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Autore: GuessWhat    15/10/2013    7 recensioni
"L'hai dimenticata, Erwin."
Erwin alza lo sguardo e sorride un po'. E' Levi, che tiene la chiave tra indice e pollice. Pare, per non dire suona, distaccato e annoiato come sempre, ma c'è indizio di puro divertimento in tutto ciò ed Erwin lo coglie. Non lo fa presente, comunque.

14.10 - Auguri Erwin Smith!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Irvin, Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo scritto questa storiella ieri (per me mentalmente ancora oggi XD) in inglese perché volevo fosse subito leggibile da onorobo, colei che ha disegnato la bellissima scena a cui mi sono ispirata per questa fic. CLICK CLICK CLICK CLICK CLICK.
Avrei voluto ritradurla in italiano in tempo ma ahimé m'è scappato l'orario <3


 
Fa così freddo oggi, pensa Erwin mentre si avvolge il cappotto attorno al busto. Sa, comunque, che il tempo non è esattamente freddo; il vento del Nord soffia furiosamente sulla città e forza i passanti ad afferrarsi le mantelle e i cappotti, e improvvisamente pare che tutti si stiano abbracciando da soli. Ogni tanto si ferma, e quando accade, Erwin si sente meglio. E' una giornata tiepida, dopotutto. Una tiepida serata d'autunno, ad essere precisi.
Non è un giorno come gli altri, tuttavia. E non è  a causa del fatto che si trova nel distretto interno. Nemmeno perché è, guarda caso, proprio la città in cui viveva e in cui la sua famiglia ha lasciato un appartamento per i suoi periodi di licenza. No, non è nemmeno a causa del problematico processo ad una ubriaca, violenta soldatessa della Legione Esplorativa che l'ha richiamato in quelle mura.
Oggi è il suo compleanno. Oggi Erwin Smith invecchia di un anno.
Erwin si scalda le mani sfregando i palmi tra di loro e soffia il suo fiato sulla pelle. Non è così freddo, ma le estremità dei suoi arti pare stiano gelando.
Non vede l'ora di tornare al suo appartamento. Sono passati anni dall'ultima volta che ci ha messo piede e si è sentito... Strano, notando quando fosse vuoto. Ma la sua vita era diversa allora, no? E dopotutto, tutto in quella casa era così nostalgicamente confortante. Anche le credenze vuote, gli armadi vuoti, i vasi secchi e i letti freddi.
Cosa c'è nella mente di Erwin adesso? Oh, a dire il vero, nessun grande piano o cospirazione. "Voglio andare a casa, voglio mangiare" è tutto quello a cui sta pensando. Può essere sorprendente, apparentemente, ma non è così: è un organismo semplice, quest'uomo chiamato Erwin Smith. La chiave del suo successo e delle sue brillanti intuizioni risiede qui, nella natura del suo animo, quasi nudo, pressoché privo di ogni pregiudizio, incomprensione, pillola indorata. Ed è concentrato. Proprio come in questo momento: sta cercando di trovare la chiave per entrare in casa, ma nessuna sembra essere quella giusta. Si acciglia, incupendosi e mettendo il broncio: com'è possibile?
"L'hai dimenticata, Erwin."
Erwin alza lo sguardo e sorride un po'. E' Levi, che tiene la chiave tra indice e pollice. Pare, per non dire suona, distaccato e annoiato come sempre, ma c'è indizio di puro divertimento in tutto ciò ed Erwin lo coglie. Non lo fa presente, comunque.
"Buonasera, Levi. Potresti darmi la chiave?"
Levi sembra sul punto di perdersi in profondi pensieri, poi annuisce e lascia cadere la chiave. Non cade sui palmi aperti di Erwin e l'uomo deve chinarsi e raccoglierla, sospirando appena. Quando guarda su di nuovo, Levi è scomparso in casa.
Adesso la domanda è, perché dividere l'appartamento? Ed Erwin risponderebbe con un'altra domanda al suo interlocutore, col viso più pulito e sincero di sempre: Perché no?
Il comandante non deve viaggiare da solo, per molti, molti motivi di natura professionale. Levi è, per grado ed esperienza, comandante in seconda: dovunque Erwin vada, lui lo segue. E' un fatto.
Salendo le scale, Erwin pensa che sia stata una buona idea. L'appartamento doveva essere pulito, avevano bisogno di un po' di tempo per se stessi. Nessuno ha sollevato proteste quando Erwin ha rifiutato di risiedere nella caserma: è il suo diritto scegliere dove stare, specialmente se non è legato ad un programma orario giornaliero particolare. E' qui per fare l'avvocato; è comandante sulla carta, sui documenti e nelle firme. Oltre a ciò, sarà solo un uomo per un mese: non è mai stato un uomo per così tanto tempo in svariati anni, ed una simile libertà è meravigliosa ma anche spaventosa.
Erwin si toglie il cappotto e si aggiusta i capelli davanti allo specchio. Vede un uomo, infatti. Non sta guardando un comandante, ma la figura di un uomo che è appena invecchiato e quasi se ne scorda. Erwin non è vano, ma non può non pensare di essere ancora un uomo abbastanza bello.
"Oi, Erwin. Vieni qui quando hai finito di fare il modello."
Levi è sulla porta e indossa un maglione a collo alto nero, pantaloni beige e pantofole troppo grandi. Non sembra reale, non sembra nemmeno lontanamente possibile. E' lì, con le braccia incrociate sul petto piccolo ma muscoloso, il fianco contro allo stipite e la sua espressione annoiata sulla faccia.
Adesso che è qui, Erwin riesce ad annusare l'odore di cibo. Ed è affamato - ma ad essere onesto, non sa s'è affamato di cibo o di un bacio del suo uomo: Erwin spazza via quel pensiero, è ridicolo. "Cosa c'è da cena stasera?" non sembra nemmeno vero, eppure lo è, lo sta dicendo. Sta chiedendo a Levi cosa mangeranno. L'improvvisa realizzazione lo colpisce come uno schiaffo: non sono in una mensa, circondati da soldati, chiedendo l'uno all'altro cosa sarebbe caduto nei loro stomaci stasera.
Sono loro, soli, faccia a faccia.
Un brivido danza lungo la schiena di Erwin e lui non riesce a uccidere un sorriso. Gliene mostra uno a labbra dischiuse, a dire il vero. Hanno passato la settimana nei ristoranti con altri ufficiali: Erwin aveva quasi perso la speranza di gustarsi una sera insieme. Ma sta accadendo proprio adesso nel miglior giorno di sempre.
Non sente molto, non si concede di essere emotivo, ma adesso che è coccolato da questa sensazione commovente, non riesce nemmeno a spiegarla. Ne è spaventato, è spaventato dalle sue meravigliose vibrazioni che non riesce a soprrimere.
"Oi - Erwin. Prima togliti gli stivali" la voce calma di Levi lo rimprovera quando gli si avvicina, e gli preme una mano sul petto. Quando le sue dita toccano la sua camicia è già troppo tardi.
Erwin si china per baciarlo e le loro labbra s'incontrano a metà strada. Entrambi i cuori ignorando cosa significhi battere per un attimo. Gli occhi si strizzano, le mani corrono a cercarsi, le braccia si stringono attorno al corpo dell'altro.
E' bellissimo.
Ci vuole un po' perché si separino. Se potessero scegliere, non si dividerebbero mai. Il resto del mondo sarebbe semplicemente cancellato, facile così come a dirlo; Levi è colui che si fa indietro, ma lo fa con riluttanza e ancora sente il tiepido bacio di Erwin sulle labbra quando parla. "Togliti gli stivali" ripete, "Poi lavati le mani, levati quella cazzo di acconciatura" e a questo punto, Erwin si lascia sfuggire una morbida risatina, "E mettiti comodo."
"Sì," e vorrebbe aggiungere 'tesoro', ma se lo tiene per sé. E' un po' troppo, vero?
Le loro mani si dividono ma è solo una questione fisica. Erwin va al bagno, Levi sparisce da qualche parte nella sala da pranzo, ma è come non si fossero separati.
Ovviamente, Erwin Smith ha già capito qual è la sorpresa che lo attende oltre i portali della sala. E' una cena per loro due ad aspettarli e anche se è sicuro che il cibo farà schifo -Levi che cucina? Sarà fortunato se sopravviverà!- non può evitare di pensare che sarà lo schifo più perfetto e buono dentro le mura e anche fuori.
Torna indietro proprio come Levi lo vuole: con le ciabatte, i capelli giù, le mani lavate. E qualche bottone fuori dalle asole, solo per il piacere visivo di Levi, e per se stesso per essere un po' vano e, una volta tanto, normale nell'Inferno della sua vita.
Levi lo aspetta al piccolo tavolo del salotto. Ha fatto un gran lavoro sistemato le posate e tutto; esattamente ciò che ci si aspetterebbe da un maniaco dell'ordine e della pulizia. Ha preso il miglior set di piatti, posate, coltelli e tutto il resto; il tavolo è semplicemente perfetto - ha perfino messo un po' di pane e un candeliere con tre adorabili candele. E altre candele qua e là nella stanza buia.
Erwin non si dimentica della bottiglia di vino che lo aspetta e che nota una volta seduto. Non sa che aspetto ha adesso la sua faccia, ma di sicuro appare un po' stupido, perché Levi piega il capo e solleva le sopracciglia. La sua espressione non è così stoica adesso, è serena. E' serio ma è... Piacevole. E rilassato. Erwin lo capisce dalla mancanza di tensione nelle spalle, sempre così rigide, pronte a scattare per colpire qualcuno. Certe eredità non si scrollano facilmente dalla propria schiena.
"Stavi flirtando con lo specchio o cazzate del genere?"
"Oh, ci ho davvero messo così tanto?"
"Sì, Erwin."
"Non me ne sono reso conto."
"Scommetto che stavi cagando."
Erwin ridacchia: Levi, le sue battute sulla cacca e le sue casuali frecciatine al fatto che sì, talvolta è un po' costipato. E' il migliore compleanno che possa desiderare. "No, non lo stavo facendo."
"Dobbiamo aspettare l'approvazione del comandante supremo o possiamo mangiare?"
Erwin guarda giù: beh, non è il miglior piatto che abbia mai visto, no. E' carne, probabilmente manco stracotto, e condito con sugo al pomodoro e fagioli. Nell'angolo del piatto, vede un po' di formaggio (che sembra buono, grazie a Dio) e nel mezzo del tavolo, una terrina d'insalata. Complessivamente, non è poi tanto male.
"Ovviamente no. Grazie per la cena" dice e comincia a prendersi cura di ciò che è nel suo piatto. Comincia dal manzo: il sapore non è male, il sugo al pomodoro è un po' acido ma è commestibile e i fagioli vanno bene. Si aspettava di peggio!
"Prego, Erwin."
Il comandante si accorge che Levi lo guarda tenendo la forchetta ferma; è impaziente di udire un responso, sporgendosi appena sul tavolo. Levi non è un tipo caloroso o gentile; ma Erwin sa che tre metri sotto la superficie ruvida, c'è qualcosa di molto attento a chi lo circonda, che Levi non può nascondere all'occhio esperto dell'uomo.
Erwin lascia apposta che il silenzio li avvolga per un poco, solo per rendersi conto che questo gioco non è molto divertente. "E' buono. Mi piace specialmente il sugo."
Levi si rilassa e inizia a mangiare. "Non hai idea di quanto sia difficile cucinare."
"Pensi davvero che non lo sappia?"
"Guardati. Ora guarda me. Ora riguardati e datti una risposta."
"Posso ancora friggere uova."
"Woah, il capo..cuoco Erwin Smith è qui, signore e signori."
Erwin ridacchia ancora. Non è che gli scherzi di Levi siano divertenti, anzi, per niente, ma è divertente il modo in cui cerca di mantenere la sua facciata infastidita. Erwin non se la beve, anche se sa che è l'unico sistema che Levi ha per interagire con gli altri.
"Fammi cucinare domani, allora."
"Vedremo."
"Mi stai sfidando?" Erwin sorride, pulendo il sugo con il pane. Non molto elegante, ma importa davvero? Inutile specificare la risposta, dal momento che Levi rutta e per una volta Erwin non lo rimprovera.
"Forse, Erwin."
"Capisco. Dunque, a proposito di questo vi-" e Levi schiafeggia la mano di Erwin, ma lo fa piano. Non si sta comportando in maniera irrispettosa, ovviamente.
Quindi Erwin si risiede composto e posa le mani intrecciate sullo stomaco quasi pieno, mentre osserva Levi che apre la bottiglia di vino. Il più giovane versa il liquido in quegli enormi bicchieri del cazzo -come di sicuro Levi sta pensando- e sorprendentemente, lo fa con grazia. Pare concentrato ed Erwin apprezza quell'espressione sul suo viso - le rughette che si intensificano, la curva delle sue labbra, le narici che si allargano all'odore forte del vino quando ne sono spiacevolmente colpite. E' così bello, coperto da infinite imperfezioni.
A Erwin non serve annusare il vino, o assaggiarlo in generale; in qualche modo, Levi è riuscito a scegliere uno dei suoi preferiti. "Salute" dice il più vecchio, sollevando il bicchiere panciuto.
"Salute."
I loro bicchieri si toccano con un piacevolissimo tintinnio. I loro occhi s'incontrano, ed è questione del tempo di ricambiare lo sguardo, che Levi si alza e si sporge per baciare Erwin sull'angolo della bocca.
L'uomo solleva le sopracciglia e ama la sensazione delle loro guance che si sfregano, ama l'odore fresco e pulito che proviene dal corpo di Levi e ama il tocco soffice delle sue piccole labbra. Ama il sapore di quel cibo economico e non così ben cotto. Ama, ama, ama. Semplicemente lo ama.    
Erwin posa il bicchiere di vino sul tavolo per prendere il viso di Levi tra le mani e rendere più profondo il bacio. Levi ricambia, e il battito di Erwin -l'uomo rinomato per la sua compostezza, per il suo sangue freddo- corre come un pazzo nel suo petto. Sa che non serve essere poetici su queste cose; le sue emozioni sono semplici, le loro emozioni lo sono, così semplici che non servono parole per esprimerle. Non si accorge nemmeno che Levi non gli ha ancora detto "Buon compleanno". Tutto, dal modo in cui gli ha dato il bentornato alla cena, dal vino a quel bacio, è il migliore augurio che possa volere.
Le mani di Levi giocano con i suoi capelli biondi e il capitano mordicchia il labbro inferiore di Erwin quando interrompe il bacio. Ottiene un sospiro dal suo uomo, e gli angoli della bocca di Erwin si piegano disegnando una curva divertita e appagata. Erwin non ha ancora toccato vino e già si sente ubriaco.
"Pazienta un altro po', Erwin" dita sottili tracciano linee sul dorso della mano di Erwin, "Il dessert non è ancora pronto."
Levi ottiene una risatina come risposta, così bassa che fa rabbrividire entrambi. "E se non fossi più affamato?"
"Sii riconoscente e mangia il tuo cibo, bastardo" c'è un poco di fastidio nella voce di Levi, ma è solo un secondo. A volte il comandante è troppo indelicato. "L'ho fatto per te, in caso non te ne fossi accorto."
Si siedono ancora compostamente, ma fa così male, vogliono scontrarsi così tanto contro il corpo dell'altro che è quasi insopportabile. Questa serata non sarà rovinata da un desiderio violento, non è una serata come le altre.
Erwin prende le dita di Levi e gentilmente sfiora il dorso della mano. Annuisce, capisce. "Grazie, Levi" . Si allunga sul tavolo e posa un bacio a stampo sulle sue labbra. Dura più di quanto dobrebbe ed è fantastico.  "Grazie di tutto."
   
 
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