Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Laylath    15/10/2013    1 recensioni
Il suo posto era altrove, la sua fedeltà era per un’altra persona, un altro gruppo.
E ne aveva passate tante prima di giungere a loro…
La storia del nostro amato Maresciallo Falman.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang, Vato Falman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 25.
1914. News and arrivals



 
“Aspetta, aspetta, aspetta! – esclamò Havoc, con grandissimo orgoglio, vedendo Fury entrare in ufficio – Sbaglio o sulla tua spallina vedo una stellina in più, Fury?”
“Attenzione! – gli fece eco Breda – Adesso in squadra abbiamo ufficialmente un sergente maggiore… anche se è davvero ridicolo chiamarti così considerata la tua altezza”
Fury rise imbarazzato, passandosi una mano sui capelli neri e avvicinandosi ai suoi colleghi.
Nell’ultimo anno il ragazzo era davvero cresciuto tanto ed aveva fatto progressi tali da raggiungere il rango di sergente maggiore... già un mese prima, ad inizio anno nuovo, anche se aveva avuto il permesso di cambiare il rango sulla divisa solo quel giorno: un’ulteriore dimostrazione del suo valore, considerato che erano in periodo di pace e dunque gli avanzamenti di grado non erano così rapidi come durante la guerra.
“Sono veramente fiera di te, Fury” sorrise il tenente Hawkeye
“La ringrazio, signora”
“Ve l’avevo detto che avevo visto giusto su di lui: – annuì Mustang dalla sua scrivania, nascondendo in parte l’enorme orgoglio, quasi Fury fosse una sua creatura – ho intuito per queste cose, non c’è nulla da fare”
Falman sorrise soddisfatto quando il ragazzo si girò verso di lui, cercando anche la sua approvazione.
Era incredibile, ma erano passati più di due anni da quando era arrivato in squadra.
Praticamente è passato da caporale a sergente a sergente maggiore in poco più di ventiquattro mesi.
“Beh, adesso che hai quella stelletta in più non pensare di adagiarti sugli allori, giovanotto – disse Havoc con finta serietà – Anzi, visto che sei diventato così grande direi che potresti fare anche lavoro in più”
“Che?” si sorprese Fury, non riuscendo mai ad abituarsi agli scherzi dei suoi compagni
“Hai ragione, Havoc – gli fece subito da spalla Breda, strizzando l’occhio a Falman – da stasera un’ora supplementare di lavoro per almeno una settimana: è la tradizione quando si passa al rango di sergente maggiore”
“Tradizione?” chiese Fury girandosi verso Falman
“Oh sì – annuì lui, partecipando una volta tanto a quei giochi – E’ prassi consolidata in ogni Quartier Generale”
“E va bene! – sospirò il giovane, mettendo il broncio – Però è un peccato… volevo festeggiare con voi, stasera. Oh beh, aspetterò di finire questa tradizione”
“La tradizione della tua idiozia e ingenuità! – scoppiò a ridere Havoc, arruffandogli i capelli neri – Ci caschi sempre!”
“Uno scherzo! – arrossì il ragazzo – Ma! Maresciallo… lei non…”
“Scusa Fury, - ammise Falman – ma una volta tanto non succede nulla a partecipare a questi scherzi”
La verità era che il maresciallo si sentiva particolarmente felice in quel periodo: la settimana prossima finalmente Elisa sarebbe tornata ad East City. Più di un anno senza di lei, nonostante le telefonate e le lettere: negli ultimi tempi, quando l’attesa ormai era quasi al termine, Falman si era reso conto di quanto sentisse la sua mancanza. Per sei mesi lei sarebbe stata assieme a lui e finalmente avrebbero potuto ricostruire il loro rapporto con basi molto più mature e solide.
Tutti in ufficio sapevano di questa novità ed erano molto felici per lui. Certo, poi dopo quei mesi ci sarebbe stato un altro anno di lontananza, tuttavia…
Il telefono alla scrivania del colonnello squillò ed i festeggiamenti per la promozione di Fury si interruppero.
“Colonnello Mustang” rispose l’uomo, dopo aver alzato il ricevitore.
Tutti portarono lo sguardo su di lui, pronti a scattare ed entrare in azione: oramai avevano sviluppato una sintonia tale da non aver bisogno di ordini superflui. Le missioni in quei due anni si erano succedute rapidamente, portando Mustang ad avere un ruolo di grande importanza nel Quartier Generale dell’Est. Falman era entrato abbastanza dentro i meccanismi di quella piccola società per sapere che il Generale Grumman aveva particolari aspettative sul giovane alchimista e che dunque gli lasciava il comando di missioni che sarebbero dovute andare a gente più esperta di lui.
Forse si trattava proprio di uno di quei casi, perché gli occhi scuri del colonnello si stavano restringendo.
“Va bene” disse l’uomo riagganciando il telefono ed alzandosi in piedi.
Tutta la squadra fece altrettanto e si misero sull’attenti.
“Andiamo, ragazzi – disse il colonnello – a quanto pare c’è stato un dirottamento ferroviario… e pare ci sia un pezzo grosso tra i passeggeri”
 
La sala operativa era in pieno fermento: per casi come questi la squadra di Mustang non poteva agire in maniera singola e doveva tener conto anche del resto dei soldati. Fury si mise immediatamente ad una postazione radio, sistemandosi le cuffie sui capelli corvini: l’aria concentrata del soldato faceva capire chiaramente come avesse messo da parte la sua idea di festeggiare la promozione. Il dovere prima di tutto.
Come si raccolsero le prime informazioni il tenente disse
“Il treno assaltato è il rapido 04840 partito da New Optain. Gli assalitori sono i guerriglieri blu, un gruppo di estremisti dell’Est”
Falman annuì a quella notizia: non era strano che ad anni di distanza dalla guerra ci fossero ancora gruppi estremisti di quel genere.
“C’è un comunicato?” chiese il colonnello
“Sì, e paiono molto sicuri di sé. Glielo leggo?”
“No, lascia stare. Tanto so già che sarà pieno di insulti contro di noi” scosse il capo Mustang
“Proprio così - annuì il tenente, dando una rapida occhiata al foglio in questione – Vogliono la liberazione del loro capo attualmente detenuto nelle nostre prigioni”
“Tipico. Allora mi confermate che il generale Hakuro è davvero su quel treno?”
Falman osservò Fury che stava trascrivendo le informazioni che gli arrivavano via radio
“Stiamo controllando ora – disse – ma è molto probabile”
“Che fastidio – sospirò Mustang – Stasera avrei un appuntamento…”
Breda, che nel frattempo stava controllando sul giornale gli orari dei treni, per verificare se si rischiasse lo scontro con qualche coincidenza, rispose sarcasticamente
“Vorrà dire che per una volta tanto farà un romantico straordinario con tutti noi”
Il colonnello sembrava tutto meno che soddisfatto da quella possibilità e assumendo un tono falsamente serio rifletté
“Il modo più rapido per concludere questa vicenda sarebbe sacrificare il generale, così potremmo…”
“Non dica sciocchezze, colonnello. – fece Fury, leggermente contrariato, porgendogli un foglio – Ecco l’elenco dei passeggeri”
Mustang lo osservò attentamente, mentre anche Havoc gli si accostava con curiosità.
“Ah, c’è davvero anche il vecchio Hakuro con tutta la famiglia…” commentò il biondo
“Certo che anche lui… mettersi a fare una vacanza all’Est pur sapendo che la situazione è bollente – iniziò il colonnello, pronto a prendersela contro il generale. Ma poi il suo sguardo si fece furbo ed un sorriso gli apparve sulle labbra – Signori, vi informo che stasera ce ne andremo a casa prima di previsto…”
Falman come tutti gli altri si girarono a guardarlo con perplessità.
Il sorriso di Mustang si fece ancora più malizioso
“…su quel treno c’è l’Alchimista d’Acciaio”
 
E così Edward ed Alphonse erano tornati ad East City dopo uno dei loro innumerevoli viaggi alla ricerca del modo per aver indietro i loro corpi.
Falman, quella sera, mentre si preparava per uscire, rifletté e si ricordò che Ed ormai doveva avere circa quindici anni… il più giovane alchimista della storia.
Non scambierei mai il mio talento con il suo – aveva commentato Mustang tempo prima – Non al prezzo che ha pagato lui con il fratello.
Già, perché la storia di Ed e Al, sebbene sconosciuta a quasi tutti, era molto tragica. Falman sapeva poco di alchimia, l’unica a cui fosse relativamente abituato era quella del colonnello, ma non pensava che le conseguenze di un’azione come la loro potessero essere così tragiche.
Certo che quello che hanno cercato di fare…
Falman scuoteva il capo ogni volta che ci pensava: tentare di riportare in vita la loro madre.
Poteva capire il loro desiderio, considerato anche che all’epoca erano ancora più giovani e praticamente orfani, dato che il loro padre era andato via da casa… ma per quanto si amasse una persona…
No, io non avrei mai fatto una cosa simile per mio padre… o per mio figlio…
Ed e Al erano comparsi nelle loro vite circa due anni fa, quando Mustang aveva praticamente fatto da tutore ad Ed per fargli passare l’esame per diventare Alchimista di Stato. Falman ed il resto della squadra intuivano che il colonnello aveva preso a cuore la sorte di quei ragazzi, nonostante mascherasse tutto dietro la solita ironia e ambizione. Certo, una buona dose di calcolo era presente nei piani dell’alchimista di fuoco… come era stata presente nel momento in cui aveva preso in squadra tutti loro.
Per i primi tempi lui e gli altri avevano creduto che Ed sarebbe in qualche modo entrato a far parte della loro squadra, considerato che, per l'esercito, lui era un sottoposto di Mustang. Ma alla fine il giovane e suo fratello non stavano mai al Quartier Generale: erano sempre in giro per Amestris e ormai l’eco delle loro imprese era sulle bocche di tutti.
Voglio bene a quei due ragazzi – aveva detto Breda una volta che loro quattro erano usciti a cena e il discorso era caduto sui fratelli Elric – ma sono una cosa completamente diversa. Voi, il tenente ed il colonnello siete la mia squadra… Ed e Al sono delle persone che aiuterò come posso, ma non sono paragonabili a quelli che sono i miei veri compagni.
Sì, Falman era d’accordo con Breda: non era questione di insensibilità, ma l’affiatamento, l’intesa… tutto quello che avevano costruito negli anni era qualcosa di cui andavano troppo fieri e orgogliosi. L’arrivo di Fury aveva completato la squadra, lo sentivano tutti quanti: non avevano bisogno di altri elementi a incrinare il prezioso equilibrio che avevano raggiunto.
L’unico che potevano accettare, da circa un mese, era il cane…
“Allora stasera si va a cena assieme! – esclamò Fury, raggiungendo Falman assieme a Breda ed Havoc – Meno male… mi dispiaceva rimandare”
“Mi raccomando di non fare troppo tardi” lo reguardì il tenente, passando accanto a loro con il colonnello
“Certo, signora – assicurò Fury – mi saluti tanto Black Hayate”
“Stai tranquillo. – sorrise lei – Domani lo porto in ufficio per fartelo salutare, va bene?”
“Sul serio? – si illuminò il giovane – Grazie mille, tenente! Così potrò vedere quanto è cresciuto!”
“Fantastico…” brontolò Breda che, si era scoperto, aveva una tremenda fobia dei cani.
“Buonanotte a tutti, ragazzi – salutò Mustang con un cenno della mano – E speriamo che l’arrivo del nostro caro Acciaio non ci porti guai come al solito”
 
Quasi le parole del colonnello si fossero rivelate profetiche, circa una settimana dopo la squadra era radunata nell’ufficio ed i pensieri non erano dei migliori: avevano un nuovo problema da affrontare ed il suo nome era Scar.
“Ha mandato in frantumi l’automail di Acciaio – commentò Breda, scuotendo il capo – e ha messo in difficoltà l’Alchimista Nerboruto…”
“E il colonnello…” commentò Havoc con un’occhiata maliziosa a Mustang
“Havoc oggi non piove ed incenerirti non mi sarebbe difficile!” esclamò Mustang guardando di sbieco il sottotenente e cercando di dimenticare la grandiosa figuraccia che aveva fatto due giorni prima.
E già – sospirò Falman tra dentro di sé – il fuoco non può molto nei giorni di pioggia… il colonnello se lo dovrebbe ricordare prima di lanciarsi in attacchi spericolati… meno male che c’era il tenente.
Certo, l’atterramento di Mustang per lo sgambetto da parte della donna non era stato molto dignitoso, ma almeno era sano e salvo.
“Otterrà lei l’incarico di occuparsi di Scar, signore?” chiese Fury, leggermente preoccupato
“Sì, sergente, - annuì Mustang – stai tranquillo che lo stanerò e metteremo fine a questa sua folle sete di vendetta”
Il ragazzo sorrise debolmente, ma tutti condividevano la sua preoccupazione. Scar era uno dei superstiti di Ishval e Mustang era uno dei maggiori artefici di quello sterminio… uno dei principali obbiettivi di quella vendetta.
Già… Ishval in fondo non è ancora finita e forse non finirà mai.
Falman sapeva, come tutti gli altri, che la guerra doveva pesare molto nel cuore di Mustang, così come in quello del tenente Hawkeye. Lui e gli altri erano convinti che questo pentimento e la determinazione a cambiare le cose fossero sufficienti per poter in qualche modo perdonare quanto era successo in quella guerra. Erano soldati e, eccetto Fury, avevano vissuto le difficoltà della guerra, sebbene in modo differente.
Lo sterminio di quel popolo era un dato di fatto, così come l’indubbia colpevolezza dei loro superiori… ma la guerra aveva insegnato loro che spesso c’erano anche altri fattori per giudicare delle persone. Il colonnello ed il tenente ne erano la prova più lampante.
Falman non aveva dubbi che lui e gli altri avrebbero fatto di tutto per difendere quelle due persone: a loro avevano affidato le loro speranze ed i sogni per un futuro migliore.
Non sarà Scar a fermare Roy Mustang… non lo permetteremo.
“Signore – si trovò a dire – vuole che le facciamo da scorta anche noi fino a quando non si avranno notizie certe di Scar e della sua sorte?”
“No, Falman – scosse il capo Mustang – Per ora quell’uomo è ferito e non può fare molto. Sta ancora ad East City, di questo non ho dubbi: dobbiamo assolutamente stanarlo… l’ultima cosa che mi serve è una scorta. Basterà il tenente come sempre”
“Conti su di me, colonnello” annuì la donna
“Piuttosto fate attenzione tutti voi – ribadì l’uomo – Non credo che Scar se la prenda anche con voi, considerato che è stato appurato che caccia esclusivamente gli Alchimisti di Stato. Ma vi ha visto assieme a me e potrebbe riconoscervi come membri della mia squadra… ora è altamente improbabile che vi attacchi, ma tenete gli occhi aperti, chiaro? E non lanciatevi in azioni isolate contro di lui… avete visto che cosa combina”
“Sì, signore” annuì Breda, mettendo una mano sulla spalla di Fury con fare protettivo.
“Va bene. Adesso abbiamo un contatto diretto con Central grazie al tenente colonnello Hughes: se Scar torna nella capitale ne verremo informati... ma cerchiamo di bloccarlo noi. Ora che Acciaio è tornato al suo paese per far rimettere in sesto il suo automail e l’armatura di suo fratello, abbiamo carta bianca per agire”
“Sissignore”
 
Ma quella sera Falman non aveva nessuna intenzione di pensare a Scar.
Come uscì dal Quartier Generale si diresse con passo affrettato verso la stazione ferroviaria: sperava di non essere in ritardo, ma la situazione d’emergenza l’aveva trattenuto in ufficio più del previsto.
Salì a due a due i gradini che conducevano all’interno della stazione e si diresse verso i binari.
Con suo sommo disappunto vide che non c’era più nessuno. Leggendo il numero del treno che stava fermo e vuoto davanti a lui, lanciò un lamento: era arrivato in ritardo… il treno era sicuramente giunto in stazione da almeno mezz’ora e…
“Vato Falman, – esclamò una voce dietro di lui – è così che mi accogli? Con quaranta minuti di ritardo?”
Falman si girò di scatto e fece appena in tempo ad aprire le braccia prima di ritrovarsi Elisa stretta a lui
“Eli! – disse con voce rotta, abbracciandola – Amore mio, scusa! Sono in tremendo ritardo, lo so…”
Non fece in tempo a dire altro perché un bacio interruppe qualsiasi altra possibilità di conversazione.
Solo in quel momento si accorse di quanto gli erano mancate quelle labbra, quel corpo, quella presenza.
Sei qui… sei qui finalmente!
Quando si staccarono vide che anche lei aveva gli occhi lucidi per le lacrime. Ed era così bella, incredibilmente bella: quell’anno di lontananza l’aveva riportata agli antichi splendori. Falman trovò in lei qualcosa della vecchia Elisa che da tempo non vedeva… eppure c’era anche una nuova e profonda maturità.
Sono cambiato anche io così tanto? Oppure…
“Amore – sospirò Elisa, accarezzandogli i capelli della fronte – come sei… cambiato.
“Anche tu. Eppure, sei ancora più bella e… Vogliamo andare a casa? L’ho rimessa in ordine per il tuo arrivo”
“Ma stai ancora nei dormitori”
“Oh, se non dormo lì per qualche notte non succede niente. Del resto io sono ufficialmente residente in città” e con un sorriso prese la valigia e le passò il braccio libero attorno alle spalle.
Di Scar non gli importava nulla: quella sera esisteva solo Elisa.
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Laylath