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Autore: Persefone3    15/10/2013    3 recensioni
Ciao!!!! Eccoci qua con una nuova pazza idea!!!! La storia che sto per raccontarvi si colloco idealmente come seguito della precedente FF, Unintended, per cui vi rimando ad essa per eventuali chiarimenti. Il titolo prende il nome da una bellissima canzone di Janis Ian, che consiglio a tutti di ascoltare. Un avvenimento molto importante si sta per abbattere sui nostri protagonisti, che cambierà la loro vita, senza contare che forse per alcuni di loro ci saranno delle nuove o vecchie situazioni da affronatre .... Buona lettura e grazie per l'attenzione!
Genere: Romantico, Song-fic, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carissimi, a voi il quarto capitolo, dove ne vedremo delle belle!! Per ansie dubbi e curiosità, sempre qui per voi! Persefone

IV.
Ria era immersa nelle complicate trame dell’ultimo caso a cui stava lavorando. Andò in bagno. Mentre si sciacquava la faccia sentì che qualcuno non si sentiva bene. Si aprì una delle porte ed uscì una pallidissima Gillian.

- Foster! Gillian  … tutto bene?
- Si Ria grazie – si mise una mano sulla testa, aveva un altro capogiro
- Ne sei sicura? Cioè a vederti non mi sembra
- Infatti … - tornò indietro per dare ancora una volta di stomaco. Le nausee quel pomeriggio la stava affliggendo.

Dopo l’ennesimo conato Gillian si appoggiò alla parete. Ria  non poté fare a meno di avvicinarsi

- Ne sei sicura?
- Oh Ria …
- Cos’hai? Sei pallida e non ti reggi in piedi. Vado a chiamare Lightman – Gillian la fermò immediatamente
- No Ria, ti prego, ora mi passa, non lo chiamare
- Perché? Cosa sta succedendo?
Gillian aveva bisogno di parlare con qualcuno. Fu in quel momento che sentì netta la mancanza della sua amica Anna. Ma non riusciva a tenersi tutto dentro.

- Ria io …
- Gillian noi non siamo in una forte confidenza, è vero, ma voglio che tu sappia che per qualunque cosa io sono qui, se lo vuoi
- Grazie sei molto carina – sorrise debolmente
- Allora io vado
- No aspetta … io ho una cosa dentro e non so proprio con chi confidarmi, ma …
- Gillian non sei obbligata te lo ripeto, sappi solo che ci sono
- Ria ho scoperto da pochissimo che aspetto un bambino
- Ma è meraviglioso! – la abbracciò – ma perché sei così spaventata? Lui … lui lo sa, vero?
- Veramente no … non gli ho ancora detto niente – abbassò gli occhi – sto aspettando di fare la prima visita per dirglielo
- Gillian perdonami, ma glielo devi dire. Lo so che non sono affari miei, ma devi farlo. Non puoi tenerti tutto dentro. È una cosa che devi condividere con il padre
Gillian le sorrise

- Hai ragione, e la psicologa sono io e dovrei saperlo. Ma ho un sacco di pensieri: mi preoccupo per la mia età … la nostra età e le implicazioni che questa gravidanza comporterebbe
- Gillian le risposte a queste domande le troverete solo insieme, quindi parlane con lui il prima possibile
- Ora vai e non preoccuparti … grazie comunque e ti prego di non farne parola con nessuno, anche perché non sono neanche al terzo mese
Mentre tornavano a casa Gillian stava pensando ad una maniera per dire a Cal della gravidanza. Una volta giunti a casa prese il coraggio a due mani: doveva parlagliene.

- Cal, posso parlarti un momento?
- Certamente
- Sediamoci sul divano, ti va?
- Ok, ma mi devo preoccupare?
- Gillian prese un bel respiro e si preparò a dargli la notizia

- Ascolta io….
In quel momento suonò il campanello.

- Chi può essere a quest’ora? – disse Cal
- Non saprei
- Vado a vedere chi è. Me ne libero in un momento e torno subito da te – disse l’uomo alzandosi e dirigendosi verso la porta

Walloski quella sera si sentiva sola. Chi meglio di Cal Lightman poteva farle un po’ di compagnia? Indossava un vestitino di quelli che gli piacevano, tanto per rendere la cosa un po’ più pepata. Non appena Cal aprì la porta, gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
Cal rimase di sasso. Che diavolo ci faceva qui? Ma soprattutto cosa diavolo stava facendo?

- Amore, chi è alla porta? – disse Gillian in tono sospettoso, dato il troppo silenzio

Cal riuscì appena in tempo a staccare le sue labbra da quelle di Walloski, ma non le braccia, che Gill comparve sulla porta. La scena non era molto edificante. Dal canto suo Walloski rimase molto stupita non solo dal fatto che Foster fosse in casa dell’uomo a quell’ora, ma che lo avesse addirittura chiamato amore. Lo scienziato si vide perso per un momento.

- Amore, non è come sembra – cercò di tirarsi fuori dall’impasse
- Ah no?? E come dovrebbe essere allora? Sono molto curiosa di saperlo …

Nel frattempo era riuscito a divincolarsi e si stava avvicinando a Gillian. La detective, ancora sbigottita, riuscì a dire:

- Cal, ma allora voi due … - disse allusiva
- Beh effettivamente …. – si rivolse verso la sua compagna – Gill scusami tanto, ma devo chiarire delle cose in sospeso. Potrei raggiungerti dentro tra un istante?
- Va bene … o meglio non va affatto bene. Ce la vediamo dopo a quattr’occhi noi due – rientrando sbatté forte la porta.
E ora che cazzo le dico? Cosa cazzo posso dirle? Calma Cal, un problema alla volta. Ora occupiamoci di Walloski. Fu però la detective a rompere il momento di imbarazzo.

- Scusami, pensavo fossi solo … non immaginavo questo cambiamento nella tua vita in così poco tempo – disse un po’ infastidita.
- Hai ragione. È che è un po’ che stiamo insieme e così abbiamo deciso anche di vivere insieme.
- Ma davvero?? E io che credevo che questo genere di cose non ti si addicesse…
- Neanche io lo credevo, ma come vedi … e ora scusami, ma adesso devo rientrare e spiegare alla donna che amo cosa ci facevo con le braccia di un’altra al collo
- Auguri allora, e se ti trovi sbattuto fuori casa, passa da me che ti devo un favore.
- Spero davvero non ce ne sia bisogno! Comunque grazie.

Non appena Walloski fu andata via, Cal si ritrovò a fissare la porta d’ingresso. Ebbe paura di rientrare. La donna lo stava aspettando seduta al divano con le braccia conserte e il tacco che tambureggiava sul parquet del salotto.
Povero me, è davvero furiosa! Pensò l’uomo mettendosi una mano tra i capelli.

- Amore mio
- Ah sono il tuo amore adesso?? Cosa diavolo stavate facendo?
- Nulla!
- Ma come nulla? Le sue braccia intorno al tuo collo sarebbero nulla? Già non mi era molto simpatica ed ora meno che mai! Vuoi parlare, dì qualcosa!
- Tesoro è che non le avevo detto di noi … in maniera esplicita …
- Noto con piacere che ti sei tenuto una via di fuga aperta per qualunque evenienza!
- Ma no, non è così! – l’uomo cercò di allungare un braccio verso di lei che lo rifiutò bruscamente.
- Quella donna è così importante per te da non essere riuscito a tagliare i ponti con il passato?
- No allora, chiariamo subito. Io per lei non provo nulla
- Strano, lei non sembrava dello stesso avviso …
- Gill piantala di essere sarcastica e lascia che ti spieghi

Gillian attendeva una risposta e Cal non sapeva da dove cominciare.

- Ti è caduta la lingua o quella ti ha annebbiato il cervello?
- Ok Walloski stava flirtando con me, non lo posso negare – e per fortuna non ha visto il bacio pensò – ma ti ripeto che tra noi non c’è niente, fa parte del passato! Tu stessa mi hai detto che non si può essere gelosi del passato!
- Si ma qui il passato sembra ben radicato nel presente
- Le ho detto di noi! Non tornerà più te lo assicuro!
- Davvero?
- La cosa è sta imbarazzante lo so, ma non può cancellare di colpo tutto no? – si sedette accanto a lei
- Va bene, andiamo a dormire, ma non credere che finisca così in cavalleria … quella è kriptonite per te!!
- Ma solo tu sei la mia Lois … - disse in tono canzonatorio – prima di questo piccolo incidente stavi per dirmi qualcosa …

L’ultima cosa di cui Gillian voleva parlare in quel momento era il bambino.

- Non mi ricordo, forse una stupidaggine
- Dal tono della tua voce non sembrava …
- Cal proprio non mi ricordo! Io vado a dormire

C’era qualcosa che non andava nel comportamento di Gillian. Qualcosa la preoccupava e non voleva parlarne con lui. Cal capì che non avrebbe ottenuto nulla per quella sera e decise di soprassedere. Una volta coricati, Gill rimase dalla sua parte e Cal la cercò inutilmente. L’uomo, ad un certo punto, si girò a fissarle la schiena. Era la prima volta che la sentiva così distante.
- Dormi?
La donna non rispose e si poggiò le mani in grembo. Cal le diede un bacio sulla nuca.
- Buonanotte amore mio – si girò dall’altra parte e cercò di dormire.

La mattina dopo la tensione tra i due non si era minimamente attenuata, cosa che infastidiva alquanto Cal. Lo scienziato stava nervosamente cercando un foglio sul mobiletto del telefono quando, dopo un gesto maldestro, fece cadere per terra l’agenda di Gillian posata sul tavolinetto lì vicino.
- Dannazione, Gillian mi ucciderà definitivamente …
Mentre la stava raccogliendo, scivolò fuori un bigliettino su cui era appuntata una visita medica. Cal impallidì. Doveva parlare assolutamente con Gillian.
  
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