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Autore: Miss J    15/10/2013    0 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Jane_Austen]
[http://it.wikipedia.org/wiki/Jane_Austen]Juliet è una ragazza che vive agli albori dell'800 in una grande casa, che è il suo mondo. Ma qualcosa da fuori giunge a turbarlo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano circa le cinque del pomeriggio e Juliet sapeva che sua madre l’avrebbe presto chiamata per il tè. Ormai erano ore che si trovava nella sua stanza, seduta sul divanetto vicino alla finestra, a osservare i giardini di Windmills. Nel cielo si stagliava un crepuscolo rosso e violaceo, che copriva di tristezza il parco. O forse, pensò Juliet, era il suo umore a vederlo in quel modo.
Posò lo sguardo verso i confini del giardino, dove vi erano gli steccati che dividevano la proprietà dai terreni dei mezzadri, e pensò che solo poche miglia più in là vi fosse la dimora dei Knightley. Chissà com’era stato per Brett passare dalla vita di semplice figlio di contadini a quella di piccolo lord adottato. S’immaginava il viso di un bambino spaventato, trascinato dagli eventi, con una madre deceduta, unica parente rimastagli, e all’improvviso una madre nuova, sconosciuta, una casa immensa con domestici e camerieri disposti a soddisfare ogni suo desiderio, mentre prima doveva riuscire a vivere con quel che poteva.
Ora Brett era un uomo, forte e bello, che nonostante la sua mansione, era un uomo intelligente e arguto, proprio come gli eroi di cui aveva letto nei suoi libri. Sapeva che per nascita era destinata a sposare un uomo con una certa rendita e che, a una come lei, era impossibile avere un’amicizia con un semplice giardiniere. Eppure ai suoi occhi lui era tutto, tranne che un semplice giardiniere. Nel suo cuore sentiva quasi come un legame astrale, una forza interna che la obbligava a pensare a lui, a voler vedere e stare con lui, ad ascoltare solo le sue parole come se fossero le uniche predicazioni veritiere della vita.
Cos’era quella scarica elettrica che aveva sentito in tutto il corpo per ben due volte? Cosa c’era in quegli occhi da non riuscire ad avere cognizione di quello che le stava capitando attorno?
In sua presenza non aveva sentito il tempo scorrere, né il fuoco scoppiettare, né le persone attorno a lei che si muovevano. Si sentiva come in una bolla da cui non poteva né udire né vedere altro che Brett, come intrappolata in quel momento, che però non la terrorizzava, ma la confortava e la faceva sentire al sicuro.
In quel momento sentì bussare alla porta.
-Ehi Juliet?-
- Andrew.-
- La mamma chiede se vuoi unirti per il tè.-
- Sì, arrivo fra un minuto.- disse con un tono che, inconsapevolmente, faceva trasparire la sua malinconia.
-Va tutto bene?-Andrew aveva ormai chiuso la porta alle sue spalle e si era seduto di fronte alla sorella. Ormai capiva facilmente quando la sorella aveva dei turbamenti, anche perché erano assai rari. Juliet aveva la fortuna di avere un carattere solare, che riusciva a trovare la serenità anche nei momenti in cui gli altri erano amareggiati. Era la sua grande dote e tutti l’apprezzavano soprattutto per questo.
-Non lo so.- sapeva che non c’era motivo di nascondere a Andrew come si sentiva, non l’avrebbe mai tradita.
-Mi sento come se stessi facendo qualcosa di sbagliato, anche se in realtà non ho fatto nulla.-
- Cosa riguarda?- Andrew in realtà aveva già intuito qualcosa, ma preferiva fosse la sorella ad esporsi. Non l’aveva mai costretta a confidarsi e proprio questo aveva permesso a Andrew di garantirsi la sua fiducia.
D’altro canto Juliet non sapeva se fosse il caso di parlargli di Brett, così si limitò a raccontargli dell’avvenimento nella biblioteca.
- Ho origliato per caso una conversazione di nostro papà con zio Darcy. Nella biblioteca, dalla porta a scomparsa. Hanno detto che il nostro patrimonio è in pericolo. Non ho mai visto papà così in ansia.-
- Che cosa hanno detto?-
- Hanno parlato di una lettera che papà ha ricevuto e che ha dovuto inviare del denaro. E che la lettera l’ha ricevuta  poco dopo che ero nata io.-
- Questo è davvero strano.-
- Credi che papà possa essere in difficoltà economiche?-
- No, non credo. Alla cena con i mezzadri sembravano tutti contenti e dicevano che i guadagni questo anno si erano triplicati, quindi credo non possa essere questo.-
-E allora cosa può essere?-
- Sinceramente non saprei.-
Juliet stette in silenzio guardando fuori dalla finestra. Era davvero preoccupata.
- Comunque la cosa non la si può risolvere ora. Che ne dici di venire in salotto per una tazza di tè? -
- Sì, va bene.-
-Magari hai capito male.-
-Forse hai ragione.- ed entrambi si avviarono verso il salotto. Ma Juliet sapeva di non sbagliarsi. Qualcosa non andava e doveva capire cosa fosse.
Appena entrati, Juliet non ebbe neanche il tempo per sedersi che subito sua zia la interpellò.
-Juliet, che ne dici se andassimo in paese per fare due passi? Vorrei fare qualche acquisto e magari anche tu potresti vedere qualche stoffa.-
-Sì, volentieri.- Juliet rispose d’istinto; non riuscì neanche a valutare la proposta in sé, perché l’idea di rimanere insieme alla zia da sola era un ottimo modo per poter chiedere altre informazioni.
- Oh cara, mi raccomando.- intervenne la signora Spencer.- Guarda se trovi una qualche mussola adatta per il ballo di mercoledì prossimo.-
- Un ballo?- chiese Andrew.
- Sì, caro. I signori Knightley festeggiano il compleanno del figlio più giovane, che compie diciotto anni e, poiché siamo stati così gentili da ospitare il signor Martin e il signor White quando erano in difficoltà, hanno deciso di invitarci per potersi sdebitare.-
- Oh, sarebbe magnifico.- Juliet quasi saltò sulla poltrona e tutti ne furono un poco stupiti. Resasi conto dell’eccessivo entusiasmo, cercò di mitigarlo. – No ecco, l’ultima volta che ho partecipato a un ballo è stato l’anno scorso per Natale, quindi son contenta di vedere che ve ne è uno alle porte. E poi sono curiosa di conoscere i signori Knightley, anche perché sono amici degli zii.-
- Cara, sei sempre così entusiasta.- disse la signora Spencer.
Tutti nella stanza erano contenti di poter partecipare all’evento. Solo il signor Spencer sembrava turbato, ma nessuno se ne era accorto.
- Bene, quindi tutto è deciso.- disse zio Darcy. – Manderò una lettera per dire che accettiamo l’invito.-
-Oh, sono così eccitata. Si dice che la dimora Woodhouse sia una delle case più eleganti e sontuose di tutto il Surrey.- disse felice la signora Spencer.
Juliet non riusciva più a seguire la conversazione, pensava solo al fatto che presto avrebbe rivisto Brett. Contenere l’emozione le sembrava quasi impossibile, ma doveva farlo perché fare trasparire troppa felicità poteva far trasparire i suoi veri sentimenti.
- Quando andiamo a Highbury, zia?-
- Oh, pensavo. Domani mattina. Può andar bene?-
- Oh sì, zia. Va benissimo.-
- Vi dispiace se mi unisco a voi?- chiese Andrew.
Juliet trasalì. Questo era un problema, se ci fosse stato anche Andrew non avrebbe potuto chiedere alla zia del Colonello Brandon. Vedeva la sua occasione svanire. Andrew era degno di fiducia, ma se avesse notato che il suo interessamento era diretto a Brett, sicuramente avrebbe scongiurato la cosa. Sarebbe stato troppo rischioso parlare in sua presenza, perché lui riusciva sempre a intendere quello che pensava la sorella. No, Andrew non avrebbe capito, anche se era suo fratello. Come poteva fare? Doveva trovare un modo per allontanare la zia e riuscire a conversare con lei in privato.
- Per quale motivo devi venire in paese, Andrew?- chiese Juliet, cercando di mantenere un tono naturale.
- Vorrei approfittarne per poter andare a vedere un tessuto per una giacca nuova. La mia, che usavo per la caccia, è ormai lisa.-
Juliet sorrise, ma fu un sorriso forzato, poiché la notizia non la consolava affatto. Questo significava che Andrew sarebbe stato con loro per tutto il tempo.
Doveva riuscire a trovare una distrazione al fratello in modo da avere anche solo pochi minuti con la zia. L’unico dubbio era come.
  
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