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Autore: _Takkun_    15/10/2013    11 recensioni
Tutti conosciamo il grande orgoglio di Ace nei confronti di Rufy ogni qualvolta viene affidata una nuova taglia a quest'ultimo. Ma che tipo di reazione potrebbe avere il comandante della prima flotta davanti all'entusiasmo del ragazzo di fuoco?
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È forse gelosia, Pennuto?
 
La sala da pranzo della Moby Dick era maledettamente silenziosa, fin troppo tranquilla, tenendo conto dell’orario: mezzogiorno in punto.
Marco si dirigeva lento verso il proprio tavolo con un vassoio di cibo in mano, lanciando qualche occhiata ai suoi compagni che, di tanto in tanto, si mettevano a farfugliare qualcosa sghignazzando, per poi zittirsi automaticamente ogni qualvolta avvertivano lo sguardo freddo del biondo addosso.
Il comandante della prima divisione sospirò, sedendosi finalmente al suo posto. Non sarebbe mai riuscito a capire fino in fondo che cosa passasse per la testa di quegli idioti. Che motivo avevano per sorridere così tanto? Aveva una faccia buffa? Inconsapevolmente aveva fatto qualcosa che potesse farli divertire? No.
Si sistemò un tovagliolo sulle ginocchia, pronto ad assaggiare il primo boccone. Qualsiasi cosa fosse successa, avrebbe potuto gustare in totale pace e tranquillità il suo pasto… O almeno così credeva.
“Bonjour mon frère!” Gli diede un amorevole pacca sulla spalla, Satch, facendogli andare di traverso la pietanza.
“Satch!” Sbraitò tossendo. “Volevi farmi fuori?!”
Il comandante si mise a ridere. Si divertiva troppo a farlo arrabbiare. “Tranquillo, se volessi farti fuori lo farei con stile. Una bella Fenice all'arancia, magari…” Cominciò a riflettere serio, prendendosi il mento tra le dita. “Ah no, pardon! All’ananas, ovviamente.”
“Va’ al diavolo.” Si limitò a dire fulminandolo con lo sguardo.
“Ma come siamo scontrosi.” Si sedette al suo fianco il cuoco. “È successo qualcosa in particolare da farti rendere ancora più scorbutico del solito?” Gli sorrise fin troppo contento.
“Spiegamelo tu. Cos'hanno tutti?” Chiese Marco guardando con la coda dell’occhio altri suoi sottoposti bisbigliare.
“Oh, non ha ancora finito, allora…” Disse Satch guardando l’ora. “Strano, pensavo ci mettesse di meno.” Sospirò vago.
“Di chi stai parlando?”
“Non noti la strana assenza di qualcuno, pennuto?” Lo interrogò il castano inclinando la testa di lato, appoggiando una mano sulla guancia.
“L’assen- Ace. Lui dov’è? Gli è successo qualcosa?” Chiese prontamente lasciando trasparire della preoccupazione nella voce.
“Figurati se gli è successo qualcosa!” Rispose tranquillizzandolo. “No. È tutto il giorno che corre da una parte all'altra della nave, felice come un bambino. Credo abbia finito con papà, quindi manchi solo tu. Preparati…” Gli picchiettò una mano sulla spalla.
“Manco solo io? Prepararmi? A cosa ti rifer-” Non fece in tempo a finire che d’un tratto, una sorta di tornado entrò di corsa all'interno della sala, facendo scricchiolare le assi di legno del pavimento. Un sorriso smagliante era dipinto sul volto lentigginoso di quest’ultimo che, arrivato davanti a Marco col fiatone, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un foglio.
“Ace, cosa…” Provò a chiedere mentre i pirati attorno avevano cominciato a sghignazzare a più non posso, aspettando con trepidazione la reazione del comandante della prima divisione.
“Guarda!” Gli sbatté con fin troppo entusiasmo un avviso di taglia sulla faccia. Un ragazzino con un cappello di paglia addosso sorrideva a trentadue denti verso l'obbiettivo salutando con la mano.
“Prima di tutto, buongiorno.” Fece con fare sarcastico, Marco, afferrando in una mano l’avviso di taglia cominciando ad osservarlo. “Quindi?” Disse semplicemente il biondo, massaggiandosi il naso dolorante.
“Come sarebbe a dire “quindi” ?! Lui è il mio fratellino! Ed ha una taglia di ben trenta milioni! Non è cosa da poco per un novellino, non credi?” Rispose entusiasta osservando con orgoglio la foto. “Sapevo che ci sarebbe riuscito!”
“Buon per lui allora.” Disse con pacatezza e un filo di indifferenza il comandante. “Ma quando cominciai io, ricordo che come prima taglia mi diedero ben duecento milioni, quindi non esulterei così tanto.” Aggiunse socchiudendo gli occhi annoiato.
“Sapevo avrebbe reagito così! Mio caro Vista, ho vinto la scommessa.” Pensò Satch senza smettere di sorridere un attimo voltandosi poi a guardare lo spadaccino con aria compiaciuta. Conosceva talmente bene quel pennuto apatico da poter prevedere qualsiasi sua reazione, specialmente se si parlava del suo rapporto con il ragazzo di fuoco.
“Sarà, ma sono così orgoglioso di lui. In questi tre anni deve essere cresciuto molto…” Ripensò nostalgico alle giornate passate insieme al Monte Corbo. “Quell'incosciente…” Sorrise dolcemente portandosi una mano tra i capelli. “Chissà quante grane starà facendo passare ai suoi compagni di ciurma.”
“Tuo fratello mi ricorda qualcuno…” Disse Satch cominciando a dondolarsi all'indietro con la sedia, portandosi le mani dietro la testa. “Ma non saprei dire chi.” Gli sorrise il castano. “Tu che dici, Marco?”
“Dico che si è fatto tardi.” Si alzò, mentre Ace lo osservava con attenzione in ogni sua mossa. “Vado a dare un’occhiata a papà.”
“Ehi, aspetta!” Si affrettò ad afferrarlo per un polso, Ace.
“Cosa c’è?” Lo guadò freddamente il biondo mentre i presenti assistevano alla scena con notevole interesse.
“Dai che forse riesco a raddoppiare la vincita della scommessa!”  Satch era forse il più euforico di tutti.
“Non puoi perlomeno far finta di condividere la mia felicità? Sai lo apprezzerei molto.” Disse con stizza, accentuando la presa attorno al polso.
Lo sguardo di tutti si spostò a Marco, un pò come se stessero guardando una partita di tennis.
Quest’ultimo fissò il ragazzo di fuoco intensamente accennando poi un sorriso. Quell'aria seria non gli si addiceva proprio per niente.
“Hai ragione.” Disse ad un certo punto. “Rimedio subito.”
Detto ciò, con un movimento veloce liberò il proprio polso dalla stretta ferrea del ragazzo, avvolgendogli un braccio attorno alla vita e, facendo aderire i propri corpi si avvicinò lentamente al suo viso appoggiandogli una mano sulla guancia.
“M-Marco…?” Fu capace di dire prima di sentire le labbra del biondo unite alle sue in un dolce e casto bacio. Ace provò ad opporre finta resistenza spingendolo per le spalle ma Marco, per niente intenzionato ad interrompere il momento, strinse più a sé il corpo del minore mentre fischi di approvazione si propagarono per tutta la sala da pranzo.
“Vada così, comandante Marco!” Urlavano alcuni.
“Dacci dentro, Pennuto!” Si unirono ai cori Satch e Izou, mentre Vista si mise a contare in un angolino quanti Berry avesse dovuto “sganciare” a quel dannato cuoco.
Finalmente, la Fenice, decise di dare tregua al comandante in seconda permettendogli di riprendere fiato.
“M-ma che ti è saltato in mente?!” Urlò Ace portandosi il dorso della mano davanti alla bocca, con le guance totalmente arrossate. Non che quel bacio gli fosse dispiaciuto però c’era un limite a tutto. E poi da quando era diventato così audace?
Marco lo ignorò e rivolgendosi al resto della ciurma disse: “Per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi e mi raccomando non poltrite tutto il giorno, sono stato chiaro?” Li guardò severo.
“Sì, signore!” Lo presero in giro assumendo la classica postura del saluto militare mentre Pugno di fuoco andava avanti con le sue infinite imprecazioni rivolte al pennuto, non venendo minimamente calcolato da quest’ultimo.
Marco, arrivato sulla soglia della porta d’ingresso della sala si fermò e, rimanendo di spalle disse: “Spero vivamente che la taglia di tuo fratello salga il prima possibile, ho in mente altro per questa prossima lieta notizia.” Concluse con un sorriso compiaciuto, chiudendo dietro di sé la porta.
In un primo momento ci fu un silenzio generale, Satch avrebbe voluto alleggerire la situazione con qualche battuta ma preferì aspettare la reazione di Ace, come tutti del resto.
Quest’ultimo rimase immobile assumendo un’intensa colorazione di rosso in volto. Strinse i pugni e con quanto più fiato avesse in gola urlò: “Arriverà il giorno in cui ti abbrustolirò per bene, maledetto Pennuto!”
 

Angolo autrice:

Ehm, ehm… Salve *mette davanti a sé il pennuto per usarlo come scudo in vista di eventuali lanci di pomodori marci*
Allora, questa one shot non so sinceramente da dove mi sia uscita e personalmente la ritengo una schifezzuola (?) u.u Ma se qualcuno, per qualche strano ed oscuro motivo, l’ha trovata “carina”, beh… una recensione la gradirei molto ^^
La sottoscritta non ha nient’altro da dire quindi… Ci vediamo alla prossima!
P.s: per i lettori che seguono l’altra mia storia “One Piece- New World” non preoccupatevi, prima o poi, con l’aiuto di qualche miracolo, riuscirò ad aggiornare ^^” E spero siate così pazienti da aspettare ancora un po’.
 

 
  
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