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Autore: kazuha89    14/10/2013    1 recensioni
Per una ragazza destinata a diventare il leader della più potente famiglia mafiosa al mondo, non esiste vacanza. Altri nemici si prospettano all'orizzonte: la temutissima squadra di assassini, i Varia! ma Taya ha nella sua faresta, 7 nuove armi a sua disposizione, ovvero il tesoro della sua famiglia, agoniato però anche dai suoi nemici. Specie il loro capo, intenzionato ad avere il suo posto di decimo leader dei Vongola..
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sapevo perfettamente che, razionalmente parlando, una presunta sfortuna aleggiante sui 7 anelli dei Vongola, poteva essere solo frutto delle circostanze, una maldicenza basata sul fatto che quei ninnoli erano quasi sempre passati di mano in mano lasciandosi dietro una scia di morti che neanche la peste nera del 1347. Non mi sentivo di dar loro tutte le colpe, però, poveretti.
Come il saggio Reborn aveva detto, la gente che ha fame di potere, non sente nessun altro bisogno. La gente veniva si sterminata nel nome degli anelli, ma non direttamente da loro. Che colpa avevano, loro, se i loro proprietari finivano per scannare ogni cosa al loro passaggio? Mica era una loro richiesta, e Reborn spergiurava che Giotto mai, avrebbe voluto un simile massacro, quando aveva forgiato i gioielli per sé e i suoi guardiani.
Ciononostante, dichiarando in sincerità che non attribuivo agli anelli Vongola la colpa delle morti che portavano sul groppone..non ero ancora esattamente nelle condizioni di poter affermare di essere contenta che io e i miei amici, fossimo stati nominati dal consigliere esterno del Nono, la decima generazione dei loro portatori. Anzi, era ancora piuttosto amaro, quel boccone, alla mia lingua. E la situazione in cui mi trovavo in quel momento, non giocava a favore di nessuna teoria pro anelli di certo.
Mancavano si e no 4 giorni tirati all’arrivo di Squalo e gli altri boys scout, il consigliere esterno che mi aveva proclamata idonea alla custodia delle sue metà degli anelli era ancora disperso per la patria, e il nono rimaneva in un angosciante silenzio stampa, che mandava Reborn ogni giorno che passava sempre più vicino all’esaurimento nervoso, processo che ritardava solo sfogando esagerate dosi di frustrazione su l’unica cosa che pareva essere una valvola di sfogo decente per i suoi nervi sfatti: io.
Dal giorno in cui io, Ryohei, Yamamoto e Gokudera avevamo ricevuto gli anelli, non avevo avuto più pace. Reborn, graziello come nessuno mai, aveva iniziato gli allenamenti per forgiare il mio corpo e il mio spirito in modo da poter albergare perfettamente in me lo spirito del mio prodigioso avo, sigillato nell’anello che portavo al collo. Non potevo indossarlo al dito perché Reborn aveva insistito che, durante tutta la fase di allenamento, portassi le buffe manopole di lana create per me da Leon durante lo scontro con Mukuro, e che combattessi sempre sotto proiettile dell’ultimo volere. Cosa che consumava le mie energie come cera di candela.
Sotto l’effetto dei proiettili Vongola, la mia mente perdeva coscienza di sforzo, fatica o dolore, ed ero in grado compiere gesta incredibili come scalare montagne o guadare fiumi a nuoto, e di spingere il mio corpo al massimo, incassando i colpi con disinvoltura e rispondendo a tono. Ma appena sfumava l’effetto, tutto il peso dell’allenamento mi cadeva addosso come un macigno, e le ferite iniziavano a dolermi tutte contemporaneamente. Collassavo in media 6-7 volte al giorno. Relax, questo sconosciuto..
“Sai, fu Primo Vongola, alias tuo nonno Giotto, a inventarsi questo schema di allenamento. Lui stesso lo seguì a i tempi d’oro..”
Era appena tramontato il sole, mentre Reborn abbrustoliva allegro due grasse trote su un fuoco improvvisato accanto alla sponda del fiume, da dove io ormai esaurita completamente, ero appena uscita per miracolo, coperta di botte e tagli dappertutto.
“Bravo nonno..” biascicai tremebonda e fradicia, da dentro la mia coperta.
“Sai se le teorie sono giuste, ed era effettivamente una donna? Ci pensi che tipetto gagliardo? Conosco uomini che resterebbero secchi dopo due giorni, co’ sto trattamento. E lui, o lei, lo ha messo a punto che era solo una ragazza come te. E’ sparito nel nulla che teneva solo 23 anni, il nostro fondatore, eppure guarda che grandi cose ha fatto..”
“Brava nonna..” rimbeccai.
“Uh che melodramma, stai a fare, per due taglietti. Le budella sono lontane, non morirai, tranquilla..”
Non mi rimaneva nemmeno la forza di mandarcelo, ormai, per cui mi limitai a prendere la trota abbrustolita che mi porgeva e a mangiarla in silenzio.
“Puoi fare tutti i capricci che vuoi, bell’è papà, la pasta ormai è sul fuoco, tanto vale che bolle. I Varia ormai dovrebbero aver capito che gli abbiamo fregati, e voglio che tu riesca a tenergli testa, quando ci suoneranno il campanello. Il Primo ha stabilito come allenamento base per mente, spirito e corpo la scalata della scogliera che hai alle spalle e la guadata completa di tutto il fiume. Questo è il requisito base per poter sostenere il potere del suo anello..”
“Bene, allora il nonno aveva istinti suicida..” ringhiai, la bocca piena di pesce e spine.
“No, era solo il suo stile. Ogni singolo boss della nostra famiglia ne aveva uno personale. I loro modi di combattere e le loro armi erano ispirati alle loro personalità. Ad esempio coltelli, o pistole. Ce ne stava persino uno che combatteva con una forchetta..”
“Pittoresco..” osservai, stupita, immaginando un boss dei Vongola in piena battaglia, infilzare le natiche avversarie con un forchettone avvolto dalle mie fiamme.
“E tra tutti loro, ce ne stava uno che, come te, usava i guanti per combattere..”
“I..i miei guanti?” chiesi sbalordita. Mi infondeva un po’ di fiducia in più, sapere che come tecnica di combattimento, la mia era già stata testata con successo in precedenza.
“Si piccirì’, e indovina un po’ chi fra tutti l’ha usata?”
Nel dirlo, abbassò gli occhietti neri e splendenti come dorsi di scarabeo, sulle mie manopole di lana. Io le guardai, e mi nacque in viso un sorrisetto dolce.
“Nonno..” mormorai
Reborn annui solenne.
“Si,lui in persona. Giotto Vongola, noto ai più come Sky, il Cielo, fondatore della nostra amatissima famiglia. Nessuno ha mai superato tuo nonno, in battaglia, è il più forte tra tutti i boss. E tu, bell’ è papà, che nelle vene tieni il suo sangue, e sto pregando angeli, arcangeli e beati Paoli perché sia così, potresti eguagliarlo. Perciò ti faccio fare ste dodici fatiche ercoline, piccirì. Se tieni lo spirito del Primo, dopo sta faticata, sarai imbattibile come lui.”
“Ma..con tutto il dovuto rispetto per il nonno..è davvero necessario andare a tirare la sottana della morte in questa maniera? Voglio dire, perché il nonno si spingeva cosi in là, con l’allenamento?”
“Primo voleva temprare il suo corpo per renderlo forte e resistente a tutto, in modo da entrare in Hyper-mode quando più gli girava..”
“H..Hyper-mode?” chiesi, confusa.
“Mi sono informato, dopo il duello con Mukuro, su quello strano proiettile nascosto dentro ai guanti fatti da Leon. Si tratta di un proiettile creato da Giotto Vongola in persona, come pure il solito che uso, però molte volte più potente. Il suo nome..è proiettile del rimprovero..”
“Del rimprovero?”
“Eh. A differenza del primo proiettile, che come scopo ha quello di mandare il fuoco nelle vene a chi lo incassa inibendo ogni cognito al suddetto, questo mantiene lucido il cervello, ma ne altera le capacità al massimo. E’ come se ogni cosa attorno a te capitasse al rallentatore, e tu avessi tutto il tempo di realizzare e reagire. Una corsa diventa un passo, un proiettile diventa un sassetto, un pugno diventa una carezza..”
“Si, è vero, ricordo perfettamente cosa provavo, sotto l’influsso di quel proiettile. Mukuro sembrava cosi lento, così prevedibile. Persino le sue illusioni erano palesi, ai miei occhi..”
“Questo perché tutte le tue capacità sensoriali erano al massimo, in modalità iper. Appunto, Hyper-mode. Con questo proiettile in corpo, non hai limiti, piccirì, la tua potenza è al massimo, ma..come ben ricordi, il tuo corpo ne è uscito malconcio dalla prima iniezione di questo portentoso proiettile, eh?”
“Malconcio è un eufemismo..non sono riuscita a muovere un mignolo per settimane, mi mordevano tutti i muscoli del corpo, anche quelli che non sapevo di avere..”
“Ed ecco perché Reborn tuo sta qua, piccirì. Dobbiamo forgiare il tuo bel corpicino da bambola in modo che riesca a sopportare l’Hyper-mode, con cui sono certo scalderemo bene le chiappette dei Varia. Tu, e i tuoi guardiani..”
“Mio dio..anche gli altri stanno subendo un simile trattamento?” chiesi, allarmata. Reborn denegò.
“Loro fisicamente devono solo affinare due o tre tecniche, le basi già le tengono. Specie Hibari..”
Un brivido mi corse lungo la schiena. Povero Dino, speriamo che Hibari tenga fede al suo primato di pestaggio senza morti..
“A proposito di guardiani..” domandai, colta da un dubbio. “Dato che ancora il custode degli anelli non si è fatto sentire..almeno tu sei riuscito a mettere le mani sul nome degli altri due guardiani, fulmine e nebbia?”
“Di loro preoccupati a metà, per ora..”
Mentre aprivo bocca per replicare ad una risposta cosi priva di senso, nella vallata di propagò un botto assordante. Reborn emise un versetto stizzito.
“Eccolo la..la tempesta comincia a fare casino, come al solito..Madonna del Carmelo..”
“Tempesta..Gokudera?!” esclamai. “Vuoi..vuoi che sia stato lui?”
“Eh..sono giorni che si allena qua dietro, l’ho visto un tre giorni fa. Il suo allenatore non lo bada, e sta finendo per ammazzarsi, temo..”
Non fu necessario aggiungere altro. Lanciai lontano la coperta e imboccai la strada che portava al punto da dove era venuto il botto. Non dovetti camminare a lungo, che vidi uscire da una piccola gola accanto al sentiero, una coltre di fumo nerastro dall’odore famigliare. Disceso svelta il sentiero ed entrai nella gola, raggiungendo a passo spedito il punto da dove usciva il fumo. Ma a circa cinque metri da esso, qualcosa mi si avvolse attorno alla vita, come la spira di un serpente.
“No, mia dolcissima albicocchina, niente interferenze. Non sei sua madre, cavoli suoi se salta per aria..”
Mi voltai, e vidi con gran sorpresa il dottor Shamall sorridermi sornione, un braccio avvolto attorno al mio sterno.
“Do..dottore! ma che fa lei, qui?”
“Cazzeggia, come al solito in queste circostanze..ma chi ti ha dato il via libera per fare il medico a te, un ubriaco? E posala, lo sai che non voglio che la tocchi, co’ ste’ manacce..”
Reborn era arrivato a passo svelto, decisamente contrariato.
“Ehi, bada a come ti esprimi, signorino..in primis, non oserei mai azzardarmi a corteggiare la decima luce dei Vongola, sebbene sia decisamente il caso, sapendo che ci sei tu in zona. Ci tengo alla pelle..”
Co..corteggiarmi? decisamente il caso? Ma..avrà 20 anni più di me, dove sarebbe il caso?!
“Secondo..cosa c’entra la mia pratica in medicina, col fatto che quell’idiota non fa che bombardarsi, eh? non gli ho mica detto io di farlo, caro da dio..”
“Ma nemmeno fai nulla per fermarlo..”
“Ah beh, è adulto e vaccinato, saprà anche lui che fa male, no?”
Ignorando quel discorso contorto e sempre più privo di senso, raggiunsi il punto da cui provenivano le nuvole scure puzzolenti di polvere da sparo. Vidi un piccolo cratere, al di sotto di esse, con al centro un cumulo fumante e annerito che una volta era Gokudera.
“No, albicocchina mia, meglio se non ti avvicini. Potrebbe esplodere di nuovo..”
“Gokudera! Gokudera, stai bene?” chiamai, ignorando quel medico assurdo. Gokudera tossì sonoramente, e si voltò a guardarmi, il viso pallido sporco di fuliggine e gonfio di bruciature da esplosione. Nel vedermi, divenne il volto del terrore.
“Mi..mia luce! Oh dio..che imbarazzo, mostrarmi in questo stato..” rantolò cercando di alzarsi. Lo raggiunsi svelta, e lo tirai in piedi. Era cotto come una pannocchia ai ferri e puzzava di gallina strinata.
“Ma..ma mi vuoi dire che accidenti cerchi di fare? Perché ti lasci colpire dalle tue stesse bombe, vuoi ammazzarti?”
Gokudera aprì bocca per replicare, quando Shamall me lo staccò malamente dalle braccia, e lo costrinse a sedere sul bordo del cratere, l’aria esasperata e un po’ schifata.
“Sei una vera spina nel culo, ragazzino! L’unico motivo per cui non ti ci ho ancora stramandato, è che la mia piccola albicocchina qui ne morirebbe! Dio, che palle.. e mi tocca pure medicarti, adesso! Che razza di schifo..”
Con aria quanto più rivoltata, estrasse del disinfettante e del cotone dalla giacca, e iniziò a tamponare malamente le ustioni di Gokudera, che lo guardava digrignando i denti.
“Razza di coglione..” sbraitò, strizzando un occhio dal dolore. “Se ti decidessi a dirmi dove cazzo sbaglio, magari non mi ridurrei a una caldarrosta, che dici? Sei o non sei il mio allenatore, medico pervertito?”
Per tutta risposta, Shamall si fece venire un brivido.
“Io non sono un accidente per te, e non dire più quella parola, altrimenti vomito. Io alleno solo i flessuosi corpi femminili in adorazione completa della mia persona, e curo le ferite solo sulle pelli candide e profumate di giovani fanciulle. I maschi, io, non li tocco nemmeno coi guanti da forno, e mi rifiuto di prestar loro le mie cure. Disgustoso..”
Lo guardai, allucinata. Concordavo con Reborn: chi diavolo lo aveva investito medico, a questo?
“Conosco la tua politica malsana, vecchio pervertito, e sa dio quanto mi rivolti lo stomaco dover aver a che fare con te. Però rimani l’unico che può insegnarmi a diventare più forte, che ci faccia schifo o meno..”
“L’unica cosa che voglio dirti è questa: fai preoccupare ancora una volta la mia tenera albicocchina, e ti toglierò con queste mani, la vita che tu non sembri aver a caro. Anche da piccolo, si vedeva che di te stesso, non te ne fregava niente. Ti dirò questo, dunque, vediamo se ti svegli: se non ti riesce di penare a te, almeno pensa a lei, razza di deficiente!”
Gokudera sbarrò gli occhi incredulo. Confusa, guardai Shamall, e vidi brillare nei suoi occhi una luce strana, quasi umida di lacrime. Sembrava spaurito..ma allo stesso tempo furioso per qualcosa. Aveva parlato di lui da piccolo..da quanto tempo Gokudera conosceva quello strano medico depravato?
Mentre pensavo a questo, alle spalle dl dottore, in lontananza, mi parve di scorgere una sagoma. Una sagoma che andava avvicinandosi sempre di più. Poi, dopo qualche istante fu possibile scorgerne il viso..e rimasi di stucco. Era..mio padre!
“Buonasera, cara! Come va il campeggio?” chiese, ridendo. Indossava un completo a dir poco assurdo: una tuta da carpentiere, un picco e un elmetto. Sembrava un operaio uscito fresco da un cantiere.
Senza attendere una mia risposta, spostò lo sguardo su Gokudera. E sorrise amorevolmente.
“Santo cielo, che disastro..ragazzo mio, perché non temi la morte, eh?”
Shamall emise un verso indecifrabile, che mio padre ignorò. Gokudera lo osservo rabbuiato.
“Papà..” mormorai. E Gokudera divenne cremisi. Aveva realizzato chi stava fulminando.
“Voi..voi siete il padre di..” esalò.
“Ricorda che al mondo esiste sia chi non teme le ferite, e chi le odia a morte, ragazzo mio. E per quelle persone, il terrore delle ferite non è circoscritto alla loro, di pelle. Dimmi, ora, ti è cara mia figlia, Ragazzo?”
Gokudera mi guardo, sconvolto.
“Più..più di ogni altra cosa a questo mondo, signor Sawada..”
Papà annui.
“E dimmi, allora..come puoi proteggerla dal male..se da esso non proteggi prima te stesso. Se tu ti lasci ferire..come potrai poi impedire che venga ferita anche lei?”
Gokudera lo guardò come se avesse appena dichiarato di essere dio in terra. Io pure ero decisamente spiazzata. Come sapeva mio padre..delle abitudini di Gokudera con me? Chi glie ne aveva parlato?
“Beh, è ora di rincasare, credo. Mamma poi si mette ansia, sennò..a presto, cara!”
Detto questo, imboccò la stradina che portava al bosco, diretto verso casa.
“Ah bontà divina..” commentò Shamall con tono schifato. “Bene, se bisogna ballare, tanto vale farlo bene..dai, bamboccio, esci da quel buco e datti una ripulita. E finisci di curarti le ferite. Io, come ormai ripeto alla nausea da una vita, non curo gli uomini! Ah, Gesù..”
Poi, con tutto un altro atteggiamento, si voltò verso di me.
“Tranquilla, mia squisita albicocchina, baderò io al pupo. Soffrirò come una bestia in questi giorni, senza vedere altro che la sua facciaccia invece dei candidi visi delle ragazze a cui sono abituato, ma..se non altro farò felice te dandoti un degno guardiano della Tempesta. E’unico dei tuoi uomini a combattere a lungo raggio, non si poteva fare niente senza di lui..”
Io annui, osservando Shamall tornare al suo sguardo di disprezzo voltandosi verso Gokudera, che disinfettava maldestramente un profondo taglio sul collo con aria ostile. Reborn emise un versetto soddisfatto.
“Oh, un pensiero di meno.. meno male che papà tuo passava di qua, eh? ci sa fare, coi bambini, bravo lui..”
Giusto, papà.. perché era qui? Non poteva esserci un cantiere aperto, in pena montagna desolata. E soprattutto.. come aveva fatto a capire Gokudera con un solo sguardo?
Tramontato che fu il sole, finalmente Reborn si decise a manifestare pietà, e ce ne tornammo tutti a casa. Ero talmente esausta che dovetti guidare con le mani le gambe sulle scale, per riuscire a fare i gradini. Vicino alla mia porta, trovai un biglietto di mamma. Yamamoto e Ryohei avevano telefonato e mi avevano lasciato un messaggio in segreteria. Feci partire il nastro, e ne usci la voce di Yamamoto:
- Il mio vecchio ha accettato di aiutarmi, mi insegnerà il kendo. Ti mando un bacio e prometto che darò il meglio di me-
Passai un dito sulla segreteria, pensierosa. Yamamoto..allenato da suo padre? E come poteva, un innocente cuoco di sushi, far qualcosa per permettere a suo figlio di portare a casa il pelo contro degli assassini provetti? Però mi fidavo abbastanza di Yamamoto da non replicare le sue scelte, per cui mi limitai a incrociare mentalmente dita e a sperare in bene. Kendo..l’arte marziale della spada. Perfetta, pensai.
Poi, Ryohei irruppe con la sua voce potente e mi scosse dai miei pensieri:
- Colonnello mi sta allenando facendomi dormire e riposare al sole, perché dice che il mio corpo è una vita che non lo fa. Mi annoio! Per ora fa solo questo, ma ti farò sapere quando si inizierà a far sul serio. Un bacio estremo!-
Colonnello. Se era anche solo per metà fatto della stessa farina dell’imparto di Reborn, il fatto che fosse un allenatore un po balordo, neanche mi scomponeva. Povero il mio Ryohei, rimpiangerai prestissimo questi giorni fatti di pisolini..
Dirigendomi verso la mia camera, passai accanto a quella di mio padre. Lo vidi attraverso al porta socchiusa, ronfare della grossa circondato da lattine di birra Sembrava il dio degli alcolizzati circondato di offerte. Stupida io, pensai, ad aver creduto in babbo natale alla mia età. Papà non aveva capito niente di Gokudera. Semplicemente, aveva tirato ad indovinare. Però mi restava un cruccio: che ci faceva mio padre in montagna, e nel posto preciso dove io e Gokudera ci si allenava?
La mattina dopo, Reborn torchiò le mie povere membra un’altra volta, sempre con la medesima delicatezza di cui solo lui era investito. Però non fu crudeltà inutile, la sua. In mattinata, infatti, riuscì a scalare la montagna e a guadare il fiume. Per poco non ci lasciai le penne, ma ci riuscì. E senza collassare!
“Carotina al cavallo, brava a picciridda mia. Oh, e possiamo spuntare dalla lista, la prima fase dell’allenamento, vai..”
“Pri..prima fase?!” sbraitai, praticamente addosso al falò nel tentativo di sbrinarmi le ossa dal gelo dell’acqua del fiume. “praticamente, mi stai dicendo che siamo appena all’inizio!”
“E che ti credevi, che fare l’alpinista e la nuotatrice potesse servirti contro i Varia? Fosse cosi facile farli fuori, che li chiamerebbero a fare assassini d’elite, scusa?”
Mi senti mancare. Mi ero spinta a un passo dalla tomba..ed era solo la punta dell’ice-berg!
“Trabocco di immenso orgoglio per voi, mia signora!”
Mi voltai di scatto. Avrei riconosciuto quel gergo assurdo ovunque. E infatti, col suo solito sorriso raggiante, vidi arrivare dal fondo valle, il giovane che mi aveva salvata dalle grinfie di quel pazzo di Squalo, Basil.
“Basil, che fai tu qua, dovresti stare all’ospedale, con tutte le botte che hai preso da quel fanatico!” gridai, andandogli incontro. Quando però gli fui abbastanza vicina, notai che sembrava in perfetta forma. Beh, se non altro stava meglio di me..
“Stai meglio?” chiesi, carezzandogli il viso dove prima aveva centinaia di ferite. Lui sorrise estatico.
“Mia dolce signora, avete sempre un pensiero per il vostro prossimo.. si, comunque, sono in perfetta salute adesso. Lord Cavallone mi ha fatto curare dal suo secondo, Sir Romario, e hanno aiutato anche le erbe benefiche del mio amato maestro..”
Ancora il “maestro”..avrei pagato per conoscerla, questa figura leggendaria.
“Dimmi, perché sei qui?” chiesi, mentre mi aiutava ad alzarmi.
“Per aiutarvi, mia signora!” rispose lui, allegro.
“Aiutarmi? E come?” chiesi.
“Semplice, piccirì. Metti al tappeto Basil, e spuntiamo pure la seconda parte del tuo allenamento.”
“Co..come? di che parli, io non voglio metterlo al tappeto, è solo un ragazzo!”
“Solo un ragazzo? Ah,bene..”
Basil assunse uno sguardo di sfida.
“Permettetemi, mia signora..di mostrarvi di cosa è capace, questo ragazzo..”
Infilò leggero, una mano nella tasca dei suoi pantaloni, e ne sfilò un piccolo contenitore rettangolare simile a un porta- pastiglie. E infatti, lo vidi far scivolare fuori dal suddetto, delle compresse azzurro cielo rotonde, grandi come biglie. Guardandomi, ne mise una tra i denti, la masticò piano, e poi la ingoiò. Un attimo dopo, parve avvampare, iniziò ad agitarsi come se avesse delle formiche sotto la maglietta, e..sulla sua fronte fecero capolino delle fiamme!
“Le..mie fiamme! Le fiamme di Giotto.”
“No, già te lo dissi, sono diverse. Su, cominciate pure!”
Basil non se lo fece ripetere due volte, e mi piombò addosso come un puma. Io volai letteralmente per aria, e andai a cozzare contro la parete del monte, mozzandomi il fiato.
“Reborn, cristo..” ansimai, tastandomi le costole per sentire se erano tutte integre. “Ma sei diventato matto? Come accidenti fai a pretendere che combatta con uno in modalità Hyper al naturale! Mi ucciderà prima lui dei Varia!”
“Lord Reborn, avevate ragione, è più forte!” esclamò Basil, sollevandomi di peso e rimettendomi in piedi. Io lo guardai, allibita.
“Eh, lo so che ho ragione, figlio mio. Ormai ho il callo, a forza di avere ragione..”
“Ragione su cosa?” sbottai, ancora un po’ sofferente in zona plesso solare.
“Sul fatto che se il nostro Basil qua presente ti avesse fatto fare la fine dell’arazzo una settimana fa, saresti a bere il tè con Giotto e san Pietro. Mentre grazie all’allenamento nel tuo glorioso avo, il tè in paradiso rimarrà per due..”
Io lo fissai. Era vero, a pensarci bene. Il dolore di quel violentissimo colpo stava già scemando, a dirla tutta. Cavolo, Giotto sapeva davvero il fatto suo..
“Bene, e ora facciamo i seri, bell’è papà..”
E senza aggiungere altro, mi sparò il solito proiettile, e tutto divenne come al solito. Io e Basil lottammo strenuamente entrambi in Hyper Mode per tre giorni quasi filati, riposandoci solo per dormire e mangiare. Basil era un prodigio, il suo maestro lo aveva cresciuto e allenato divinamente, come pure aveva fatto il mio con me. E alla quasi conclusione del terzo giorno, finalmente riuscì a batterlo. In quei giorni di lotta, avevo sviluppato la mia velocità, la mia intuizione e la mia forza fisica al massimo. Mi sentivo sfinita, ma molto più sicura delle mie capacità. Reborn era raggiante.
“Brava a picciridda mia bella! Oh, e con questo a’ seconda fase è fatta, vai..”
“Stupenda, splendida, mia signora!” applaudì Basil,sdraiato nella polvere.
“Grazie, bravissimo anche tu!” risposi, sdraiata anche per terra. Lo avevo steso letteralmente, ma ero crollata a terra anche io poco dopo. E ora eravamo entrambi lì distesi lungo il fiume, sfiancati e ammaccati. Reborn quella sera, decise di rincasare prima, dicendo che mi occorreva riposo. Per me, dal borbottio del suo pancino che sentì mentre si rincasava, era a lui che occorreva qualcosa..la sua pasta al sugo!
Ridacchiando tra me e me, però, improvvisamente notai due ragazze in fondo alla strada. Aguzzando la vista, vidi che si trattava nientemeno che di Haru e Kyoko.
“Ragazze!” chiamai. Loro si voltarono, e non appena mi videro, si precipitarono da me. Erano pallide, e sembravano in preda all’angoscia.
“Oh Taya, che disastro! Dopo pranzo, siamo venute a trovare Bianchi a casa tua per mangiare un dolce assieme a i piccoli..” iniziò Haru, sudando e agitandosi tutta. “Poi Lambo ha detto che voleva un gelato e lo hanno chiesto anche I - pin e Fuuta, e così Bianchi ha acconsentito di affidarceli, ma..”
“Per farla breve Taya..li abbiamo persi. Li cerchiamo da ore, ma non c’è traccia..”
Kyoko non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo, tanto era mortificata. Era sull’orlo delle lacrime.
Io chiusi gli occhi, esasperata.
“Pesti..” borbottai. “Mai che li si possa portare da nessuna parte! Ok, calme adesso, tutte e due. Non occorre sollevare polveroni inutilmente. Lambo e i-pin hanno il ciuccio della fuga da sempre, è roba già vista, ma Fuuta è molto coscienzioso, per gli anni che ha. Sono sicura che non gli è successo..”
Nel dirlo, sotto pelle mi corse un brivido. Un brivido..come di un brutto presentimento. E se..oddio no!
“Bimbe, tornate da Bianchi, e ditele che vi metta su il tè suo con la valeriana, che vi calma i nervi. Basil, vai con loro, che è buio e non è bello per le ragazze giare la notte per strada. Piccirì, andiamo, veloce..”
Reborn a quanto pareva, aveva avuto il mio stesso presentimento. Haru e Kyoko obbedirono svelte, e si diressero verso casa mia. Reborn e io invece, partimmo di corsa a cercare i bambini.
“Pensi che sia opera loro?” chiesi, il fiatone dalla corsa. Gli hanno presi per danneggiare me?”
“Fuuta non ha mai tenuto la capa leggera, mai si sarebbe allontanato spontaneamente dalle ragazze. La mafia già di suo, tiene la testa malata. Più questi sono pure dei traditori, e bacati come una mela, temo che tutto vada messo in conto..”
“No ok, qui si sta ufficialmente esagerando!” sbraitai, aumentando il passo. “Posso sopportare di venire strapazzata fino al collasso, tollero a fatica che i miei amici vengano messi in mezzo..ma che nessuno si azzardi a posare un dito sui miei bambini!”
Svoltai per una laterale così velocemente da perdere quasi l’equilibrio, emi trovai davanti una scena agghiacciante:Lambo, I-pin e Fuuta erano appiattiti contro un muro, due lugubri figure vestite di nero a tenerli sotto tiro con degli strani arnesi simili ad arpioni da pesca elettrificati. Le scintille di corrente saettavano a un millimetro dai loro visi. Non ci vidi più.
“Ehi, leva di corsa quella roba dalla faccia dei miei bambini!” urlai. Avvertì la manina di Reborn afferrarmi il polpaccio. I loschi figuri voltarono lentamente la testa nella mia direzione, dei ghigni perfidi appena visibili sui loro volti semi coperti dai cappucci neri.
“Non ridermi in faccia, armadio, e leva quello schifo elettrico dai piccoli, ho detto..”
I due tipi non si scomposero, e presero ad avanzare verso di me, le loro strane armi saettanti in mano. Maledizione,che accidenti ero andata  a fare, a provocarli? Il mio cuore di mamma poteva essere forte, ma io non lo ero altrettanto da stendere due energumeni di quella mole, sebbene fossi comunque sollevata che avessero abbandonato le loro prede iniziali. Come se non bastasse, ero pure sull’orlo dello sfinimento, per cui anche provandoci, il risultato era scontato. Però sapevo una cosa: anche se era senza forze, sotto l’influsso del proiettile dell’ultimo volere, il mio corpo non si sarebbe fermato.
“Reborn..” mormorai, dunque. “Reborn..sparami, svelto!”
“Impossibile, lo sforzo eccessivo,una volta bruciato l’effetto del proiettile, finirebbe per ammazzarti. Sei al limite, bell’è papà..”
“Fantastico..” mormorai tra i denti, osservando i metri tra me e i due sgherri ridursi sempre di più. Sarei morta, era certezza. Fulminata,infilzata,di infarto..sarei morta e basta.
“Mamma!” pigolò Fuuta, i fratellini ben stretti tra le braccia. I-pin pareva malconcia, forse aveva provato a difendersi..
“Buono, cucciolo, mammina sa quello che bisogna fare, niente paura..” gli risposi,il tono più rassicurante
Che mi veniva. Beh, se avevo imparato a mentire in certe situazioni, se non altro significava che come madre avevo preso mano. Sotto minaccia di morte, poi, dovevano darmi come minimo un premio.
“Reborn..” mormorai ancora. Lui intensificò la presa alla mia gamba.
“Calma, sto pensando..”
“Beh pensa forte, allora! Non sarebbe ora che facessi qualcosa a anche tu? Guarda che lo so che sei capace, se vuoi..”
“te lo dissi già, non posso fare niente. E poi questi qua sono tirapiedi dei Vongola, mai potrei alzarci un dito sopra..”
“beh io sono il capo dei Vongola, ho la precedenza. Hai la mia autorizzazione ufficiale a far fuori questi animali..”
“We,non fare come la panna, piccirì, non montarti. Il nono sta ancora la, tu ancora non puoi dare ordini a nessuno, piccirì..”
“Però se pit e pot qui mi fanno allo spiedo, il caro Nono potrebbe mal digerirlo, no?”
“Tranquilla..non morirai, stanotte..”
Abbassai lo sguardo su di lui. Reborn aveva improvvisamente assunto uno strano tono gongolante, nella sua acuta vocina da bambino. Sembrava quasi godersela.
“Beh, e ora cos’hai da essere tanto compiaciuto?” chiesi, confusa.
Ma prima che potesse esserci il tempo per una risposta qualsiasi da parte sua, all’altezza del plesso solare, avvertì come un calore improvviso, come una sorta..di energia.
“Ma..questo è..” mormorai, e mi sorpresi a sorridere. In quel mentre, uno dei tizi in nero prese avvicinò improvvisamente la sua arma al mio viso. Una delle scintille elettriche riuscì a scottarmi una guancia.
“Giù le mani, animale!”
Dal nulla, un pungo prodigioso colpì in pieno l’amico, che prese letteralmente il volo. Un attimo dopo il proprietario dell’energia calda avvertita nel mio stomaco, mi avvolse tra le braccia, affettuosamente.
“Come cazzo osi..” ringhiò, furioso. “No dico..come cazzo osi anche solo farti passare per la testa di sfiorare una ragazza con quel coso! Beh non lo farai, non con me a questo mondo, bello! Nessuno fa il furbo con il decimo guardiano del sole della famiglia Vongola, il primo allievo del maestro Colonnello..Sasagawa Ryohei!”
Però,pensai, gran bell’ entrata..
“Grazie Ryohei..” mormorai, osservando il tizio in nero riverso in mezzo alla strada come una tartaruga sul guscio. “Ma come sapevi che ero qua?”
“Facevo un po’ di jogging qui nei paraggi, e mi sei balenata in mente, come un lampo. E tipo un secondo dopo, ti ho sentito urlare! I piccoli?”
“Mamma!”
Appena nominati, mi corsero incontro, e mi gettarono le braccia al collo. Ma proprio mentre mi lasciavo trasportare da quel bel momento, l’altro energumeno si riprese dallo shock momentaneo, e partì all’attacco, accompagnato da rinforzi apparsi dal nulla. Ryohei ebbe giusto il tempo di spostare me e i bambini via dal pericolo, ma per un contrattacco non aveva chance, erano troppi per lui solo. Ma all’improvviso, ecco anche il secondo tizio andare in orbita, sbalzato via da una strana forza provenente dalle mie spalle. Mentre io e Ryohei ci si interrogava sull’accaduto, il mio stomaco lanciò un altro segnale. Una sensazione di freschezza e calma, come appena uscita dalla doccia. Passandomi le dita sull’addome, sospirai tranquillizzata.
“Sei qui anche tu..” dissi, tenendo una mano alle mie spalle .Le mie dita s’intrecciarono con quelle del mio prodigioso Re Mida della palla curva.
“Come va, scricciolo?” mi disse, carezzandomi il viso e dando un poderoso 5 a Ryohei.
“Bel lancio!” commentò, compiaciuto, osservando il secondo energumeno rantolare a pochi metri dal primo, in preda al dolore. Yamamoto lo aveva mandato al tappeto con una poderosa pallata in faccia.
Ahi, pensai, conoscevo fin troppo bene il tocco di Yamamoto. Se il lancio era anche solo per metà forte come quello subito erroneamente da me, non invidiavo per nulla il losco figuro agonizzante. Dulcis in fundo, un’esplosione da far saltare i timpani abbatté anche gli ultimi scagnozzi rimasti in piedi. Sebbene la mi pancia e la sensazione di avere il selz al posto del sangue non mancarono di avvisarmi, non avevo dubbi di chi fosse opera, quel bordello. E neppure l’odore di sigarette, polvere da sparo e acqua di colonia erano confondibili con altri.
“Mi dici perché cazzo non mi hai aspettato, dannato monopalla da baseball?” ringhiò Gokudera.
“Sei tu che non mi stai dietro perché non hai fiato, cazzone. Sempre a pippare quelle malefiche cicche. Non hai resistenza nella corsa.”
“E neanche a pazienza resisto granché, quindi piantala di provocarmi..”
“Buoni, ragazzi..” li redarguì. Yamamoto fece la linguaccia a Gokudera, e prese in braccio Lambo, Nel trovarmelo sotto agli occhi, la mia attenzione fu attirata dal un’ insolito brillio tra i suoi ricci afro.
“Oh santo cielo..quante volte ti devo dire di non ficcarti le caramelle nei capelli!” dissi, pescando in quella lanugine nera.
“No, è il tesoro di Lambo!”
“Il tuo tesoro finirà per rovinarti tutti i dentini, lo..oh dio!”
Tra le mie dita cariche di dolcetti e caramelle, era rimasto incastrato qualcosa. Qualcosa di orribilmente famigliare, l’ultima cosa al mondo che avrei voluto trovare in quel posto.
“Oh signore..” sbraitò Gokudera esasperato, dopo essermi venuto vicino per vedere cosa mi avesse sconvolto tanto. “Ma..perché diamine la scemucca ha uno dei sacri anelli, adesso?”
“L’anello del fulmine..” aggiunsi stupidamente, come se la cosa avesse qualche rilievo.
“Ho il sacro anello perché me lo merito, Bakadera!” rimbeccò Lambo, spavaldo.
Scemucca, Bakadera.Si,  con l’aumentare della permanenza del piccolo Lambo in casa mia, era uscita allo scoperto un altro lato della personalità di Gokudera sconosciuto ai più: Tollerava i bambini come un pelo in gola di notte. In special modo, il pelo chiamato Lambo.
Le ordinarie marachelle a cui ormai avevo fatto il callo, a Gokudera facevano l’effetto del trapano del dentista senza anestesia. Dulcis in fundo mandarlo fuori dai gangheri cosi facilmente mandava in estasi Lambo, che non perdeva occasione per provocarlo. Per dire bene,  un mix micidiale.
“Io me lo merito, essendo il braccio destro della decima luce. Tu, essendo un hamburger con le corna, ti meriti solo una grigliata alle chiappette!”
“Parla pure, bakadera, tanto non ti do niente, l’anello è di Lambo!”
“No,tecnicamente quell’anello è mio..”
Dal nulla, improvvisamente era giunta una voce. Una voce cavernosa, bassa e grave, come il suono di un fagotto. D’istinto, i piccoli mi vennero vicino, mentre Lambo cercò asilo tra le braccia di Yamamoto che era lì accanto, e con Gokudera e Ryohei si gettava sguardi truci intorno, a caccia del padrone di quella voce cupa e grave.
Ma non cercammo a lungo. Dal buio della collinetta sopra le nostre teste, infatti, apparve all’improvviso un uomo. Alto circa due metri, aveva capelli scuri e irti come folgori nere. Aveva un viso scuro, senato da degli strani segni sulle guance e sulle labbra, carnose e collegate all’orecchio da una catenina appesa a un piercing. Pareva indossare solo indumenti fatti in gomma, partendo dai grossi anfibi, per finire al cappotto, a cui erano appesi 6 cosi a punta elettrificati come i tizi di prima. Guardarlo negli occhi, piccoli ma gelidi occhietti neri, mi raggelava il sangue. Nemmeno lo avesse intuito, l’armadio prese a scrutarmi, mezzo ghigno stampato sulle labbra.
“Mah..flebile, ultimamente, questa fiamma dei Vongola..” commento tra sé e sé. “Non costerà neanche una sudata dargli una spegnitina..”
Indietreggiai, impaurita, nel tentativo di spingere i piccoli dietro Yamamoto.
“Chi è che vorresti spegnere tu, fantoccio?”
Gokudera si era fatto avanti, una mano sulla mia spalla a tirarmi indietro, verso gli altri. L’omone rise rauco.
“Ah nessuno, rilassati. Beh, nessuno se ovviamente voi tutti fate i bravi bambini e ci date gli anelli senza fare storie..”
Ryohei, Gokudera e Yamamoto ringhiarono furiosi.
“Certo, te li impacchettiamo col fiocco. Sbaciucchia le mie chiappe, bello, gli anelli devono restare al decimo boss e ai suoi guardiani, non al primo coglione elettrico che passa..”
L’omone abbandonò il suo ghigno, e prese invece una delle sue strane armi dalla schiena, per poi puntarla dritta verso di me.
“Chi ti ha detto di fare qualcosa..”
Se la voce del bestione mi aveva messo il ghiaccio nelle vene, quella che era venuta ora me lo aveva prosciugato fino all’ultima goccia. Aveva un tono cosi freddo e spietato che pareva uscita dalla gola del diavolo in persona, ogni parola tagliava come la lama di un bisturi. L’omone sbarrò gli occhi al suono di quella voce demoniaca, e si voltò di scatto, nel secondo preciso in cui, alle sue spalle, fecero la sua apparizione, un gruppo di persone.
Erano 6 in tutto, bestione annesso. Il gruppo consisteva in uno strano tizio dai capelli colorati e tagliati in un unico ciuffo, occhiali scuri, un cappotto col collo in pelliccia e un sorrisetto birichino, una cosa simile a un grosso automa con una specie di maschera antigas in faccia alto quasi 3 metri, un ragazzo un po’ magrolino coi capelli biondi, una frangia che gli copriva gli occhi e metà viso e una specie di coroncina in testa e una strana bambina grande come Reborn co un cappuccio in testa seduta nel palmo della mano del gigante robotico. Mi venne un colpo, poi, notando che uno degli elementi dello strano gruppo, era nientemeno che lo spadaccino dai capelli lunghi, Squalo. Ma allora, se lui era lì, quelle persone erano..i Varia!
“VOOOOOOI! Come cazzo è possibile che queste 4 merdine siano i portatori della metà degli half Vongola ring! Che cazzo si sono fumati, ai piani alti?
“Si beh, per quanto mi ribalti lo stomaco, ammetto che sono d’accordo con Squalo..” commentò il ragazzo con la coroncina. Aveva aperto un sorriso enorme a 54 denti, e aveva una vocina acuta e cantilenante, come un bambino. Dava l’impressione di essere vagamente squilibrato.
Squalo lo incenerì con un ‘occhiata delle sue, e tornò a squadrarci.
“Che merda..beh, chi di voi porta l’anello della pioggia, sentiamo!”
Yamamoto fece un passo avanti e gli tese la mano in bella vista, l’anello dei Vongola infilato al dito medio.
“Io, perché?” rispose disinvolto, sostenendo tenacemente lo sguardo del killer. Squalo scoppiò a ridere, gli occhi algidi fuori dalle orbite dall’esaltazione.
“bene, ciccio, mi dai decisamente soddisfazioni! Mi diverto il triplo ad affettare i miei avversari, se sono sicuri di sé stessi..”
“E chiudi quel cesso..”
Squalo si bloccò di colpo, ma regendo diversamente dal tipo elettrico. Era furia quella sul suo viso, rancore. Strano, pensai, la voce che aveva parlato era la stessa. La voce che pareva fatta di lame. Che di preciso, apparteneva alla settima persona del gruppo, che ora appariva davanti a noi, falciando i varia come Mosè col Mar Rosso. Avanzò lento tra di loro, per poi fermarsi davanti al bordo della collinetta, punto da cui godeva della visuale periferica di tutti noi. Pareva poco più grande di me, ma pareva che avesse già visto e fatto di tutto, in vita sua. Era alto a grandi linee come Yamamoto, ma con molti più muscoli. Indossava una camicia bianca su pantaloni scuri di pelle, con gli anfibi alti fino al ginocchio. Tra i capelli scuri, aveva intrecciato delle piume colorate e una coda di procione alla David Crockett, che gli davano l’aspetto di un indiano d’America. Aveva un viso squadrato, dalla pelle scura, con dei segni simili a bruciature sugli zigomi e il mento, labbra sottili e tirate in una smorfia di collera, e gli occhi erano castani, carichi di disprezzo e di una collera disumana.
“Oh, sta qua..” commentò Reborn. Io lo guardai.
“Chi è?” sussurrai.
“Il demonio incarnato. Mai avrei pensato di rivederti..Xanxus..”
“Xanxus? E chi sarebbe?” chiesi, ma Reborn non mi rispose. Fissava quell’uomo furioso come se davvero, fosse il diavolo. Lui fece una smorfia schifata.
“Mettiamo un freno a questa merda, ne ho piene le scatole..” ringhiò lui, dopo un’ultima occhiata, e saltò giù dalla collinetta.
Iniziò ad avanzare verso di me, gli occhi carici di rancore piantati nei miei. Quando tra noi rimase si e no un paio di metri,avvenne qualcosa di strano: all’altezza dell’ombelico, avvertì un dolore lancinante. Mi portai le mani al ventre, senza smettere di guardare quell’uomo. Reborn mi si fece vicino.
“Che ti piglia?” mi chiese a un fil di voce.
“Ni..niente, tranquillo. Credo..sia solo un po’ d’ansia..”
Non era ansia, ma Reborn non ebbe tempo oltre per indagare. L’uomo, infatti, portò una delle sue mani al mio viso, e lo alzò bruscamente per costringermi a guardarlo in faccia. Quel gesto, scatenò il mio strano dolore alla pancia. A stento, le mie gambe ressero il peso del mio corpo, e iniziai a sudare.
“Un essere inutile come te, non ha diritto di esistere, figuriamoci di portare i sacri anelli della mia famiglia. Meriti solo l’estinzione..”
Respirava così vicino al mio viso che le sue labbra quasi riuscivano a sfiorare le mie. Un monito di paura mi fece presagire che la mano che Xanxus non usava per bloccarmi il mento, stava per caricare contro di me, a sferrarmi un pungo dritto nello stomaco. Ma era per me impensabile ogni movimento. Mi sentivo svenire dal dolore alla pancia, e quegli occhi carici di collera, mi avevano paralizzato fin dentro l’anima. Perché..perché vedere quell’uomo mi riduceva in quello stato pietoso? Non mi aveva fatto niente, eppure mi sentivo morire..perche?
Yamamoto, dietro di me, caricò come un toro verso di noi.
“Leva quella mano, Xanxus..”
Yamamoto frenò bruscamente, confuso. Tutti i presenti, iniziarono a guardarsi intorno, spaesati. Vidi invece negli occhi di Xanxus, saettare una furia disumana, tanto potente da arrossargli le iridi. Pareva avere delle fiamme, negli occhi. Dopo qualche secondo di suspense, dalla penombra, apparve sotto al cono di luce di un lampione colui che aveva parlato..apparve mio padre. Che cosa faceva lì?!
Xanxus prese a ringhiare come un cane alla catena. Si conoscevano?!
“Non prendo ordini da te, Iemitsu..”
Mio padre lo guardò truce.
“No, hai ragione, non posso. Ma ciò non toglie che quella che stai toccando sia mia figlia, e mi disturba alquanto che tu le metta le tue zampacce addosso. Lasciala, ho detto..”
Xanxus era letteralmente sul punto di sputare lava rovente come un vulcano, e con malagrazia voluta, mi gettò da una parte. I ragazzi vennero di corsa a prestarmi soccorso, mentre Xanxus prese a marciare incollerito in direzione di mio padre.
“Non avevi alcun diritto di rubare la metà degli anelli e di consegnarli a chi cazzo pareva a te..”
“Io non devo renderti conto di niente, ragazzino. Ho ricevuto l’ordine dal Nono, di farlo, quindi..”
Il..il nono? Come diavolo faceva mio padre a conoscere il nono?
“Si, e sempre il nono ha decretato che fossimo io e i miei uomini a portare gli anelli di famiglia, e non quella troietta..”
Papà divenne scuro in volto.
“T’avverto, bada a come ti esprimi, prima che perda del tutto la pazienza..”
Si guardarono in cagnesco per qualche secondo, poi papà proseguì.
“Per quanto riguarda gli anelli..vero che io e il nono non avevamo idee chiare per quanto riguardava la decima generazione e gli anelli. Ma una cosa è assolutamente certa..tu non potevi assolutamente averli, e non dovevi..”
“VOOOI! Non ficcare il naso nei cazzi altrui, Iemitsu! Sei solo capace di scappare, maledetto merdoso coniglio..”
Basil, seduto dietro di me, prese a tremare di riabbia.
“Come osate, fellone..”
“Buono, Basil..” lo redarguì mio padre. Basil lo guardò, e tornò al suo posto accanto a me. Papà..conosceva anche Basil? Ma che accidenti stava succedendo?
“Non stavo scappando, Vice capitano squalo. Stavo semplicemente attendendo la parola del Nono riguardo questo casino..”
Tutti i Varia presero a fissare papà, che non s’interruppe. Anche i miei amici, e poco ma sicuro Reborn compreso, erano tutt’orecchi.
“Dopo il vostro assurdo comportamento, ho scritto al nono pretendendo spiegazioni. Dopo un po di tempo, finalmente, ho ricevuto risposta..”
“Papà, ma di che parli?”
Il dolore finalmente era scemato un po’, quel tanto da permettermi di parlare e di reggermi in piedi. Papà mi guardò dolcemente.
“Piccirì, babbo tuo sa quello che dice. Pure lui..è in mezzo ai Vongola..”
“Mi..mio padre?! Ma..ma come? Lui..lui è un capo cantiere dell’estrazione del petrolio, non..”
“Na copertura. Lui..è il consigliere estero del nono. Uno che è un Vongola, ma anche non lo è. Normalmente è estraneo ai fatti della famiglia, ma se il caso lo richiede, può pigliare il posto del Nono momentaneamente, o addirittura di succedergli. Attualmente, babbo tuo è conosciuto come.. numero 2”
P..papà..numero 2?!
“Babbo tuo ha diritto di parola pari al nono, nella scelta dei portatori degli anelli e al successore per il trono di boss. Ha in custodia la sua metà degli half Vongola ring, e ha diritto di darli a chi ci pare a lui..”
Papà mi sorrise amorevolmente, e tese a Basil un rotolo di pergamena abbastanza noto: la parola del Nono. Poi, alquanto schifato, andò a consegnarne una copia anche a Xanxus, per poi tornare da me, rabbuiato.
“Vile canaglia, mi feliciterei se il Nono gli avesse imposto l’esilio..” ringhiò, appollaiandosi col mento sulla mia spalla, per leggere la pergamena. Io deglutì, presi fiato, e srotolai il foglio di pergamena ingiallito. La fiamma dei Vongola saettò al livello del mio naso. Basil la ammirò estasiato.
“Ahm..è italiano..come faccio?” mormorai.
“Traduco io, cara, facciamo prima: fino ad oggi, avevo decretato come discendente del casato dei Vongola ed erede dei nostri sacri anelli la figlia del mio vice, Tayahara Sawada e i suoi 6 guardiani. Tuttavia, un’intuizione improvvisa, forse dettata dalla vicinanza della morte , mi spinge a rivedere le mie scelte. Pertanto, comunico che ho scelto un nuovo erede e successore. Trattasi di Xanxus..mio figlio.”
F…figlio? In nono è..il padre di quel demone? Ma è assurdo..
“So che comunque..” proseguì mio padre imperturbabile. “ Ci saranno diversi malcontenti per la mia decisione. Iemitsu per primo, che dal giorno della rivolta di mio figlio, combatte contro di lui per mantenere a sua figlia la proprietà degli anelli e la carica di mia succeditrice..”
Papà..combatte per tenermi in carica? Ma chi ha chiesto niente! Ma dagli quella roba, e fatti i fatti tuoi!
“Io non sono in accordo colo parere del mio vice, tutta via sono contrario come lui a lotte interne alla famiglia. Pertanto, ho stabilito che la legittima successione degli anelli, venga decisa tramite un metodo accordato da me e dal mio vice. Bene, questa è la parola del Decimo..”
Papà venne verso di me e Xanxus.
“Così è stato deciso: La mia candidata alla successione e al possesso degli anelli, Tayahara Sawada..”
Mi voltò le spalle, per guardare Xanxus.
“E il candidato del Nono, Xanxus..”
Riprese a guardarci entrambi.
“..conquisteranno il loro diritto di succedere al Nono e al possesso degli anelli..tramite uno scontro diretto!”
Mi venne un colpo. Scontro diretto? Cioè io.. contro Xanxus?!
“I Varia affronteranno i Vongola in 7 scontri diretti uno contro uno. Ognuno sfiderà il custode dello stesso tipo di anello individualmente, nessun intruso..”
Ok, qui è ufficialmente impazzito qualcuno, su ai piani alti, pensai tramortita da quelle notizie terrificanti. Xanxus..contro di me? E dove diamine sarebbe, la lotta? Quel mostro non avrebbe impiegato nemmeno 10 secondi a ridurmi a carne in scatola, sai che sfida! E poi, pensai osservando quella combriccola di testine svitate..come diavolo pretendevano, papà e il Nono, che i varia facessero i bravi bambini? Insomma, uno di loro stava per arrostire 3 bambini innocenti!
D’un tratto, il filo dei miei pensieri, fu interrotto da un rumore di fogliame. Voltandomi, vidi due figure agili come gazzelle saettare fuori dalla boscaglia alle spalle dei varia. Atterrarono poco distanti da noi, e nella luce del tramonto, notai che erano due ragazze. Vestivano alla moda, ed avevano entrambe lunghi capelli Biondo champagne come Bianchi. I loro visi, dall’incarnato brunito, erano semi coperti da scure mascherine attorno agli occhi.
“Scusate il ritardo..” dissero all’unisono. Le loro voci erano identiche, quasi robotiche. “per quanto riguarda la legalità e il rispetto delle regole nel duello degli anelli, faremo noi da giudici imparziali..”
Il pubblico ammutolì. Io però mi fece avanti. Se c’era una possibilità di tenere buono xanxus, andava tenuta in considerazione.
“Ah..chi siete voi?” chiesi loro. Le ragazze mi guardarono.
“Un ‘organizzazione al diretto servizio del Nono, chiamata Cervello. Durante lo scontro, abbiamo l’autorizzazione del Nono di decidere cosa va o non va bene..”
Mostrarono a stendardo, un comunicato che aveva sulla testata, la fiamma dei vongola.
“Il Nono ritiene che questa decisione non verrà contestata da nessun membro di nessuna delle due parti in causa..”
Le Cervello si voltarono verso Xanxus.
“Qualche obiezione, Xanxus-sama?”
Xanxus si limitò a fissarle rancoroso, e non rispose.
“Lo prendiamo come un assenso..” dissero le Cervello.
“Io ho un’obiezione..”
Mi voltai, velenosa. Papà..sei in vena di rompere, stasera? Quelle due possono evitare che Xanxus mi faccia nera, vuoi murarti quel forno?
“Nemmeno io, il consigliere sterno del Nono in persona, vi ho mai sentite nominare, Cervello. Come si può dunque pretendere che vi permetta di arbitrare uno scontro in cui è in ballo il futuro della mia famiglia e la vita di mia figlia?”
Le cervello lo snobbarono letteralmente.
“Non accogliamo la sua obiezione. Noi obbediamo a un solo ordine diretto, ovvero quello del Nono..”
Papà sbottò irato. Le cervello proseguirono, ignorando il suo disappunto.
“Normalmente, una volta scelta da nuova generazione di portatori, il Nono e il suo consigliere esterno consegnano ai prescelti entrambe le metà degli anelli in loro possesso. Tuttavia, gli eventi odierni hanno portato a una conseguenza inaspettata: i custodi delle metà degli anelli non hanno idee comuni, ed entrambi hanno consegnato le metà di loro proprietà ai rispettivi prescelti. La metà in custodia al Nono, è ad ora nelle mani di suo figlio Xanxus e dei suoi uomini, i Varia. La metà appartenente al consigliere sterno, invece, è nelle mani di sua figlia Tayahara Sawada e dei suoi guardiani. Saremo noi, alla fine dei 7 scontri, a decretare chi sia più adatto alla successione e al possesso degli anelli Vongola. Metterete in gioco le vostre vite..per dimostrarci il vostro valore..”
Ok, ecco sfumare le mie possibilità di protezione da parte delle Cervello. Giocarci la vita per farle decidere..una roulette russa, in poche parole!
“Ogni scontro avrà luogo nella scuola media Namimori. Per ogni incontro, saranno forniti i dettagli necessari. Vi aspettiamo domani sera alle 23 presso il posto stabilito .Per ora è tutto..”
Detto questo, sparirono come erano arrivate, nella boscaglia. Incredula, feci un passo in quella direzione, ma mossi appena un passo, che gli occhi ardenti di ira di Xanxus mi fulminarono, e il dolore sconosciuto alla pancia tornò a farsi sentire, bloccandomi. Xanxus rimase a fissarmi qualche secondo, dopodiché girò i tacchi, e sparì con i suoi nella boscaglia. Nel momento in cui Xanxus scomparve alla vista, il mio dolore sparì nel nulla. Stremata, caddi al suolo in ginocchio. Gokudera fu lì al volo.
“Mia luce..che succede?”
“Assurdo..” borbottai, scioccata. “Assurdo..io non ho la forza di combattere quel mostro. Non è un umano, me lo dicono quegli occhi pieni di odio! Io..”
“No, tiene davvero degli occhi brutti, quel fantoccio, tieni ragione piccirì..”
Reborn mi aveva raggiunta, e ora mi carezzava una caviglia, un po’ preoccupato. Io lo agguantai, in preda all’ansia.
“Non permetterlo! Ti prego, se tieni a me, non permettere questa follia!”
Reborn sgusciò via dalla mia presa, e mi saltò in grembo.
“Sei tu che non devi permettere niente, bell’è papà. Tu devi impedire che sta follia vada avanti. Ascolta a me, io il Nono lo conosco come il cappello sulla mia testa, e so che non ci piace alzare le mani, e neanche chi le alza. Non è il tipo, quindi, che si sveglia una bella mattina e decide di scatenare un putiferio così. Senti a me, quando dico che è certamente capitato qualcosa..”
“A chi? E cosa dovrebbe essere successo? No, aspetta, è papà? Che gli è saltato in testa di dare quei cosi a me? Tutto questo casino non ci sarebbe, se si decidesse a mollare a Xanxus la sua metà degli anelli..”
“Per l’amor di dio, manco a dirlo!” sbottò Reborn, severo. “Xanxus è un essere umano a cui non bisogna manco pensare di dare le spalle. Se non si fosse messo in mezzo babbo tuo, prima o poi, sicuro che Xanxus sarebbe venuto qua a farti la festa, a te e ai picciotti tuoi. Almeno cosi ha modo di sfogare un po’ di quella caspita di arroganza che si porta appresso e noi abbiamo una possibilità per difenderci..”
“Difendermi..ma difendermi con cosa? Sei stato da un oculista, di recente? Non hai fatto caso a quanto io sia pressoché inesistente a confronto col pargoletto del Nono? E gli altri, poi..faccette d’angelo con le ali nere come il catrame? Ci faranno fuori tutti, è il loro mestiere..”
Mi alzai da terra, le gambe tremanti.
“Papà..fai il giro, e ritira tutti gli anelli. E’ ufficialmente finita..”
Papà mi guardò interdetto.
“Ma, cara..”
“Allenarsi è inutile, non raggiungerò mai il livello di quel tipo. E voi non sognatevi nemmeno di combattere contro degli assassini professionisti. Loro..loro vincerebbero.”
Nel dirlo, non potei non visualizzare nella mia mente, lo scenario apocalittico dei fantomatici combattimenti. Le mie mani presero a tremare come foglie. Volevo fuggire. Fuggire lontano, via dalle mani della Mafia, via dal pericolo, via da tutti..
“Scricciolo..”
Yamamoto mi era venuto vicino, la mano dolcemente posata sulla mia spalla.
“Yamamoto..”
“Ascoltami, andrà tutto bene, ok? Non sai da quanto tempo aspettavo di rivedere quello spadaccino dai capelli lunghi, e non desideravo altro che avere la mia rivincita contro di lui. Ma ora..”
Mi prese entrambe le spalle tra le mani.
“Ma ora ho capito che non è solo un gioco mio, ma di tutti. Siamo una squadra..una famiglia!”
Per poco non gli rigettai la cena in faccia. Non dire quella parola, per carità!
“SE restiamo insieme, ce la faremo. Non sei sola, scricciolo..io sono qui, noi siamo qui..”
Lo guardai. Sapevo che il succo del discorso era ancora lungi dall’essergli comprendibile, però non potei non sentirmi rinfrancare, dal suo discorso. Guardai Gokudera, che annui fiducioso. Poi Ryohei, che si batté il cuore col pungo, sorridendo. Guardai Basil, che era più piccolo di me, eppure aveva avuto il fegato di fare tantissimo, per me e i Vongola. Guardai mio padre, che riponeva le sue speranze in me, la sua unica figlia. Guardai Reborn, che vedeva in me qualcosa di speciale da sempre. Infine, guardai le mie mani: non tremavano più.
  
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