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Autore: nothing but a shadow    15/10/2013    5 recensioni
Quella notte non riusciva a trovare una posizione che lo soddisfacesse abbastanza da riuscire a dormire, e per quanto cercasse di sforzarsi a pensare che fosse semplicemente l'agitazione pre concerto, Alex sapeva benissimo cosa fosse, almeno in parte, a turbarlo. “E' solo una stupida proposta, non sei costretto ad accettare. Perché ti fai tutte queste seghe mentali per qualcosa di così stupido?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Shaken and tried.


Noah era sdraiato sul letto in attesa del ritorno del suo ragazzo. Ci stava mettendo decisamente più del dovuto ma chi era lui per decidere quanto tempo fosse troppo? Ognuno aveva le sue abitudini, anche se, concretamente, 15 minuti erano una bella quantità di tempo. Forse Jack era rimasto chiuso nel bagno? O magari non si sentiva bene?
Si alzò svogliatamente dal letto per andare a controllare se fosse tutto ok, e si scontrò contro qualcuno. Alzò lo sguardo incontrando il viso di Jack. Gli sorrise felice di vederlo finalmente di ritorno ma il suo aspetto lo aveva lasciato un po' perplesso.
Aveva le guance arrossate, i capelli visibilmente fuori posto e la maglia stropicciata.
«Jack, tutto bene?»
«Uh? Sì, tutto bene. Perché me lo chiedi?»
«Non so,» Noah appoggiò le mani sul petto del proprio ragazzo «sei stato in bagno per più di quindici minuti, pensavo ti sentissi poco bene.»
Jack si irrigidì, sentendosi la peggiore merda del mondo. Cosa doveva fare? Doveva dirglielo?
«C'era Alex in bagno, quindi ho dovuto aspettare che finisse. Quel ragazzo è lentissimo.» mentì, stampandosi un sorriso che sapeva fosse palesemente finto, ma sperò che l'altro non se ne accorgesse.
«Uh, va bene.»
I due stavano per tornare sul letto quando Rian, dall'altra stanza, chiamò Noah dicendogli che c'era una questione da risolvere con Matt. Il minore sbuffò lasciando un casto bacio sulle labbra di Jack, che gli sorrise terribilmente colpevole e buttò fuori un respiro che non sapeva nemmeno di star trattenendo.
Si sdraiò sul suo scomodo letto con gli occhi sbarrati e una mano sul suo stomaco piatto.
Non riusciva ancora a credere a cosa era successo pochi minuti prima. Era accaduto tutto così velocemente e inconsciamente, così naturalmente, come se fosse la cosa più giusta del mondo.
Ma in realtà era tutto il contrario. Era sbagliato, sbagliatissimo. Jack era impegnato, e Alex era il suo fottutissimo migliore amico. Niente di quello che avevano fatto doveva accadere. Ed era tutta colpa sua. Era colpa sua perché non era riuscito a trattenersi, colpa sua perché quel dannatissimo bacio che aveva lasciato sulla cicatrice di Alex doveva essere il gesto più amorevole e casto del mondo, e invece si era lasciato rapire dalla lussuria, dalla voglia improvvisa che aveva dell'altro.
Si prese i capelli tra le mani, tirandoli ignorando il dolore. Aveva rovinato le cose ancora una volta, e questa volta ne era sicuro.
«Cosa ho fatto?» si disse.
Prese il cuscino al suo fianco e se lo premette sul viso, così da soffocare l'urlo che lanciò. Morse il morbido tessuto dell'oggetto, strizzando gli occhi e lanciandolo poi lontano da se, mettendosi seduto sul letto.
Tutto era dannatamente sbagliato.
Eppure c'era stato qualcosa, qualcosa nei gemiti di piacere di Alex, qualcosa nel suo corpo nudo, esposto a lui, che lo aveva reso debole, gli aveva fatto provare una strana sensazione nel profondo del suo stomaco.
Non era solo eccitazione, non era solo voglia e desiderio, era qualcosa di più e Jack sapeva che si sarebbe disperato nel tentativo di capire cosa fosse.
Si strofinò il volto con le mani, sentendo il sudore cominciando a percorrergli la fronte.



Alex era appoggiato alla parete della doccia, mentre l'acqua si infrangeva delicatamente sulla sua testa scivolando velocemente sul suo corpo.
Non sapeva da quanto si trovasse in quella posizione. Minuti, ore. Non sapeva come si sentiva.
Il ricordo delle mani di Jack sul suo corpo lo fece rabbrividire, socchiudere gli occhi come se stesse rivivendo quel piacere ancora e ancora. Le sue labbra erano state così delicate sulla sua ferita, così morbide sulla sua pelle. Chissà cosa si provava a sentirle premere sulle proprie.
Alex grugnì, chiudendo l'acqua della doccia; ne uscì e si legò un'asciugamano alla vita, pensando al perché di tutta quella situazione, di quella sofferenza, di quella necessità improvvisa d'amore. Ma non di un amore qualunque, dell'amore di Jack.
Ma Jack non provava lo stesso, e Alex doveva solo lasciar entrare il pensiero nella sua mente e convincere il suo cuore.
Tutto quello che era successo era stato solo un desiderio da parte dell'altro, solo uno sfogo lussurioso, niente di più e niente di meno.
Ma Alex non riusciva a pensare che lo avesse usato così, non lo avrebbe mai fatto. Alex doveva andare a fondo a quella situazione, ma come? Non era sicuro di poter reggere lo sguardo del moro, non più.
Sospirò, asciugandosi leggermente i capelli con un'asciugamano e lanciandolo in seguito in fondo alla stanza, dalla quale uscì in cerca di un paio di boxer puliti.
Si diresse verso la zona notte, sperando vivamente di non incontrare Jack.
«Alex.»
Il biondo imprecò mentalmente. “Mai che tu lassù me la mandi una giusta, vero?”
Fece comunque finta di nulla e continuò a dargli le spalle, piegandosi sulle ginocchia tenendo l'asciugamano ben stretto alla vita con una mano – non aveva nessuna voglia di ritrovarsi nudo davanti all'altro un'altra volta –, mentre con l'altra frugava nella sua borsa, afferrando in fine un paio di semplici boxer neri.
Quando si rialzò e si girò nuovamente, si ritrovò l'altro a pochi centimetri di distanza, e sobbalzò per lo spavento.
«Alex.»
Questo roteò gli occhi, cercando di raggirare l'altro per tornare in bagno e vestirsi. Ma evidentemente Jack aveva altri piani: appoggiò entrambe le mani ai lati della testa di Alex e si avvicinò ancora un po' a lui, impedendogli di scappare.
Il biondo si sentì imprigionato in una soffocante trappola, anche se in realtà non gli dispiaceva troppo che la trappola fosse il moro.
Si schiaffeggiò mentalmente, doveva togliersi quei pensieri, doveva tornare indietro sulla sua strada e dimenticarsi di quei stupidi sentimenti che aveva per Jack. Era disposto a bere veleno pur di cacciare le farfalle nel suo stomaco che svolazzavano ogni qualvolta che il ragazzo lo toccava.
«Che cosa vuoi, Jack?»
Il moro in realtà non sapeva bene cosa stesse facendo, non sapeva se aveva qualcosa di propriamente sensato da dirgli, ma fatto sta che il suo istinto lo aveva portato dove era in quel momento, con il volto paurosamente vicino a quello di Alex e lo sguardo fisso nei suoi occhi caramellati.
Sentì la gola seccarsi mentre cercava di mantenere lo sguardo negli occhi dell'altro. Non voleva guardare le sue labbra, perché sapeva che ci si sarebbe buttato non appena gli avesse dato anche solo una breve occhiata. Deglutì, sapeva che doveva lasciarlo andare, ma semplicemente non voleva. Amava troppo il modo in cui la vicinanza all'altro lo faceva sentire, amava troppo il pensiero di averlo lì, a pochi centimetri di distanza, amava il pensiero di poterla annullare in qualunque momento.
Jack ripensò alla sera sul tourbus, quando si era trovato sopra Alex e aveva quasi premuto le labbra sulle sue. In quel momento, voleva solo sentire la loro morbidezza, voleva solo sentire le loro lingue danzare lentamente insieme, voleva solo assaporare ogni minimo gusto che Alex aveva da offrirgli. E l'unica cosa a fermarlo era stata il pensiero di Noah, il pensiero che non lo avrebbe tradito.
Ma in quel momento cosa c'era a fermarlo?
Senza nemmeno accorgersene, aveva cominciato ad avvicinarsi sempre più ad Alex, con gli occhi ancora fermi nei suoi. Sentì il proprio cuore accelerare, lo stomaco stringersi e le gambe indebolirsi, e pensò che tutto quello non poteva essere un semplice bisogno fisico.
Alex lo guardò avvicinarsi con gli occhi spalancati, immobilizzato dalla paura.
Voleva quelle labbra più di ogni altra cosa al mondo, ma non a quelle condizioni.
E proprio quando stavano per sfiorarlo, prese coraggio e spinse via Jack da lui, correndo via subito dopo.
Si ritrovò chiuso nuovamente nel bagno, con gli occhi lucidi e i singhiozzi che cominciavano a farsi strada nel suo petto, creando quella sensazione di dolore che, in quel periodo, Alex aveva imparato a conoscere più che mai.



Il concerto di quella sera non si poteva definire uno dei migliori. La tensione tra i due si poteva tagliare con un coltello da burro, e ovviamente anche il resto della band ne era influenzato. Rian e Zack, all'oscuro di tutto, erano estremamente confusi. Certo, erano capitate delle discussioni tra i due amici in passato, ma niente di così grave da riuscire a percepirsi sul palco.
Tra Alex e Jack c'erano metri di distanza, e neanche per sbaglio uno dei due si era avvicinato all'altro o aveva fatto una delle solite battute. In quel momento non erano Jack e Alex; Jack e Alex erano un'unità inscindibile, una persona sola. In quel momento erano come due estranei che erano stati messi insieme in una band a suonare davanti milioni di persone.

Quando finalmente lo spettacolo finì, Zack e Rian si scambiarono uno sguardo complice e, quasi leggendosi nella mente, annuirono.
Una volta nel camerino, Zack sospirò nel vedere il biondo e il moro sedersi in due posti diversi.
Da una parte c'era Jack con Noah accoccolato a un braccio, che si scambiavano tenere effusioni, mentre dall'altro c'era un Alex distrutto. Il bassista notò solo in quel momento il suo profondo cambiamento. Era dimagrito un po', i capelli sembravano sfibrati e poco lucenti, e i suoi occhi erano circondati da delle lievi occhiaie. Aveva l'aria di uno che non dormiva da giorni, o che fosse comunque stanco. Se fosse una stanchezza fisica o emotiva, Zack non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto.
«Alex?»
Il biondo alzò lo sguardo, sorridendo lievemente all'amico. Un sorriso sincero, ma palesemente tirato.
«Sì?»
«Possiamo parlare?» chiese il bassista, in un sussurro. Era sicuro che Jack avesse a che fare con quella storia, e non voleva farsi sentire.
L'altro si limitò ad annuire, alzandosi dal piccolo divano di pelle nera e trascinandosi con fatica verso l'angolo opposto della stanza, seguito fedelmente dall'amico.
«Cosa devi dirmi?» il cantante incrociò le braccia al petto.
«Alex, cosa succede?»
«Cosa dovrebbe succedere?»
Zack roteò gli occhi. «Non fingere di non sapere di cosa sto parlando. Cosa succede con Jack?»
A quella domanda, il biondo sussultò impercettibilmente, abbassando lo sguardo trovando improvvisamente interessante la piccola linea tra le mattonelle sotto i suoi piedi.
Si morse un labbro, forse aprirsi con qualcuno non gli avrebbe fatto male. E poi era Zack, si fidava ciecamente di lui
Sospirò, prima di buttare fuori tutto: i suoi sentimenti per Jack, la loro piccola avventura nel bagno e le due volte che il moro aveva provato a baciarlo.
Il bassista ascoltò le sue parole rimanendo impassibile all'esterno, quando in realtà era completamente sconvolto, ma sapeva che aveva bisogno di calmare Alex, ormai sull'orlo delle lacrime.
«Vieni, andiamo da un'altra parte.»
Zack lo afferrò dolcemente per un polso conducendolo verso i bagni dell'edificio, dove avrebbero potuto parlare indisturbati.
Una volta lì, il ragazzo strinse le sue muscolose braccia attorno il corpo più gracile, che cominciò a singhiozzare nascondendo il viso nell'incavo del collo dell'altro. Questo lo cullò dolcemente, sussurrandogli che andava tutto bene, che c'era lui.
Rimase in quella posizione per un'altra manciata di minuti, lasciando che il cantante si sfogasse. Quando i suoi singhiozzi si fermarono gradualmente e il suo respiro cominciò a tornare normale, lasciò andare la presa per tornare a guardare il suo viso, soffermandosi per un momento sulle ciglia bagnate e gli occhi rossi e stanchi di pianto. Vedere il suo amico in quelle condizioni gli spezzò il cuore, e un'espressione addolorata si fece spazio sul suo volto.
Alex evitò di guardarlo negli occhi, concentrando il suo sguardo su qualsiasi altro punto della stanza.
«Alex, questa storia non può continuare. Sei ridotto malissimo, non puoi lasciarti consumare così.»
«Pensi sia facile Zack?!» urlò questo, cominciando a farsi prendere dal panico. «Pensi che se potessi smettere di amare Jack o almeno ritornare nella mia beata ignoranza non lo avrei già fatto?! Semplicemente non posso! Non c'è un fottuto modo che io possa finire questa situazione!»
Zack si morse un labbro, non troppo sicuro di quello che stava per dire. Lo aveva pensato sin da quando Alex gli aveva cominciato a raccontare di loro due, ma per quanto fosse abbastanza sicuro della cosa, c'era sempre quella piccola probabilità che si stesse sbagliando, e non voleva dare false illusioni all'amico. Sospirò, pensando che se avesse invece avuto ragione, non si sarebbe mai perdonato il suo silenzio.
«Alex, secondo me Jack prova qualcosa per te.»
Il cantante spalancò gli occhi, riportando improvvisamente lo sguardo su Zack. Rimase a guardarlo completamente in stato di shock per una manciata di secondi, prima di scuotere le testa. «No Zack, è assurdo io-»
«Oh andiamo Alex! Nemmeno io sono sicuro al 100% ma per quale altro motivo dovrebbe comportarsi così? Sai benissimo come è Jack, lo conosci meglio di me, per l'amor del cielo!»
«Ma non c'è nessuna possibilità che provi qualcosa per me! Sono il suo migliore amico da sempre, non potrebbe mai innamorarsi di me!»
Zack scosse la testa, incrociando le braccia al petto. «Perché, a te non è successo questo?»
Il biondo aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito.
«Pensaci su Alex, e prova a parlargli.»
Il bassista uscì dalla stanza, lasciando un Alex immobile e ancora più confuso di prima lì, nel centro della stanza.
Si morse un labbro. «Stupido Zack!» urlò, prima di tirare un calcio alla porta davanti a lui.

Quello di cui non si accorse, in realtà, era di un paio di occhi che lo avevano guardato per tutto il tempo.

Note:

Hello everybody!
Sto scrivendo questa piccola nota perché ho delle cose da dirvi.
Volevo dirvi che purtroppo la fanfiction non sta andando molto avanti. Ultimamente non sono molto dell'umore di scrivere e ogni volta che apro la fanfiction mi sento come un po' obbligata. Non fraintendetemi, adoro scrivere ma ultimamente sono completamente fuori ispirazione. Non sono mai al 100% soddisfatta di quello che scrivo, quindi è una cosa a cui sono abbastanza abituata, ma durante la stesura di questo capitolo, mi è sembrato che tutto quello che scrivevo faccesse abbastanza schifo. Credo che questo dipenda dal fatto che ultimamente ho la mente completamente da un'altra parte e non ho molta capacità di concentrazione.
Non ho assolutamente intenzione di lasciare questa fanfiction incompleta ed è proprio per questo che sto scrivendo questa nota, per avvertirvi che non so se gli aggiornamenti saranno molto frequenti.
E' una situazione che mi crea molto dispiacere, visto che ci ho messo anima e cuore in questi capitoli; ma purtroppo come ho già detto a qualcuno come risposta alla recensione se mi obbligo a scrivere quando non mi viene spontaneamente il desiderio, finisce che ne esce una cosa senza senso e assolutamente illeggibile.
Quindi se continuerete a leggere sappiate che ne sarò infinitamente contenta, ma se non troverò più nessuna recensione al prossimo capitolo capirò.
Vi chiedo umilmente perdono.
Grazie a tutti per l'attenzione, I love you all.

PS: So che è corto, ma beh, dovevo lasciare un po' di suspance.

 

  
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