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Autore: Gretel85    14/10/2013    9 recensioni
Mentre rimpiccioliva e perdeva, almeno nell'aspetto, la sua natura umana, Shampoo ebbe la certezza che in quel momento il suo cuore si fosse fermato. Sotto la pioggia, il suo sguardo felino si inumidì di lacrime. Vedere lui che con pazienza, preoccupazione e rabbia le dava le spalle e, raccolto da terra quell'essere odioso di Akane, l'aveva stretta a sé e portata dentro casa, era stata un'immagine troppo forte per lei. Non si meritava questo.
Abbandonando vestiti e ombrello nel giardino dei Tendo, la piccola gattina rosa saltò oltre il muro e corse via, facendo a se stessa una piccola, grande promessa.
Non sarebbe successo mai più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piccola Tendo non si accorse nemmeno della presa solida e confortevole sulla sua spalla. Ukyo cercò di infonderle coraggio. -Non preoccuparti, Akane. Noi partiremo comunque; non lasceremo Ran-chan laggiù ad affrontare da solo un destino che non si è scelto, tranquilla.- Così dicendo, alzò uno sguardo accusatorio nei confronti del cinese. Quest'ultimo, ancora seduto nella penombra del locale, taceva, immerso in chissà quali pensieri.

Qualche minuto di imbarazzante silenzio più tardi, Akane si impose la calma. Non era da lei perdere il controllo in quel modo e in quel momento le sue lacrime erano solo un'inutile perdita di tempo. Non accettando il rifiuto di Mousse, cercò di tentare una via alternativa per convincerlo ad aiutarle.
-Mousse.- Lo richiamò con lo sguardo. -Capisco perfettamente come ti senti...-
-No, non lo puoi capire, Akane.- La interruppe immediatamente il ragazzo, tagliente come la sua arma preferita.
Aveva sbagliato approccio, ma non aveva intenzione di darsi per vinta tanto facilmente.
-Ok, d'accordo, hai ragione. Non lo so. Ma neanche tu sai quel che sto provando io in questo momento. Sai invece perfettamente che senza il tuo aiuto non saremo mai in grado di affrontare questo viaggio. E allora, Mousse, io non ti sto chiedendo di venire con noi per riprenderti Shampoo.- Improvvisamente gli occhi del cinese incontrarono i suoi.
Aveva catturato il suo interesse.
-Io ti sto chiedendo di aiutarmi come amica a combattere contro l'enorme torto che è stato fatto a tutti noi, te compreso.-
Le labbra di Mousse si storsero in un sorrisetto ironico. Akane capì quello che il ragazzo stava pensando.
-So a cosa stai pensando e hai ragione anche su quello. Perché dovresti aiutarci? In fondo non siamo mai stati grandi amici e Ranma è davvero l'ultima persona che vorresti soccorrere. Questo lo capisco bene. Ma ne abbiamo passate tante insieme, Mousse, e se deciderai di darmi una mano, ti assicuro che te ne sarò grata infinitamente e potrai contare per sempre sulla mia amicizia più profonda e sincera.-
Nessuna risposta.

-Ma insomma, Mousse! Ti stiamo supplicando, non lo vedi? Almeno potresti degnarci di una...-
Ma un gesto della mano di Akane mise fine all'ira di Ukyo.
-Non importa, non preoccuparti, Ukyo.- Ora la voce di Akane era fredda come il ghiaccio.
-Capisco quanto debba essere difficile per lui in questo momento. Shampoo ha superato ogni limite e di certo non si è dimostrata troppo onesta e interessata a lui.-
Fece per girarsi verso l'uscita, ma si bloccò strategicamente sulla soglia della porta.
-Ma lasciati dire un'ultima cosa, Mousse. Shampoo non ricambierà il tuo amore e certamente non lo merita, visto quel che ti ha fatto. Ma tutto quello che è successo mi ha convinto anche di un'altra cosa. Lei non ama nemmeno Ranma e non l'ha mai amato. È solo obbligata a rispondere a delle stupide leggi, con tutto il rispetto per le vostre tradizioni. Lei ha drogato te per farti dormire e lui per farsi amare e manovrarlo come un burattino. Questo non solo non è amore, ma è quasi un gesto di disperazione da parte di una persona ridotta a ricorrere a subdoli e infimi mezzucci per far contento qualcun altro. Ti dirò di più. Da un certo punto di vista, provo persino pena per lei. E ora andiamo Ukyo, vieni a pranzo da me.- Un piede già fuori dal locale.
-Ci vediamo, Mousse.- E le due uscirono dal ristorante.
Ukyo era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Mentre camminavano fianco a fianco per i vicoli di Nerima, ogni tanto si trovava a fissare di sottecchi l'amica. Non avrebbe mai pensato che Akane potesse tirare fuori un discorso tanto profondo, vero e convincente. E non si stupì più di tanto quindi, quando, nella solitudine delle strade, tipicamente deserte e silenziose di domenica, percepì la presenza di qualcuno dietro di sé. Quel qualcuno, abbigliato con una stravagante tunica bianca, le stava chiaramente seguendo, diretto anche lui al dojo Tendo.
Ukyo sorrise fra sé. -Ottimo lavoro, Akane.-
Quest'ultima si fermò e, voltandosi, aspettò che Mousse le raggiungesse. Dopo di che, in silenzio assoluto, i tre continuarono il loro cammino.

* * *

-Che cosa?- A Soun caddero le bacchette di bocca, non appena Akane, terminato il pranzo, ebbe finito di raccontare a tutta la sua famiglia ciò che era successo nelle ultime dodici ore.
-Oh mio... ma com'è possibile?- Kasumi cessò persino di sparecchiare tanto grande era lo shock.
-Ora capisco molte cose.- Annuì Nabiki. -Quindi era Shampoo a parlare con Ranma stamattina...-
-Che figlio rammollito che ho messo al mondo! Ah! Che vergogna! Lasciarsi rimbecillire da un tè alla menta!- Con un tono carico di sdegno, Genma nascondeva, poco abilmente a dire il vero, il solito timore di essere cacciato via da casa Tendo.
-Non è un tè qualsiasi, signor Saotome.- Intervenne dall'altro lato del tavolo Mousse. Fino a quel momento lui e Ukyo erano rimasti in silenzio, ma ora sentiva di dover dire qualcosa. Non che volesse difendere Saotome junior in qualche modo, è ovvio. -Quel che ha detto Akane è vero. Ha effetti talmente potenti...-
-Ma perché proprio un tè?- Lo interruppe anche Kasumi. Non voleva arrendersi all'idea che la sua bevanda preferita potesse essere usata per scopi tanto malvagi.

-Il problema non è il tè, ma la pianta.- Riprese Mousse pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo. -Questa menta particolare cresce solo nelle zone limitrofe al nostro villaggio e da secoli viene coltivata e impiegata dalle amazzoni di Joketsu che ne conoscono le segrete e oscure proprietà. Sia che l'infuso sia fatto con le foglie fresche o secche. Nel primo caso terribili incubi catturano la mente del malcapitato per molte, troppe ore. Nel secondo caso l'oblio, il buio e l'oscurità avvolgono la mente della vittima, la quale è incapace di ricordarsi alcunché. L'effetto è quindi differente, ma in entrambi i casi incredibilmente potente. Non vi è modo di opporsi.-
-Ma che razza di pianta è?- Chiese a quel punto Ukyo.
Tutti aspettavano una risposta, inquieti ed affascinati. Pendevano dalle labbra del cinese.
-Questo non ve lo so dire con precisione e non credo abbia molta importanza. Però il fatto che sia menta e non rosmarino non dovrebbe stupirvi più di tanto. La menta è una pianta leggendaria e fredda, come la vendetta cui simbolicamente è associata.-
-Vendetta?- Akane iniziava a fare due più due.
-Esatto, Akane. Se Shampoo avesse voluto semplicemente addormentarvi...-
-Avrebbe usato un normale sonnifero.- Completò Ukyo con incredula indignazione.
-Ma questo è inaudito!- Si adirò improvvisamente il capofamiglia Tendo alzandosi in piedi.
-Perché... perché Shampoo voleva vendicarsi di tutti noi, Mousse?-
Mentre a beneficio di tutti, Akane poneva questa semplice domanda, si rese conto di averne sempre saputo la risposta.

Il ragazzo si strinse nelle spalle. -Suppongo per il semplice desiderio di lasciarvi non senza prima essersi vendicata di tutti voi, che in un modo o nell'altro avete prolungato la sua permanenza qui e ritardato il suo ritorno in Cina con Ranma.-
Nessuno sapeva come spezzare il silenzio in cui il soggiorno dei Tendo era piombato al termine dell'ultima frase di Mousse.
Ci pensò Nabiki. Con la solita egoistica noncuranza.
-Beh... devo dire che da un certo punto di vista mi conforta l'idea che non sia stata la mia mente a partorire volontariamente sogni tanto orripilanti. Stasera andrò a dormire più serena.-
Quelle parole ricordarono ad Akane il suo proposito e decise di attuarlo immediatamente.
-Prima non potevo immaginare che anche voi aveste avuto degli incubi tanto inquietanti e non vi ho chiesto nulla. Ma ora vorrei sapere, se vi va di dirmelo, cosa avete sognato?- E per prima fissò la mezzana.
Nabiki assottigliò gli occhi come un serpente.
-Neanche morta o sotto tortura, sorellina.- Evidentemente si trattava di soldi, perdite, improvvisa miseria e quant'altro.
-E tu, papà...?-
Il signor Tendo sospirò rattristato. Non sapeva se lasciarsi andare e confessare quanto aveva sognato o meno. Alla fine decise per la prima opzione.
-Ho sognato la vostra mamma, Akane. Ma sapevo che non era lei. Il suo sguardo era duro, le sue parole crudeli e sempre uguali. Lei non era così. Ce l'aveva con me per come vi ho cresciute, mi ha ripetuto all'infinito di essere stato un pessimo padre, di aver fallito anno dopo anno nel mio compito di genitore e altre cose indicibili che non ho voglia di ripetere.-
Tremante, Akane avvicinò la sua mano a quella del padre e la strinse forte.
-Mi dispiace, papà. Ma stai tranquillo ora; erano tutte bugie e lo sai. La mamma non potrebbe mai neanche pensare una cosa del genere.-
Anche Kasumi si era avvicinata e gli aveva posto delicatamente le mani sulle spalle, gli occhi leggermente umidi.
-Anche io ho sognato una cosa simile, papà. Dal punto di vista di una figlia, però.- La voce di Kasumi, solitamente dolce e melodiosa, si incrinò per un istante. Uno solo però. -Ma sono contenta e sollevata di sapere che si è trattato solo di un brutto incubo generato con l'inganno.- Sorrise con maggiore convinzione.
Nabiki, rimasta in disparte, fissava i suoi parenti, ammutolita. Forse si era appena resa conto che il suo incubo era stato tutto sommato meno pesante, più superficiale e una piccolissima parte di sé se ne vergognò.

Akane invece si rattristò profondamente alla vista di quella scena. Chissà quanto la sua famiglia aveva dovuto penare quella notte per colpa sua e del suo fidanzato. Non erano mai riusciti ad essere chiari, con gli altri e soprattutto con se stessi. E questo ora era il risultato. Ma non era tempo di colpevolizzarsi. Doveva reagire.
-Mousse.- Il ragazzo la guardò incuriosito. -Se ho capito bene l'effetto di questo tè non è permanente, giusto? Abbiamo ancora qualche speranza allora!-
Il cinese scosse negativamente il capo. -Non te lo so dire sinceramente, Akane. Ti ho già detto che non so molto del terzo ingrediente di cui Shampoo mi ha parlato ieri sera...questo misterioso frutto dell'amore. Potrebbe essere una sciocchezza, oppure... -
-Vale comunque la pena tentare!- Lo incitò la piccola Tendo. -Non ho intenzione di rimanere qui con le mani in mano.-
-E nemmeno io!- L'appoggiò Ukyo alzandosi in piedi.

-Non sarà facile. Il viaggio è lungo e difficile. Anche partendo domani mattina, non abbiamo i mezzi per arrivare lì presto e bene. Ti ho già detto che Obaba aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, non hanno perso tempo e, se le conosco bene, facendo un piccolo investimento, saranno partiti con l'aereo per arrivare prima. Qualora poi ce la facessimo ad arrivare, il villaggio delle amazzoni è tutto fuorché un luogo amico. È impenetrabile, le amazzoni sono forti, addestrate ad uccidere e noi...noi siamo solo tre.- Il tono di voce di Mousse era sincero e obiettivo.
-Ma...- Akane non sapeva cosa replicare di fronte a tanta convinzione.
-Amico Soun, se sei d'accordo come credo, penso che anche noi dovremmo partire e dare ai ragazzi tutto il nostro aiuto e sostegno.- Un Genma, insolitamente serio, aveva appena pronunciato una delle frasi più sensate della sua vita e il suo amico, ovviamente, non poté che essere d'accordo.
-Hai ragione, Genma. I ragazzi hanno bisogno di noi e questo è il momento per due padri di fare qualcosa di concreto per i propri figli!-
-Beh detto, Tendo! Ahahah! Vedrai! Sarà come tornare ad essere giovani e alla fine torneremo da questa avventura tutti sani e salvi, pronti a festeggiare degnamente la riunificazione dei nostri pargoli!- E un secondo dopo i due cominciarono a saltellare allegri per la stanza, gioiosi all'idea di un finale tanto allegro quanto desiderato.
*Ci risiamo.* Pensò Akane infastidita da tanta stupidità e leggerezza da parte dei due genitori. Le sue sorelle li guardavano, una divertita e l'altra con indifferenza, mentre i due ospiti, a dir poco imbarazzati, rimasero attoniti in silenzio.
-No.- S'impuntò improvvisamente Akane bloccando la ridicola scenetta. -Mi dispiace, papà, ma non voglio rischiare nulla. Domani mattina noi tre partiremo all'alba, non c'è un secondo da perdere. Non importa quanto sia grande il rischio da affrontare, sono pronta a farlo. E comunque non sarò sola.- E girandosi verso Ukyo e Mousse, trovò nei loro sguardi un tacito assenso alla sua proposta. -Ma voi.- E si rivolse nuovamente ai due padri, improvvisamente ammutoliti. -Rimanete qui, per piacere; datemi la fiducia di poter portare a termine questo viaggio senza il vostro aiuto. Sono certa che ce la caveremo e poi qui c'è la palestra da mandare avanti e...-
Ma non ebbe il tempo, né il motivo, di terminare la sua frase.

I due genitori, senza alcun ritegno, avevano ripreso a danzare gaudenti.
-Amico Tendo!-
-Amico Soun! Che ragazzo fortunato che ho! Tua figlia ci tiene così tanto da essere pronta a partire e...- Ma Akane aveva già smesso di ascoltarli.
Leggermente arrossita, abbassò lo sguardo e, suo malgrado, sorrise.
Poteva prenderlo per un sì.

 

* * *

 

Un sentiero impervio, scosceso e apparentemente senza fine li attendeva all'inizio di una verdeggiante e bellissima foresta. Nonostante fossero le prime ore di un lunedì mattina, tiepido e sereno, Ranma si sentiva stanco e spossato. Non sapeva con precisione dove si trovasse, a parte il fatto di essere da qualche parte in Cina. Il viaggio in aereo in compagnia della sua bella e alquanto inaspettata fidanzata e della sua anziana, ma arzilla, bisnonna era durato quasi dieci ore. Decollati il mattino precedente dall'aeroporto della città in cui, assai misteriosamente, si era risvegliato e che poi aveva scoperto essere Tokyo, il bel ragazzo in abiti cinesi e le due donne erano giunti a tarda sera all'aeroporto della capitale cinese.

Il viaggio in aereo era stato interminabile. La sua fidanzata non aveva fatto altro che abbracciarlo e parlare, sotto lo sguardo compiaciuto della vecchia ultracentenaria e raccontargli dettagli sulla sua vita di cui lui sembrava proprio non aver conservato alcuna memoria. Ma lei appariva così felice e convinta delle proprie parole che lui si era sentito in colpa per non aver ricordato nemmeno il più piccolo particolare dei suoi racconti.

Atterrati a Pechino, erano saliti rapidamente su una corriera notturna, diretti chissà dove. Shampoo gli aveva offerto allora una tazza di ottimo tè e poco dopo era stato sopraffatto dalla stanchezza.

Del viaggio in corriera non ricordava nulla, se non di aver avuto un sonno disturbato e reso inquietante da immagini a lui vagamente familiari, probabilmente appartenenti a un sogno già vissuto.

Una di queste, in particolare, lo aveva notevolmente angosciato.

Scostando una piccola tenda, era entrato in quella che aveva tutta l'aria di essere una cucina, grande e luminosa. Era certo di essere stato già lì. I mobili, i colori, gli oggetti, ogni cosa aveva ai suoi occhi un'aria familiare. E se in un primo momento gli era sembrato di essere solo in quella stanza, alzando lo sguardo nuovamente davanti a sé, si era accorto di una figura esile e femminile che di spalle preparava qualcosa da mangiare. Indistintamente poteva sentire il rumore del coltello tritare qualcosa su un tagliere di legno. Piano piano aveva cominciato ad avvicinarsi a quella sconosciuta e il rumore del coltello all'improvviso era cessato. Senza che se ne rendesse conto, l'apparentemente rassicurante figura femminile si era girata verso di lui, il coltello ancora in pugno, lanciando uno strillo a squarciagola.

-Non osare avvicinarti, Ranma!-

Ma non fu tanto quello a gelargli il sangue nelle vene, quanto il fatto che alla bella ragazza mancasse completamente il viso. O meglio, il viso c'era e lui ne era cosciente e tuttavia era come se fosse sfocato. Non riusciva a immaginarlo, focalizzarlo e più si sforzava, più la donna sconosciuta strillava, fino a quando il suo strillo si era fatto tanto acuto da obbligarlo a chiudere gli occhi e a farsi inghiottire nuovamente dall'oscurità.

-C'è qualcosa che non va, amole?- Lo richiamò la bella fanciulla dalla lunga chioma lavanda accanto a lui. Anche la vecchia che li precedeva spedita, zompettando sul suo bastone, si fermò nel mezzo del sentiero ad aspettarli.
Ranma scosse pensieroso la testa e poi si riprese velocemente.
-Non c'è niente che non vada, mia cara.- Le si rivolse, sorridendo, per tranquillizzarla.
E invece sì che c'era qualcosa che non andava. La sua misteriosa e inspiegabile amnesia, quell'incubo notturno il cui solo ricordo gli faceva venire i brividi ogni volta che ci ripensava e, non ultimo, il suo rapporto con la fidanzata.
*Com'è che si chiama? Ah. Sì. Shampoo.*
Ogni volta che le si rivolgeva non poteva fare a meno di abbracciarla, toccarla e vezzeggiarla con sdolcinati nomignoli. Non che ci fosse niente di strano, intendiamoci. In fondo era la sua ragazza ed era anche molto bella. Ma Ranma si sentiva strano in questo ruolo. In fondo al suo cuore sapeva che non era da lui avere un simile atteggiamento.
-Sbrigatevi, piccioncini!- La voce sgraziata e fintamente gentile della vecchia Obaba lo richiamò. -Non manca molto e siamo quasi giunti al luogo del nostro appuntamento con la mia amica Tamami. Sarà felice di fare la tua conoscenza, futuro marito.-
E la dolce coppietta riprese a camminare, mano nella mano.

*Probabilmente è solo questione di tempo.* Si disse il giovane rimanendo pensoso.
Inspirando quanta più aria possibile, cercò di rilassarsi.
*Aria di casa.* Si ritrovò a pensare, con assai poca convinzione e un filo di inspiegabile malinconia.

* * *

-E questa sarebbe una barca, Mousse?- Ukyo e Akane fissavano la minuscola e assai insicura bagnarola che il giovane cinese aveva affittato con tutti i loro risparmi al porto di Tokyo.
-Con questa non andremo da nessuna parte, temo!- Akane era sconsolata.
-Ma ragazze, cosa vi aspettavate, insomma? Con quei pochi Yen che abbiamo a disposizione...-
-Che avevamo a disposizione, vorrai dire, Mousse!- Lo corresse Ukyo, visibilmente alterata.
I tre sospirarono all'unisono, fissando con scarso interesse il fondo di legno dello pseudo natante. Arrabbiarsi era inutile.
-E ora che facciamo?- Sospirò la cuoca.
-Ak...Akane! Che ci fai qui?- E in tre si girarono contemporaneamente verso di lui, l'eterno disperso. Come al solito non aveva occhi che per lei.
-Ryoga!- Sorrise sorpresa la diretta interessata. -Che ci fai tu qui, piuttosto?-
-Akane...- Ispirato dalla sua musa, Ryoga aveva chiuso gli occhi. Le stava per rivelare il suo grande progetto.
-Ho deciso di partire per un lungo e avventuroso viaggio. Imparerò tante cose e vivrò grandi avventure, ma non temere, dolce Akane, al mio ritorno stai pur certa che ti porterò un souvenir e...-
-E dove saresti diretto di preciso?- Lo interruppe Ukyo, leggermente divertita e curiosa di saperne di più.
-Vedete la barca dietro di me? Appartiene a quel simpatico pescatore. Mi sono appena messo d'accordo con lui; salpiamo tra dieci minuti. Destinazione: Sud America!- Esclamò trionfante aspettandosi un -Ohhhh!- di stupore da parte dei suoi amici.

-Veramente, figliolo, stiamo per andare in Cina, è la quarta volta che te lo dico!- Il simpatico signore dietro di lui intervenne spazientito.
Mousse soffocò una risata nella manica del suo vestito. Il povero Ryoga era di tutti i colori. -Beh, ecco, va bene, sì... volevo dire Cina...-
-In Cina?- Strillarono gioiose le due ragazze intravedendo per loro una nuova speranza. -Possiamo venire con voi, per piacere?-
-Ma Akane... io non so se sia il caso...sì insomma...noi due, da soli, la luna...il mare...- Farfugliava Ryoga puntellandosi gli indici all'altezza del viso.
E probabilmente solo le sue dita udirono quel melenso e sdolcinato miscuglio di parole senza senso.

-Ehi Ryoga, vuoi darti una mossa? Noi siamo già a bordo!- Lo richiamò Ukyo dietro di lui.

-Piacere, ragazzi, il mio nome è Zhang.- Si presentò gentilmente il pescatore cinese. Era un signore di mezza età, robusto e gioviale. -Da quel che ho capito avete necessità di arrivare in Cina. Beh la Cina è grande, ma se vi accontentate della costa a sud-est, sarò più che lieto di aiutarvi, a patto che, come mi aveva promesso quel ragazzino lì.- E così dicendo, indicò il povero Ryoga che stava salendo a bordo. -Mi diate una mano a tenere pulita la barca e a preparare i pasti. Per il resto la vostra compagnia mi ripagherà di tutto. Si tratta di almeno due giorni di viaggio, dipende dal tempo, e sarò più che lieto di affrontarlo in compagnia. Non capita tutti i giorni.- Sorrise sincero.

Era il benvenuto più caldo ed accogliente che i ragazzi si potessero mai aspettare. Akane sentì il cuore esploderle di felicità. Per la prima volta nelle ultime ventiquattro ore, avvertì la speranza riaccendersi dentro di sé. Mentre le ragazze si presentavano a loro volta, Ryoga si avvicinò con sospetto al ragazzo cinese .
-Ehi, Mousse! Si può sapere cosa sta succedendo qui?-
-Ci sarà tempo e modo per spiegarti tutto, Ryoga.- Gli rispose l'altro rimanendo serio.

Poi sorrise.
Non aspettava altro.
-Per il momento ti basti sapere che stiamo andando in Cina a salvare quel casanova di Saotome.-

L'espressione di Ryoga lo ripagò di quasi tutto quel che gli era capitato negli ultimi due giorni.

Il viaggio era cominciato.

 

  
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