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Autore: Laylath    14/10/2013    1 recensioni
Il suo posto era altrove, la sua fedeltà era per un’altra persona, un altro gruppo.
E ne aveva passate tante prima di giungere a loro…
La storia del nostro amato Maresciallo Falman.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang, Vato Falman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 24.
1912. Separation



 
A svegliarlo fu la mano di Elisa che gli accarezzava i capelli.
Aprendo gli occhi e trovandosi il viso della moglie a pochi centimetri dal suo, Falman si ricordò degli avvenimenti della sera prima e questo bastò a renderlo perfettamente desto e vigile. Non si ricordava quando era crollato addormentato accanto a lei, ma sicuramente doveva essere tardissimo.
“Eli, amore, come ti senti?” le chiese con premura, pronto a scattare in piedi e a chiamare i soccorsi.
Lei non rispose, si limitò a prendergli il colletto della divisa per indurlo ad avvicinarsi ulteriormente: quando fu praticamente attaccato a lei, la donna nascose il viso sul suo petto e rimase in silenzio. Falman si aspettò di sentirla singhiozzare, ma Elisa rimase tranquilla e quieta: solo il lieve respiro che gli passava attraverso la camicia gli faceva capire che era viva.
Con gentilezza le accarezzò la schiena, cercando di iniziare un discorso che…
E cosa le dovrei dire? Che mi dispiace? Che in fondo è andata bene? Sarei solo un pessimo marito…
“Scusami…” mormorò la donna, interrompendo i suoi pensieri
“Che? Ma no, amore mio, non devi nemmeno pensare che…”
“Vato… che… che cosa c’è di sbagliato in me?” chiese Elisa con voce rotta
“Assolutamente nulla! – la consolò – Purtroppo succede e tu non potevi certo… Eli, tu non hai sbagliato niente”
“Ho ucciso il bambino… proprio come anni fa!” pianse lei
Fu un tremendo déjà vu per Falman: gli sembrava di essere di nuovo in quella stanza d’albergo a Central City dove aveva scoperto di aver concepito con la donna che amava un bambino che non era mai nato. Ma se lì non aveva potuto capire fino in fondo che cosa aveva provato lei… adesso invece sapeva appieno cosa voleva dire: il ricordo di quel sangue e del feto espulso così violentemente non avrebbe mai abbandonato la sua mente.
Era mio figlio… mio figlio! E non ho nemmeno avuto la forza di guardarlo veramente
Sì, perché il dottore aveva provveduto a portare via quel pietoso corpicino che aveva vagamente le caratteristiche di un essere umano. Poco prima di lasciare la stanza, Falman aveva visto quel fagottino avvolto in un lenzuolo, dall’altra parte del letto rispetto ad Elisa.
Avrei dovuto scostare quel lenzuolo… avrei dovuto prenderlo tra le braccia…
“Smettila di piangere – supplicò, accorgendosi che le lacrime iniziavano ad uscire anche dai suoi occhi – Ti prego… ti prego Elisa…”
“Nostro figlio è morto!” singhiozzò la donna
E quella realtà fu davvero sconvolgente da accettare: l’unica cosa che poterono fare fu piangere amaramente per quell’inizio di famiglia che era andato distrutto in pochissimo tempo.
 
Il corpo di Elisa era giovane e forte e non ebbe difficoltà a riprendersi dall’aborto.
Nell’arco di pochi giorni la donna era perfettamente in grado di alzarsi dal letto, anche se Falman le impediva di compiere qualsiasi cosa la potesse affaticare.
“Sul serio, Vato – sospirò lei il terzo giorno – se non mi lasci almeno apparecchiare ti giuro che esplodo. Fammi fare qualcosa
“Non dovresti… - iniziò lui, ma poi si arrese davanti all’evidente esigenza di lei di uscire da quell’inerzia – Va bene, ma appena ti senti stanca, giurami che lo dici e ti fermi”
“Sono un’infermiera, Vato, e so bene fino a che punto posso spingermi… si spera”
Infermiera… Era da tempo che non la sentivo chiamarsi così.
Quel pensiero gli fece osservare Elisa con attenzione: c’era qualcosa di strano mentre apparecchiava la tavola. I suoi occhi verdi esprimevano qualcosa che Falman interpretò come insoddisfazione…
Tuttavia quell’impressione durò solo un secondo e subito ritornò ad essere la solita Elisa.
Ma Falman sapeva che spesso quelle fuggevoli sensazioni erano le cose più veritiere a cui aggrapparsi.
Così quella sera, dopo che Elisa fu andata a dormire, andò alla libreria del salotto e cercò tra i volumi di medicina di lei.
Psicologia… elaborazione del lutto… forse è da qui che devo partire.
Rimase a leggere per diverso tempo e i suoi sospetti furono confermati, almeno in parte.
Elisa stava effettivamente elaborando il lutto, ma lo stava facendo in maniera completamente diversa rispetto alla passata esperienza. L’altra volta il trauma era stato assorbito dal pressante lavoro nell’ospedale da campo e lo sfogo con lui era stato puramente dovuto a tutta la tensione accumulata in quegli anni, alla guerra, alla separazione.
In questo nuovo caso invece non c’erano eventi esterni a poterla tenere occupata e…
…Sei una dannata infermiera, dovresti sapere come gestire le cose.
Falman si irrigidì… possibile che le parole di Breda avessero in qualche modo scatenato qualcosa in sua moglie?
Effettivamente non ha gestito per nulla quella situazione. Insomma, capisco che viverla di persona è diverso, però…
Falman provò per qualche secondo a riflettere su Elisa: non si era mai lamentata da quando si erano sposati e lei era diventata una casalinga, tuttavia era innegabile che sua moglie fosse una donna profondamente attiva. In lei la vocazione per curare le persone era fortissima, così come per lui lo era l’esigenza di memorizzare le cose… non si era sentito profondamente depresso nelle settimane di inattività che avevano preceduto il suo ingresso nella squadra del colonnello?
Posandosi pesantemente sullo schienale della poltrona rimase a riflettere a lungo.
 
“Eli, ti posso chiedere una cosa?” disse qualche giorno dopo, mentre con la moglie faceva colazione.
Ormai fisicamente era in forma, tanto che dal giorno prima aveva ripreso ad occuparsi lei della cucina e l’aveva convinto a tornare a lavoro.
“Dimmi pure”
“Dopo che ci siamo sposati hai mai cercato di rientrare a lavoro in ospedale?”
Elisa si fermò con la tazza a metà strada tra il tavolo e le sue labbra: guardò il marito come se fosse stata appena colta in flagrante e, dopo qualche secondo sospirò.
“No, non l’ho fatto…”
“E perché?”
“Ecco… - disse lei, arrossendo lievemente – a dire il vero non c’era bisogno di personale e dopo che tu sei stato preso nella squadra del colonnello Mustang ho pensato che… forse… era più conveniente che la moglie di un soldato si occupasse della casa e dei bamb… scusa…” si interruppe bruscamente
Falman posò il suo caffè e mise i gomiti sul tavolo, posando poi la testa tra le mani, come se fosse in preda ad una forte emicrania.
“No… Eli, questo non dovevi farmelo – iniziò, sentendosi incredibilmente colpevole – Perché hai sacrificato te stessa per me? Che cosa cavolo… speravi di ottenere?”
“Cosa speravo di ottenere? – esclamò lei, con voce tesa… per la prima volta c’era una notevole rabbia volta verso Falman – Che cosa diavolo speravo di ottenere? Quasi tre anni lontani, ti sembrano niente, Vato Falman? O forse per te non era importante poter finalmente stare assieme?!”
“Certo che era importante! – ribadì lui, scoprendosi arrabbiato a sua volta – Ma questo non voleva dire che tu dovessi metterti in secondo piano”
“Ho fatto le mie scelte di donna e di moglie! – sibilò Elisa, gli occhi verdi socchiusi – Ma a quanto pare a te non sembrano importare molto… Forse ho sbagliato a pensare di poter trovare l’appagamento stando a casa; forse avrei dovuto accettare quella proposta del dot…” si interruppe e arrossì colpevolmente
“Che proposta?” chiese Falman impassibile
Elisa rimase in silenzio per diversi minuti, non osando alzare gli occhi sul marito. Ma alla fine cedette.
“E’ stato circa un mese dopo che c’eravamo sposati – spiegò – Incontrai per caso una mia amica che era stata con me all’ospedale da campo. Mi disse che il medico presso cui avevamo servito, il dottor Ewans, aveva intenzione di tenere dei corsi di formazione per medici ed infermieri… in modo che ci fosse personale altamente preparato per andare negli ospedali da campo. Alla mia amica era stato chiesto di partecipare per formare le infermiere e a quanto sembrava il dottor Ewans aveva intenzione di chiamare pure me…”
“E dove…”
“Central City, South City… tutte le capitali di distretto. Almeno sei mesi ad ogni tappa”
“Cavolo…” sospirò Falman
“Capisci? Non era il lavoro in ospedale… non era tornare a casa e dirti “Sai, mi hanno chiamato all’ospedale della città, riprenderò a fare l’infermiera”… No, Vato. Voleva dire più di due anni lontana da te, di nuovo… cerca di capirmi… non ero disposta ad accettarlo. Non ero…” le lacrime iniziarono a scendere sulle guancie di lei.
“Eli… - si riscosse Falman, alzandosi e andando ad abbracciarla – scusami, scusami. Sono stato un perfetto idiota ad accusarti in questo modo, senza sapere minimamente della situazione.”
“E’ stato così sbagliato? – chiese lei tra le lacrime – E’ stato così orribile che per una volta io abbia scelto te e non il mio lavoro?”
“Orribile? Eli, è una delle prove d’amore più profonde che tu mi abbia mai fatto… io non…”
“E allora smettila di avercela con me” singhiozzò lei restituendo l’abbraccio
“Avercela con…? Oh no, non era questo che… Cavolo Eli, forse è meglio che nemmeno oggi vada a lavoro: chiarire questa situazione è molto più importante”
 
Quella mancanza di dialogo aveva colto di sorpresa entrambi.
Erano sempre stati insieme, fin dalle elementari e davano in qualche modo per scontato il capirsi al volo. Ma questa convinzione li aveva fatti cadere in un grosso errore e dunque il loro matrimonio si trovava improvvisamente privato delle solide basi su cui avevano creduto di costruirlo.
Non che mancasse l’amore, tutt’altro… ma proprio per questo sentimento uno dei due aveva fatto dei sacrifici senza dire niente all’altro.
“Se fossi partita sicuramente mi sarei sentita infelice per tutto il tempo. - disse Elisa alla fine – La verità, Vato, è che forse nessuna delle due opzioni era quella giusta”
Falman annuì, constatando che nelle parole di sua moglie c’era la pura e semplice verità: per come la conosceva lei sarebbe stata infelice in ogni caso.
“Sei… sei stata infelice in questi anni che sei rimasta a casa?” le chiese all’improvviso
“Che cosa? Ma no, che vai a pensare! – sospirò Elisa, alzandosi dal divano per andare a sedersi in grembo a lui – Vato, era una vita che volevo diventare tua moglie, stare con te, e questi anni sono stati stupendi. E ogni giorno mi ritengo la donna più fortunata del mondo ad averti…”
“Però?” continuò per lei, Falman
“Però non posso negare che mi manchi fare l’infermiera. E la perdita del piccolo… - si bloccò per un istante, portandosi la mano al ventre – mi ha fatto capire che ho perso molto controllo su me stessa: se non fosse stato per te ed il sottotenente Breda…”
“Eri terrorizzata”
“Sì, ma avrei dovuto pensare subito a mettermi un tampone tra le gambe per fermare tutto quel sangue. Non dico che l’avrei salvato, ma…”
“Elisa… tu vuoi tornare a fare l’infermiera, vero?”
Lei sospirò e lo abbracciò, nascondendo il viso sulla sua spalla
“Sarei una moglie così orribile se ti dicessi di sì?”
“Saresti semplicemente la donna di cui mi sono innamorato…”
 
“Ti trasferirai nei dormitori?” chiese Havoc con sorpresa qualche settimana dopo
“Sì” annuì docilmente Falman, guardando il rapporto sulla sua scrivania ed evitando di alzare gli occhi sull’amico.
“Ma Eli…” iniziò il sottotenente biondo
“Finiscila, Havoc – lo bloccò Breda, dandogli una gomitata sullo stomaco – se il maresciallo vuole tornare nei dormitori, torna nei dormitori, chiaro?”
“Sì, ma…”
“Ma niente. Quando ti trasferirai, Falman?”
“Dalla settimana prossima” disse l’interessato
Fury, che fino a quel momento non aveva detto nulla, si accostò a lui
“Se vuole può venire a stare in camera con me…” propose timidamente
Falman alzò lo sguardo su quel viso timido e gentile e finalmente riuscì a sorridere.
“Tranquillo Fury, provvederò da solo a queste cose. Però mi farà piacere avere la tua compagnia in mensa”
“Eh? Oh, ma certo, signore! – sorrise il ragazzo, felice di poter in qualche modo essere utile – Ogni volta che vuole!”
Sì, era vero: sarebbe tornato a stare nei dormitori, ma la situazione era lontanissima da quella che certamente si stava immaginando Havoc. Non c’era stato alcun litigio tra lui ed Elisa, nessuna catastrofica lite con stoviglie lanciate a suon di urla ed isteria.
Semplicemente Elisa sarebbe partita e a lui non andava di restare solo in casa. Proprio come era successo quando sua madre si era trasferita a New Optain, anni prima, lui non se l’era sentita di tornare ogni giorno in un posto vuoto e deserto.
Il dottor Ewans farà altri corsi a Central City e poi a North City… poi sarà ad East City, South City ed Ovest City… insomma il giro del paese. Quasi un anno che non ci vedremo, amore mio. Sei sicuro?
Sì ne era stato sicuro: negli occhi verdi di lei c’era l’esigenza di partire, cambiare aria per potersi liberare del tutto del lutto. Lasciarla a casa significava farla sprofondare nella depressione. Quasi un anno di separazione sarebbe stato duro, ma lei ne aveva l’esigenza fisica e mentale.
Stai tranquillo, non mi innamorerò di nessun altro.
No, non era l’idea del tradimento a preoccupare Falman e infatti Elisa aveva pronunciato quella frase in tono assolutamente scherzoso. Quella era una cosa di cui era assolutamente tranquillo: erano troppo fedeli l’uno all’altra per poter anche solo prendere in considerazione l’idea di un’altra persona accanto a loro.
L’unica cosa sarebbe stata la solitudine.
“Da lunedì allora? – disse Havoc, intromettendosi nei suoi pensieri – Perfetto! Lunedì si va a cena fuori!”
Falman sorrise.
No, in fondo non sarebbe stato affatto solo; e la cosa lo confortava tantissimo.
 
Vedere Elisa in tenuta da viaggio era davvero strano.
Falman fu colto da un nuovo déjà vu e gli parve di essere alla stazione per salutare una giovanissima infermiera che partiva per il fronte, chiamata dalle esigenze della guerra civile. Ma non era così: in quella stazione affollata non c’era più gente tesa e preoccupata, persone che si salutavano con il terrore di non rivedersi più.
“Io vado a prendere i posti, Eli, va bene?” disse la compagna di Elisa, salendo nel treno e prendendo anche la valigia di lei.
“Va bene, Laura, grazie!”
“Arrivederci, maresciallo, e grazie per averci accompagnate”
“Di niente, signorina Laura” salutò Falman, mettendosi sull’attenti
“Come sei formale - ridacchiò Elisa, aggiustandogli il colletto della divisa – eppure Laura era nell’altra sezione alle scuole superiori. La vedevi tutti i giorni a scuola”
“La situazione è diversa” protestò lui
“Già, diversa… completamente diversa”
“Anni fa ero tentato di tirarti giù da quel treno e non farti partire… non che adesso…” sorrise tristemente lui
“Oh, Vato, così non parto davvero!” scherzò lei, con una nota di sincera malinconia, abbracciandolo
“Inutile mentire: sento già la tua mancanza, Eli. Voglio lettere e telefonate, mi raccomando: non hai la scusa della guerra per non farti sentire”
“Stessa cosa per te, maresciallo Falman. Comportati bene e…”
“Signora Elisa! Maresciallo!”
I due si girarono con sorpresa e videro Fury arrivare di corsa. Il ragazzo si fermò accanto a loro, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.
“E tu che ci fai qui? – chiese Falman preoccupato – Dovresti essere in ufficio. Se lo scopre il tenente…”
“Lo so, lo so – arrossì il ragazzo, recuperando la posizione eretta – ma il colonnello mi ha dato delle commissioni da fare e poi i sottotenenti Havoc e Breda mi hanno praticamente obbligato a…”
“Riprendi fiato, Fury” sorrise Elisa, mettendogli le mani sulle spalle
Perché ovviamente Elisa, come tutte, adorava il piccolo soldato… sin da quando Falman gliel’aveva presentato sei mesi prima.
“Signora Elisa – sorrise il giovane, frugando nella tracolla nera che indossava – è un regalo da parte di tutti noi. Per augurarle un buon viaggio!”
“Una scatola di cioccolatini?”
“Eh… i soldi li abbiamo messi tutti, però non sapevamo che prenderle: pensavo a dei fiori, ma si sarebbero potuti rovinare nel viaggio e magari le sarebbero stati d’impiccio. Invece il cioccolato piace a tutti, quindi sono andato sul sicuro!” le ultime parole furono dette con profondo orgoglio
“Grazie, caro – rise Elisa, baciandolo sulla guancia – sei stato davvero un tesoro! Ringrazia tutti quanti!”
“Oh – arrossì lui – è stato un piacere, signora. Lei è sempre stata molto gentile con noi e le volte che ci ha invitato a cena è stata meravigliosa”
Il fischio della locomotiva avvisò che il treno stava per partire.
Fury alzò lo sguardo su Falman e disse
“La aspetto all’uscita della stazione, signore”
E prima che Falman potesse dire altro, corse verso la direzione da cui era venuto.
“E’ adorabile – commentò Elisa – prendetevi sempre cura di lui. Tanto lui fa lo stesso con voi, ne sono certa. Vato…”
“Ti amo: – disse lui – sei la cosa più importante che…”
Le sue labbra cercarono quelle di Elisa e i due si strinsero in un bacio appassionato.
Torna da me, amore mio. Conterò con impazienza i giorni che mi separano da te.
“Devo andare, - sospirò la donna, staccandosi da lui – ti chiamo stasera come il treno fa sosta”
“Sì…”
“Ti amo, Vato Falman… lo sai?”
“Lo so”
Con un sorriso la donna salì sul treno, esitando per un istante in un’ultima carezza alla guancia magra di lui.
E ancora una volta al soldato non restò che guardare quel treno che lo allontanava dalle persone che amava: prima sua madre, poi la sua fidanzata, ora sua moglie… iniziava ad odiare profondamente quelle rotaie e quei vagoni.
Ma anche questa volta è stata la scelta giusta…
Come il treno scomparve dalla sua visuale si diresse verso l’uscita della stazione.
Fury era seduto su un muretto proprio lì davanti e come lo vide, scese agilmente e gli corse incontro.
Il ragazzo sembrava molto incerto su cosa dire, ma Falman lo precedette.
“Sei stato davvero molto gentile, Fury. Così come gli altri”
“Spero solo che i cioccolatini piacciano alla signora Elisa – sospirò lui – Che ne dice, signore?”
“Oh, le piaceranno: lei adora il cioccolato. Vogliamo tornare in ufficio?”
“Va bene, maresciallo” annuì il ragazzo.
 



____________________
nda.
Oh bene, sono riuscita a far tornare il punto su cui mi stavo rincitrullendo da tempo.
Falman, nel manga, quando Fury porta Black Hayate sta nei dormitori... dovevo far tornare questo particolare. E dunque ecco l'allontanamento di Elisa. Anche questo salto mortale è riuscito... adesso posso andare in discesa! :D

 
  
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