“Ok, Lisa” intervenne il Dottore sedendosi vicino a lei. “Troveremo Daniel!”

Io e il Dottore finimmo per andare in cucina per preparare un tè a Lisa, che rimase tutto il tempo nella cameretta di suo figlio. Dopodichè, lui andò dalla donna, mentre io feci un giretto per la casa.
I mobili erano moderni, ovviamente degli anni '50, e le pareti erano tutte piene di fotografie. Sopra un cassettone notai una foto che ritraeva Lisa insieme ad un uomo: era molto anziano, con i capelli che stavano su per miracolo e una leggera barba, di quelle che graffiano la guancia non appena la si sfiora. Doveva essere suo padre.. Ma del marito di Lisa nessuna traccia: solo foto di lei con suo figlio, un tenero fagottino tenuto con amore tra le braccia.
Fuori faceva caldo ma in quella casa c'era un'atmosfera triste e umida, degna di una storia dell'orrore. Magari ora giro l'angolo e mi trovo faccia a faccia con un alieno dalla pelle rugosa e denti aguzzi, pensai.
La mia attenzione fu attirata da qualcosa che non smetteva di...piangere. Col cuore in gola, andai verso la camera da letto di Lisa, poi di fronte al suo armadio: era da lì che proveniva quello strano lamento. Era simile al pianto di un neonato ma le speranze di trovare Daniel dentro ad un armadio erano pari a zero.
Più mi avvicinavo a quell'armadio, più sembrava che il cuore volesse uscirmi dal petto e scappare. Ma non gli diedi ascolto: aprii, facendola scricchiolare, un'anta leggera e color miele. Il pianto si propagò nella stanza e aldilà della soglia cadde il silenzio; poi una Lisa tutta raggiante fece capolino nella camera da letto, ma il suo sorriso non durò a lungo.
Quando mi inginocchiai, notai, nella penombra, che quest'ultimo aveva la testa molto più grande di quella di un normalissimo neonanto, ed era un po' a punta. Lo presi in braccio e questi smise di piangere; mi rialzai in piedi e cercai di dare le spalle a Lisa e al Dottore; andai verso la finestra, dove c'era più luce. Il bambino era arrotolato da testa a piedi con un leggero lenzuolo; scostai quest'ultimo per guardarlo meglio in faccia e per poco non svenni: la testa era davvero grande e a punta, sembrava un limone gigante, ed era color grigio chiaro; spalancò gli occhi e due grosse palle da tennis nere lucenti mi fissarono; la bocca era ridotta ad un semplice buco, senza labbra.
Indietreggiai e mi sedetti sul letto, ansimante. “Dottore!” lo chiamai; la mia voce tradiva un leggero tono di paura.
Lui fu subito al mio fianco e capì al volo la situazione, tanto che mi strappò quasi letteralmente il neonato dalle braccia, tornò da Lisa, la fece uscire e si chiuse la porta alle spalle. “Questa proprio non me l'aspettavo!”
“A chi lo dici..”
“È meraviglioso!”
“Che?! Quel bambino ha un limone al posto della testa..”
“È un Ciunwatt, non li ho mai incontrati!” sibilò, attento a non farsi sentire da Lisa.
Io ero troppo sotto shock per staccare gli occhi dalla finestra e guardare ancora quel neonato. Poi si udirono dei tonfi provenienti dal soffitto..
“Hai sentito?” mi chiese il Dottore.
“Probabilmente sarà qualche uccello, sul tetto..”
“Non penso” mi rassicurò lui e poi aprì la porta.
Lisa era tornata in cucina e si teneva la testa tra le mani. “Non lo rivedrò più, non è vero?”
Io e il Dottore non sapevamo cosa rispondere; ci furono un altro paio di tonfi.
“Vive da sola, Lisa?”
“Solo io e mio figlio, perché?”
“Perché abbiamo compagnia”.

   
 
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