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Autore: Alys_90    15/10/2013    7 recensioni
Otani decide di lasciare improvvisamente Risa.
La ragazza, in preda alla disperazione, non sa come riuscire a superare questa difficile situazione, ma, quattro anni dopo, grazie ad una vacanza organizzata dagli amici di entrambi, dovranno incontrarsi di nuovo e .. che succederà tra i nostri due innamorati? ♥
Tra peripezie, nuove conoscenze, battibecchi e ricordi, Otani e Risa torneranno come un tempo?
Questa è la mia seconda Fanfiction! :-) Spero vivamente di avervi incuriosito! ;-)
Dedicata a Giacomo e Ginevra. ♥ Siete i migliori cugini del mondo!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Otani, Risa Koizumi, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti/e! :-)
Allora, ho deciso di scrivere una Fanfiction  su “Lovely Complex” perché, insieme a “Kodocha/Rossana”, è il mio manga/anime preferito! ♥
Li adoro entrambi! Sono super fantastici! *W* :-)
Mi identifico molto in Otani, visto che sono, per così dire, “alta” 1 m,53 cm, rispetto al mio ragazzo che è 1 m,80 cm! :-) Haha! :D Praticamente l’opposto dei nostri due protagonisti! ♥
Spero che questo primo capitolo sia di vostro gradimento, come i prossimi a venire naturalmente! :-)
Aggiornerò spesso, perché adoro scrivere! ♥
Alla prossima! Un bacione!
P.s.: se vi va, passate a dare un’occhiata alla mia Ff su Kodocha, “Live, love, smile”, che scrivo in contemporanea  a “A holiday with you”. :-)
 

Alys_90
 
BUONA LETTURA ♥
E grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 


Osservai il cielo limpido oltre quella spessa finestra di vetro che si stagliava accanto a me. Piccole e delicate nuvole scure si rincorrevano trasportate dal gelido vento che ululava all’esterno.
Stavo comodamente seduta sul cuscino rosa che tanto amavo, nella mia stanza. Una dolce fragranza di gelsomino aleggiava nell’aria, riempiendomi le narici.
E pensavo a lui.
Sì, a quel piccolo ragazzo alto 1,56 che mi aveva rapito il cuore sino a stritolarmelo.
Tutto di lui mi mandava in estasi. I suoi occhi color nocciola , i suoi soffici capelli aranciati , la sua pelle liscia e profumata, le sue morbide labbra sulle mie.
Quando stavo con lui, tutto ciò che avevo intorno smetteva di esistere. Eravamo solo io e Otani.
Mi aveva conquistato l’anima, sino a sentirmi completamente in sua balia.
Il mio mondo girava attorno a lui.
Nonostante i nostri continui litigi e battibecchi, avevamo superato tante avventure e talvolta qualche situazione difficile insieme, l’uno accanto all’altra. E alla fine io mi ero innamorata. Perdutamente innamorata.
Otani, all’inizio, non ricambiò completamente i miei sentimenti, ma poi, con il tempo, si rese conto di quanto fossi importante per lui.
Mi sentii in paradiso. Non ero mai stata così felice in vita mia.
Sospirai, accennando un sorriso e scrutando ancora una volta quella delicata distesa blu cobalto che si stagliava infinita sopra di me.
Di lì a poco l’avrei rivisto. Avevo atteso quel momento per giorni.
Otani studiava all’università che distava parecchio da Osaka. Per questo motivo ci vedevamo nel weekend, alternandoci. Io andavo da lui, lui veniva da me.
Oggi era venerdì e stavo attendendo con trepidazione l’arrivo di Otani.
Mi ero vestita e truccata leggermente. Aveva detto di volermi portare a cena.
“Accidenti, ma quando arriva?” pensai inquieta, controllando l’orologio appeso alla parete. Indicava le 19.45.
Rilessi il messaggio che Otani mi aveva inviato il giorno precedente.
“Hey, sarò da te per le venti. Ti offrirò la cena. Otani.”.
Una frase dura, tagliente e di poche parole. Pensai che non era da lui essere così freddo, ma diedi la colpa al fatto che fosse stressato per gli esami e lo studio intensivo.
“Probabilmente è questa la ragione” rammentai, poggiando il viso sul marmo gelato della finestra.
Sentii una moltitudine di farfalle svolazzarmi nello stomaco. Era la sensazione che provavo sempre prima di vederlo. Un’emozione unica e indimenticabile.
 
Din don. Il campanello.

Mi alzai di scatto, correndo giù per le scale, sino a raggiungere la porta d’entrata.  
Mi misi una mano sul cuore. Batteva ad una velocità incontrollata. Feci un profondo respiro ed aprii.
Un ragazzo con un buffo berretto di lana nero, una sciarpa color grigio piombo, un cappotto di una tonalità più chiara e jeans scuri mi offuscò la vista.
Mi persi nel miele dei suoi grandi occhi e sentii tremare le ginocchia. Era sempre più bello.
-Ciao Koizumi-.
Il suo tono mi stupì. Otani aveva un’espressione accigliata e pungente.
-Ciao Otani.. Ma che ti succede? Stai bene?- domandai, preoccupata.
Lui mi squadrò, pensieroso. -Dobbiamo parlare-.
Mi si mozzò il fiato e il panico si impadronì di me. “Dovevamo parlare?”. Di solito, questa affermazione non era per niente di buon auspicio e incuteva timore e tormento a chiunque se l’avesse sentita dire.
-O.. ok-. Presi il giaccone rosso dall’appendiabiti e mi diressi fuori. Otani si scansò per lasciarmi uscire e iniziò a camminare.
-Hey, aspetta! Devo chiudere!-. Cercai le chiavi nella borsa, ma le mani tremavano in un modo talmente esagerato che, rovistando rapidamente al suo interno, cadde tutto il contenuto a terra.
-Oh no!-esclamai. Mi accinsi  a raccogliere gli oggetti sparsi qua e là nella maniera più impacciata possibile.
-Ti aiuto-. Otani si avvicinò furtivo, facilitandomi nel compito.
-Gr.. grazie- dissi, arrossendo. Lo guardai. I nostri volti erano a un dozzina di centimetri di distanza. Potei sentire i suoi caldi sospiri sul mio collo.
Otani alzò lo sguardo e lo incrociò nel mio. Un forte e intenso brivido mi percorse la schiena e si propagò per tutto il corpo.
-Che hai? Perché sei così distaccato?- gli chiesi, senza staccare le mie iridi dalle sue.
-Ecco..-. Si alzò di scattò, voltandomi le spalle. -Koizumi noi.. Ecco noi..-.
Si mise le mani in tasca e si voltò di nuovo nella mia direzione. -Non possiamo più stare insieme-.
BUM! Un potente colpo nel petto mandò in frantumi il mio cuore. Vidi il buio avvolgermi nella sua morsa letale.
-Cosa? Ma.. ma che stai dicendo Otani?!- urlai, portando le mani agli occhi, che cominciarono a bagnarsi.
Otani si accostò a me e, sebbene fossi più alta di lui, mi sentivo piccola, vittima di una stretta che mi fece sentire impotente.
-Koizumi.. Ti prego, non rendere le cose difficili- affermò, dando una fugace occhiata al cespuglio alla sua destra. -Io.. Non sono più sicuro di niente-.
Lo fissai, incapace di dire qualcosa. Stavo sicuramente sognando. Si trattava di un brutto incubo da cui mi sarei risvegliata nell’arco di un attimo.
Le lacrime che scendevano violentemente, però, mi confermarono che era la semplice e pura realtà.
-Che significa Otani?! Spiegamelo!- urlai, prendendolo per le braccia e scuotendolo in modo energico. -Il nostro amore è bellissimo! Non.. non rovinare tutto! Non voglio che vada tutto in fumo.. Non so vivere senza di te, lo capisci?!-.
Otani corrugò la fronte e si liberò dalla mia presa. -Lasciami!-.
Le gocce di pianto diventarono singhiozzi strozzati. Piansi disperata, senza rendermi effettivamente conto della terribile situazione che stavo vivendo.
-Non piangere, per favore- sostenne quel piccoletto che mi aveva condotto in una tenebrosa spirale di dolore senza via di uscita.
-Come dovrei reagire?! E’ venerdì, ci troviamo come succede abitualmente nei fine settimana, no?! Ero ultra eccitata perché era giunta l’ora di vederci! Mi mancavi, mi manchi sempre quando sei lontano da me! E tu, Otani, vieni qui solo per dirmi che è meglio chiudere il nostro rapporto?! Non capisco!-.
-Koizumi non è colpa tua! Non sopporto più di trovarmi in questa condizione!- strepitò Otani, battendo i piedi sul lucido lastricato di casa mia.
-Quale condizione?- chiesi, respirando piano.
Otani si sedette sullo scalino dell’ingresso, incrociando le mani davanti a sé.
Lo scrutai basita e lo imitai. Mi accomodai vicino a lui, mantenendo una certa distanza. Lo sconforto non accennava ad andarsene e le lacrime continuavano a sgorgare senza pietà.
Posai le braccia sulle gambe e vi affondai il viso. La fragilità non mi era mai piaciuta, ma, purtroppo, era anch’essa una parte del mio carattere.
-Non voglio vederti così abbattuta, Koizumi. Tu sei una ragazza forte, affronti le difficoltà a testa alta e ti batti per ciò che desideri-.
Non servivano a nulla queste parole. Volevo conoscere la causa della sua improvvisa decisione di separarci. Al solo pensiero trasalii. Le giornate senza Otani non sarebbero più state le stesse. La mia esistenza senza lui sarebbe diventata piatta e infelice.
-So che sarà faticoso per te accettare di non sentirci né vederci più.. -. Gemetti. Non sarei stata in grado di riprendermi, di andare avanti. -Però la lontananza.. La distanza che ci divide.. Mi ucciderà-.
Smisi di piangere e lo guardai. “Cosa? Ma allora.. Lui mi ama ancora”.
Un barlume di speranza mi balenò nella mente e nel cuore.
Otani si portò una mano al capo e continuò: -Koizumi non voglio continuare a stare male. Non ce la faccio.. Basta!-.
Scattò in piedi, esaminando il vialetto costeggiato da piante e arbusti ricoperti da una brina sottile.
-E’ la scelta migliore, credimi- sentenziò.
Balzai sul selciato, in preda alla rabbia. -Come fai a sapere ciò che è meglio per me?! Ciò che hai detto può valere per te, Otani! Ma io non sono d’accordo! Non puoi mandare a rotoli tutto ciò che abbiamo costruito insieme!- urlai, sentendo un atteso rossore avvampare sulle guance.
-Smettila! Sei egoista! Pensi solo ai tuoi sentimenti! A ciò che provi tu, Koizumi! Anch’io devo e voglio stare bene!-.
Indietreggiai, colpita da quella dichiarazione. Quindi lui non stava bene con me? Non era felice? Sì. Era questo che aveva voluto dire pochi secondi fa.
-Tu..-. La voce mi si spezzò e gli occhi bruciarono nuovamente. -Tu.. Non mi ami più?-.
Sentivo le pulsazioni nel torace farsi accelerate. Perché gi avevo posto una domanda simile? Mi accorsi di non voler sentire la risposta, perché sapevo già che non avrebbe portato ad alcuna spiegazione degna da togliermi dal vortice che mi aveva risucchiata.
Otani mi rivolse un’occhiata amareggiata, mista a tristezza. Non voleva vedermi soffrire. Ma come potevo non stare male sapendo che forse l’avrei perso per sempre?
-Koizumi.. E’ opportuno saltare la cena. Volevo parlartene poi, ma grazie per essere intervenuta in anticipo.. Mi hai risparmiato un’ulteriore dispiacere-.
Non potevo credere a ciò che avevo appena udito. Otani non dava importanza alla nostra relazione, ai momenti vissuti, ai piccoli gesti che ci donavamo entrambi. L’indifferenza che dimostrò mi sorprese tanto da pensare di non conoscerlo a fondo come pensavo.
-Tieni..-. Mi porse il colorato portachiavi a forma di delfino che gli avevo regalato al suo ultimo compleanno. -Tienilo tu-.
Allungai la mano e quel maledetto oggetto cadde tra le mie dita. Rimasi immobile, senza muovere un muscolo.
-Ora vado. Addio-. Mi oltrepassò, urtandomi leggermente il braccio.
Ripresi lucidità, stringendo la graziosa collanina che indossavo da ben tre anni. Il primo regalo che avevo ricevuto da Otani.
Mi girai, tendendo una mano verso di lui. -Otani!-.
Era sparito. Di Atsushi non c’era più traccia. 


 
  
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