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Autore: Jale Morrison    15/10/2013    3 recensioni
Come vi sentireste se tutto nella vostra vita andasse a rotoli?
Se anche l'ultima persona rimasta se ne andasse?
E se voi non foste in grado di reagire?
Bene,questa è la storia di Ares. Diciassette anni e un incubo da affrontare: la vita!
Ma,se proprio quando è più buio,arrivasse la luce?
E se questa luce fosse l'amore?
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non è vero che a certe assenze ci si abitua.
Si arriva soltanto ad un momento in cui ti chiedi quando inizierai a mancare tu a qualcuno.
 
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Capitolo 6 .



<< … Fammi capire. Allora : vi siete incontrati al centro, avete già litigato o quasi, lui ti chiama tesoro, siete andati in discoteca insieme, ti ha salvata da un pervertito, hai passato la notte da lui e questa mattina ti ha accompagnata a scuola… >> sospira sognante Elena.
<< Giusto! >> dico mentre addento il mio snack.
<< E lui ti chiama Tesoro! >>
<< Si >>
<< Ares … Lui ti chiama Tesoro! >>
<< E quindi? >>
Elèna alza le braccia e le lascia ricadere con uno sbuffo
<< Sarai mica scema? >>
<< Mi chiama Tesoro, allora? Lo fa solo perché sa che non mi piace! Poi non siamo andati in discoteca insieme, eravamo con tutti gli altri del centro, non mi ha salvata da un pervertito ma sono stati Mafalda e Giacomo, quindi non vedo il senso di questa discussione >> liquido il discorso alzando gli occhi al cielo.
Scuote la testa. Dopo un po’ mi guarda sgranando gli occhi << Aspetta aspetta… >> sorride a trentadue denti << Non mi sembra ti sia dispiaciuto corrergli dietro e andare a casa con lui >>
Doh!
<< Ehm … ero ubriaca e… >> mi guardo in torno in cerca di un aiuto divino.
<< E? >> Elèna mi incita a continuare.
<< E niente,punto! >> adesso basta con questo terzo grado << Piuttosto, come vanno le cose con Logan alias Christian Grey alias Gideon Cross? >>
<< Alias chi? >>
Rido, ha già dimenticato di cosa stavamo parlando prima.
<< Niente, lascia perdere. >>
<< È una favola, amica mia, non avrei potuto chiedere di meglio >> dice in un sospiro.
Non mi da neanche il tempo di replicare, che continua.
<< Non facciamo che parlare ore e ore al telefono, scriverci messaggi…La prossima settimana verrà in città. >> si agita sulla sedia << Mi ha detto che non può stare senza di me, ti rendi conto? >>
Non può stare senza una scopata, vorrai dire!
Le sorrido e le accarezzo un braccio.
Dopo poco suona la campanella di fine ricreazione e ci avviamo in classe.


Le successive ore passano in fretta .
Se non c’è quella befana ,tutto passa velocemente!
Decido di non prendere l’autobus per una volta.
Una piccola passeggiata non mi farà male.
Penso a tutto quello che è successo ieri.
Come ho potuto essere così stupida?
Scuoto la testa e apro la porta di casa.
Mia mamma ancora non c' è , getto la borsa in un angolino dell’ingresso e mi dirigo in cucina.
Prendo una pentola e la riempio d’acqua, accendo il fornello e mi butto sul divano.
Faccio un po’ di zapping, ma in TV non c’è nulla che mi attira. Poggio la testa sul bracciolo del divano e chiudo gli occhi, mi sento uno schifo.
Non mi ubriacherò mai più in tutta la mia vita!

<< Areeees l’acqua! >> apro gli occhi e vedo mia mamma correre verso la cucina.
Mi stiracchio sbadigliando.
<< Scusa mamma, mi sono addormentata >>
<< Scusa un corno! Io e te dobbiamo parlare signorina! >>
Pietà, chiedo pietà!
<< La prossima volta che deciderai di non tornare a casa, gradirei saperlo! Anche se non credo ci sarà presto una prossima volta. Ah, e voglio il numero della tua amica …  Mafalda, e voglio parlare con sua madre, e … >> si porta una mano alla fronte e si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poggia distratta i gomiti sulla penisola e sospira.
<< Mi sono preoccupata così tanto, non farlo mai più >> mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte.
<< Su vai, devo ricominciare tutto da capo. Ho tanta fame >>
Salgo in camera e sistemo il disordine che lascio di solito.
Agguanto il portatile e mi siedo sul letto.
Non aggiorno facebook da tempo …
Digito velocemente e-mail e password e mi trovo incastrata tra le mille parole insensate sulla home.
Scorro in basso per vedere tutte le novità.  


Alessando De Luca
Ci mancherai Ale.

Il cielo ha acquistato un altro angelo, non è un addio.

Rimarrai per sempre nel nostro cuore.

Ah si? E da quando?

Non vi interessava molto di lui da vivo.
Tutto questo non fa che farmi infuriare, eravamo gli emarginati. Adesso scrivono addirittura Ci mancherai!
Che ipocriti! Si accorgono di una persona solo quando non c’è più.
Sento una stretta al cuore, chiudo il computer con tanta forza da pensare di averlo rotto, ma non perdo tempo a controllare.
Scendo di fretta le scale, evito lo sguardo di mia madre, afferro chiavi e borsa << Ares, cosa c’è? >>
<< Niente! >> urlo sbattendo la porta.
Mi fermo e cerco di controllare il respiro.
Un’ondata di vento gelido mi fa tremare.
Cammino veloce e in poco tempo giungo alla fermata dell’autobus.
Il silenzio mi attanaglia la mente, non riesco neanche a pensare.
Il viaggio scorre liscio e lento,scendo all’ultima fermata.
A testa bassa percorro il giardino verde ed entro.
Salgo di fretta le scale.
<< Scusa! >> qualcuno si discolpa per essersi scontrato con me, ma non ho né tempo né voglia di rispondere.
Arrivo al mio piano e senza pensarci due volte spalanco la porta.
<< Dobbiamo parlare…>> dico ansimante per via delle scale.
Mi guarda stranita e mi fa cenno di sedermi.
Eseguo e mi ritrovo come pochi giorni fa a combattere contro me stessa.
<< Non ci posso credere! Davvero le persone non hanno limiti? Quelle inutili parole, dette dalle stessa gente che, ogni santo giorno, lo scherniva! Con quale coraggio riescono a scriverle? Come possono non capire che quello che è successo è anche colpa loro? Ma d'altronde è sempre così. Non avrei potuto aspettarmi di meglio. E’ successo con mio padre ed adesso anche con lui. C’erano così tanti sconosciuti al suo funerale, sconosciuti che piangevano! E per cosa? Loro non avevano perso nessuno! Io si! Io l’ho visto morire e mi sento in colpa ogni singolo giorno per aver perso la voce, quando potevo aiutarlo a scansarsi. >> sento del salato sulle labbra.
<< Ares, adesso calmati. Di chi stai parlando? >>
<< Di loro, di tutti >> singhiozzo e passo nervosamente una mano fra i capelli.
Si alza e si siede nella sedia accanto alla mia, prende le mie mani nelle sue e comincia ad accarezzarle.
<< Raccontami tutto dall’inizio. Prometto che non parlerò e non giudicherò. Sono qui per questo. >>
Scuoto violentemente la testa << No… penseresti che sono un mostro >>
<< Non che non lo farei, nessuno lo farebbe. >>
Un meandro oscuro della mia mente viene illuminato da queste ultime parole. Faccio un respiro profondo .
<< Era il compleanno della mamma, 28 Giugno. Avevo completamente dimenticato di comprarle qualcosa; troppo occupata com’ero a pensare alle parole per confessare la mia cotta ad Angelo Petrucci, ero innamorata di lui dalla prima media. Quando quel mattino ho realizzato che giorno fosse, il senso di colpa mi ha travolto. Mi sono precipitata giù in cucina e ho pregato papà di aiutarmi a rimediare. >>
Tutto improvvisamente scompare, viene inghiottito dalle ombre scure della mia mente.
Compresa me stessa.
Sento il rumore dei mie passi mentre cammino tra i tanti cunicoli dei miei ricordi.
I miei piedi mi portano verso quello più buio,quello che non avrei mai voluto attraversare.
Solo il ticchettio dell'orologio mi collega alla realtà, i fotogrammi della mia infanzia scorrono dinanzi ai miei occhi.
Rivedo il nonno Giuseppe,la nonna Lucia,i miei cugini,i compleanni...quel compleanno.
Papà che sorseggia il suo caffè mentre legge il giornale,scendo di corsa le scale e mi precipito a dargli un bacio sulla guancia; lo prendo alla sprovvista e rovescia un po' di quel liquido marrone sul tavolo.
<< Quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima,cosa c'è Ares? >> non ho mai dimenticato questa frase, come se già sapesse.
Guardo la mia vita come al cinema, non posso intervenire, non ho poteri.
Continuo a dargli dei bacini per supplicarlo, in fine si alza e prende le chiavi della macchina.
Blackout.
Tutto diventa nero, gli schermi si sono spenti.
C'è ancora il ticchettio dell'orologio ma niente accenna a voler apparire di nuovo.
Mi guardo intorno spaventata, cosa sta succedendo?
Sento qualcosa.
Lo stridio di quelle gomme.
Il camion si avvicina e il vetro si infrange.
Non posso...ho troppa paura!

<< No! >> spalanco gli occhi di colpo, mi alzo e raccatto la borsa che avevo lanciato prima per terra.
Alessia non fa in tempo a trattenermi che sono già fuori dalla porta.
Alcune lacrime sfiorano il mio viso e comincio a correre via.
Le scale sembrano non finire mai.
Inciampo, ma non mi curo del dolore alla caviglia e continuo la mia fuga.
Cado di nuovo, ma questa volta non a causa delle scale.
Per fortuna non tocco il pavimento e delle braccia familiari mi sorreggono.
<< Hey tesoro, tutto ok? >>
Scuoto la testa senza incrociare il suo sguardo.
Sento il sangue pulsare alla caviglia, mi sciolgo dalle sue braccia.
Appena poggio il piede a terra, un dolore lancinante mi costringe  a ristringerle a me.
Sento i suoi occhi scorrere su tutto il perimetro del mio corpo.
Senza dire una parola mi prende in spalla e mi trascina via.
Le forze mi abbandonano, forse sono troppo stremata per via dei ricordi.


<< Hey bell'addormentata, credevo di dovermi trasformare in un principe per svegliarti. >> Dylan è seduto al mio fianco e mi sorride. << Peccato >> sospira << mi sarei sacrificato volentieri >>.
Lo guardo stralunata.
<< Ma.. dove diavolo siamo? >>
<< In un posto dove non può trovarci nessuno. Non puoi scappare, sei completamente mia qui! >> mentre lo dice raccoglie un bastoncino di legno e lo impugna come fosse un coltello affilato.
Rido e gli do un colpetto per farlo indietreggiare.
<< Hey principe azzurro,vacci piano. Lo sai che la principessa non viene uccisa? >>
<< E chi ha detto che sei tu la principessa? >> dice inarcando un sopracciglio.
<< Beh,hai appena detto di volermi risvegliare con un bacio >>
<< D'oh! >> si guarda intorno << Ho cambiato idea >> afferma,come se fosse la cosa più ovvia di questa terra.
<< Sai,sei peggio di Pinocchio a dire le bugie >> scuoto la testa per ammonirlo.
Anche lui ride e si alza scuotendosi i pantaloni. Mi porge la mano e mi aiuta a tirarmi su.
<< Ti fa ancora male la caviglia? >>
<< Ah ... no, non molto. >> appoggio cautamente il piede a terra e stranamente mi sorregge.
<< Quindi ce la fai a fare due passi? >> mi guarda con occhi dolci.
<< Penso di sì >>
Serpeggiamo tra i vari fossi e i tanti ramoscelli,quando sento il fruscio dell'acqua sulle rocce.
Un piccolo laghetto circondato da erba alta è nascosto tra il giallo delle foglie autunnali.
Il luccichio dell'acqua sommato al colore sbiadito delle cortecce rende tutto più fiabesco.
Mi fermo ad osservare il panorama mentre Dylan va avanti: raccoglie delle piccole pietre e le lancia facendole sfiorare quel velo trasparente.
Rimane a fissarle finché non spariscono,ne raccoglie ancora e ripete i suoi gesti.
Assomiglia ad una persona diversa dal vecchio Dylan,poco spensierata; mi lascio cadere su di una roccia e continuo a seguirlo con lo sguardo.
Scompiglia i capelli e si volta verso di me.
<< Cos'è successo oggi? Perché stavi scappando? >>
L'ha capito anche lui...
<< Io...io non lo so. >>
<< Ed ero io Pinocchio? ... >>
Evito il verde dei suoi occhi e lascio scivolare le mie mani tra l'erba alta,strappandone alcuni fili; poggi la schiena alla roccia e distende le lunghe gambe nel verso opposto al mio.
<< Ti farebbe bene parlarne con qualcuno >>
<< Ci ho provato,ma non riesco ad arrivare fino in fondo >>
<< Magari non l'hai fatto con la persona giusta >> si volta a guardarmi.
 << E saresti tu la persona giusta? >>  allungo una mano e lo spingo di lato sorridendo.
<< Il principe ascolta sempre la sua principessa >> afferma come se stesse raccontando una fiaba.
Provaci...se è lì anche lui deve esserci un motivo.
Prendo una lunga boccata d'aria:
<< Quel camion non doveva passare di lì >> annuisce << Quanto avrei voluto che neanche lui fosse lì. Avevo trovato il regalo perfetto per la mia mamma,ero sicura che le sarebbe piaciuto; aveva detto di pagare e di aspettarlo fuori. L'ho fatto, ho aspettato, ma era passato fin troppo tempo.
Ho pensato che fosse successo qualcosa all'auto, magari gli serviva aiuto, così l'ho raggiunto... o meglio, ci ho provato. >> alzo gli occhi al cielo per controllare le lacrime << E in effetti era così: cercava di mettere in moto, ma il motore gracchiava a vuoto; non si decideva mai a portarla da un meccanico, eravamo rimasti ancora a piedi. Vicino c'era un negozio di caramelle, ed un bambino non smetteva di piangere e tirare la gonna della mamma; forse era troppo impegnata a cercare le chiavi nella borsa, o forse era semplicemente esasperata, fatto sta che lasciò per un attimo il suo bambino che si precipitò in strada. In quel momento è successo tutto: un camion frena, il rimorchio si sgancia, mio padre è lì, non scende in tempo, la voce mi muore in gola. L'unica cosa che ricordo dopo sono le urla del bambino spaventato, il rumore del vetro che s'infrange e del metallo che si piega. Ora quella donna può riabbracciare suo figlio, mentre io non potrò più farlo con mio padre, è rimasto bloccato lì, sotto quel maledettissimo rimorchio di quel maledettissimo camion. >>
Dylan è ancora lì, ha lo sguardo perso nel vuoto ma distrattamente mi accarezza un braccio; non so spinta da cosa, poggio la mia testa sulla sua.
<< Va tutto bene Ares... >> e per la prima volta,ci credo.
Rimaniamo per un po' così,con la sua mano che accarezza i miei capelli.
<< Vuoi dimenticare tutto per un altro po' ? >>
Cosa?
<< Perché devi sempre rovinare tutto con le tue proposte indecenti? >>
<< Ma cosa hai capito? >> sembra quasi imbarazzato << Alzati su! >>
Mi prende la mano e mi trascina su di un pianoro.
<< Dylan ma ti sembra il momento di mettersi a scalare una montagna? >>
Sbuffa << Parli ancora troppo per i miei gusti >>
<< E questo non cambierà mai! >> affermo risoluta.
<< Taci e guarda >>
Mi da una leggera spintonata e mi incita a guardarmi intorno.
Credo di non aver mai spalancato gli occhi così...che meraviglia!
Il sole muore dietro le montagne che vengono risucchiate dall' ammasso di nuvole arancioni. Gli ultimi raggi brillano sulla superficie trasparente del lago e dei fiori rosa fanno da sfondo a questo spettacolo.
<< Oh >> lascio sfuggire il mio stupore.
<< Era questo che intendevo >> sussurra come se non volesse rompere la magia di quel momento.
Le sue braccia mi circondano la vita.
<< Stai tranquilla principessa, voglio solo stringerti >>
Non prendere fuoco Ares!
<< Ma non era "tesoro"? >> lo guardo dal basso inarcando un sopracciglio.
Ride << Nah, adesso sei diventata la mia principessa >>
I suoi occhi incatenati ai miei,le sue braccia che mi stringono,i nostri cuori che si avvicinano,come le nostre labbra.
Sento il suo respiro sulle mie,sono quasi sicura di quello che sta per succedere e non ho paura che accada,questa volta non voglio scappare.
 Baciami .... << Forse sarebbe meglio andare >>
Ma come sempre,quando sei pronta ad affrontare qualcosa,lei non è pronta per te.
<< Si, mia madre starà dando di matto >> rido per non lasciargli capire cosa desideravo facesse.
Piano,senza che lui mi lasci la mano,scendiamo il piccolo altopiano.
Ripercorriamo i nostri passi:guardo il luogo dove poco prima ho confessato il mio dolore e non mi sento affatto pentita.
Guardo Dylan e mi avvicino a lui ancor più.
Anzi, un senso di libertà mi pervade.
<< Dylan... >> si volta << Tu perché sei qui? >>
I suoi occhi si incupiscono.
<< Un giorno te lo racconterò >>
<< Perché non ora? >>
<< Perché non è quel giorno >> mi sorride e circonda con un braccio.
Lo abbraccio anch'io...per evitare di essere stritolata.
Certo certo...stritolata,sarà sicuramente per questo!


Tra mille risate e carezze,prese in giro e qualche schiaffetto,arriviamo al centro.
<< Ma stai zitto! >> mi sporgo di lato,rischiando di far cadere entrambi;ma lui mi tiene e finiamo sempre abbracciati.
<< Ma di solito le principesse non sono dolci e innamorate del proprio principe? >>
<< Siamo nel 2013,le principesse non sono più quelle di una volta >>
Entrambi ridiamo,continuando a camminare verso la sala del cerchio.


<< Eccola! >> Mafalda è al telefono << Si può sapere dov'eri finita? >> urla, appena si accorge di Dylan, anzi, di come sono appiccicata a Dylan, da furiosa diventa maliziosa.
<< A quanto pare avevi qualcosa di meglio da fare >>
Mi stacco come scottata e cerco invano di trovare una scusa, ma Mafalda mi precede.
<< Non preoccuparti, inventeremo una scusa per tua madre. >>



-Spazio autrici-
Saaaaalve a tutte/i,
scusate per questo enorme ritardo,per farci perdonare ci sarà una piccola sorpresina alla fine.
Iniziamo dicendovi un grande GRAZIE: 10 recensioni e più visualizzazioni del previsto!
Speriamo che questo capitolo vi sia,come sempre,piaciuto.Per qualsiasi chiarimento o domanda,non esitiate a chiedere.
Speriamo abbia anch'esso lo stesso successo del precendente,se non più.
Adesso,volevamo raccontarvi una cosa,capitataci nella nostra vita reale lol
Ricordate la Pitacoro? La tanto amata prof di storia?
Beh,esiste davvero,ma insegna fisica.
Non era mai stata una nostra insegnate,ma la conoscevamo grazie alla sua "fama":terrorizza da generazioni i ragazzi del nostro liceo!
Quando abbiamo deciso di inserirla nel nostro racconto,non immaginavamo di trovarcela alla cattedra nella nostra vita!
Già,è diventata la nostra insegnante...e terrorizza anche noi lol
Diciamo che ci siamo tirate da sole la zappa sui piedi,ma chi l'avrebbe mai immaginato?
Speriamo solo non legga mai la nostra storia!!!
Detto questo,ritorniamo a noi...
Ecco a voi la sorpresa:

 
Ecco il nostro Dylan!!!
Almeno come lo immaginiamo noi,ognuno,con la proprio fantasia,può poi crearsene uno proprio.
Lui è stata la nostra ispirazione e per sempre lo sarà lol
Speriamo piaccia anche a voi,

Baci Jale :*


 


 



 
  
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