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Autore: Ale Villain    15/10/2013    1 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE (Aprile 2020)
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Michelle non era così, per niente. Michelle, pur di vedere il ragazzo felice, avrebbe ribaltato il mondo; Ambra, invece, avrebbe ribaltato il mondo per ottenere ciò che voleva, proprio come lui. A Jimmy sarebbe decisamente piaciuta.
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Sentiva dannatamente la mancanza di Zacky in casa: non sorridergli, non uscire con lui, non scherzare, anche non litigarci. Erano tutte cose che erano svanite nel giro di un’ora e mezza, da casa sua all’aeroporto. Lei, comunque, continuava a sperare e a credere in quel meraviglioso chitarrista, che l’aveva attratta subito, e si domandò, con tutta sé stessa, se davvero il ragazzo non le avesse mentito.
Ambra, che di nascosto l’aveva seguita, osservò la scena dallo stipite della porta senza farsi vedere e sorrise amaramente, nel vedere la sua bionda preferita stare così in pena per un ragazzo; anche se lei, di sicuro, non era messa molto meglio.

AGGIORNAMENTI INTERROTTI FINO A DATA DA DESTINARSI
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo arrivati al capitolo tre!
Vi avviso subito che ci sarà un balzo temporale, ovvero, dal giovedì si passerà subito al sabato del viaggio (questo capitolo).
Ci vediamo sotto!

 
 
Los Angeles, Aeroporto, h 07.37
 
Synyster diede l’ultimo tiro alla sigaretta, poi la gettò per terra insieme agli altri due mozziconi. Nonostante il vizio era riuscito a resistere per un’ ora e mezza, fumando solo tre sigarette, con Zacky e Matthew a seguirlo a ruota. Il volo era in ritardo di due lunghissime ore e la chitarra solista degli Avenged Sevenfold stava prendendo sempre più in considerazione l’idea di tornarsene a casa a dormire. Si era svegliato insieme agli altri alle 4 del mattino per arrivare in tempo a Los Angeles prima delle 5, dato che la partenza era prevista per le 6 e 45 e, appena arrivati, avevano subito udito l’odiosa voce metallica della compagnia di viaggio, che annunciava il ritardo dell’aereo di due fottutissime ore. Così, i tre metallari avevano preso posto sul marciapiede appena fuori dall’aeroporto, a bersi tre succhi di frutta presi al bar e fumare per far passare il tempo. Riguardo a quella partenza, gli altri due componenti non se l’erano affatto presa, anzi: erano contenti che, almeno loro tre, potessero staccarsi un po’ dalla California e, soprattutto, che dimenticassero per un po’ Jimmy, per quanto impossibile fosse.
- Se continuiamo così arriveremo a casa di Giorgia con tre facce da manicomio – aveva detto ad un certo punto Zacky, interrompendo il lungo silenzio che si era creato. In effetti, nessuno dei tre aveva una bella cera: profonde occhiaie, pelle grigiastra per il fumo al mattino presto e occhi stanchi. In più, i chitarristi non avevano avuto neanche la voglia (e la forza) di truccarsi, quella mattina.
- Magari non ci apre neanche la porta, se prima guarda dallo spioncino – commentò Brian bevendo un sorso di quel che rimaneva del suo succo all'albicocca. - La apro io la porta, non preoccuparti – fece Zacky, buttandosi all’indietro sul marciapiede, sotto lo sguardo curioso dei suo compagni.
- La vuoi sfondare? Ma se non ti reggi nemmeno in piedi – mormorò Synyster, cercando di assumere un’aria il più sarcastica possibile, cosa che non sortì l’effetto desiderato, dato che si beccò un’occhiataccia da Zacky.
- Non ho detto che la sfondo – disse serio – Ho detto che la apro – fece, marcando particolarmente l’ultima parola.
- Hai le chiavi di casa sua, per caso?! – esclamò Synyster, esasperato. Non gli piaceva essere tenuto sulle spine.
- Dovresti parlare di più la mattina, invece di fare il morto vivente – commentò divertito Zacky, rendendosi conto che il ragazzo non aveva capito di aver azzeccato in pieno  - Certe volte ti escono frasi sensate –
Lo sguardo di Synyster bastò per farlo ridere di nuovo: un sopracciglio alzato in segno di smarrimento e la bocca mezza aperta. E sì, quello era Synyster Brian Gates la mattina, che, a quanto pare, sembrava ragionare meglio che durante il resto della giornata.
 
Milano, h 16.38
 
- Blu o Verde? – chiese Ambra, ponendo davanti a Giorgia due maglie. La prima, quella blu, aveva le maniche corte ed era morbida sul davanti, ed aveva un laccio nero che cingeva la vita, la seconda era uguale, solo che cambiava il colore. Giorgia le osservò un attimo tutte e due, poi se ne uscì con un blu poco entusiasta.
- E’ tutto il giorno che sei giù, cos’hai? – chiese Ambra, ponendo le mani sui fianchi e squadrando l’amica, cercando di capire cosa diamine avesse. Si era svegliata quella mattina con una faccia da funerale e non aveva nemmeno fatto colazione, cosa davvero fuori dagli schemi, considerando quanto si abbuffasse di solito la ragazza appena sveglia e Ambra non riusciva a comprendere il perché di ciò. In più, dopo pranzo, era rimasta tutto il tempo a disegnare, suo passatempo preferito, ma che non aveva mai voglia di fare, osservando ogni due minuti l’orologio della camera.
- Cosa? – chiese la bionda sovrappensiero – Ma no, niente, non preoccuparti – poi gettò un’occhiata all’orologio della sveglia. Mancano solo otto ore, pensò, iniziando ad agitarsi. Vedendo che l’amica cominciava ad incupirsi, la rassicurò sorridendole e le fece segno di iniziare ad andare a cambiarsi, dato che da lì a due ore sarebbe arrivata Valentina a prenderle per portarle alla festa. E quando Valentina arriverà mancheranno solo sei ore, constatò nella mente. Okay, ora stava davvero esagerando. Ma non riusciva a calmarsi affatto sapendo che da lì a poco lo avrebbe rivisto. Avrebbe rivisto lui, colui che le ha fatto battere il cuore fin troppo da riuscire a dimenticarsene quasi totalmente soltanto instaurando una relazione con Andrea. Perché ormai doveva ammetterlo, anche a se stessa: era tremendamente in ansia per l’arrivo di Zacky Vengeance. Erano quasi nove mesi che non lo vedeva, non aveva nemmeno potuto vederlo per ciò che era accaduto a Jimmy. Si sentiva ancora in colpa per quello, nonostante lui l’avesse rassicurata dicendole che andava bene anche via telefono. Che brutta cosa, sentirsi solo via telefono. Ma allora perché era in ansia se lo sentiva tutti i giorni?
Dal canto suo, Ambra sembrava all’apparenza tranquilla: aveva preso una cotta per Samuel, meglio conosciuto come Salmo, un americano amico dei Sevenfold, che aveva conosciuto insieme a Zacky e Matthew. Anche lei era un po’ in ansia, ma cercava di apparire tranquilla e pacata.
 
[Milano, h 17.33]
 
Quando qualcuno suonò alla porta, Giorgia saltò letteralmente dal divano ed emise un leggero grido.
- Calma Gio, sarà Valentina – disse Ambra, sorridendo per la reazione della coinquilina, andando ad aprire la porta.
Mentre avevano suonato alla porta, la bionda era assorta nei suoi pensieri, tanto che, per un attimo, entrò in panico: e se fosse Zacky? Ma no, Zacky ha la copia delle chiavi, non avrebbe suonato. E se le avesse perse? O se le avesse dimenticate?
- Giorgiaa! – in un attimo si ritrovò sotto il peso della sua amica che, nonostante fosse molto magra, era alta almeno un metro e ottanta buoni. Era una bella ragazza dalla carnagione leggermente abbronzata e lunghi capelli riccissimi.
- Ciao Vale, come stai? – chiese – Sei in anticipo – disse, controllando l’orologio e vedendo che non erano ancora le sei.
- Sì lo so – rispose l’altra tirandosi su – Ma a casa mi annoiavo – si giustificò, salutando poi Ambra con un lungo abbraccio.
- Allora, come procede? – chiese, sedendosi sul divano insieme a Ambra, di fianco a Giorgia.
 
Oceano Atlantico, Aereo, h 14.11 (orologio di Zacky)
 
Zacky sbadigliò per l’ennesima volta e distolse lo sguardo dal finestrino. Non si ricordava fossero così noiosi e al tempo stesso stancanti i viaggi in aereo. Gettò lo sguardo sul cellulare e guardò le ore: 14.11. E, okay, ma lì dove erano loro (cioè in mezzo al mare, dato che sotto di lui non vedeva altro che una distesa azzurro/blu) che ore erano esattamente? E in Italia? Ma all’orario ci avrebbe pensato dopo, dato che tentò di soffocare, con scarsi risultati, una risata provocata dall’aver visto entrambi i suoi compagni di viaggio.
Entrambi si erano addormentati subito: Synyster teneva la testa rivolta verso l’altro e aveva la bocca aperta, mentre Matthew teneva le braccia incrociate ad aveva un’espressione imbronciata. Non resistette, così, contemporaneamente, cercò di svegliarli con uno spavento. Prese con forza le gambe dei due ragazzi davanti a lui e le strattonò all’improvviso emettendo uno strano verso, attirando gli sguardi delle persone lì intorno.
- Devi morire di una morte lenta e dolorosa! – gridò Synyster rivolto al chitarrista, ancora scosso, svegliatosi all’improvviso e continuando ad imprecare mentalmente contro Zacky.
Matthew borbottò qualcosa di incomprensibile e si voltò dall’altra parte dando le spalle a Brian.
- Che hai fatto mentre noi dormivano? – domandò quest’ultimo, rimandando i suoi propostiti di ucciderlo seduta stante.
- Sbadigliavo, guardavo fuori dal finestrino, ascoltavo musica, sbadigliavo… - rispose lui, facendo spallucce. Quando aveva preparato la valigia il giorno prima non aveva considerato il fattore noia, presente in ogni viaggio in aereo, così non si era portato libri con sé o altri intrattenimenti, se non le cuffie per il cellulare. Ma aveva dimenticato, quasi apposta, un libro da leggere poiché era rimasto convinto che, durante le lunghe ore di viaggio, ci sarebbero stati i suoi due compagni di band a fargli compagnia e a tenerlo occupato, anche semplicemente parlandogli; invece no: quei due si erano addormentati praticamente appena l’aereo era decollato, non dando nemmeno il tempo a Zacky di intavolare una conversazione. Così, si era consolato per sei ore buone con la musica e il bagno (che più che bagno sembrava uno sgabuzzino).
- Tante attività interessanti – rise Synyster, sistemandosi meglio sul sedile. Poi abbassò, per qualche istante, lo sguardo sulle sue povere gambe indolenzite – Mi sa che vado a fare un giro, non mi sento più le gambe – disse, posando lo sguardo sull’amico che gli stava di fronte.
- Io non… - iniziò Zacky, non avendo voglia di alzarsi. Poi però si ricordò di Matthew e cambiò idea in pochi istanti – Vengo anche io! –
- Cambi idea in fretta – constatò divertito Brian, che già si era alzato e stava stendendo le braccia verso l’altro, arrivando quasi a toccare il soffitto dell’aereo.
- Voglio far prendere un colpo a Matt – disse sfregandosi le mani, come se stesse progettando un piano malefico.
- Vuoi sparire per due ore? Guarda che io due ore in piedi, nel bagno, non ci sto – lo avvertì il moro.
- Ci stiamo anche da seduti – disse, iniziando ad avviarsi – Quando tutti saranno scesi dall’aereo, osserveremo la reazione di Matthew –
- Aspetta! – esclamò Synyster scavalcando le gambe del vocalist – Ci portiamo le carte? – disse tirando fuori dal borsone che avevano portato sull’aereo una scatoletta rossa.
- Hai le carte? – domandò sconvolto Zacky.
- Bè sì – disse lui facendo spallucce.
- E perché non le hai tirate fuori prima? – domandò con le braccia aperte Zacky. Poi gli fece segno di lasciar perdere e Synyster lo seguì nei bagni, ancora sconcertato.
 
[Maplensa, Aeroporto, h 20.25]
 
- Dove cazzo sono finiti? – esclamò Matthew, mettendosi alla svelta i Rayban neri e osservando tutto l’abitacolo, ormai vuoto. Si era svegliato giusto dieci minuti prima che l’aereo atterrasse e, al suo risveglio, non aveva trovato i suoi compagni di viaggio. Pensando che fossero andati a farsi una passeggiata, non si allarmò più di tanto, ma poi, dopo altri dieci minuti di attesa (quindi in totale venti minuti) aveva iniziato a preoccuparsi e ora era alla disperata ricerca dei due chitarristi. Decise, come ultima tappa, di avviarsi verso il bagno: quando aprì la porta si ritrovò due facce fin troppo familiari, con l’intento di spaventarlo, emettendo versi senza senso.
- Mi avete fatto prendere un colpo! – esclamò con la mano sul cuore – Ma da quanto siete qua dentro? –
- Quasi due ore – fece Zacky, mentre Brian usciva alla svelta per andare a raccattare il borsone nel quale ci ripose alla rinfusa le carte – Wow, siamo in Italia! – disse euforicamente, con il borsone in spalla.
- Qualcosa mi dice che è già sera – constatò Zacky, vedendo il cielo iniziare a scurirsi, quando scesero dall’aereo.
Dopo aver chiesto un paio di informazioni (e l’orario attuale) su come raggiungere Milano, riuscirono a prendere un pullman alla svelta, trascinandosi dietro valige, borse e borsoni. Saliti sul pullman, con tutto l’ambaradan*, lo occupavano quasi per metà.
- Pronto a rivedere la tua fiamma? – domandò Synyster a Zacky, ridendo.
- Smettila! – disse lui tirandogli un pugno amichevole sul braccio – E comunque sì, sono pronto –
A dire la verità non lo era affatto, ma come poteva dire agli altri di non essere riuscito a chiudere occhio per tutto il viaggio solo perché aveva pensato a lei?
 
Milano, h 20.43
 
- Allora, buona la pizza? – esclamò Valentina, tirando su il bicchiere colmo di birra in direzione di Giorgia e Ambra.
- Quanto la birra! – esclamò Giorgia ridendo. Era già alla quarta birra di fila e l’effetto si faceva sentire. Ambra, anche lei reduce da due birre, era ancora lucida, anche se si faceva trascinare nelle risate delle ragazze.
- Giorgia sei fusa! – esclamò un’altra ragazza, dai capelli lisci e neri come la pece.
- Io? No, affatto! – risposta seguita da un’altra risata.
Dopo l’arrivo di Valentina in casa delle due, si erano spostate tutte e tre in un locale di fianco a Piazza Duomo, non lontano da casa loro. Non era da molto che erano lì, forse due ore, e la festa si sarebbe prolungata fino alle dieci, a quanto sembrava, ma alcune erano già andate e Giorgia era una di quelle ragazze. Sia lei che Ambra non uscivano spesso la sera, ma quando lo facevano tornavano a case più fuse che sane, anche se ciò, fortunatamente, non succedeva spesso; in più, per Giorgia era subentrato il fattore Zacky Vengeance perciò aveva alzato particolarmente il gomito anche per scrollarsi quella tremenda ansia di dosso. Stava, comunque, cercando di controllarsi, per non presentarsi di fronte a Zacky ubriaca marcia.
- Mi sa che ti sta squillando il cellulare – gridò Ambra, per sovrastare la musica del locale, che, più che una pizzeria, sembrava una discoteca.  La ragazza abbassò lo sguardò e notò il display illuminato sul tavolo e per poco non prese un infarto nel vedere chi la stava chiamando. Seguita a ruota da Ambra, uscì dal locale.
- P-Pronto? – chiese con voce tremante.
- Ciao Gio – fece l’allegra voce di Zacky.
- Ciao Zacky, come stai? – domandò, guardando Ambra cercando aiuto.
- Bene – rispose – Io sono arrivato a Milano –
- Cazzo -  sibilò a denti stretti, allontanando l’apparecchio dall’orecchio e coprendolo con la mano – Ambra sono arrivati –
- E noi siamo ancora qua! – le fece notare l’amica.
- Ah sì? Dove siete di preciso? – domandò la bionda al ragazzo, riportando il telefono all’orecchio. La risposta arrivò un po’ in ritardo, dato che né Zacky ne gli altri due avevano idea di dove fossero esattamente.
- Rogo… rogo qualcosa – fece Zacky vago.
- Rogoredo? – chiese Giorgia.
- Sì, ecco! – disse – Ci venite a prendere? Non mi ricordo esattamente dov’è casa tua –
- Ehm… ecco – iniziò – C’è un problema -
Il silenzio di Zacky la incitò ad andare avanti.
- Io e Ambra non siamo a casa – spiegò cercando di restare il più seria e calma possibile – E non ci saremo fino alle dieci circa… siamo in pizzeria –
 
Rogoredo, h 20.47
 
- Io e Ambra non siamo a casa – disse Giorgia tremolante – E non ci saremo fino alle dieci –
Synyster e Matthew osservò l’espressione di Zacky cambiare radicalmente: fino a un attimo prima era euforico e, in modo esageratamente felice, aveva annunciato di voler chiamare Giorgia. Ora, invece, si era fatto improvvisamente serio, aggrottando anche le sopracciglia.
- Capisco – disse sospirando – Allora che dovremo fare fino alle dieci? –
- Non lo so… - fece lei sincera – Ci sarà qualche locale lì in zona –
- Sì, un autogrill penso che ci sia – sputò freddamente Zacky. In effetti, la fermata del pullman li aveva lasciati sulla via Emilia, non in paese.
- Zacky scusami, mi sono dimenticata di avvertirti – disse Giorgia, sentendosi tremendamente in colpa –
- Lascia stare, proviamo ad entrare almeno in Milano, buona serata – disse, ma nel mentre in cui stava per riagganciare sentì ancora la voce della ragazza e ciò lo costrinse a portarsi nuovamente il telefono all’orecchio: - Quando sono le dieci dimmi dove sei, ti veniamo a prendere –
- Va bene – e riagganciò, senza darle il tempo di rispondergli. Poi si rivolse ai ragazzi: - Andiamo – fece serio.
- Dove? E dove sono Giorgia e Ambra? – domandò a raffica Matthew.
- A Milano! Dove vorresti andare, scusa? – chiese Zacky, ignorando l’ultima domanda. Avrebbe dato spiegazioni dopo.
- Ti sai orientare? –
- Abbastanza – mentì l’amico.
La camminata fino alla metro non fu un problema: il vero dilemma fu dove andare una volta scesi in Piazza Duomo. Per un po’ rimasero a rimirare la bellissima ed enorme chiesa, con la madonnina dorata, che spiccava su tutta Milano, godendosi, per un po’, quella particolare bellezza di cui loro, essendo americani, avevano avuto la fortuna di avere sotto, anzi sopra, i loro occhi già per la seconda volta. Il brontolìo dello stomaco di Matt li fece venire una mezza idea di cercare un fast food o, almeno, un Mc Donald’s.
 
Milano, Duomo, h 21.53
 
- Mi sarei mangiato anche il tavolo – fece Synyster, spaparanzato sul divanetto del Mc Donald’s, tra Matthew e Zacky.
- Concordo – fece Matthew, con la testa poggiata sul tavolo.
- Cazzo, il pranzo dell’aereo ha fatto davvero schifo, se Zacky ha addirittura mangiato due porzioni di crocchette – commentò Brian.
- Mi sa che non mi alzo più – si lamentò, fin troppo ad alta voce Vengeance, attirando l’attenzione della gente. Essendo Milano una città caotica, i tre si erano aspettati di vedere gente di ogni tipo, anche alternativa come loro: invece no; la gente che passava di fianco a loro o li squadrava o faceva commenti, chissà di quale tipo. Magari qualcuno li aveva riconosciuti come membri degli Avenged Sevenfold e, troppo timidi per avvicinarsi, si erano limitati a mangiarseli con gli occhi.
- Direi che ora puoi avvertire le due – fece Brian. Zacky aveva raccontato a lui e a Matthew tutta la telefonata, anche sul fatto che le ragazze fossero fuori e non a casa.
Zacky annuì e prese a digitare sul telefono giusto tre parole, ma mentre stava digitando il messaggio, una voce gli fece alzare gli occhi: due ragazze stavano scendendo le scale , poco distante dal tavolo in cui erano i tre, e si stavano dirigendo verso l’uscita del locale. Zacky, improvvisamente balzò in piedi, sotto lo sguardo stranito di Synyster. Alzandosi, però, urtò il tavolo, e il rumore fece fermare le due ragazze a voltarsi: la bionda rimase di sasso.
- Ciao Giorgia –
 
 
*ambaradan: per chi non lo sapesse, è un modo per dire “tantissime cose” o “un armamentario”.
 
Tadaaan, eccomi tornataa!
Abbiamo visto, finalmente, una mini conversazione tra Zacky e Giorgia! Non sono teneri? xD
Comunque… spero di risultare abbastanza veloce nel postamento (?) dei capitoli, dato che ho la storia praticamente già pronta (un esempio: se ho i capitoli 1 e 2 pronti, prima scrivo il 3 e poi inizio a postare l’1, così ne ho sempre due, minimo, pronti, nel caso, un giorno, non dovessi riuscire a scrivere) :D
Un beso, al prossimo chap! <3
 
 
  
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