Il viaggio in macchina durò non più di 20 minuti, ma tanto era il silenzio che, quando arrivammo a casa di Sulfus, mi sembrava passata un eternità; ero preoccupata per quello che mi aveva detto poco prima di uscire da casa mia, perché non riuscivo a capire cosa intendesse dire con quelle parole.
-Lentona ci sei?- esclamò il ragazzo con un gigno, e solo allora mi accorsi che ero rimasta immobile vicino alla macchina mentre lui e Andreas erano già davanti all’entrata.
-Eccomi arrivo!- risposi
-Signorina, vuole che le tenga io le valigie?- chiese il mio adorato e fidatissimo maggiordomo che, come sempre, si preoccupava per me
-Tranquillo Andreas ce la faccio- gli risposi con un sorriso.
Sapere che ci sarebbe stato anche lui con me mi rassicurava molto; non perché non volessi stare sola con Sulfus, anzi.. Però trasferirmi in una casa nuova da un giorno all’altro era pur sempre un cambiamento drastico per me, e avere il maggiordomo che si era preso cura di me fin da quando avevo 2 anni, era.. come dire.. rassicurante.
Mentre riflettevo, intanto, eravamo entrati in casa e il maggiordomo di Sulfus venne a prendere i miei bagagli.
-Grazie Lucas- gli disse distrattamente il ragazzo, impegnato a guardarmi..
Peccato che io fossi troppo distratta dal dipinto vicino a me, quello su cui mi ero incantata anche la prima volta che ero entrata in quella casa; non avrei saputo dire ma l’uomo di quel dipinto mi era completamente estraneo e, allo stesso tempo, molto familiare.
-È la seconda volta che vieni a casa mia.. ed è la seconda volta che ti fissi con il ritratto di mio padre.. devo considerarmi geloso?- mi chiese con un gigno Sulfus, abbracciandomi da dietro
-No è solo che.. in qualche modo ti assomiglia nei lineamenti e nel portamento.. per questo sono rimasta incantata.. mi ricorda tanto te, anche se non c’è da stupirsi dato che è tuo padre-
Mai cosa detta fu più sbagliata.
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A quelle parole mi irrigidii e mi staccai dall’abbraccio che io stesso avevo iniziato.
-Non è assolutamente vero che gli assomiglio, non dire stupidaggini!- mi accalorai e Raf si voltò a guardarmi.
Come aveva potuto dirmi una cosa del genere?! Ma dico era diventata pazza a considerarmi simile a QUELL’UOMO?!-Tu non lo conosci, per questo dici così! Quello è l’uomo più meschino, prepotente e stronzo che conosca!- dissi; sapevo di star superando il limite e capii dallo sguardo di Raf che le stavo mettendo paura, ma non potevo farne a meno. Odiavo essere paragonato a LUI.
-Ti prego Sulfus calmati.. mi dispiace- mi rispose la ragazza con le lacrime agli occhi e, solo allora, mi resi conto che l’avevo presa per i gomiti e glieli stavo stringendo fino a farle male.
-No.. scusami tu- le dissi in un sussurro, lasciandola andare di scatto e passandomi una mano sugli occhi.
-odio quell’uomo ma non è una scusa buona per aggredirti- dissi tristemente.
Lei mi fissò in silenzio, dopodiché mi abbraccio e mi sussurrò un “tranquillo” all’orecchio.
-Non pensiamoci più- continuò poi dandomi un leggero bacio a stampo.
-Perché non mi mostri la mia stanza-
CAPITOLO RVISIONATO IL 15 AGOSTO 2016