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Autore: Gaki    08/04/2008    0 recensioni
Allora, rieccomi qua! Ho appena cancellato la versione vecchia di "Dark and Light" e l'ho completamente cambiata. L'inizio è più o meno simile, ma poi ne vedrete delle belle ^^ Spero che vi piaccia e che commentiate in tanti così come prima! Estratto Cap. I "Io-ti-chiamo-come-mi-pare-e-piace-pidocchietto" sibilò Sean andandogli avanti e spingendolo per la fronte. Harry tirò fuori con prepotenza la sua bacchetta e ciò fece alzare un sopracciglio a Sean, mentre apriva lentamente la sua mano. Un diabolico sorriso si distese lungo le labbra del fuggitivo "Ok, fammi vedere quanto vali, moccioso"
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota di inizio Fic:
Allora, come già scritto nella descrizione, ho cancellato la vecchia versione di questa storia e ho deciso di cambiarla, di togliere eventi e fatti e di migliorarla sia dal punto di vista della trama che dal punto di vista sintattito e grammaticale.

I primi capitoli sono più o meno simili (dal POV della trama e dei titoli), mentre poco dopo prenderà completamente un'altra svolta.

Mi dispiace aver fatto aspettare tanto a lungo chi prima mi commentava sempre e spero di poterli ritrovare anche adesso. Mi raccomando, mandatemi qualunque tipo di commento, critiche incluse, asta che siano costruttive.! ^^

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO I
Una Piuma e un Litigio

(P.O.V. Esterno)
Silente camminava a passo serio e veloce lungo i corridoi cupi ed umidi della prigione di Azkaban. Un Dissennatore gli faceva da guida, e al suo passaggio tutti i criminali agonizzavano. Sembrava accorciare loro la vita, anzi, gliela succhiava via.
La figura incappucciata lo guidò lungo la sezione dei criminali pericolosi, fino a fermarsi davanti una cella vuota. Silente scosse la testa, irritato.
"Ho chiesto di vedere Sean Tom Riddle" sibilò il Preside "So perfettamente che la cella di Sirius Black è vuota" la figura del Dissennatore si voltò verso di lui. Il mantello celava il volto di quella ignobile creatura, tanto che Silente non potè vederne il viso. Dopo interminabili secondi, il Dissennatore si voltò e andò avanti, verso la fine del corridoi. A terra Silente potè intravedere il ragazzo che vedeva come un figlio. Da ragazzo era dovuto diventare un uomo dentro una cella di Azkaban. Aveva lunghi capelli neri, una maglietta stracciata e un pantalone, anch’esso stracciato. Ai piedi, invece, non portava nulla. Appena il Dissennatore si avvicinò, il corpo di Sean Riddle ebbe uno spasimo. Quest’ultimo però continuò a dormire. Dopo un cenno veloce il Dissennatore lasciò Silente completamente da solo immerso nei lamenti dei carcerati e nei suoi stessi pensieri. Quando l’uomo si mosse nel sonno e si girò verso di lui, il cuore di Silente sobbalzò nel suo petto.
Una smorfia di dolore appariva sul volto di Sean, chiaro come lo ricordava. Se pensava che aveva permesso tutto quello, stava male.
Mentre pensava gli occhi neri di Riddle si aprirono molto lentamente, fino a fissare quelli di Silente
"Preside…" mormorò solo l’uomo. Il vecchio mago si avvicinò, sfiorando con le lunghe dita le sbarre, gelide.
"Come mai è ancora qua?" domandò a bruciapelo Silente. Sean non avrebbe dovuto pagare per gli errori commessi da altri.
"Mi dà del “lei”, preside?"
Sean gli diede la schiena, senza nemmeno degnarsi di rispondere
"Con me non funzionano questi trucchetti. Mi risponda signor Sean" pretese poi iniziando ad irritarsi. L’uomo non si mosse dalla sua posizione e si chiuse in un ostinato silenzio "Signor Sean, ha intenzione di farsi pregare come a scuola?" domando poi.
"Quello è un periodo morto, non me lo ricordi" mormorò piano il giovane prigioniero
"Uno dei suoi momenti più sfolgoranti, in effetti" continuò Silente "Ma lei è sempre stato molto viziato signor Sean. Ora, dato che mi sembra sia maturato molto da allora, mi può dire perché non è evaso quando ne ha avuto la possibilità?"
Sean Riddle si sdraiò di schiena, fissando il soffitto buio, umido e cupo, fatto di pietre che rendevano ancora più angusta la temibile prigione di Azkaban. Poi, sulle sue labbra rosse e sottili, si dipinse un debole sorriso triste. Alzò le braccia al cielo e si fissò i palmi delle mani con sguardo vacuo
"Queste mani hanno ucciso e torturato…" iniziò a bassa voce senza staccare lo sguardo dalle sue mani diafane "Mi merito questa prigione più di chiunque altro" concluse bruscamente dandogli la schiena
"Sa bene che fu obbligato" cercò di giustificarlo Silente
"No… non è vero…" sibilò voltandosi rabbiosamente verso il vecchio Preside "Io ho distrutto intere famiglie solo per una bugia"
"Vuole morire per caso?" la voce del Preside era seccata
Sean lo guardò. Mai in quattro anni di scuola aveva sentito Silente parlare in toni così schietti e sbrigativi. Mai lo aveva visto in apprensione e desideroso che qualcosa avvenisse come aveva programmato, come ora
"Voglio solo espiare" fu la semplice risposta che ricevette il preside, il quale rimase notevolmente stupito. Sapeva, aveva sempre saputo che sotto quella scorza dura, c’era una persona viva che provava sensazioni e sentimenti come tutti gli altri. Per questo, solo per questo importantissimo motivo, Silente aveva deciso di cambiare il corso degli eventi e il destino stesso. Ma non aveva contato l’influenza del padre, il potere che aveva su quella giovane mente desiderosa solo di sentire un complimento dall’unico genitore che aveva. E come riceverli? Facendo qualunque cosa gli fosse stata ordinata. Voldemort aveva mentito al suo unico figlio, e questo non glielo avrebbe mai perdonato.
"Mi dia retta, la prego signor Sean. Ho un lavoro importantissimo per lei"
"Quando avrò voglia di venire verrò" fu la sbrigativa risposta che ricevette dal detenuto mentre si alzava in piedi
"Cos…" l’uomo si voltò di scatto, fissandolo con un sorriso furbo
"Non pretenderà mica che io fugga da questa prigione in silenzio vero?"
Sean non ricevette risposta. Silente se ne stava già andando, sorridente. Si era dimenticato della cattiva influenza che i Malandrini avevano avuto su di lui.

5 giorni dopo…
Silente era pensieroso nel suo ufficio. Era stremato da tutto ciò che era successo nelle ultime ore nell’Ufficio Misteri. Sapeva perfettamente che da lì a pochissimo tempo, una bomba ad orologeria di nome Harry Potter non avrebbe più retto tutto il dolore che la perdita di Sirius Black gli aveva causato.
Il mago sapeva che era solo questione di tempo. Sarebbe stato più presente di un padre in quel momento, ma la sua mente era presa anche da altri pensieri. Il nome del suo secondo flusso di pensieri, era Sean Tom Riddle.
Era seduto accanto al Pensatoio, dove ben cinque giorni prima aveva riposto il suo incontro con il giovane carcerato. Come spesso succedeva negli ultimi anni fissava oltre la finestra, dove gli ultimi raggi del tramonto illuminavano debolmente il grande lago, facendolo risplendere, come specchi illuminati dalla luce.
Stava pensando ad Sean Kyosuke, quel geniale ragazzo che a solo 15 anni e mezzo aveva preso il diploma ad Hogwarts.
“Buon sangue non mente” fu il pensiero che attraversò la mente del vecchio mago “Figlio delle due menti più geniali dell’epoca!” un lampo di tristezza attraversò i suoi occhi , mentre ripensava alla piccola Liko Hitomi. All’epoca era una splendida ragazza, alta e slanciata, con una chioma rosso fuoco, i cui boccoli ricadevano sulle spalle minute di Cercatrice. Gli occhi azzurri della ragazza erano capaci dello sguardo più dolce, ma anche di quello più ghiacciato. Mai mettersi contro la sua furia, molti lo avevano scoperto a sue spese. E quei molti, dopo non avevano più voluto mettersi contro di lei. Era un bocciolo, esattamente come diceva il nome.
Difatti Liko in hawaiano, stava a significare proprio “bocciolo”. Purtroppo per lei, non aveva mai avuto la possibilità di fiorire appieno e di sfiorire dolcemente e serenamente. Era scomparsa misteriosamente subito dopo la nascita di Sean. Aveva dato alla luce Sean al San Mungo, un parto normale e un normale ricovero post – parto. Liko aveva subito abbracciato il fagotto che era suo figlio e si era addormentata con lui. Almeno questo era quello che riferirono le infermiere quando il giorno dopo scoprirono il bimbo nella culla, una lettera aperta solo da Silente e il letto della paziente vuoto e rifatto.
Ripensò anche ad Sean Kyosuke, cognome fittizio che Silente aveva deciso di dare al piccolo, appena arrivato a scuola, per non metterlo a disagio, farlo deridere e umiliare, isolare e tagliar fuori dalla vita di scuola.
Ma se qualcuno avesse saputo del loro incontro, anzi, se qualcuno fosse venuto a conoscenza del dialogo che si era svolto, di ciò che aveva istigato, e del suo perché, qualcuno gli avrebbe creduto?
Indifferentemente, avrebbero creduto sia a Silente che a Sean? No, probabilmente a nessuno dei due. Anzi, Sean sarebbe stato condannato al Bacio dei Dissennatore e Silente non avrebbe potuto più fare nulla per fermare Voldemort.
Nessuno
E tutto sarebbe ricominciato da capo, Voldemort avrebbe ripreso potere, avrebbe seminato ancora il panico e il terrore. Fra maghi e babbani. Avrebbe ripreso ad uccidere e a far del male solo per il puro gusto di farlo.
Poi sospirò. Lo sapeva quando aveva varcato la soglia di Azkaban, lo sapeva quando aveva detto al Dissennatore che aveva sbagliato cella e lo sapeva meglio di sé stesso quando si era fermato davanti alla figura stracciata che un tempo era Sean Riddle.
Oh si!
Ma certamente che ne era a conoscenza. Però era andato avanti, dritto lungo la sua strada, aveva sfrontatamente evitato consigli più saggi, ma nessuno era stato abbastanza convincente da impedirgli di proseguire lungo la via.
Ostinatamente.
Perché?
Per il semplice motivo che quella era l’unica cosa che Silente e l’Ordine della Fenice potessero fare per contrastare quella macchina di morte e orrore chiamata “Voldemort”
Ed erano in molti a saperlo, ma erano tanti anche quelli che chiudevano gli occhi, solo per il semplice fatto che era decisamente più comodo dare del “pazzo squilibrato con le visioni” ad un ragazzo, piuttosto che alzare il fondoschiena e mettersi a fare qualcosa di utile per qualcuno, anche solo per dimostrare che quelle erano davvero le visioni di un pazzo!
Silente era tutto perso nei suoi pensieri, quando la porta del suo ufficio si aprì rumorosamente, facendo entrare nella stanza una nuvola di fumo. Il preside riconobbe la voce di Minerva McGranitt che urlava a qualcuno di fermarsi
"Ma che scortesia" esclamò melliflua una voce roca che Silente riconobbe subito "Io mi presento qui davanti ai vostri sublimi occhi professoressa McGranitt e voi mi lanciate uno Stupeficium?" la voce era quasi divertita, non c’era nessuna traccia di rabbia. Quello era solo un divertente passatempo prima di passare al lavoro. "Sono davvero molto offeso, mi creda"
A rincarare la dose, fu poi la presenza di Piton. Il fumo si era diramato e Silente osservò le tre persone che si trovavano sulla soglia del suo ufficio. Quella centrale, era di sicuro Sean Riddle, riconoscibile soprattutto per i suoi stracci logori che qualcuno avrebbe avuto difficoltà a definire “vestiti”, ma che lui portava con una classe e uno stile indescrivibile. Minerva non aveva nessuna ferita o segno di combattimento sul corpo, al contrario di Severus, al quale colava sangue da una guancia e che si teneva con la mano libera un braccio, probabilmente ferito e sanguinante. Il preside aveva accuratamente valutato l’ipotesi di far rincontrare Severus con Sean, sapeva che i due potevano scoppiare come una bomba nucleare e fare più danni di Voldemort, ma dovevano rischiare e provare a collaborare, nonostante tutto l’odio che i due, anzi, nonostante l’immenso odio che Sean Tom Riddle, provava nei confronti di Severus Piton
"…incosciente" stava urlando nel frattempo la professoressa. Era sollevata, la cosa era molto visibile, ma stava rimproverando Sean come quando aveva 14 anni e lo trattava molto di più alla stregua di un figlio che un pericoloso fuggitivo da Azkaban.
Piton dal canto suo era rimasto in silenzio e fissava in giro con sguardo perso l’ufficio del Preside. Con Sean adulto davanti a lui, tutto gli sembrava molto più sfocato e… soffuso. Anche la sua stessa percezione della realtà gli sembrava molto più lontana, come se uno spinoso senso di inadeguatezza e d’inquietudine gli avesse attanagliato il cervello. Con una voce che uscì in maniera quasi automatica dalla gola, fissò con uno sguardo vuoto il suo ex allievo.
"La scuola non è ancora finita, potevi ferire qualche studente, potevi fare del male a qualcuno che non c’entrava niente. Per i corridoi c’è sempre qualche ragazzo. Manca ancora un’ora alla di cena ma ti rendi conto? Sei sempre il solito incosciente" Minerva aveva il fiato corto per la sfuriata di prima e fissava il suo collega con uno sguardo un po’ stupito.
Sean invece aveva assunto la tipica posa che assumeva davanti agli insegnanti quando veniva acchiappato. Aveva le braccia dietro la testa, con i lunghi e sporchi capelli neri che gli scivolavano davanti agli occhi neri come la pece. Le precedenti parole della professoressa gli scivolavano addosso come gocce d’acqua, mentre si era completamente irrigidito quando aveva sentito di nuovo la voce di Piton. Ma non fece nulla. Esattamente come 14 anni prima, Sean non si voltò indietro e rimase a fissare la donna avanti a lui. E rispose, come se Piton non avesse mai aperto bocca.
"Però non è successo niente, vero professoressa?"
"UN DUELLO CON UN INSEGNANTE PER TE E’ NIENTE?" esplose furibonda la donna riferendosi sicuramente a Piton, il quale non sembrava particolarmente stupito dall’atteggiamento di Sean.
"Quello là non si è fatto nulla" sputò velenoso Sean lanciando un incenerante sguardo a Piton, che si limitava a fissare ostinatamente altrove
"Non è quello il punto. Silente, si può sapere perché non lo hai avvisato che la scuola non è ancora finita?" domandò poi fissando il preside, come una moglie che fissa il marito, per farsi aiutare nello sgridare il figlio.
"Sono sicuro che il signor Riddle era perfettamente a conoscenza della data di chiusura di Hogwarts" mormorò Silente spostando lentamente lo sguardo su Sean "Mi sbaglio?" il giovane sorrise, lieto di sapere che quasi nulla era cambiato. Come a scuola, tanti e tanti anni prima, la McGranitt che lo portava dal Preside, seguita da Piton, il responsabile della sua casa. Piton che, come sempre, faceva scena muta, la prof. che si arrabbiava ogni volta e il preside che in pratica lo rimandava in camera senza alcuna punizione. L’aveva sempre scampata. Sempre.
"Silente…" la McGranitt sospirava in quel modo ogni volta. Un sorriso triste solcò le labbra di Sean. Poi socchiuse gli occhi.
“Uno stupido litigio” pensò poi l’uomo “Un’insignificante litigio mi ha fatto fare la cosa più ignobile del mondo”
A riportarlo nel mondo reale però fu un bussare alla porta. Fu come una frustata sulla schiena di Sean e fece quello che aveva sempre fatto quando a scuola rischiava di essere sorpreso da Gazza.
Si trasfigurò in un oggetto. Nulla era più semplice per lui. E lì dentro, chi si sarebbe stupito nel trovare una semplice piuma d’oca?
"Avanti" disse Silente mentre la McGranitt si affrettava a raccogliere da terra la piuma d’oca. Completamente nera e con leggere striature bianche al centro. Il preside fissava la penna fra le mani della professoressa mentre invitava Harry James Potter a sedersi sulla sedia. Fissò il volto del ragazzo, stranamente gli appariva fin troppo sereno. Come il sereno che preannuncia una tempesta.
"Allora noi andiamo Silente. Sistemeremo la nostra questione più tardi" mormorò Minerva, incamminandosi verso l’uscita.
"Si, d’accordo. Ah, Minerva…" chiamò Silente mentre i due insegnanti se ne andavano. La donna si voltò "La piuma d’oca… vorrei tenerla qua sulla scrivania, dopo penso di doverla usare"
"Silente, io non credo che sia la cosa più saggia da fare…"
Piton però non sembrava della sua stessa idea e afferrò la piuma con una delicatezza che Harry non gli aveva mai visto. Le dita del professore di Pozioni si strinsero lungo un bordo bianco e la sfilarono da quelle della McGranitt. Poi, la appoggiò sulla scrivania di Silente e lasciò la stanza.
E le spiegazioni a lungo rimandate di Silente.

Sean Tom Riddle rimase in silenzio per tutto il tempo. Solo alla fine della spiegazione di Silente, si permise di riacquistare la sua forma originale. Non gl’importava se Silente non voleva, non gl’importava se doveva spiegare tutto a quel ragazzino, ma non riusciva più a stare fermo ed immobile.
Harry sussultò sulla sedia, fissando la schiena di quel ragazzo che stava sgarbatamente seduto a gambe incrociate sulla scrivania in mogano del Preside. Harry vide gli occhi di Silente chiudersi per un secondo, per poi riaprirsi. Il volto del mago gli sembrava che invecchiasse sempre di più ogni minuto che passava.
"…finalmente hai deciso di uscire allo scoperto" mormorò il Preside.
"Cosa…?" Harry non sapeva più che cosa dire o pensare. Vedere quell’uomo all’improvviso gli aveva confuso ancora di più le idee. L’unica cosa che in quel momento pensava, era che quello là aveva sentito tutto quello che aveva rivelato, aveva sentito i suoi sentimenti e le sue emozioni, il suo dolore per la mancanza di Sirius. Gli sembrava che il suo dolore fosse stato completamente ignorato.
"Harry, lui è Sean" il Gryffindor non aveva staccato gli occhi dalla schiena dell’uomo che non si prese la briga di voltarsi "Sean, lui è Harry"
Sean si morse un labbro a sangue e si sforzava di nascondere le lacrime che scivolavano copiose lungo le sue guance
"Sirius…" mormorò Sean "Cosa significa che Sirius Black è morto?" sibilò, fissando il Preside "Non me lo ha detto che Sirius era morto, perchè?" la voce gli usciva roca da una gola che non usava da molti anni. Poi fissò il tappeto e si strofinò gli occhi. Si alzò in piedi e iniziò a vagare per la stanza
Harry vide in quegli occhi neri come le tenebre più profonde la disperazione più totale e l’angoscia di un uomo che aveva perso qualcuno a cui teneva molto.
“Perché?” si chiese. Sirius non gli aveva mai parlato di lui e nemmeno Remus… se era una persona così vicina a loro, come mai non aveva mai saputo nulla?
"Sean, non ne ho avuto il modo… per questo ho detto a Minerva di lasciarti qua"
"RIMANE IL FATTO CHE SIRIUS BLACK E’ MORTO" urlò Sean sbattendo a terra il primo oggetto che trovò su un comodino al suo fianco.
"Sean…" ripetè con pazienza il mago "Ascoltami…"
"No" lo interruppe alzando un braccio "Io… sono passato da casa di Sirius… e c’era solo l’elfo… insomma… era tutto in ordine… ho pensato che fosse andato da qualche altra parte…" smise di parlare, aveva il fiato corto e gli bruciava la gola "Sirius…lui non…lui…non è…"
Sean si accasciò a terra a gambe incrociate, mentre il Preside pensava. Era un uomo abbastanza maturo e intelligente per capire da solo la situazione e per analizzare gli eventi con la sua testa.
L’uomo si coprì gli occhi nuovamente con le mani e serrò le dita intorno alla sua testa e prese un profondo respiro, alzandosi lentamente in piedi. Il preside posò una mano sul suo braccio
"Tutto ok?" Sean riuscì solo ad annuire molto debolmente.
"C’è altro che devo sapere?" mormorò con un filo di voce
"No. Quello che dovevi sapere sull’Ufficio Misteri lo hai saputo ora, mentre lo spiegavo ad Harry" e indicò nuovamente il ragazzo, che sentì immediatamente lo sguardo dell’uomo su di lui
"Harry Potter" mormorò poi mentre ricollegava le precedenti presentazioni "Il figlio di Lily?" domandò alla fine, quasi brusco
"Si, il figlio di Lily e di James" aggiunse Silente
Sean annuì, senza dire nulla. Aveva ancora gli occhi rossi e le guance bagnate dalle lacrime, ma stava tornando lentamente sempre più serio, così come era abituato a vederlo Silente durante le lezioni. Anzi, più che serio, lo sguardo naturale di Sean era un misto tra sfrontatezza, superbia e divertimento.
"Posso sapere chi sei? Perché conosci Sirius e i miei genitori?" il tono di Harry invece, li riscosse entrambi dal loro torpore e si faceva ogni parola sempre più tagliente
"Chi sono io e chi conosco non deve importarti, marmocchio" lo rimbeccò aspramente Sean poco incline a rinvagare il suo passato.
"Non mi chiamare marmocchio" esplose Harry alzandosi in piedi come una saetta. Sean lo fissò e Silente sospirò, rassegnato. Conosceva quello sguardo, sguardo che preannunciava duelli, risse o peggio
"Io-ti-chiamo-come-mi-pare-e-piace-pidocchietto" sibilò Sean andandogli avanti e spingendolo per la fronte.
Harry tirò fuori con prepotenza la sua bacchetta e ciò fece alzare un sopracciglio a Sean, mentre apriva lentamente la sua mano. Un diabolico sorriso si distese lungo le labbra del fuggitivo
"Ok, fammi vedere quanto vali, moccioso"

Sean si risvegliò che era in infermeria. La riconobbe quasi subito e si alzò lentamente a sedere. Sentì un acuto dolore nell’incavo del gomito, quando cercò di piegarlo per alzarsi a sedere. Si fissò il braccio e vide una flebo. Sospirò, lasciandosi ricadere all’indietro, mentre un doloroso bernoccolo si stava formando poco sopra la tempia destra. Dedusse che aveva perso i sensi nell’ufficio di Silente (per la fame o per il duello?) e cercò di ricordare che cosa diamine era successo.
Serrò gli occhi e sforzò le meningi. Si ricordava di aver sfidato a duello Potter, subito dopo aver saputo della morte di Sirius. Si ricordava anche di quanti incantesimi il marmocchio conoscesse e si ricordava anche di aver pensato che la rabbia e la disperazione portano a fare cose inaspettate. E inaspettato era stato infatti un pesante libro di Incantesimi & ControIncantesimi che era dolcemente piombato sulla sua testa. Si guardò intorno nuovamente. Era mattina e il sole non era poi così tanto basso nel cielo. Oltre a lui c’era altra gente sui lettini: vide dall’altro lato una vecchia che non conosceva in un letto, lontana dagli altri (avrebbe poi scoperto che quella vecchia era la Umbridge), mentre sul suo lato si trovavano Harry, un ragazzino con i capelli rossi e un sacco di lentiggini con il comodino accanto pieno di cioccolatini e infine una ragazza con folti e crespi capelli color grano, con due o tre libri sul suo comodino.
Sebbene si sentisse ancora debole per reggersi in piedi (le forze gli erano tutte scivolate via dal corpo mentre era svenuto e non gli erano bastate 5 ore di sonno per riprendersi) decise che forse un piccolo giretto nella mente di Harry, non lo avrebbe di certo guastato. Decisamente, Sean adorava l’Occlumanzia. Ghignando, mormorò le parole dell’incantesimo e socchiuse gli occhi.

Fine Capitolo I

Allora che ne dite? Aspetto tanti commenti! XDDD
Kiss Gaki
Ci vediamo al prossimo capitolo: Orgoglio e Pregiudizi
  
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