Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Nanek    15/10/2013    10 recensioni
Ashton Fletcher Irwin: Serpeverde.
Calum Thomas Hood: Grifondoro.
Luke Robert Hemmings: Serpeverde.
Michael Gordon Clifford: Grifondoro.
Tethy Berenice Juno Clifford: Grifondoro.
Tratto dalla storia:

Si voltò verso il ragazzo più alto, il ragazzo che le aveva sorriso solo una volta, il ragazzo dagli occhi azzurri e dall’animo nero.
Tethy aveva la mano a mezz’aria, quasi intenta a porgergliela, ma i lineamenti duri di Luke, gliela fecero ritrarre, portandola lungo il fianco, facendole abbassare lo sguardo, intimorita come non mai.
«Luke Robert Hemmings» disse una voce profonda davanti a lei, e una mano si fece vedere sotto i suoi occhi.
Deglutì ancora, si morse il labbro inferiore, e alzando i suoi occhi su quelli di Luke, riavvicinò la mano, alla sua: una stretta che poteva sembrare una carezza, si toccarono quasi per sbaglio, nessuno dei due strinse, nessuno dei due esitò a concludere in fretta quel gesto, come se le loro mani, toccandosi, bruciassero.
E lei, sapeva bene il motivo di tale bruciore: Serpeverde e Grifondoro, Puro sangue e Mezzosangue, una vergogna.
Trailer https://www.youtube.com/watch?v=ftIiIhRYZHk
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

Strange events

Image and video hosting by TinyPic
 
Life’s a game made for everyone
 
*Flashback*

Hogwarts, dicembre 2010, due anni prima.
 
Tethy Berenice Juno si trovava bene in quella scuola, Hogwarts era la sua vera casa, si sentiva a suo agio, studiare non le era mai sembrato così semplice, ogni cosa, di quel posto, lo adorava, l’amava.
Amava le scale dispettose, che a volte la costringevano a perdere dei minuti in più per arrivare al piano desiderato, amava guardare i quadri animati, i suoi occhi brillavano davanti a tale meraviglie che pensava esistessero solo nei libri.
Era ormai al terzo anno, e quasi si stupiva di come il tempo passasse velocemente lì dentro, e ogni anno, quasi era dispiaciuta di dover tornare al suo mondo “normale” per lasciare la magia.
Suo cugino Michael, poi, si era rivelato un grande amico, era il suo appoggio principale, poteva chiedergli ogni cosa, e lui era lì, sempre pronto ad aiutarla, insieme a Calum, che era troppo simpatico per evitarlo: lui sapeva sempre rallegrare i suoi giorni.
Nonostante tutto ciò, però, Tethy Berenice Juno era spesso soggetto di scherzi banali.
Si era ritrovata più volte, in camera sua, o nella sua cartella, qualche topo, che faceva sobbalzare le sue compagne di corso dallo spavento e dal disgusto, mentre lei, sorrideva al nuovo arrivato, e lo accompagnava verso il giardino, per renderlo libero.
Oltre ai topi, qualcuno si divertiva a spedirle gli elfi, che lavoravano in cucina, e che non sempre erano un bel vedere, direttamente in camera, forse nella speranza di spaventarla, ma lei, non si lasciava incantare, e cominciava a parlare con loro, come se niente fosse, e non chiedendo mai chi li avesse spediti, gli elfi erano degli autentici paurosi.
Questi scherzi ricorrevano troppo spesso, tanto da far preoccupare il cugino, ma lei, lo calmava: non erano così pericolosi, erano scherzi innocenti, e lei, non ne aveva paura.
«Saranno quelli del primo anno, sono scemi» diceva lei, tirando fuori dalla tasca l’ennesimo topo.
«Non sono così stupidi, sono i più spaventati» rispondeva Michael, guardandosi intorno, cercando di scorgere le figure di Luke Hemmings e Ashton Irwin.
Tethy faceva spallucce, a lei non importava chi fosse stato, la cosa la divertiva, la faceva sorridere, e di conseguenza, faceva innervosire il cugino.
«Ricordati sempre quello che ti ho detto: Serpeverde off limits. Tethy dico sul serio»
«Michael, me l’hai ripetuto circa mille volte, non sono più una bambina insomma, so guardarmi le spalle» rispondeva lei, sbuffando, e lasciando il cugino nelle sue inquietudini.
 
Tethy si chiedeva spesso il motivo di tanta preoccupazione, e soprattutto il motivo di tale convinzione: perché credere che proprio Luke Hemmings fosse autore di quei giochini senza senso? Lui che neanche la guardava in faccia? Lui, che lo vedeva solo poche volte e che lei si limitava a fissarlo da lontano.
Una Grifondoro che spiava un Serpeverde: una vergogna, si ripeteva nella testa, ma con lei, la psicologia inversa faceva effetto, più Michael le diceva di stargli alla larga, più lei si ostinava a guardare quel ragazzo dai capelli biondi, quel ragazzo che le aveva sorriso solo una volta, e l’aveva fatta arrossire brutalmente.
Poi Luke, sembrava sempre per conto suo: non parlava mai con troppe persone, e quelle poche, erano Serpeverde, lo vedeva sempre e solo in compagnia di Ashton, nelle pause giornaliere, lo vedeva anche solo, molte volte, mentre guardava gli allenamenti di Quidditch con le braccia intrecciate al petto.
Luke Hemmings: ma chi lo capiva quello lì? Sicuramente non Tethy.
Così misterioso, così solo, dava pure l’impressione di essere un timidone, eppure, faceva parte dei Serpeverde.
Sulla bocca di tutti, quando si nominava quella casa, c’era lui, lui soltanto, come se fosse l’unico allievo, e tutti, parlavano di lui come se fosse la persona più orribile dell’intera scuola: ambizioso da far accapponare la pelle, pronto a buttare sul fuoco pure sua madre pur di riuscire a raggiungere i suoi scopi, pronto pure a pugnalare alle spalle il suo migliore amico Ashton, senza pensarci troppo, pur di coronare ogni suo sogno.

Ma quello che più spaventava, forse, Tethy, di quel ragazzo, era il suo odio per i mezzosangue.
“Sporchi mezzosangue, non si meritano di essere qui, sono la vergogna di questa scuola”, questo era, detto dagli altri, il suo motto.
Tethy quasi si sentì mancare al sentirlo dire, quasi non ci volle credere, e i pettegolezzi di Hogwarts diventarono la sua prima preoccupazione: “Ha picchiato un mezzosangue” dicevano; “Ha una lista di nomi, persone da prendere di mira” bisbigliavano; c’era poi, chi insinuava che lei, Tethy, fosse la sua nuova vittima.
Lei, cercava sempre di non farsi travolgere dalle dicerie, cercava sempre di trovare il lato comico degli scherzi che l’assillavano da quando aveva messo piede in quella scuola, cercava di non spaventarsi, di non agitarsi, al contrario di Michael, e dissimulava sempre, cercando di dare un altro nome all’artefice di quelle sciocchezze, nella speranza di non scoprire mai che fosse proprio lui, proprio Luke, ad averla presa di mira.
Non aveva mai avuto poi, un incontro diretto con lui, e la cosa, se da un lato la faceva sospirare sollevata, dall’altra, le metteva quasi ansia.

«Ehy Tethy!» la richiamò una voce, quel giorno, mentre lei avanzava verso la biblioteca per copiare qualche appunto.
Si voltò, sfoggiando un sorriso, e trovarselo lì davanti, proprio non se l’aspettava.
«Ciao William» salutò a sua volta, non smettendo mai di sorridere.
William George Jones, ultimo anno, Grifondoro, capelli neri come la pece, occhi grandi e color nocciola, un sorriso che metteva a disagio pure qualche ragazza dei Serpeverde, giocava a Quidditch con Michael, era lo studente perfetto, una sorta di “bello della scuola”, al quale non si poteva neanche pensare, troppo irraggiungibile per tutte.
Tethy ci parlava qualche volta, dato che lui e Michael avevano sempre intense conversazioni sugli schemi di gioco; lo trovava simpatico, e pure lei, non poteva negare a nessuno quanto la sua presenza la facesse sentire troppo impacciata e fuori posto.
Si scambiarono qualche battuta di routine: come andava la scuola, dove fosse finito Michael, se gli scherzi continuavano o si fossero, finalmente, placati.
«Ho appena salutato Tupi, il mio ventiseiesimo topo, il mio cuore è triste» scherzò lei, mentre lui le sfoggiava nuovamente il suo sorriso.
Deviarono la conversazione parlando del Torneo Tremaghi, al quale lui stava partecipando, rendendo la casa Grifondoro ancora più orgogliosa del suo allievo, e facendo svenire tutte le ragazze che andavano a curiosare le sue imprese.
Lui, si grattò il capo, con fare piuttosto nervoso, ma senza indugiare ancora, decise di essere diretto.
«Tra due giorni c’è il ballo, in occasione del Torneo, e io, volevo chiederti se.. sì, vuoi venire con me?» disse calmo, sorridendo ancora, cercando di formulare la frase nel più semplice dei modi.
Tethy si sentì avvampare, le guance erano rosse e calde, i suoi occhi andarono a proiettarsi verso il pavimento, e con voce flebile rispose un «Sì» che quasi non sentì neanche lei stessa.
«Sì, vengo volentieri, grazie William» formulò nuovamente, alzando gli occhi, e ritrovandosi il sorriso del ragazzo ancora intatto sul suo viso: aveva forse qualche dubbio? Come si poteva dire di “no” a William George Jones?
«Bene allora, sono contento, grazie di aver accettato» continuò lui, cercando di non peggiorare la situazione di lei.
«Vado.. devo.. biblioteca» formulò lei, rendendosi conto del mancato senso logico della sua frase, ma che fece sorridere ancora il ragazzo davanti a lei.
«Sì, certo, scusami se ti ho disturbata, ci vediamo Tethy» la salutò ancora, senza aggiungere altro, e dandole le spalle, si incamminò per il corridoio.
 
Tethy passò il resto di quella giornata a pensare a cosa mettersi per il ballo, in biblioteca non osò aprire un libro per studiare, al contrario, si mise a disegnare un ipotetico vestito da sogno, cercando di prendere spunto da quello che aveva nell’armadio: per quella serata doveva essere impeccabile, William meritava di non sfigurare.
Abbozzò un disegno, non troppo complicato, non troppo appariscente, ma che rendeva quel vecchio vestito un po’ più presentabile, più colorato e vivace, e pregando il cielo che il suo gufo facesse in tempo, spedì il tutto a sua madre.
Le inviò una lettera, sottolineando quanto fosse importante per lei il ballo, sottolineando quanto fosse importante non far sfigurare William George Jones, pregandola di farle quel favore, che avrebbe ricambiato il prima possibile.
Tethy, aspettò il ritorno del suo gufo con ansia, e il cuore le batteva forte ogni volta che vedeva arrivare la posta.

Fortunatamente, la mamma di Tethy, non deluse le aspettative della figlia, ed il giorno stesso del ballo, verso le cinque e mezza del pomeriggio, un pacco volava sul cielo di Hogwarts.
«Enny!» chiamò il suo gufo, catturando la sua attenzione, il quale le si avvicinò, atterrando sulla sua testa.
«Sempre il solito, meno male che devo ancora lavarmi i capelli» rise prendendo quello che arrivava direttamente da casa sua.
Quasi urlò, mentre scartava la carta rossa in camera sua, squittiva o quasi, alzando quel tessuto, che sembrava così diverso, così fresco: il rosa che lo caratterizzava era come rinato, abbellito da alcune perle sul giro collo e sulla fine delle maniche lunghe, sua madre aveva aggiunto quelle e delle piccole fasce rosa più scuro, nella lunghezza dell’abito: era stupendo, era semplice, ma davvero bello, era il regalo più importante che sua madre le avesse fatto.
Insieme al vestito, era stata spedita una collana, con un ciondolo d’oro, che Tethy riconobbe subito: apparteneva a sua madre, e dentro a quel ciondolo, c’era la foto che ritraeva la sua famiglia.
La voglia di indossarlo era davvero troppa, ma sapeva benissimo che non poteva girare per i corridoi conciata in quel modo, tuttavia, voleva mostrarlo a lui, a Michael, che in quel momento, era a pulire i suoi attrezzi per il Quidditch.
Piegò nuovamente il vestito, e tenendolo sul braccio, corse per le scale, e pregò di non inciampare.
 
Il campo di Quidditch era deserto, non un’anima in circolo, e lei, si beava di quel silenzio, mentre avanzava verso il solito posto dove Mike si isolava molte volte.
Le sembrava fin troppo strano non sentirlo cantare, lui lo faceva sempre, eppure, il silenzio di quel posto, era macchiato solo dai passi di lei, che avanzavano lenti, mentre i suoi occhi, cercavano di scorgere il nuovo colore di capelli di Michael: neri, e un solo ciuffo blu.
Suo cugino sapeva essere davvero strano in fatto di tinte per i capelli, e lei lo prendeva in giro a volte, per i strani colori che sceglieva quasi a caso.
Si guardò i suoi, si guardò le punte chiare che le cadevano lunghe sotto al petto, e pensò che anche lei, una volta ritornata a casa, doveva darsi una sistemata, magari tagliarli un po’, magari farli tutti biondi, magari un taglio corto..
E mentre di perdeva nei suoi pensieri, finalmente scorse dei rumori.
Un rumore strano, che non riconosceva.
«Mike?» lo chiamò appena, con voce flebile, non udibile neanche a due centimetri di distanza.
Sentiva qualcosa, che scoccava, qualcosa di strano, come se qualcuno stesse chiamando un gatto con la bocca, eppure, gatti in giro non ce n’erano.
Solo quando voltò l’angolo, e buttò lo sguardo alla propria destra, capì quello che stava succedendo, e alla vista, indietreggiò, impallidendo.
Suo cugino non era solo nel suo “rifugio”, e soprattutto, non stava pulendo la scopa come era solito fare.
Lo aveva intravisto di spalle, le mani appoggiate al muro, e davanti a lui, con la schiena che aderiva alla parete, una ragazza dai capelli rossi: fin troppo vicini per sembrare due che bisbigliavano cose segrete, le loro bocche facevano quello strano rumore, perché le loro labbra si stavano toccando, sfiorando, si stavano baciando, e Tethy, sperò di non esser stata vista.
Non aveva riconosciuto la ragazza in questione, ma senza indugiare ancora, camminò con passo spedito, lasciandosi alle sue spalle la scena appena vista, e promettendosi di riempire di domande il cugino: nessuno poteva scappare all’interrogatorio di Tethy Berenice Juno Clifford, e ridacchiando su quel pensiero, ritornò per i corridoi.
 
Sorrideva come una bambina, salutava i fantasmi che incrociava, teneva ben stretta il suo vestito: erano appena le sei, ma doveva ancora farsi un bagno, sistemarsi i capelli, e se riusciva, doveva ritornare da Mike, il tutto prima delle otto.
Camminava quasi saltellando, come se essere a scuola non fosse un problema per dare libero sfogo al proprio entusiasmo; le mancava poco prima di giungere alla zona dei Grifondoro, ma in quella lunga retta via, due figure, alla sua destra, vicino alla finestra, catturarono la sua attenzione.
Una figura alta, dai capelli biondi, era rivolta verso di lei, mentre quella più bassa, le dava le spalle, e non appena si accorse della sua presenza, si girò a sua volta.
Gli occhi di Luke Hemmings ed Ashton Irwin erano puntati su di lei come un’aquila punta una preda: erano seri, freddi, e lei si sentì, per un solo istante, quasi paralizzata.
Costrinse le sue gambe ad avanzare, non doveva avere paura di loro, nonostante il cuore le battesse all’impazzata e si sentisse il rossore salire sempre di più; avanzò lentamente, cercando di tenere lo sguardo lontano, non doveva fissarli, doveva andare dritta per la sua strada.

Non appena passò davanti a loro, però, la voce di Ashton Irwin, la bloccò.
«Juno Tethy Clifford Berenice!» esclamò ad alta voce, per poi scoppiare da solo in una risata isterica: si credeva simpatico per aver mescolato i suoi nomi, per caso?
Tethy provò ad avanzare, ma Ashton, continuò.
«Ehy ferma! Dai non scappare, non ti presenti neanche?» le domandò, mentre a lei si raggelava il sangue, e il suo cuore, quasi smise di battere, non appena alzò lo sguardo verso di loro.
«Ciao» riuscì a dire a voce bassa, mentre la mano di Ashton le si appoggiava alla schiena e la trascinava più vicina a loro.
Tethy deglutì a fatica.
Tethy, stava provando paura.
«Dopo tre anni non ci siamo ancora presentati!» diceva la voce di Ashton, che odorava di sarcasmo allo stato puro, che odorava di presa in giro, come se a loro importasse davvero presentarsi a lei.
«Ashton Fletcher Irwin» si presentò, porgendole la mano, che lei non sapeva se prendere e stringere oppure no.
Passava i suoi occhi dalle sue dita allo sguardo di Ashton, che non sembrava per niente rassicurante; decise però, di essere coraggiosa, e alzò la sua, andando a stringere appena la presa, presentandosi al ragazzo davanti a lei.
«Tethy Berenice Juno Clifford» disse decisa, intenta a fargli capire l’ordine esatto del suo nome, come se a lui interessasse.
Sospirò appena, quando le loro mani si divisero, quasi sollevata che non le fosse successo nulla; il passo più difficile, fu quello dopo, quando si voltò verso il ragazzo più alto, il ragazzo che le aveva sorriso solo una volta, il ragazzo dagli occhi azzurri e dall’animo nero.
Tethy aveva la mano a mezz’aria, quasi intenta a porgergliela, ma i lineamenti duri di Luke, gliela fecero ritrarre, portandola lungo il fianco, facendole abbassare lo sguardo, intimorita come non mai.
«Luke Robert Hemmings» disse una voce profonda davanti a lei, e una mano si fece vedere sotto i suoi occhi.
Deglutì ancora, si morse il labbro inferiore, e alzando i suoi occhi su quelli di Luke, riavvicinò la mano, alla sua: una stretta che poteva sembrare una carezza, si toccarono quasi per sbaglio, nessuno dei due strinse, nessuno dei due esitò a concludere in fretta quel gesto, come se le loro mani, toccandosi, bruciassero.
E lei, sapeva bene il motivo di tale bruciore: Serpeverde e Grifondoro, puro sangue e mezzosangue, una vergogna.
«Cosa tieni lì?» intervenne Ashton, indicando il suo vestito.
Tethy esitò ancora una volta a rispondere.
«Su rispondi, non avrai mica paura» intervenne ancora una volta.
«Un vestito» rispose velocemente, cercando di non approfondire troppo la questione: la domanda era cosa teneva, non serviva specificare a cosa servisse.
«Su avanti mostracelo» la incitò ancora Ashton, e lei, pregò il cielo che non lo distruggessero.
Lo aprì, prendendolo per le spalle, lasciandolo scivolare lungo, continuando a implorare che non lo toccassero, che non lo rovinassero, le sue mani tremavano mentre lo teneva alzato per evitare che si sporcasse per terra, le sue braccia volevano cedere all’istante.
Dopo pochi secondi, tornò a piegarlo, velocemente, e lo appoggiò ancora al suo braccio.
«Odora di babbano, l’ha fatto tua madre?» chiese schifato Ashton, ed ecco che Tethy spalancò gli occhi, la sua paura, aveva inizio: annuì appena, abbassando lo sguardo.
«Ashton, ma le buone maniere dove sono finite?» intervenne, quasi dal nulla, Luke, facendo alzare lo sguardo di Tethy verso il suo.
«Tua madre ha fatto un bel lavoro, falle i miei complimenti» continuò Luke, facendola spaventare a morte: cosa stava dicendo? Fare i complimenti a sua madre? Ma stava male? Aveva bevuto qualcosa? Un incantesimo diabolico lo stava facendo rispondere così?
Pure Ashton sembrava confuso, pure Ashton sembrava non capire: eppure il suo amico era serio, non lasciava trasparire la minima espressione di scherzo, gli occhi di Luke erano seri, i lineamenti duri non cambiavano, immobili, rigidi.
«Vai al ballo con William?» le domandò ancora, guardandola.
Tethy annuì, incredula, stupita, non capiva più niente.
«Direi che bisogna brindare allora, il ballo è un evento unico» propose il biondo, cercando dalla sua tasca una bottiglia nera.
Versò il contenuto su un bicchiere appoggiato al davanzale, la bevanda che ne usciva era arancione.
Porse il bicchiere a Tethy, la quale, cercò di rifiutare «Non credo di avere sete» disse lei, che ricevette da parte di Luke uno sguardo fulmineo.
«È succo di zucca, niente di più» intervenne Ashton, prendendo il suo bicchiere, e mostrando di avere la stessa bevanda, un semplice succo arancione.
Luke stava ancora fissando Tethy, con aria quasi minacciosa, la mano a mezz’aria con il bicchiere pronto, per un istante buttò l’occhio sul vestito che lei teneva in mano, e Tethy, per paura che rovesciasse il tutto sulla cosa più preziosa che aveva, prese il bicchiere, e ringraziò appena.
«Al ballo» brindò Ashton, toccandole il bicchiere, e bevendo in un sorso il tutto; Tethy sospirò, e prendendo coraggio, bevve anche lei.
Il gusto di zucca le riempì la bocca, lo sentì scivolare freddo lungo la gola, tenne gli occhi chiusi fino all’ultimo goccio, per poi appoggiare il bicchiere.
«Com’è?» chiese Luke, che accennò un lieve sorriso sul volto.
«Buono» si affrettò a rispondere Tethy.
«Sono contento ti piaccia, io ne berrei a litri» continuò il biondo.
«Già, anche io» mentì lei, dato che preferiva di gran lunga un semplice succo alla pera, il succo che beveva quando era a casa, e che a scuola, per fare colazione, le mancava da morire.
«Abbiamo qualcosa in comune allora, buono a sapersi» concluse Luke, marcando ancora di più il suo sorriso, facendo arrossire ancora la ragazza, che abbassando lo sguardo, venne richiamata dall’orologio che segnava già le sei e mezza.
«Devo andare» disse velocemente, indietreggiando.
I due ragazzi, non fecero resistenza.
«Divertiti, piccola..» uscì dalla bocca del più alto dei due.

Tethy lo guardò, mentre riprendeva i suoi passi lungo il corridoio, e quasi non si accorse, che stava sorridendo a quel ragazzo, il ragazzo che per suo cugino era assolutamente “off limits”.
I suoi pensieri erano confusi, il caos regnava dentro di lei.
Come poteva Luke, essere quello che gli altri definivano “il demonio”?
Come poteva Luke essere davvero così spaventoso?
Tutti quei pettegolezzi, le sembravano così stupidi, così insensati, e una strana convinzione si fece avanti nella sua testa: e se invece fossero gli altri a sbagliarsi?
Se fossero gli altri a partire con i pregiudizi senza nemmeno conoscerlo?
Se fosse Mike stesso ad averlo valutato male?
Luke non era come lo descrivevano, Luke era.. una ragazzo finito per sbaglio nei Serpeverde, ne era quasi certa.
Non sapeva però, di aver dato origine, nei suoi pensieri, ad una stupida illusione.
 

*Fine Flashback*



 
Note di Nanek
Ed ecco che dopo una settimana giusta, torno a postare un nuovo capitolo =)
Ciao a tutte! =)
Allora come procede questa storia? Vi piace? =)
Questo capitolo è completamente impostato sulla nostra protagonista Tethy ;) che ve ne pare? Una tipetta carina e timidona <3 e che in questo capitolo, ha degli incontri piuttosto inaspettati! Un bell’invito al ballo con il bello della scuola, il nostro William, e pure un incontro alquanto strano con i due Serpeverde più oscuri della scuola.. Luke ed Ashton: che si rivelano moooolto cordiali a quanto pare.. ma sarà davvero così?
Leggevo le vostre recensioni sulla divisione nelle varie case cmq: tutte che vedete Mike Serpeverde LOL devo essere sincera: lo volevo fare anche io.. solo che, se mettevo un’altra parente degli Irwin, veniva monotona :D perché ho un’altra storia in corso e la protagonista è sorella di Ash XD quindi per cambiare, volevo una parente di Clifford <3 spero non vi dispiaccia ;)
Che dire ancora? Sono super felice di aver trovato le vostre recensioni <3 alle quali adesso vado a rispondere così vi avviso di aver postato ;) e voglio, come faccio sempre, in tutte le mie storie, ringraziarvi una ad una <3 siete davvero importanti, e io vi adoro già tutte <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 AnotherWorld1D  crazyforgaskarth HoransCoffee  lookatbiebsmile Nerhs vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 DirectionersLove  irwinmuffin  NeneHoran  Potatoes99  Smile_LWWY vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito la storia <3 Australian boys riordansmjnd irwinmuffin NeneHoran Nerhs Smile_LWWY  vi adoro <3


Detto questo, spero di trovare le vostre recensioni, spero di non deludervi, e spero che questa storia vi faccia un po’ sognare magari ;)
Al prossimo aggiornamento <3
Nanek
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Nanek