Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: HuGmyShadoW    07/04/2008    2 recensioni
E' una vita davvero fantastica, quella dei Tokio Hotel... Fra concerti, interviste, passaggi da un albergo all'altro, non hanno quasi il momento di riposare. Ma ecco che un giorno, proprio a Bill Kaulitz càpita l'incontro più importante della sua vita, che da quel momento, non sarà più fantastica: sarà meravigliosa, unica ed inimmaginabile. Non mancheranno però gli intrighi, le cospirazioni, le passioni e le gelosie... Perchè la vita, in fondo, non è mai solo rose e fiori....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


La guancia bruciava. Le dita erano in fiamme. E nessuno se ne preoccupava.
Tom aveva la testa voltata di lato. Bill la mano levata.
Il locale era stranamente silenzioso.
Era perché la musica assordante aveva smesso improvvisamente di suonare?
No, non solo... Era per la tensione che si era creata, che dilatò tempo e suoni...
Lentamente, molto lentamente, Tom trovò la forza di girarsi.
L’impronta di fuoco delle dita di Bill sulla sua guancia sembravano pulsare come fossero vive.
Tom avvertiva il respiro affannoso del fratello poco più in là, sopra la sua spalla, ma non riuscì a sollevare lo sguardo.
Tremando, si portò invece una mano alla guancia, sorpreso quasi di sentirla ardere sotto i polpastrelli sudaticci.
-Tom...-.
Il suo nome, scivolato in un soffio, come per caso, da quelle labbra livide lo ferì più di una spada.
Timidamente, Tom alzò finalmente gli occhi, e all’istante se ne pentì.
Bill era lì, in piedi, davanti a lui. Le braccia tese lungo i fianchi, sulle spalle, i capelli che gli ricadevano, dolcemente, morbidi e setosi.
Dalla sua bocca, ora rilassata, non sembrava trasparire alcuna emozione, ma dai suoi occhi sì.
Le sue iridi nocciola erano enormemente dispiaciute, e deluse. Ed era questo che faceva più male...
-Tom...-, ripeté Bill, dolce e amaro allo stesso tempo.
Il rasta non riuscì a rispondere.
-Tom... Sei un idiota!!-.
Ora era la rabbia ad aver preso il sopravvento sulle mille emozioni che agitavano nel cuore di Bill.
-Si può sapere che... diavolo... ti è passato per quella zucca vuota che ti ritrovi al posto della testa?! Come hai potuto uscire con... LEI!-, e indicò Layla, che davanti al suo dito inquisitore sembrò farsi piccola piccola. –Dopo tutto ciò che QUELLA...-. Stavolta fu Giusy, che, impassibile, continuò a sorseggiare il suo drink, a venir accusata dall’indice minaccioso del ragazzo. -... dopo... dopo tutto quello che ci ha fatto passare!! Pensavo che la nostra salute ti stesse a cuore quanto la tua!-, urlò Bill fuori di sé.
Cadde il silenzio, inappropriato in quel momento, quanto pesante.
Tom fissava con un’insolita concentrazione il pavimento polveroso... Che altro poteva fare?
Rispondere a tono a suo fratello? No, o sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale...
Ammettere di avere torto, torto e ancora torto? Mai!! Piuttosto la bomba nucleare!
E allora, che fare?!

Improvvisamente, Tom vide i piedi di Bill farsi avanti, uno dopo l’altro, e sussultò, cercando di reprimere il fortissimo istinto di darsela a gambe.
Una mano pallida e fredda, un po’ brusca, ma comunque gentile, gli sollevò il viso.
Gli occhi di Bill, duri, irremovibili, eppure pronti a perdonare, si fissano su quelli velati di Tom, alla stessa altezza.
-...Non ho ragione?-, sussurrò dolcemente il moretto.
Tom sentì le lacrime premere contro gli angoli dei suoi occhi alla ricerca della libertà, quindi si scostò il più delicatamente possibile dalla mano del fratello e si alzò in piedi, un po’ barcollante. Nel locale, ora esistevano solo loro due.
-Bill... Io...-, cominciò con voce rotta. Vide un timido sorriso d’incoraggiamento spuntare sul viso del fratello. Poi, tutto cominciò a girare vorticosamente, e il sorriso si tramutò in una smorfia.
Tom si aggrappò al bancone, la testa spaccata in due da una fitta di dolore quasi insopportabile che gli maciullava le tempie.
Scivolò, il legno che sfregava contro la sua guancia, e le sue ginocchia urtarono il duro pavimento. Gli girava la testa, e sentiva le braccia cedergli.
Un paio di mani lo afferrarono e lo trascinarono goffamente in piedi.
Un bianco viso preoccupato fluttuava davanti al suo limitato campo visivo. E poi un altro, un altro, un altro e ancora un altro. Diventavano uno, poi cento, poi ancora uno...
Il suo nome, lontano, svolazzava pigramente nella sue testa annebbiata:
-Tom?! Tom... Tom... Tom... Tom...-
Il ragazzo si afferrò la fronte, sussultando, e rischiò di cadere ancora a terra. Due paia di solide braccia, o forse più, chi poteva dirlo? lo afferrarono appena in tempo, lo sostennero di peso, e faticosamente, lo fecero sedere su uno sgabello.
Ombre volavano davanti agli occhi di Tom, che prese ad agitare forsennatamente le mani davanti al pallido viso sudato, come per scacciarle, incapace di dire alcunché.
Poi, luci come fuochi d’artificio, e girandole colorate, e fiamme, e scacchi bianchi e neri esplosero nella sua mente.
Tom rantolò, un rivolo di bava che gli colava dall’angolo della bocca, si strinse convulsamente la testa fra la mani, quasi a volerla spremere per far uscire tutto, e lasciarci il vuoto, la pace...
Un conato di vomito lo assalì, e finalmente, si afflosciò inerte sul bancone.  

------____--------_____------_____-------

Bill era terrorizzato. Aveva osservato con crescente angoscia le terribili contorsioni del fratello, in preda a chissà quale dolore, e ora, Tom era lì , afflosciato e immobile come una vecchia bambola di pezza su quel maledetto bancone.
I suoi occhi ansiosi avevano fissato impotenti la sofferenza interiore del gemello, le sue mani tremanti non avevano potuto fare altro che sostenerlo prima che cadesse a terra, ignare che Tom era già sprofondato molto in basso, lungo un oscuro pozzo d’incoscienza da cui era difficile uscire.
Che cosa gli era successo? Quando era successo? E soprattutto, perché?!
Tutte domande che non salirono mai alle labbra di Bill, spazzate via come gocce di pioggia, o forse lacrime, da una richiesta ben più pressante e irrazionale:
-Che cosa gli hai fatto?-, ruggì il ragazzo, sconvolto, ad una altrettanto orripilata Layla.
In preda alla follia, prese fra le braccia il corpo esangue di Tom e prese ad agitarglielo davanti al viso: la testa del rasta ciondolava, e le braccia sbatacchiavano di qua e di là, impazzite.
-Che gli hai dato? Veleno? Droga? RISPONDIMI!!-.
Layla era aggrappata con tutte le sue forze al legno scheggiato del bancone, quasi volesse sbriciolarlo, e il suo colorito aveva varie sfumature che variavano da un grigio a un verde pallido. Dalle sue labbra serrate non uscì un suono.
Bill era fuori di sé: continuava ad agitare davanti agli occhi sbarrati della ragazza il fratello, docile come una marionetta, finché Jade, che fino a quel momento era rimasta da parte, in silenzio, con le mani premute sulla bocca, non prese in mano la situazione.
Corse avanti, e strappò il fantoccio-Tom dalle mani tremanti di Bill. Si avvicinò al moretto e gli prese con decisione il viso sfuggente tra le mani.
-Bill... Bill... guardami... guardami!-, supplicò con forza aumentando la stretta.
Gli occhi nocciola del ragazzo si fissarono sui suoi, e lei si sforzò di fargli mantenere il contatto, trasmettendogli tutta la forza e l’intensità possibile.
-Bill, ascoltami! Dobbiamo portare Tom all’ospedale... ora... no, Bill, guardami!-, esclamò con forza, poiché Bill, a quel nome, aveva di nuovo cercato con gli occhi il fratello. Si voltò ancora, riluttante.
-Sì, dobbiamo portarlo all’ospedale più vicino… Non è nulla di grave, presto tuo fratello guarirà... ma mi serve il tuo aiuto…-, proseguì in un sussurro Jade.
L’ambra mielata delle sue iridi pareva aver ipnotizzato il ragazzo, ancora ansante di rabbia, che ora pendeva dalle sue labbra.
-Dobbiamo prendere la macchina di... cioè, la sua macchina... So che non hai superaro l’esame della patente, ma devi provare comunque a guidare… No, no tranquillo, andrà tutto bene!-, esclamò supplicante, perché stavolta Bill aveva tentato di sottrarsi alla sua stretta, terrorizzato. Ristabilì il contatto.
-Devi provarci, anzi, devi riuscirci, per il suo bene! Ma per avere almeno una piccola possibilità di farcela, devi calmarti... Fai un respiro profondo...-, mormorò dolcemente Jade.
Bill la fissò per un momento, vacuo, poi chiuse gli occhi e inspirò intensamente.
-Sì, esatto, bravo... Un altro…-, sussurrò la ragazza sorridendo.
Bill espirò, poi inspirò, ancora più a lungo.
Jade fece scivolare lentamente via le mani dalle guance arrossate del ragazzo, lasciandogli prima una dolce carezza, e Bill parve rilassarsi completamente.
Riaprì gli occhi, e lanciò un’occhiata di gratitudine a Jade prima di affilare lo sguardo mentre si rivolgeva alle due ragazze sedute al bancone:
-Ora non ho tempo, ma la prossima volta che ci rivedremo faremo i conti... So che siete state voi, e me la pagherete!-, sibilò minaccioso a Layla e Giusy. –Andiamo…-, mormorò invece a Jade mentre si caricava sulle spalle il corpo inerme e ciondolante di Tom.
Quando furono ormai alla porta, Layla, ancora di quel malsano colore grigiastro, si alzò barcollante, e cominciò a seguirli frettolosamente.
Bill si voltò, e la paralizzò in mezzo alla stanza con un’occhiata di fuoco:
-Tu non vieni con noi... Hai già fatto abbastanza...-, esclamò con una spaventosa voce roca. Detto questo, aprì la porta e, insieme a Jade, scomparve nel nero vellutato di un cielo senza stelle.
Layla, lo sguardo vitreo, rimase a fissare la porta aperta per interminabili secondi, poi, malferma sulle gambe, arretrò lentamente, e tornò a sedersi sullo sgangherato sgabello girevole che aveva occupato fino a poco prima, accanto a Giusy.
Quest’ultima stava finendo di sorseggiare pigramente il suo drink, indifferente e tranquilla.
Layla schiuse finalmente le labbra, e si voltò tremante verso l’amica. Il suo sguardo azzurro era bagnato di lacrime e rimorso.
Un mormorio indistinto scivolò fra le sue labbra secche e prive di vita:
-...Perché?!-.

________________________________________________________________________________________________________________________

Hola gente! Scusate il ritardo, ma non ho potuto postare prima...
Non ho altro da dire se non che spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che... vorrei commentaste! xD
Alla prossima! ^^

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: HuGmyShadoW