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Autore: alyfa    14/10/2013    8 recensioni
I giorni passavano veloci, soprattutto quando tutto sembrava andare per il meglio. Ma le decisioni spesso ti portano a ostacoli difficili da affrontare…l’unica cosa che ti consola è che una volta sorpassati avrai trovato la felicità. Era per questo motivo che doveva tornare in Italia, a sistemare le sue cose..per tornare definitivamente a casa. Sperava solo che ne valesse la pena..che Isabella avrebbe capito e che Caroline l’accettasse davvero..
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Sequel di “Only You”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
- Questa storia fa parte della serie 'Love will not pass'
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**Salve a tutte! Come ho scritto nella descrizione, questo è una di alcune OS che ho intenzione di scrivere sulla scia di ONLY YOU. Per cui, credo che diventerà una piccola serie. Non è uguale all’altra, ovviamente..cambia un po’ lo stile, cambia di sicuro il contenuto e la fine..ma vi prego..credete a me! J Io sono sempre a favore dei lieti fine, per cui..questo è solo un arrivederci e non un “addio”..ricordatelo! In più..per chi è curiosa, ho già il seguito già pronto nella mia testa, delineato anche nei minimi dettagli e una volta terminata l’altra Long che sto scrivendo, allora mi impegnerò a scriverlo!
Intanto..spero che vi piaccia..
Un bacione…
PS: Il banner è una creazione di Aiami! Grazie mor <3 !
Aly**


 

BABY STEPS


Pov Edward


Eravamo in macchina da quasi un’ora e il traffico non ne voleva sapere di proseguire. Mi chiedevo chi cavolo me l’aveva fatto fare di partire proprio a quest’ora per un bel campeggio. Ah si, ora ricordo! Ieri sera io e Bella avevamo finito di preparare i panini per il pranzo di questa prima giornata di campeggio e poi avevamo caricato la macchina, per non doverlo fare quando anche Caroline era con noi, o sarebbe stato un vero dramma, addormentandoci entrambi quando la mattina era suonata la sveglia.
Avevo scoperto che non era poi così tranquilla quella bambina, ma invece piena di vita e voglia di correre da una parte all’altra, non vedeva l’ora di buttarsi sopra di te per sporcarti, dopo aver mangiato quintali di cioccolata..dispettosa agli occhi degli altri..tenerissima e divertente ai miei occhi.
Per fare tutto comunque avevamo fatto tardi ed io dovevo anche tornare a casa di Alice per la notte, che per fortuna non abitava così distante da Isabella, l’unica nota negativa era l’interrogatorio che è seguito una volta arrivato.
Che avete fatto stasera? Dove le hai portate a mangiare? Le hai offerto tu la cena, vero? E cose del genere. Nel mezzo c’era sempre la domanda di rito: Caroline si è fatta prendere in braccio?
A cui puntualmente rispondevo sempre di no.

Adoravo quella bambina, mi aveva completamente rapito il cuore..l’unico problema era che io non riuscivo a conquistare lei. Era passato il matrimonio di Alice e mi ero fermato qui ancora per altri due mesi, per poter approfondire il rapporto che stavo costruendo con Isabella e per trascinare all’interno anche la sua bimba, che di me non ne voleva sapere.

Era stato Jasper, per fortuna, a indicarmi delle possibili vie per farmi ricredere ai suoi occhi. Fino a quel momento avevo tentato di tutto. Le portavo un regalo diverso ogni volta che andavo a trovarla, nonostante Isabella continuasse a dire che così finivo solo per viziarla e non ottenere altro in cambio. Non ho voluto ascoltarla ed ho continuato. Finché stanco di quella strategia, ho pensato di mettermi a giocare con lei tutto il pomeriggio, a casa dei miei genitori o in pasticceria da Isabella, sprecando solo tempo che avrei potuto dedicare al mio lavoro. Non mi dispiaceva passare del tempo con loro, ma Caroline mi stava dando più problemi di quello che pensavo e questo, ad Isabella, sembrava divertire piuttosto che preoccupare..mentre io ero davvero in panico. Uscire con una madre single non è facile già se i bambini ti accettano, figurarsi quando la bimba in questione ti rifiuta categoricamente.
Il marito di mia sorella allora, ha suggerito di passare del tempo solo noi tre insieme, in zone neutre, che non siano posti che Caroline conosce ed ha imparato ad amare con il tempo..ha detto che crearsi nuovi ricordi felici aiuta ad accettare meglio le persone. Ho provato a fare come diceva lui..per cui ho proposto lo zoo, per la settimana scorsa. E’ stato divertente ed entusiasmante come giornata. Stancante certo, ma Caroline si è divertita un sacco e le ho fatto scattare anche qualche foto, con la mia supervisione ovviamente, con la mia digitale che lei ha adorato fin dal primo momento.
Ecco come siamo arrivati all’idea del campeggio. Caroline ha visto le tende in un negozio ed ha chiesto alla madre cosa servivano quelle cose, e una volta avuta la spiegazione, per ben tre volte, ha iniziato a insistere perché voleva fare anche lei il “cappedgio”. Isabella mi ha pregato di portare pazienza e di scegliere un posto che non fosse molto lontano, perché tanto avrebbero dovuto tornare il prima possibile..conoscendo la figlia. L’idea non mi dispiaceva affatto, anzi, mi elettrizzava la possibilità di stare insieme solo noi tre e una volta accordati i giorni mi sono precipitato a comprare la tenda e tutto il necessario, pensando anche a qualche cosa per Caroline.

-Mamy, quaddo aiviamo? – La cosa positiva della figlia di Isabella era che non assillava quando dovevamo andare via in macchina. Non si faceva problemi a stare molto tempo sul seggiolone, che avevamo provveduto a spostare sulla mia auto per questioni di spazio. Lei giocava con le sue bambole e canticchiava qualche canzone che conosceva e passava alla radio oppure ripeteva le filastrocche che le insegnava Esme.

-Tra poco amore.. – Isabella le rispose girandosi e sorridendole.
-Devo fae pipi… - guardai dallo specchietto retrovisore, le bambole dimenticate accanto al corpo e le manine racchiuse a pugnetti.
-Adesso ci fermiamo subito Caroline, trattienila forte forte forte! –risposi io ed Isabella sorrise debole, si sentiva tremendamente a disagio quando succedevano queste cose e non riuscivo a farle capire che a me non dispiacevano affatto.
Parcheggiai di fronte a un bar, che per miracolo era munito di servizi igienici e una volta che smontarono dall’auto la chiusi, andando a prendere un caffè.

Dopo un quarto d’ora eravamo di nuovo in viaggio e le prime indicazioni per il piccolo parco che avevamo scelto per il campeggio cominciavano a vedersi.
-Amore, ti va di fare un gioco? – guardai Isabella con la coda dell’occhio mentre si girava verso la figlia.
-Ti..cota è?
-Allora..devi riuscire a dire “Tre” con la erre..se non ce la fai..dovrai fare la penitenza! – scossi la testa incredulo. Che diavolo di giochi erano? Caroline amava le barbie.
-Coda devo fae se peddo? – a quanto pare ci giocavano spesso!
-Devi dare un bacino a Edward.. – guardai la reazione della piccola dallo specchietto retrovisore e la vidi imbronciata con le braccine raccolte sul petto.
-No mamy..no voio giocae.. – il mio cuore fece CRACK.
Essere rifiutato da una donna faceva male all’orgoglio, ma essere rifiutato da una bambina..faceva davvero male. Soprattutto perché questa bambina era la figlia della donna che amavo.
Gli occhi diventarono lucidi e dovetti rallentare per non rischiare di andare contro un albero. In macchina calò il silenzio e sperai che Isabella non avesse notato i miei occhi segnati dalle lacrime, mi sentivo così stupido in questo momento..così inutile. A cosa serviva fare tutto questo, se poi tanto Caroline non voleva neppure stare con me?

Arrivammo al parco scelto dopo un’altra ora abbondante in macchina. Isabella e Caroline scesero velocemente, per cercare il posto adatto per piantare la tenda ed io mi sbrigai a scaricare ogni cosa dal bagagliaio. Intravidi la busta tutta colorata che conteneva l’ennesimo regalo per Caroline e le lacrime salirono ancora una volta. Mi sentivo così stupido!
Finché Isabella pensava a sistemare le sedie e il tavolinetto da campeggio e tirava fuori dei giochi per la piccola, io pensai alla tenda. Ne avevo preso una bella grande, che volendo avrei regalato ad Alice e Jasper, nel caso volessero provarci loro, in futuro.
-Edward..non startene lì a rimirare il tuo lavoro..l’hai montata bene! Vieni a mangiare adesso? – mi accomodai accanto a loro, ma la fame era scomparsa. Isabella mise al mio posto uno dei panini di ieri sera, lo guardai un attimo poi scartai l’idea di mangiarlo. Presi invece il blocco da disegno, una matita e una gomma e mi alzai in piedi.
-Ti dispiace se vado un attimo in riva al lago? Tanto adesso è l’ora del riposino..non hai bisogno di me, giusto? – non volevo comportarmi così con Isabella, lei non se lo meritava..cercava di fare ogni cosa per far avvicinare Caroline a me, ma sua figlia non ne voleva sapere.
-D’accordo Edward..ma portati il cellulare, nel caso avessi bisogno di chiamarti.. – lo presi dalle sue mani e mi diressi verso il piccolo laghetto all’interno del parco e mi sedetti sulla riva.

Non so quanto tempo stetti lì a rimirare le increspature dell’acqua, per effetto del vento, ma il sole era sceso molto rispetto la sua iniziale altezza e cominciava ad alzarsi anche un po’ l’aria della sera. Tornando verso la postazione raccolsi della legna, per accendere il fuoco per stasera e me ne caricai il più possibile, tenendo il blocco e la matita con la bocca. Quando tornai Isabella stava disegnando con Caroline e mi sorrise appena mi vide.
-Ti sei rilassato?
-Scusa..avevo..bisogno di stare un po’ da solo! – lei sorrise e scosse la testa. Mi conosceva bene, troppo per soli cinque mesi di frequentazione. –Allora..accendiamo il fuoco, che dite?
-Faccio io..tu aiuti Caroline? Vuole disegnare un parco, per fare vedere alle sue amiche dov’è andata questo week-end. – le sorrisi dolcemente e mi avvicinai a Caroline, intenta sul suo foglio da disegni a fare qualcosa con dei colori.
-Vuoi una mano Caroline? – presi in mano il colore marrone e guardai i suoi disegni. Di sicuro la zia Alice le aveva insegnato a disegnare, perché non era possibile essere così brave a questa età.
-No..gattie.. – un altro colpo. Cercai di attutirlo, pensando a cose positive e allora presi un foglio bianco dal mio album da disegno e con la matita cominciai a disegnare due occhi, un nasino perfetto, le labbra da baciare, piene, morbide, le guance che arrossiscono ancora adesso per un piccolo complimento..in poco tempo ho disegnato il volto di Isabella a memoria, sotto lo sguardo sbigottito e curioso di Caroline. –E’ la mia mamma! – esclama quando sto ultimando i capelli attorno al suo viso.
-Si..è la tua mamma.. – sorrisi guardando il ritratto. L’avevo fatto davvero bene..Mi era sempre piaciuto disegnare e avevo seguito dei corsi di disegno per imparare a disegnare anche persone e paesaggi e non solo muri e tetti.
-E’ bella..- si mise seduta a guardare il suo foglio davanti, colorato con colori molto vivaci, in cui emergeva la sua mamma.
-Vuoi che ti aiuti a fare un bel disegno, da portare alle tue amichette? – lei guardò dapprima il mio disegno e poi il suo ed annuì mestamente, con la testa ancora abbassata. –Allora vieni a sederti sulle mie ginocchia.. – tentai e lei scese frettolosamente da quella sedia per salire sulle mie gambe con un piccolo aiuto. Non mi sembrava neppure vero. Dio, tremavo tutto!
-Come hai fatto a falla codi bella? – la vocina debole e le ditina che passavano sopra il mio disegno.
-Perché la tua mamma è già bellissima..e io le voglio molto bene..
-Anche io voio bene a mamy..ma ne mio no è bella codì.. – presi il colore marrone e lo misi nella sua manina, prendendola poi nella mia mano grande e cominciando a disegnare un tronco di un albero e poi un altro e poi un altro ancora. Con tutta la calma possibile presi anche il verde e feci la chioma di molti alberi che avevamo disegnato. Un piccolo boschetto stilizzato si stagliava di fronte a noi. Sentivo Caroline iniziare a tremare per il freddo, così mi tolsi la felpa e gliela feci indossare. Era enorme per lei e la copriva tutta. –E’ gande pe me.. – disse mentre ridacchiava.
-Lo so, ma non voglio che prendi freddo.. vieni, torniamo a disegnare..adesso dobbiamo fare la tua mamma.. – tutta l’attenzione era per il disegno. Iniziai con il blu per i pantaloni della tuta e poi il grigio per la maglia e poi il rosa per farle mani e faccia. Finimmo gli ultimi dettagli, occhi, labbra, capelli e poi scompigliai i capelli a Caroline. –Visto? E’ finito..
-E’ bellissimo.. – sussurrò Isabella dietro di noi.
-Mamy..quetta tei tu! – indicò con il ditino seminascosto dalla mia manica fatta su il più possibile, che continuava a scendere inesorabilmente.
-Lo vedo amore..ma nel disegno manca Edward.. – distolsi lo sguardo e mi concentrai sul disegno. Avevo saltato la mia presenza a posta, per non mettere a disagio Caroline.
-Lo fatto tubito! – come prima prese un colore sulla sua manina e con attenzione cercò di ripercorrere tutti i movimenti che avevamo fatto insieme, riuscendo a disegnarmi meglio degli omini che faceva prima. Quando prese il colore rosso per i capelli scoppiai a ridere e mi guadagnai un’occhiataccia dall’artista del momento. –Hai i capelli lotti! – mi lasciai andare e le poggiai un bacio sulla testina.
-Si piccola..ho i capelli rossi! – non me la sentivo di precisarlo, anche perché in quel momento stavo così bene che tutto era passato in secondo piano.
-Adesso che Edward ti ha aiutato con il disegno..non credi sia il caso di ringraziarlo con un bacio? – non volevo che Isabella continuasse con quella storia, perché speravo che l’affetto di Caroline verso di me arrivasse naturale e spontaneo, non volevo costringerla a fare niente, non volevo piacerle a forza..se lei si affezionava meglio, se no..ci sarei stato male ma non si può piacere a tutti.
-Non serve Isabella.. – mi alzai, cercando di togliermi dall’imbarazzo, rimettendo seduta la piccola sulla sedia e andando verso il fuoco a controllarlo e iniziare a preparare da mangiare. Mi accorsi subito della presenza di qualcuno vicino a me, seduto per terra.
-Se non insisto, lei non ti bacerà mai.. – sussurrò per non farsi sentire. Le accarezzai una guancia, era tenera quando si preoccupava per me.
-Non ti preoccupare principessa, troverò un modo per farmi amare anche da lei..con il tempo.. – dissi debolmente le ultime parole, perché comprendevo quale difficoltà mi si presentava.
-Lo so amore..ma non capisco perché ha così tanta paura di lasciarsi andare. Non è mai stata così..e poi tu hai fatto di tutto per lei, proprio non capisco.. – Lasciai che la carne si cucinasse e poi mi sedetti di fianco a lei, prendendola in braccio.
-Non credo ci sia molto da capire principessa..lei semplicemente non mi accetta, ancora..spero solo di..riuscire a farmi voler bene. So che con i bambini è difficile e probabilmente la mia posizione non è neppure delle migliori..
-Perché?
-Lei non mi ha mai visto, non credo possa collegare bene che sono il fratello di Alice. Semplicemente nei suoi pochi anni di età non ha mai avuto la mia presenza attorno e quindi..fa fatica ad abituarsi..per di più..tra poco dovrò andare via e..
-Quando parti? – non mi fece neppure finire. Il discorso venne riaperto, purtroppo per noi, e non volevo litigare. Isabella insisteva nel dire di rimanere qui, ma avevo il lavoro e un ufficio da mandare avanti e dei progetti da seguire e forse, forse non era il caso di impegnarsi troppo e subito in questa cosa..avevamo entrambi bisogno di riflettere. Con il problema della piccola Caroline non potevamo affrettare le cose.
-Venerdì.. – sussurrai, conscio della discussione che stavamo per intraprendere.
-E’..presto.. – disse debole lei.
-Lo so principessa e Dio solo sa quanto io sia restio ad andarmene..ma..
-Si..il tuo lavoro.. – non mi fece finire la frase ed ovviamente il suo tono era tutt’altro che tranquillo. –Dobbiamo dirlo a Caroline.. – mi misi a ridere e scossi la testa.
-Ti sembra che abbia problemi?! – ero ironico, si, ma realista soprattutto.
-Ne abbiamo parlato spesso Edward. All’inizio già non ti vedeva bene e poi piano, piano, almeno ha iniziato a essere felice anche se c’eri tu. Credo che sia una conquista. Lo sapevi che non sarebbe stato semplice eppure..hai deciso di restare ancora..adesso però, vedo stanchezza nei tuoi occhi.. – lasciai la presa sulla sua schiena e passai le mani tra i miei capelli.
-Tu non puoi immaginare quanto io sia stanco Isabella, frustrato da tutta questa situazione. Non vorrei partire, ma devo. Non posso di certo lasciare il mio lavoro in Italia con una semplice telefonata..non si tratta di lasciare la fidanzatina delle elementari. Ci ho buttato sudore e fatica in quello che ho fatto e sai quanto conta per me..
-Già..lo so. Noi non saremo mai abbastanza equiparate a ciò che hai la.. – la fulminai con lo sguardo, per l’immensa cavolata che disse.
-Scusa? Ma ti senti quando parli?
-Si, si mi sento..e non ritratto affatto quello che ho detto. Lì hai la tua indipendenza, sei solo, puoi fare quello che vuoi..e sei felice perché hai dimostrato a tutti che non eri il perdente che tuo padre credeva fossi..c’ero Edward, c’ero in quel periodo quando i tuoi occhi erano infuriati e delusi e ci sono adesso, li vedo sereni e tranquilli..e fidati, sono felice..davvero. Ma allora..non dovevi impegnarti così tanto con noi, non fa bene ne a me..ne a te..neppure a Caroline!

Ovviamente non mi aveva guardato negli occhi, fissava le scarpe ai suoi piedi. Aveva ragione, io mi sentivo sereno dopo tutta la fatica che avevo fatto, mi sentivo realizzato..ma potevo esserlo anche tornando qui, avendo al mio fianco loro due. Questo lei non lo capiva, non era capace di accettarlo.
-Ci hai illuse..ed ora ci spezzi il cuore.. – quelle parole fecero spezzare il mio, di cuore, ancora di più. Doveva essere un campeggio pieno di divertimento, amore e allegria e si stava rivelando triste, arrabbiato e motivo di litigio. Non sopportavo quando succedevano queste cose, dannazione!
-Non..non vi ho illuse..Isabella! Perché dici così? – mi sento davvero deluso da me stesso, davvero le ho illuse? Non volevo..voglio che capiscano che per me sono importanti..- Mi costa molto dover tornare in Italia e non ti ho detto che sarà per sempre, ti ho spiegato che voglio sistemare le cose lì, per poter tornare a lavorare qui, vicino a voi..ma non è una questione che si può risolvere in due giorni e neppure in una settimana..
-Lo so Edward, lo so..ma..tu adesso vai via e ci lasci qui..come credi che possa stare senza sapere di averti attorno? Dopo tutti questi anni lontani credevo finalmente di..di averti ritrovato…
-Se potessi portarti con me, durante il tempo in cui sarò in Italia lo farei, senza pensarci due volte..e..e ammetto di averlo, addirittura, ipotizzato più volte..ma non si può. Tu hai la pasticceria da mandare avanti e per quanto il tuo vice sia bravo, professionale e competente, so che non la lasceresti mai a cuor leggero, per tutto quel tempo. E poi c’è Caroline..dovrebbe partire anche lei..così piccola, si staccherebbe dai miei genitori, da Alice, da Emmett..dai suoi amichetti del palazzo..per lei sarebbe un trauma..Vero è che potreste fare le turiste per qualche mese, finchè io sbrigo le mie cose e potreste approfittarne per fare un viaggio che probabilmente non fareste..Come vedi Isabella ci ho pensato.. – sospirai pesantemente per farle capire il mio stato emozionale. –Ma non è una cosa fattibile. Sapevo che tornando qui ti avrei ritrovata e ti ho detto più volte che non speravo neppure di trovarti innamorata di me o con una figlia da crescere da sola..Ero convinto che vedendoti realizzata e impegnata con un uomo, probabilmente mi sarei convinto a lasciar perdere l’immagine di te..e invece..eccoci qui..
-Dovrei essere felice? Dovrei essere felice perché abbiamo passato questi cinque mesi insieme? Eh? – il tono era più alto del precedente e non volevo assolutamente litigare.
-Si, ti dico che dovresti essere felice di aver iniziato almeno questa cosa..Perchè diavolo non lo comprendi? Possibile che con te debba essere tutto o niente? Possibile che non capisci che in Italia ho il mio lavoro, costruito tutto da solo..con il quale devo fare i conti prima di tornare definitivamente qui? Ci sono persone che lavorano per me, ci sono clienti che aspettano un mio progetto..Come pensi che potrei sentirmi ad abbandonarli da un giorno ad un altro senza riflettere bene su quello che sto facendo?!
-Ho capito..ho capito molte cose Edward..
-No..tu non hai capito un fico secco di niente! – avevamo imparato a moderare le parolacce, per non farci sentire da Caroline che apprendeva benissimo ogni parola, ma ero arrabbiato, furioso quasi.
-Mamy? – la voce tenera e debole della piccola ci giungeva da troppo vicino, tanto che ci girammo, trovandocela di fianco. La mia felpa le arrivava ai piedi e forse non era il caso di lasciargliela addosso, poteva inciampare.
-Dimmi tesoro..
-Tate ullando..e non ti deve ullale.. – giusto. Meno male che c’era lei a farci calmare o chissà cosa sarebbe successo.
-Hai ragione amore della mamma..vieni qui.. – scese dalle mie gambe per sedersi a terra a sua volta, prendendo in braccio sua figlia.
-Tavate litigaddo? – non mi guardava, non mi degnava di nessuna attenzione ed io sapevo che mi credeva il responsabile delle urla, del cipiglio preoccupato che aveva sul volto sua madre, dei suoi occhi lucidi.
-No amore, stavamo solo parlando un po’ troppo forte..
-Edwad ha detto fico tecco..quando dice codì è allabbiato.. – mi sorprendevo di come mi conoscesse bene quella piccola peste e mi fece nascere un sorriso.
-Edward non è..non è arrabbiato è solo..molto triste.. – Isabella voleva parlare con la piccola proprio adesso.
-Pecchè è tiste?
Mi alzai per mettere nei piatti la carne e intanto loro presero posto sulle sedie attorno al tavolo. Tirai fuori il bere dal frigo portatile ed anche la salsa barbecue che adorava tanto Caroline.
-Pecchè Edwad è tiste? – chiese di nuovo, non avendo avuto risposta prima. La guardai mentre prendeva piccoli pezzettini della sua bistecca e li portava alla bocca e masticava, masticava tanto e poi ingoiava, proprio come le aveva insegnato più volte la sua mamma. Sospirai debolmente.
-Piccola..Edward deve tornare al lavoro..lontano da qui..
-Quanto lontano? Come la tia Alice?
-No amore..più lontano..
-Come il pacco? – sorrisi, pensando a quanto poco sentiva la distanza quella piccolina. Il “pacco” era il parco dove solitamente la portavamo nel pomeriggio..poco distante da casa loro.
-Amore..molto, molto, molto più lontano di questi posti..
-E come ci aiva?
-Prende la macchina e poi l’aereo..ti ricordi quando siamo andati all’aeroporto, il primo giorno che hai visto Edward e poi abbiamo fatto la festa a casa della zia Alice?
-Ti.. – poi ci fu un attimo di pausa, io non osavo parlare. Avevo lo stomaco chiuso ma mi sforzai a mangiare qualcosa. –E ci vuole tanto tempo pe aivae a cada di Edwad?
-Si amore..ci vuole taaantiiissimo tempo.. – sorrisi ascoltando la risposta di Isabella, ma poi mi rabbuiai guardando il volto di Caroline che mi guardava triste.
-Quando vai via? – la domanda era rivolta direttamente a me, ed io davvero non trovavo il fiato per rispondere. Mi sentivo schiacciato a terra da una forza grandissima e invincibile.
-Tra pochi giorni piccola.. – dissi a bassa voce. Seguì un altro momento silenzioso. Si sentivano solo i rumori delle forchette di plastica e della carne che veniva masticata.
-Anche te vai via..Mi potti al pacco quache gionno? – gli occhi mi si inumidirono e Dio solo sa quanto avrei voluto piangere in quel momento.
-Piccola..ti va di venire in braccio a me? – le chiesi, cercando di mascherare il mio precario equilibrio emotivo. Lei si alzò di fretta, facendo attenzione a non cadere ed alzò le braccine per farsi prendere. –Se vuoi..posso portarti al parco ogni giorno, fin quando non andrò via.. – lei annuì contenta.
-Anche dopo peò.. – aggiunse e vidi Isabella stringere forte il tovagliolo tra le mani.
-Sai..la mamma ti ha spiegato che andrò lontano, lontano, lontano, lontano..e che ci vuole molto tempo per arrivare dove c’è casa mia..e tu lo sai che la mamma non dice le bugie, vero? – lei annuì solamente, totalmente presa dal mio discorso e dai cerchi che disegnavo sul suo pancino con un dito. –Pensa..che ci vuole così tanto tempo per arrivare a casa mia..che se parto con il sole..arrivo che c’è la luna! – provai con un po’ di enfasi e cercando di farle capire come potevo, con le sue conoscenze, il tempo che ci sarebbe voluto.
-E’ tantittimo tempo! – mi disse aprendo la bocca sconvolta. Si, avevo centrato il punto.
-Non potrò portarti al parco il pomeriggio piccola..e non sai quanto mi dispiace..ma c’è lo zio Jazz e anche lo zio Emmett..e poi..nonno Carlisle..saranno felicissimi di giocare tutti i pomeriggi con te! – sorrisi, mostrandomi sereno e felice, quando volevo solo sprofondare.
-Ti..lo to..ma..loo ci tono tempe..tu no.. – la strinsi più forte. Pensavo che non mi avesse mai accettato e invece guardala che tenera.
-Ti fidi di me? – lei annuì solamente. –Allora ti faccio una promessa importantissima..Una promessa che deve rimanere solo mia e tua.. – ignoravo che ci fosse Isabella ad ascoltarci, tanto era un discorso tra me e sua figlia, lei non doveva immischiarsi! Sorrisi per quei pensieri stupidi.
-Come un tegeto?
-Si piccola..è come un segreto..ma questo che ti dico è molto più importante.. – avevo la sua completa attenzione –Ti prometto, che appena ho finito il lavoro a casa mia tornerò qui..e non andrò più via senza di te e la mamma.. – la piccola mi guardava con gli occhi apertissimi e Isabella veniva scossa dai singhiozzi.
-Pecchè la mamy piange?
-Perché è triste anche lei..perchè vado via..
-Ma poi tonni! Me l’hai pometto.. – sorrisi e mi avvicinai a darle un bacio sulla fronte.
-Si..ma lei questo non lo sa..è una promessa che ho fatto solo a te..
-Ma io no voio che mamy è tiste..è bella quando toide..
-Si piccola..la tua mamma è bellissima quando sorride.. hai ragione.. – mi girai ad osservarla e la vidi mentre con il volto coperto dalle mani cercava di non farsi vedere piangere. –Ehi amore, vieni qui anche tu.. – avevo una gamba libera e loro due erano leggerissime, potevo sopportare il loro peso per un po’. Ci mise un attimo a raggiungermi e sprofondò il volto nell’incavo del mio collo, mentre con la mano libera da Caroline le accarezzavo la schiena. –Shhh..non piangere..Lo sai che non mi piace, sai che mi sento in colpa e che poi sono ancora più triste..Lo sai che se potessi rimanere lo farei..lo sai vero? – non so perché ma avevo bisogno della sicurezza.
-Si lo so.. ma..non ci sarai.. –Era tanto forte, ma le bastava un niente per essere fragile, con me. Ne avevo parlato spesso con Alice, avevamo discusso su come fosse sincera e debole con me accanto, ma determinata allo stesso tempo. Ed Alice mi aveva sempre risposto che era l’amore che le faceva questo effetto..sorrisi ripensando a quelle parole..e sorrisi pensando a quanto eravamo stupidi..non ci eravamo ancora detti “ti amo”..avevamo solo confessato ciò che provavamo, non eravamo mai stati a letto insieme e..tutto aveva contribuito a renderci più uniti.
-Mamy..tai male? Pecchè piangi? – Isabella ebbe un altro singhiozzo e allora decisi di parlare io per lei.
-Piccola..la tua mamma è molto triste adesso..ma..noi sappiamo come farla ridere, vero? – le feci l’occhiolino e lei capì al volo, attaccando un fianco, mentre io mi occupavo dell’altro, per farle il solletico. Lei cominciò a ridere nella foga dei suoi movimenti finimmo tutti e tre per terra, io stavo disteso a terra, tenendo ben salda la piccola e Isabella, su di me. Era bello averle così..potevo starci anche tutto il giorno. Ovviamente scoppiammo a ridere più forte e la tristezza di quei discorsi tutta superata, almeno agli occhi di Caroline.
-Mamy..giochi con me? – le mie donnine si misero vicino al fuoco a giocare con le bambole mentre io sistemavo il tavolo e gli avanzi di quella sera. Poi presi dalla tenda la busta con il pensierino che avevo preso per Caroline e mi avvicinai a loro, tenendolo nascosto.
-Che hai lì, furbacchione? – a Isabella non scappava mai nulla, non gliela potevo fare..aveva sviluppato un forte senso di perspicacia da quando era diventata mamma ed io mi trovavo a ridere ogni volta.
-Oh..qui..c’è una sorpresina per la mia principessa.. – mi sedetti di fianco a Isabella e portai il pacchetto davanti agli occhi anche della piccola.
-E’ pe te mamy.. – disse sorridente, sapendo che quel nomignolo l’avevo usato con sua madre. Non importava che il regalo non fosse per lei, amava le carte colorate e amava vedere la sua mamma felice.
-Oh no..non credo che sia per la tua mamma..credo invece che sopra ci sia il tuo nome, su un peluche.. – l’avevo cercato ovunque, nei posti più disparati, ma poi finalmente avevo trovato quel gattino, con il ciondolino con il suo nome.
-Davveo? – Feci finta di controllare e poi annuii.
-Si si..c’è proprio il tuo nome.. – mi stavo girando verso sua madre per dirle di leggerlo ma Caroline batté le mani furiosamente e si alzò in piedi saltellando.
-Meo dai? Meo dai? Meo dai? – non voleva neppure una conferma da Isabella, come era solita fare.
-Prima però..devi promettermi una cosa.. – era arrivato il momento di fare i seri.
-Cetto.. – sapevo che comunque non mi avrebbe dato ascolto seriamente.
-Devi promettermi che farai la brava anche quando non ci sono io, che non farai arrabbiare la mamma, e che cercherai sempre di farla sorridere…promesso?
-Guadda che è la mia mamma..io non la faccio allabbiale e lide sempe co me.. – si imbronciò un attimo ma poi un sorriso sincerò le si aprì in volto quando le passai il pacchetto. Cominciò a scartarlo, mettendo da una parte il peluche e quando vide all’interno una bambola con addirittura quattro vestitini esplose in salti festosi di gioia. Le avevo regalato un sacco di bambole e vestiti, ma mai era così contenta.
-La vizierai così.. – mi sussurrò Isabella con il sorriso sulle labbra.
-Ci sei tu a fare la cattiva..io faccio il buono.. – le feci la linguaccia e lei appoggiò la testa sulla mia spalla, ma si dovette spostare subito perché una piccola furia si scaraventò su di me con forza, abbracciandomi il collo e spingendomi all’indietro.
-Gattie! Gattie! Gattie! Gattie! Gattie! Gattie! – ridevo per la felicità, ero contento e niente poteva rovinarmi quel momento.
-Ti piace piccola?
-Ti..è bellittima! – volevo disperatamente che il resto dei giorni con loro fossero così, con Caroline che mi abbracciava e mi sorrideva e mi parlava e Isabella che sorrideva per quei momenti, ma sapevo che non potevo chiedere troppo dalla vita.
-Amore cosa ne dici se andiamo a letto? – Nooo..perchè voleva portarmela via?! Proprio ora che si era gettata tra le mie braccia con così tanto affetto.
-Potto tae ancoa qui? Ti pego! Ti pego! Ti pego! – non se ne andava dal mio petto ed io mi alzai, rimettendomi seduto, mentre lei si accoccolava meglio. Isabella lasciò perdere e si sedette di fianco a noi, prendendo in mano il peluche che Caroline aveva scartato.
-Come hai fatto a trovarlo? – scossi la testa sorridente.
-Bella domanda! È stata un’impresa titanica! – lei scoppiò a ridere!
-Sei sempre così buono con lei..e con me..cosa abbiamo fatto per meritarti? – mi avvicinai, baciandole leggermente le labbra, solo appoggiando le mie sulle sue.
-Voi meritate sempre il meglio piccola..il meglio di ogni cosa e..non sai come mi si stringe il cuore a sapere che venerdì dovrò andare via. Ti prometto che ti chiamerò ogni giorno e che farò il massimo per fare il più in fretta possibile! – le baciai ancora le labbra dolcemente.
-E se..se quando sei la capisci che non siamo ciò che vuoi? Che siamo una responsabilità troppo grande? Che l’Italia ti piace e che vuoi restarci? Se incontri qualcuna che ti fa perdere la testa? – scoppiai a ridere dell’assurdità di quelle cose.
-Amore..casa mia è sempre casa mia..per quanto l’Italia mi piaccia e mi abbia dato momenti felici, sto bene qui. E..comunque..sto bene dove ci siete voi due..e poi..Davvero credi che dopo dieci anni in cui sono stato lontano da te, possa trovarla adesso la donna giusta? Dopo aver, finalmente, saputo che anche tu provi lo stesso..sarei un pazzo Isabella..Un pazzo anche solo a vagliare questa ipotesi..e tu sei troppo concentrata sui dubbi e le paure. Pensa solo che vado lì per poi tornare..per sempre.
-E’ una promessa Edward..l’hai promesso a Caroline..e se la deludi..ti cercherò ovunque e ti torturerò! – guardai la piccola, che giocava con la bambola e ci guardava contenta.
-Se la deluderò, mi farò torturare volentieri.. – non volevo deludere nessuno e volevo solamente amarle, per sempre, incondizionatamente.
-Edwad?! – Caroline mi chiamò mentre io ero perso negli occhi della mamma.
-Dimmi principessa.. – lei sorrise gongolando a quel nomignolo.
-Tu vuoi tanto bene alla mia mamma? – mi guardava ed io mi chiedevo dove volesse arrivare.
-Certo principessa..ne voglio così tanto, ma così tanto che mi scoppia il cuore! – le accarezzai il nasino e lei sorrise.
-E ne vuoi codì tanto anche a me? Anche te non tei il mio papà?
-Amore.. – iniziò Isabella ma la fermai, appoggiandole una mano sul braccio.
-Si principessa..ti voglio tanto bene come ne voglio alla tua mamma, e sai..è vero, non sono il tuo papà..ma posso essere uno zio bravissimo, come zio Jazz o zio Emmett.. – le sorrisi dolcemente, cercando di farle capire che le volevo tanto bene, perché infondo era la verità. Mi ero affezionato subito a quello scricciolo.
-Mamy? Pecchè no potto avee un papà anche io? – mi irrigidì di colpo. Sapevo che Isabella stava aspettando quelle domande, sapevo che prima o poi avrebbe dovuto parlare con sua figlia, ma stasera c’erano già state notizie brutte per la piccola..che mi veniva solo voglia di prenderla e farle fare i salti che le piacevano, per non farle pensare cose tristi.
-Amore della mamma..il tuo papà aveva paura, come quando tu ti fai la bua e poi non vuoi più salire sull’altalena..anche lui..ha avuto paura. Ed è andato via, si è nascosto ed ha paura a venire a dirti ciao..
-Ma io voio un papà..
-Perché amore? Non ti basto io? – sapevo che non dovevo essere lì, tutto questo rendeva molto più difficile la discussione.
-Ti, ma voio anche un papà..- Isabella sbuffò, segno che non voleva neppure lei affrontare quell’argomento.
-Come lo vorresti il tuo papà? – domandai io, cercando di arrivare a una soluzione al posto di sua madre, sperando solo che non trovasse spropositato il mio intervento.
-Deve ettere bello, come te..e poi..deve ettere alto, come te e fotte, come te..e poi..deve giocae co me, come fai tu..e deve pottami i egali, come te..e pooooi…deve fae lidele la mamma, come fai tu..e deve dalle tanti tanti tanti bacini..come fai tu..e deve chiamami pincipetta, e deve chiamae la mamma “amoe” e poi..poi deve fae la nanna co me e tingemi fotte fotte quando ho paua.. – non sapevo che fare in quel momento. Non sapevo se fosse il caso di mettermi a piangere o di esultare dalla gioia. Tutto ciò che aveva detto, l’aveva confrontato con quello che facevo io, per cui..ero stato un esempio.
-Amore della mamma..tu lo sai vero che..io ti amo davvero tantissimo? Che ogni giorno che passa ti voglio sempre più bene? – la bimba la guardava stralunata –Ma dove lo troviamo un papà così? Al supermercato non lo vendono mica… - Caroline si mise a ridere e scosse la testa facendo ridere anche me.
-Tei una tupidina mamy.. – ecco perfetto. Aveva zittito sua madre! Me lo dovevo ricordare! Stavo già per baciare il piccolo broncio che aveva Isabella quando sentì le parole più belle e paurose della mia vita. –Vuoi ettele il mio papà Edwad?

Isabella guardò sua figlia con gli occhi fuori dalle orbite ed io ero fermo immobile, non sapevo neppure se respirare. Come diavolo era possibile che Caroline, dopo tutti questi mesi passati a ignorarmi, mi volesse come suo papà?
Ma soprattutto, chi diavolo le aveva messo in testa una cosa del genere? Non potevo essere il suo papà solo dopo cinque mesi, non potevo perché non la conoscevo, perché non ho ancora definito le cose con sua madre..perchè tra pochi giorni partirò per l’Italia e chissà quando tornerò e..lasciarla ora, mi sembrerebbe di deluderla.
-Amore della mamma..abbiamo fatto questo discorso un sacco di volte..e ti ho già detto che il tuo papà non può essere una persona qualunque e ti deve amare tanto e deve amare me..e poi lo sai, la mamma deve indossare l’abito bianco come la zia Alice e devono vivere assieme e deve sceglierti..non puoi sceglierlo tu..
-Ma..mamy.. – vedevo già le lacrime negli occhi della piccola e forse erano lo specchio dei miei. Non so cosa volesse dire Isabella con quelle parole, ma so che mi sentii ferito, come mai nella mia vita. Io..sarei una persona qualunque? “Il tuo papà non può essere una persona qualunque” aveva detto a sua figlia..certo, è ovvio che per lei doveva esserci un uomo serio, sempre presente e che le amasse incondizionatamente..invece io..cosa potevo dargli? Nulla. Solo tanti soldi e basta..ma l’amore? Già..quello come avrei fatto a dimostrarglielo dall’Italia? E poi..come poteva stare con un uomo che vive così distante da lei, e credere che possa essere un buon padre? Non aveva tutti i torti eppure..mi sentii ferito.
-Mamy niente Caroline. Non cominciare con questa storia o vai a letto immediatamente! – aveva detto con tono duro. Non capivo davvero perché dovesse essere così. La piccola stava per scoppiare a piangere.
-Vieni principessa, andiamo a mettere il pigiamino per dormire..e poi ci stendiamo nel materassone grande grande e dormiamo un po’..che ne dici? – si aggrappò sempre più forte al mio collo ed io lanciai uno sguardo in ammonizione a Isabella, andando verso la tenda.

-Pecchè mamy cattiva co me? – le stavo mettendo il pigiama, lungo per non farle prendere freddo.
-La mamma non è cattiva con te principessa.. – le spiegai mentre le abbottonavo il pigiama sul davanti. –E’ solo che ha paura che stai male..
-Pecchè?
-Perché..è come quando cadi..se cadi ti fai male, vero? – lei annuì guardandomi attenta –La mamma ti da i bacini, ti mette il cerottino e passa tutto?
-No..cette votte fa male ancoa..
-Ecco..la ricerca del tuo papà è così principessa..è difficile per te da capire ma..la mamma vuole che tu sia felice e se non lo sei non è felice neppure lei, capisci? – lei scosse la testa e allora sorrisi sdraiandomi e portandola con me. –La mamma riesce a guarire ogni bua che hai?
-Quando mi faccio tanto male no..
-E se la persona che tu vorresti fosse il tuo papà..ti facesse tanto male perché non ti ama come meriti..la mamma può guarirti?
-Ti..pecché lei ha i potei magici pe quetto..Dice tempe che l’amoe che pova pe me guaite tutto..

Sorrisi e provai a cercare un’alternativa a quel discorso, ma non ci fu storia.
-Tu vuoi ettele il mio papà? – di nuovo a quel bivio, sapendo come la pensava Isabella era meglio non dare false speranze alla bimba.
-Io ti voglio un bene infinito principessa..tu non puoi neanche sapere quanto..ma..essere il tuo papà è difficile..
-Pecchè? – già perché? Dannazione che guaio. Chiusi gli occhi e respirai a fondo, dovevo trovare qualcosa da dire. –P-pecchè Edw-edwad? Pecchè no p-puoi et-ettele il mio papà? – stava piangendo ed io odiavo questo. Odiavo far piangere le persone, soprattutto coloro che amavo più di ogni altra cosa. La strinsi forte, forte al mio petto e la cullai un po’, cercando di calmarla.
-Principessa..il tuo papà dovrebbe guardarti negli occhi e sapere che non c’è altra persona più importante al mondo di te, deve tenerti in braccio e coccolarti tutti i giorni, deve ricevere il bacio della buonanotte e metterti a letto..controllare che tu non abbia paura del buio o dei mostri e rassicurarti quando temi qualcosa. Dovrebbe disinfettarti le ferite quando cadi e poi stringerti forte per farti passare le lacrime.. – continuai con un tono calmo e tenendola appoggiata al mio corpo, stesi su quel materasso. –Il tuo papà dovrebbe essere capace di capire i tuoi desideri anche solo con uno sguardo, deve saperti amare incondizionatamente, profondamente, e deve farti ridere sempre, deve riuscire a trovare il tempo per stare con te perché sei la cosa più importante del mondo e essere felice di tenerti in braccio..E deve amare la tua mamma, deve tornare a casa dal lavoro e trovarvi lì che lo aspettate contente di vederlo e baciarvi entrambe e mangiare assieme ogni sera, deve fare tante piccole cose, per farti capire che tu sei importante..che sei tutta la sua vita..
Senza saperlo, avevo parlato di una figura paterna in cui mi immedesimavo. Speravo di essere un buon padre un giorno, non come il mio. Speravo di essere fortunato, di avere una figlia sana, speravo di poter amare una creatura e crederla il centro del mio mondo.
-Tu tei felice co me e la mamma?
-Si principessa..tu e la mamma mi rendete felicissimo..
-E alloa pecchè non puoi ettele il mio papà?
-Caroline, hai capito quello che ti ho detto poco fa? – sapevo che era una missione impossibile, ma speravo che avesse compreso almeno qualche punto.
-Ti..e tu fai tutte quette code..ma adetto devi andae lontano pe il tuo lavoo, ma quando tonni hai pometto che no vai via tenta me e mamy..e alloa..talai il mio papà?
Cosa le potevo dire adesso? Cosa mai potevo dire a una bambina di quasi tre anni in risposta a una frase del genere? Lei vedeva me nella descrizione precedente e chi ero io per screditarmi? Ma avrei dovuto, perché sapevo di non poter essere suo padre..lo volevo, con tutto il cuore, ma non era giusto. Non così, non adesso.
-Posso stendermi qui con voi? – per fortuna ci pensò Isabella a togliermi dalle difficoltà. Noi avremmo dormito con la tuta, così si coricò di fianco a sua figlia, lasciandola in mezzo tra me e lei, coprendoci con la trapunta che avevo portato. Per fortuna, perché sembrava che Caroline stesse battendo i denti dal freddo.
-Mamy..potto fatti una domanda?
-Si amore..
-Tu vuoi che Edwad è mio papà? – i miei occhi saettarono veloci su quelli della mamma e la guardai attentamente. Gli occhi cioccolato si mischiavano ai miei, fondendosi. Era bellissima.
Avevo il terrore della sua risposta, e non sapevo proprio come reagire a un rifiuto, ma ce l’avrei fatta, in qualche modo.
-Amore.. – aveva tentato di dissuaderla.
-No mamy, lippondi! – che determinazione.
-Si Caroline, vorrei che Edward fosse il tuo papà.. – sospirò pesantemente e non sapevo se prenderla bene o male. Non sapevo se fosse la verità o solo una bugia a fin di bene. Non sapevo più niente. Ma dovevo sapere..dovevo convincermi di quello che pensava lei.
-Dici davvero? – sussurrai solamente e lei riportò i suoi occhi nei miei, giù in profondità. Le dita della sua mano arrivarono a sfiorarmi il braccio con cui tenevo Caroline.
-Si Edward..dico davvero…- mi sorrise dolcemente e io mi sciolsi completamente -Ma Caroline, non è così semplice, bisogna sposarsi e trovare una casa e Edward tra poco starà lontano da noi per tanto tempo, non si sa quando potrà tornare e..è difficile piccola.. – lei cercava di spiegarle solamente quali erano le difficoltà, ma sua figlia non voleva saperne.
-Tu Edwad vuoi ettele mio papà? – Dio, volevo rispondere “Si, Si, Si” e altre mille volte, invece restai zitto, completamente attonito da quella domanda. Cosa sarebbe successo dopo? Le avrei deluse, ecco cosa sarebbe accaduto. Sarei partito per l’Italia lasciandole qui da sole in balia dei dubbi e della mia mancanza e non volevo, non volevo davvero. Sentii la piccola staccarsi da me e iniziare a piangere ed abbassai lo sguardo su di lei.
-Shhh principessa, shhh! Dove pensi di andare? – la tenni stretta in modo che non potesse sfuggirmi.
-Tu no vuoi ettele il mio papà, tei cattivo! – ecco cosa capiva una bambina di tre anni dopo un po’ di silenzio.
Sospirai a lungo, cercando di calmarmi. Bloccai il suo viso a guardarmi e poi le lasciai un bacio sulla fronte.
-Si principessa..si che voglio essere il tuo papà..ma..
-Batta! Batta! La mamy vuole che tu tei mio papà, io voglio che tu tei mio papà e tu vuoi ettele mio papà. E alloa tu talai il mio papà! Punto! – scossi la testa mentre lei si adagiava sul mio petto. Ero sconvolto. Non sapevo più che altro dire.
-Caroline..questo discorso non è finito.. – la voce di bella era marchiata dal sapore delle lacrime. Lo percepivo, perché erano le stesse che scendevano anche sul mio viso. –Tu non puoi chiedere a Edward se vuole essere il tuo papà così..
-Pecchè?
-Perché è una cosa importante essere padre..e tu non volevi neppure dargli dei bacini fino ad oggi..vuoi che sia il tuo papà? – effettivamente la constatazione di Isabella non faceva una piega, anche se continuavo a sentirmi il cuore stretto in una morsa.
-Edwad è buono co me..mi toide e mi coccola..e ti da i bacini e ti fa toidee..io tono felice co lui, tu tei felice co lui..a me bata quetto..lui è il mio papà.. – un brivido mi fece gelare in quell’istante. La piccola continuava ad abbracciarmi stretto, senza lasciarmi andare, neppure un secondo, la testa sepolta sul mio petto e le braccine attorno al mio corpo. Mi sentivo in estasi. Non potevo desiderare altro in quel momento.
-Edward mi dispiace.. – iniziò a scusarsi Isabella. Ma lei non poteva sapere che tutto quello che era accaduto stasera mi lasciava con più speranze nel cuore, mi lasciava con la gioia di essere amato da Caroline. –So che è una grandissima responsabilità e mi dispiace che Caroline possa aver pensato una cosa del genere..forse è perché ultimamente ti ha visto molto presente nella nostra vita e tu…con lei sei magnifico..ma non ha alcun diritto e se ti tirerai indietro lo capirò benissimo..insomma.. – balbettava e non sapeva cosa dire. Io mi sentivo..non lo sapevo neppure. Ero felice, come mai nella mia vita.
-Non scapperò Isabella..Non andrò a nascondermi e non ho intenzione di lasciarvi sole. Io..vi amo..vi amo immensamente e non desidero altro che dimostrarvelo.. – ero una femminuccia, con le lacrime agli occhi e la voce bassa a dire quelle cose così importanti.
-Edward..
-Shhh..ho tonno! Mamma, papà..fate tilentio.. – risi alle parole della piccola, e scoppiai a piangere nello stesso istante. Aveva detto quella parola tante volte questa sera..ma mai mi aveva chiamato esattamente così, ed io stavo per morire, lo sapevo..morire per la felicità. Baciai la testolina di Caroline e poi mi voltai verso Isabella, che era nelle mie stesse condizioni. Si avvicinò a me ed appoggiò le testa vicinissima al mio volto, sembravamo proprio una bellissima famiglia.
-Ti amo Isabella..ti amo tanto..- e finalmente ero riuscito a dirlo. Era il momento giusto? Non lo so. Ma sentivo solo la necessità di farle sapere quello che provavo.
-Ti amo anch’io Edward..ti amo anch’io!
Mi addormentai così, in quella che era la sera più bella di tutta la mia vita, abbracciato alle mie due donne, contornato di tutto l’amore possibile. Ero diventato padre in quella sera..avevo la responsabilità di quella piccola peste che ora dormiva beata sdraiata quasi completamente su di me..e non potevo desiderare cosa migliore.

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La settimana era passata in fretta ed io desideravo poter tornare indietro e restare ancorato a quel week end in campeggio per sempre. Il giorno dopo era stato magnifico..avevamo fatto una piccola escursione, io avevo portato Caroline sulle spalle tutto il tempo e lei si teneva dai miei capelli, dolcemente..diceva che sembravo un piccolo leoncino. Abbiamo riso tanto, ancora influenzati dalla felicità e dalle emozioni della sera precedente..e ormai Caroline mi chiamava “papà” a tutti gli effetti. Ogni volta che pronunciava quella parola mi sentivo uomo, mi sentivo completo, mi sentivo fortunato..non so neppure descrivere a pieno le mie sensazioni..perchè erano talmente varie e belle che non c’erano altre parole. Bisognava vivere il momento..ed io me lo godevo a pieno.
Avevo accompagnato Caroline al parco ogni pomeriggio ed avevo passato tutto il tempo libero con lei a giocare, la sera stavo con Bella quando aveva finito la sua giornata in pasticceria. Non avevamo trovato il tempo per amarci completamente..e questo mi lasciava insoddisfatto..come se avessi fallito. Non perché dovevamo per forza scendere nel lato fisico della storia ma perché..desideravo farle capire quanto la volessi, quanto per me fosse bella, fantastica..meravigliosa.
Questi giorni erano letteralmente volati ed ora, che mi trovavo qui in aeroporto con tutta la mia famiglia e Isabella e Caroline, mi rendevo conto di quanto mi sarebbero mancati. Potevo davvero partire di nuovo e lasciare tutto questo qui? Potevo lasciarmi sfuggire per l’ennesima volta la possibilità di essere felice?
-Ehi Edward..avevo pensato a un viaggio fra qualche mese in Italia, magari passiamo da casa tua.. – appena Emmett disse quella frase mi voltai verso Isabella che tremava, con la piccola in braccio. Le avevo promesso che avrei fatto il prima possibile, ma lei sapeva che sarebbero passati mesi.
-Mi farebbe piacere Emm..cerca di non far passare troppo tempo! – decisi di lasciare un bel ricordo a tutti, infondo non doveva essere un addio. Avevo parlato dei miei desideri solo con Esme e Carlisle, che mi stavano aiutando a sistemare la casa e a trovare un posto dove aprire uno studio. Mia sorella come mio cugino non sapevano nulla.
Li salutai uno ad uno, abbracciandoli stretti. Era molto più difficile andarsene questa volta..perchè avevo capito che il mio posto era qui.
Quando fu il turno di Isabella e Caroline tutti si dileguarono, lasciandomi da solo con loro. Le abbracciai stretto, poggiando una fronte sulle loro che erano vicinissime. I nostri nasi quasi di toccavano.
-Tornerò presto..ve lo prometto! – Caroline stava iniziando a piangere e Isabella era sull’orlo di una crisi. –Principesse, non guardatemi così, vi prego..ci sentiremo ogni giorno..anche due volte se volete..e vi prometto che davvero farò il possibile per tornare prestissimo..
-Ci fidiamo.. – era solo un sussurro di Isabella. Mi piegai un po’ per baciarle le labbra, dolcemente. Mi ero preso del tempo quella mattina per baciarla come si deve, ma ancora ne volevo.
-Mi mancherai.. – le dissi in un orecchio, dolcemente.
-Vai..o farai tardi.. – mi voltai a baciare la testina di Caroline e le accarezzai una guancia.
-Ciao principessa.. – le dissi sorridendo, poi presi il trolley a mano e mi allontanai, dandogli le spalle. Non avevo il coraggio di voltarmi a guardarle ancora. Ma la vocina di Caroline mi chiamò con il mio nome e mi girai, non ero ancora troppo lontano.
-Mi mancheai papà.. – due lacrimotti scesero velocemente dai suoi occhi e non resistetti. Lasciai la valigia incustodita, e poco mi importava, e corsi a prenderla tra le braccia sotto lo sguardo dolce e innamorato di sua madre.
-Mi mancherai anche tu principessa, non sai quanto..ti penserò ogni secondo delle mie giornate..ti voglio tanto bene..non dimenticarlo mai.
-Tonna peto papà.. – facevo il forte per non piangere ma a quelle parole non riuscivo a resistere. Non mi curai di asciugarle e la strinsi più forte.
-Te lo prometto..torno presto.. – Isabella prese tra le braccia la piccola ed io tornai ad abbracciarle insieme. –Vi amo..vi amo immensamente.. – sussurrai in modo che mi sentissero. Staccarsi questa volta fu più difficile. Trovai Alice accanto alla valigia che piangeva e mi sorrise quando notò i mie occhi lucidi.
-Sono felice questa volta Edward..perchè adesso so che c’è qualcosa che ti lega a casa, più forte del legame che abbiamo io e te..più forte di ciò che ti teneva legato anni fa..e so che tornerai..Ci occuperemo noi di loro..finchè tu starai via. – annuii solamente e poi sorrisi, prendendo dalle tasche il pacchetto che avevo messo lì quella mattina.
-Dallo a Isabella..mentre per Caroline c’è un pacchetto nella macchina di Esme e Carlisle. Ti voglio bene Alice..e grazie.. – ci abbracciammo velocemente e poi io percorsi il serpentone che mi separava dai metal detector. Feci passare la valigia e tolsi cellulare, orologio e tutto il resto per passare sotto lo scan. Non suonò ed io una volta presa la valigia e il resto mi voltai verso Isabella, che se ne stava lì, accerchiata dalla mia famiglia a sorreggere una Caroline disperata, proprio come la madre. Avevo il suo stesso volto sconvolto dal pianto e mi sentivo triste, ma i suoi occhi erano un richiamo troppo forte. Portai una mano alla mie labbra e le mandai un bacio, lei sorrise. Poi con le dita formai un cuore e indicai loro due, strette in quell’abbraccio che sapeva di mancanza, malinconia, tristezza. “Ti amo” sussurrai e sapevo che l’aveva recepito, anche se non riusciva a rispondermi mentre piangeva senza sosta. Diedi di nuovo le spalle a quella scena e mi avviai al gate. Tre ore di attesa da solo, che avrei potuto usare stando con la mia famiglia..maledetti voli internazionali.

Mi sedetti sulle sedie, per altro molto scomode, del terminal ed attesi. Non capirò mai il motivo per cui bisogna fare il check-in tre ore e mezzo prima di un volo, se tanto poi ci fanno aspettare nel terminal. O forse si, lo capivo..ma in questo momento mi dava talmente fastidio che lo ignoravo.
Alla fine non ero riuscito a dare il mio regalo a Isabella e neppure a Caroline, per due motivi distinti. Il primo è che se avessi dato il regalo alla piccola il distacco sarebbe stato ancora più difficile, perché mi sarebbe saltata in braccio e mi avrebbe coccolato fino allo sfinimento..ed io ero davvero contento, ma in quella giornata non me la sentivo di vivere un momento così o non sarei più partito. Il secondo è che se avessi dato il pacchetto a Isabella..mi sarei vergognato troppo e quella era una cosa che doveva affrontare da sola, prima di rivedermi. Sorrisi, pensando a quando avrebbe letto la mia lettere, piegata in quel pacchettino in modo che lo aprisse e lo vedesse solo lei, senza che altri occhi indiscreti potessero adocchiare qualcosa.
Sono un pappamolle.
Ma ne sono contento.

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Pov Bella.


Alice mi aveva consegnato un pacchetto, da parte di Edward e ancora mi sto chiedendo per quale motivo non me l’abbia consegnato lui. Caroline aveva avuto il suo regalo una volta arrivati a casa di Esme e Carlisle, che ci invitarono a cena. Alice ovviamente era rimasta con noi, e ci avrebbe raggiunte anche Jasper più tardi. Così, finché lei giocava con mia figlia e la sua nuova casa delle barbie in cui dentro poteva starci pure lei, quasi, io mi eclissai..uscendo nel giardino e avventurandomi verso il gazebo che era posto in un lato del prato, e copriva dei divani e delle poltrone in vimini, che a differenza di molti altri erano comodi dato che Esme li aveva completati con dei materassini e dei cuscinoni. Quel posto era spettacolare ed ogni volta che venivo a casa loro mi piaceva uscire qui fuori, indipendentemente dalla stagione e dal clima, per pensare un po’. L’unico posto tranquillo che conoscevo.
Anche perché qui si occupavano sempre di Caroline, lasciandomi un po’ di tempo da sola.
Avevo tra le mani quella scatolina di medie dimensioni, con una carta regalo blu notte e un fiocchetto blu anch’esso. Era già bella così. Sorrisi e mi decisi ad aprirla. Sopra a tutto troneggiava un foglio di carta piegato e ripiegato su se stesso e mi chiedevo cosa diavolo ci faceva lì. Poi sorrisi. Edward e le sue malsane idee. Tirai su le alette di tessuto e all’interno della scatola trovai una collana in cui pendeva un solitario bellissimo. Il mio cuore si fermò e le mani iniziarono a tremare. Spiegai il foglio e iniziai a leggere.

“< Cara Isabella,
Ti chiederai cosa mi ha spinto a scriverti al posto che dirti queste splendide parole guardandoti negli occhi..e me lo chiedo anche io, che sono qui a buttare parole su questo foglio bianco. La verità però è che mi imbarazzo ed ogni volta che guardo nei tuoi occhi perdo il filo del discorso, mi perdo nei meandri della tua dolcezza e della tua bellezza. Per cui..questo è il modo migliore per non fare brutte figure proprio prima di partire.
Questi mesi con te e Caroline sono stati perfetti, estremamente complicati da una parte..e dall’altra…immensamente bellissimi. Non abbiamo mai più parlato, dopo il campeggio, di cosa tu pensassi a riguardo della questione “papà” e forse ora mi saliranno i dubbi, fin quando non tornerò, che non sia davvero quello che vuoi per tua figlia. Forse ci penserei anche io milioni di volte, prima di dare la responsabilità della felicità della propria vita a un estraneo. Ma posso dirti che vi amo da morire, amo lei, proprio come se fosse mia e adoro vederla felice, adoro farla ridere e proteggerla..amo vestirla e prendermi cura di lei ogni momento della giornata. Mi preoccupo quando non la vedo in giro per casa, quando vedo la sua espressione titubante o triste..e mi sento enormemente in colpa per averla abbandonata. Non importa quante promesse io abbia fatto..lei lo vivrà sempre come un ulteriore abbandono. E prometto, (Dio quante promesse!), ti giuro che ogni giorno ci sarò, come posso..per non farvi sentire la mia mancanza. Per farle sapere che il suo papà c’è, anche se lontano..e che le vuole bene. Dio che emozione dire queste cose. Forse è meglio parlare di te..perchè di sicuro ti starai chiedendo cosa ci fa una collana con appeso un anello..l’idea mi è venuta in mente proprio sabato notte, in realtà. Non riuscendo a dormire profondamente ho pensato e ripensato. Ci siamo detti “Ti amo” ed è stata un’ulteriore emozione da aggiungere a tutte quelle di quel sabato sera. Ed io non ho mai detto a nessuna “ti amo”..io non sono mai stato innamorato..se non di te. Lo sapevo anni fa..lo so oggi..lo saprò domani. Di questo..non dubitare mai. Dio..sono così pochi cinque mesi, dopo tutto il tempo che abbiamo passato distanti che mi chiedo come faccia a trovare la forza per salire sul serio su quell’aereo..ma non voglio che ci sia nulla, NIENTE, che ci separerà più. Forse non sono stato così bravo in questo tempo a dimostrarti quanto sei importante per me, a dimostrarti quanto sei meravigliosa e splendida..ma lo farò. Te lo prometto. Da oggi in poi..questo è il mio obiettivo. Quell’anello è solo una promessa di qualcosa che farò quando tornerò a casa, da te, da voi. Perché non ho intenzione di lasciarti stare lontana da me ancora..questi saranno i mesi più difficili della mia vita, nessun momento del mio passato lo eguaglierà.. per cui ti prego.. ti prego da uomo innamorato pazzamente di una donna meravigliosa, di una madre splendida.. indossa quella collana e portami sempre con te aspettando il mio ritorno..quando infilerò l’anello al dito giusto e ti farò una dichiarazione in piena regola, senza più il timore che io parta, senza la tristezza di un saluto nell’aria. E’ solo per questo che non te l’ho chiesto in questi giorni..perchè voglio che sia l’inizio di qualcosa di stupendo e non iniziare con un arrivederci in aeroporto. Ma lo stesso..ho voluto regalartelo perché sapessi cosa aspettarti una volta tornato e per darti un motivo in più..per aspettarmi.
Ti amo Isabella..e ti penserò ogni secondo della mia giornata. Mi mancherai da impazzire..
Aspettami, per favore
Tuo, per sempre.. Edward. >”

Avevo smesso di lottare con le lacrime dal “Cara Isabella”. Presi la collana e la indossai subito..non importava se gli altri l’avessero vista, si sarebbero fatti delle domande o sarebbero giunti a conclusioni sbagliate. Volevo disperatamente che quella promessa restasse con me ogni singolo momento della mia vita, fino a quando non sarebbe tornato e adempiuto alle sue parole. Dio se l’amavo. L’amavo da morire.

Scrissi un messaggio velocemente, conscia che in quel momento Edward poteva anche essere in volo, ma non me ne preoccupai, perché l’avrebbe letto una volta atterrato.

“Ti aspetterò, per sempre..ma non metterci troppo..perchè già mi manchi un’infinità! Ti amo. B”

Sorrisi e infilai tutto dentro la borsa tornando dentro casa ancora con le lacrime agli occhi. Sarei stata forte. Lui sarebbe tornato..e Caroline avrebbe sparso i fiori in chiesa mentre ci promettevamo amore eterno. Si..valeva la pena aspettarlo.

   
 
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