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Autore: FeelingWeird    15/10/2013    4 recensioni
"[...]Io sono Helen.
Una ragazza particolare, strana.
Una ragazza con i capelli blu, un piercing al labbro inferiore sinistro e uno sul naso. Pure i lobi dilatati.
Un maschiaccio, in sostanza. Mi fa schifo tutto quello che in qualche modo possa sembrare femminile.
Vestiti, ballerine, gonne...ma soprattutto tutte le cose rosa, a meno che non siano chitarre o bassi.
Io sono Helen, e l'amore mi ha rovinato la vita."
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta mi risvegliai in quel luogo orribile dall'odore nauseabondo: l'ospedale. Ancora una volta ero su un lettino di quel maledetto postaccio. Il mio ragazzo era di fianco a me e non appena vide che avevo riaperto gli occhi mi accarezzò il volto sorridendo:
"Come stai amore?"
Aveva un ematoma enorme sull'occhio destro.
"Come stai tu piuttosto.."
Immediatamente si coprì l'occhio e scoppiò a ridere:
"Non è niente, io sono un uomo!"
Sorrisi scuotendo la testa ma subito dopo mi rivolsi a lui preoccupata:
"Dov'è Josie? E Mark?"
Mi indicò la stanza davanti alla nostra così mi alzai velocemente per dirigermi da loro; evidentemente un po' troppo velocemente visto che mi prese un fitto giramento di testa. Barcollai per qualche istante, rischiai di cadere a terra ma Tom lo impedì avvolgendomi con le sue possenti braccia e stringendomi forte a sè:
"Stai attenta, cazzo."
Dopo poco mi lasciò e annuii con la testa sorridendo, gli presi la mano e ci dirigemmo verso la stanza dove c'erano i nostri due amici. Lì dentro l'aria non era delle migliori, era ovvio che quei due non avessero fatto pace. Alternavano gli sguardi tra di loro senza dire una parola.
"Come state?"
chiesi io cercando di rompere il ghiaccio. Entrambi fecero un accenno di voce, tanto per farmi capire che erano vivi. La cosa mi fece abbastanza irritare, non sapevo precisamente il motivo. Forse perché ero semplicemente preoccupata e volevo una risposta concreta, forse perché ero triste nel vedere quei due così distaccati. O forse entrambe le cose, sì decisamente.
"Che vitalità ragazzi miei."
disse Tom ma non ottenne risposta.
"Hoppus, vieni. Dobbiamo parlare."
continuò poi trascinandolo fuori dalla porta. Mi avvicinai a Josie e fu allora che iniziò a parlare veramente:
"Non so che fare. Sono stata un'idiota, lo so...ma non ero in me. Insomma, non è che mi interessasse quel tizio...appunto per questo non facevo caso a quello che diceva o faceva. Non tradirei mai Mark."
Era nervosa, mentre parlava si torturava le mani e ogni tanto scendeva qualche lacrima. Vederla così faceva estremamente male.
"Josie, lo so. So che non lo faresti mai, so che lo ami."
Quelle mie parole peggiorarono solo le cose, il suo volto iniziò ad essere rigato dalle lacrime. In quel momento mi sentii inutile e fuori luogo.
"Guarda Helen."
disse poi frugando nella sua borsa e tirando fuori una busta con scritto Mexican food:
"Gli avevo detto che gliel'avrei preso e così ho fatto. Ma adesso che me ne faccio? A me non piace il messicano...e lui di certo non lo vorrà più ormai. Oltrettutto è anche freddo."
A quel punto si sentii la voce del mio migliore amico irrompere nella stanza:
"Invece lo voglio."
Mi girai immediatamente e vidi Mark e Tom dietro che sorrideva. Feci lo stesso e mi scansai avvicinandomi al mio ragazzo.
"Scusa Mark..."
Lui l'azzittì asciungandole le lacrime:
"Ssh, è tutto a posto. E' solo che sono estremamente geloso di tutto ciò che mi appartiene."
"Scusa."
continuò lei e a quel punto Hoppus le diede un tenero e lungo bacio.
"Non sono carinissimi?!"
pensai a voce alta. Tom fece un accenno di voce e allora gli diedi un pugno:
"Insensibile!"
"Manesca."
Sapevo di esserlo giusto un poco, ma odiavo sentirmelo dire:
"Vuoi un altro pugno?"
Lui sghignazzò:
"Nah, dammi un bacino piuttosto."
Diventai ancora una volta estremamente rossa e per tutta risposta gli diedi una gomitata. Lui allora mi abbracciò spettinandomi i capelli. Adoravo stare tra le sue braccia, mi sentivo protetta. Era quasi il doppio di me, quando mi abbracciava riusciva ad avvolgermi tutta. Questo mi faceva stare bene, lui mi faceva stare bene. In quel momento un medico irruppe nella stanza:
"Ragazzi, dobbiamo avvertire i vostri genitori."
"Ma poi possiamo andare, vero?"
Quello rispose scocciatissimo:
"Fate un po' come vi pare, ma avvertite."
Dopo di che scrisse qualcosa sul suo taccuino. Noi rimanemmo un po' perplessi e dopo varie occhiate -anch'esse molto perplesse-, chiamiammo i nostri genitori. Provai un paio di volte ma mia madre non rispose.
"Fatto?"
continuò quel medico
"Non r-.."
Tom mi tappò la bocca:
"Sì, abbiamo fatto."
"Arrivederci."
disse chiudendosi la porta contro. Me ne fregai di quanto fosse ignorante quel tipo e continuai a pensare a mia madre:
"Non ha risposto."
guardai Tom preoccupata.
"Andiamo a vedere.."
Velocemente ci dirigemmo verso casa e non appena entrai iniziai a chiamare mia madre ma nessuno rispondeva. Controllai ovunque ma non c'era. L'ansia iniziò a salire, che se ne fosse andata di nuovo? Mi sedetti sul divano senza dire una parola. La mia testa era invasa da pensieri orribili che non riuscivo a scacciare. Tom vide che non ero affatto calma, così si sedette vicino a me:
"Stai tranquilla, magari è uscita a prendere qualcosa."
Avrei voluto rispondergli, chiedendogli perché allora non rispondeva al telefono ma non riuscii a farlo. Non avevo voglia di parlare. Mark e Josie si avvicinarono a noi:
"Aspettiamo insieme che torni."
Io ero ancora impassibile. Sembravo quasi una bambola: immobile con lo sguardo perso nel vuoto. Magari fossi stata una bambola in quel momento, almeno non avrei avuto la testa così incredibilmente piena. Pensavo decisamente troppo. Era sempre stato un mio difetto e, purtroppo, pensavo sempre al peggio. Ormai mi ero abituata alle cattive notizie, arrivavano da tutte le parti. Per fortuna questa volta non ero sola e un po' di speranza mi rimaneva. Improvvisamente il mio stomaco cominciò a brontolare, così Mark e Josie accorgendosene andarono subito in cucina a prepararmi qualcosa.
"Non voglio stare di nuovo male."
finalmente aprii bocca.
"Non lo permetterò."
disse Tom stringendomi forte a sè.
"Non voglio perderti..."
sentii la presa diventare più forte:
"Mai."
Una leggera lacrima rigò il mio viso e immediatamente lui se ne accorse, anche se avevo il volto completamente posato sul suo petto.
"Helen, io sono qui per te."
Alzai lo sguardo per guardarlo in faccia e riprese a parlare:
"Le cose andranno sempre bene se saremo insieme, giusto?"
un bellissimo sorriso accese il suo viso.
"E se non saremo insieme?"
"Io sarò sempre con te. Ho bisogno di te, sei diventata troppo importante per lasciarti andare. E quando non potremmo stare insieme fisicamente, ci penseremo. Sarà la stessa identica cosa. Ci saremo solo io e te, come adesso. Come sempre."
Grazie a quel gesto qualcosa cambiò, mi stava dando un motivo per non disperarmi. Quel motivo che anni prima non avevo avuto e che quasi mi aveva fatto impazzire. Avevo lui con me, non avevo bisogno di altro.
"T-ti amo Tom."
Furono le uniche parole che riuscii a tirar fuori.
"Anche io Helen, non sai quanto."
Era più tenero del solito e la cosa non mi dispiaceva affatto. Le persone che tengono a te si vedono nel momento del bisogno e Tom c'era. C'era sempre stato. Sentii un incredibile voglia di lui, l'unico che poteva farmi star meglio così iniziai a baciarlo, prima in maniera casta poi con sempre più passione. Lo feci sdraiare sul divano e poi mi misi sopra di lui.
"Sicura?"
"Sì."
risposi decisa per poi continuare a baciarlo. L'aiutai a sfilarsi la maglietta, dopo di che lui capovolse le posizioni. Gli accarezzai delicatamente il petto mentre lui sbottonò i miei jeans. Mi levai la maglia ed iniziò ad accarezzarmi, prima vicino al seno per poi arrivare dove l'inguine. Iniziavo già a sentire un lieve piacere e lo stava notando; tnto che riuscii a scrutare un sorriso maligno sul suo volto. La sua mano continuò a strisciare dentro le mie mutandine fin quando, purtroppo, Mark e Josie irruppero nella stanza.
"E' pront-"
Josie spalancò la bocca. Immediatamente mi coprii con i miei stracci, diventando rossa d'imbarazzo. Tom invece sbuffò rimanendo a petto nudo.
"Te l'avevo detto Josie che potevamo benissimo fare sesso e tanto non se ne sarebbero accorti."
"Toorniamo in cucina!"
continuò la mia amica prendendolo per un braccio.
"Questo significa che..."
"No Mark, non te la do!"
"Sei crudele."
Le voci continuarono a sentirsi nonostante se ne fossero andati. Mi rivestii imbarazzata:
"Mi ero completamente dimenticata che c'erano anche loro."
Tom alzò le spalle:
"E allora?"
Continuò rivestendosi, evidentemente deluso. Mi girai quasi sconvolta:
"Non voglio che Mark senta i miei gemiti! Conoscendolo potrebbe registrarli e metterli dentro un vostro album."
Tom sghignazzò:
"Forse l'ha già fatto..."
Lo guardai con gli occhi spalancati per poi scoppiare a ridere.
"Allora diventerò famosa..."
Una risata falsa in realtà perché sì, non riuscivo certo a sorridere pensando a quello che stava succedendo.
"Mark! Josie! Per colpa vostra non si scopa, tornate pure!"
Parlò la finezza fatta a persona. Decidemmo di guardare un film, tanto per far passare il tempo aspettando qualcosa, o meglio qualcuno, che forse non sarebbe tornato. Durante tutto il film non riuscii a fare altro che pensare a mia madre. Perché l'aveva fatto di nuovo? Che motivo ne aveva? La rabbia piano piano cominciava a salire sempre di più ma cercai di non farlo notare. Odiavo avere tutte le attenzioni su di me. Però sapevo fingere bene, questo andava ammesso; mentre il mio ragazzo mi avvolgeva con il suo enorme braccio facevo finta di niente. Nessuno si accorgeva di niente ed era meglio così. Improvvisamente suonò il telefono di Mark e quei pensieri costanti si annebbiarono per un po':
"Merda. E' di nuovo Anne!"
Era un messaggio, da quel che capii molto importante visto che si infilò velocemente il giubbotto e mi chiese scusa. Finsi un altro sorriso.
"Vai con lui!"
disse Tom rivolgendosi a Josie. Lo guardò e subito dopo guardò anche me.
"Ci penso io a lei."
continuò il mio ragazzo accarezzandomi i capelli. Fu così che io e lui ci ritrovammo da soli. E di nuovo il film continuava ad andare ma non ascoltavo una parola.
"Carino sto film, vero?"
Scoperta alla stra grande.
"Eh? Ah, sìsì."
Sghignazzò:
"So che non hai capito una parola."
Spense la tv e mi guardò intensamente:
"E so anche che in questo momento vorresti spaccare tutto."
Sbarrai gli occhi. Mi sa che non ero tanto brava a mentire.
"Non hai segreti per me. Ti conosco troppo bene."
Non sapevo davvero che dirgli. Insomma, quello che stava dicendo era vero ma mi trovavo completamente bloccata in un insieme di pensieri e parole senza senso. Feci finta di niente fin quando lui non si alzò:
"Va beh, devo andare. Ci sentiamo più tardi!"
Mi diede un bacio e se ne andò. Questa cosa mi confuse ancora di più. Perché mi aveva lasciato sola? Thomas Coglione DeLonge, non Matthew. La rabbia stava salendo ancora una volta, così decisi di mettere buona musica e rilassarmi. Quel tentativo fu abbastanza inutile, niente riusciva a calmarmi. Ancora più innervosita decisi di spegnere la radio e provare a dormire un po'. Mi rigirai nel letto fin quando non suonarono al campanello. Per un attimo pensai al meglio, ma ovviamente non era mia madre. Erano Mark e Josie e mi dissero che mia zia voleva vedermi.  Mi prese un'ansia incredibile, avevo paura che sapesse di me e Tom. Velocemente mi diressi verso casa DeLonge, più svogliata che mai. In più si era fatta ora di cena e avevo una fame incrediible. Suonai il campanello e mi aprì Tom:
"Ciao amore."
usò una voce soave. Arrossii:
"Ma sei matto! La zia potrebbe sentirti..."
Rise:
"Non c'è. Vieni."
Entrai un po' perplessa, non capivo che cosa stesse succedendo. Mi prese per mano e mi portò nella camera matrimoniale. Fu allora che tutto divenne più chiaro: sul letto c'erano due cartoni di pizza, tante candele accese intorno e qualche petalo di rosa sparso qua e là.
"Questo mi spaventa. Non è da te!"
Sorrise:
"Per amore si fa questo ed altro, no?"
Divorammo le nostre pizze e parlammo di stronzate cercando di non pensare a niente. Non appena ebbe finito si alzò e mise un vinile sul giradischi: qualcosa di lento. Si avvicinò a me inchinandosi e baciandomi la mano:
"Vuole concedermi questo ballo, madame?"
Lui era perfetto. Annuii con la testa mordendomi un labbro per poi legare le mie braccia intorno al suo collo. Lui mi strinse i fianchi e iniziammo a muoverci delicatamente. In quel momento stavo bene. Sapeva come non farmi pensare a niente: era fantastico. Mi guardò sorridendo.
"Che c'è?"
continuai. Scrollò la testa:
"Niente...è strano pensare a me in questo stato."
Scoppiai a ridere:
"Veramente!"
Si avvicinò con la testa di modo da far incrociare i nostri sguardi e sussurrò:
"Mi hai mandato fuori di testa."
Lo baciai con dolcezza mentre lui mi strinse di più a sè. Piano piano i nostri baci divennero sempre più passionali, finché non lo sbattei a letto saltandogli addosso.
"Stavolta nessuno ce lo impedirà."
fece malizioso.
"No."
continuai togliendomi la maglia. Si alzò mettendosi seduto e iniziò a lasciarmi una scia di baci sul collo facendomi provare dei brividi tutto tranne che spiacevoli. Fu in quel momento che la porta si aprì velocemente facendoci sobbalzare:

"Cosa cazzo succede qui?!"


Angolo di giulss:
Ecco il penultimo capitolo! Mi sono soffermata particolarmente sui loro sentimenti, sì.
In questo periodo mi piglia così! Graaaazie a tutta la bella gente che segue questa storia.
Spero che anche questa volta mi farete sapere cosa ne pensate!
A presto per l'ultimo capitolo :3
  
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