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Autore: Angel_15    16/10/2013    4 recensioni
Kim Jonghyun: Un cameriere che lavora nel ristorante coreano della sua famiglia, giá da un paio di anni emigrata in Italia. Questa vorrebbe rispedirlo in Corea, convinta che in quel paese sarebbe impossibile per lui trovare una ragazza coreana (Perchè pensarlo accanto a una ragazza italiana sarebbe fuori discussione) con cui sistemarsi e mettere su famiglia.
Eva Fornieri: Una semplice diciassettene. I genitori (Proprietari di una grande catena di alberghi) vorrebbero che intraprendesse una relazione con il figlio del proprietario di un'altrettanto grande catena di ristoranti. Cosicchè un giorno le due imprese possano unirsi.
***
Lui coreano, lei italiana. Due culture cosí diverse.
Niente li accomuna. Le tradizioni, lo stile di vita, le abitudini, il taglio degli occhi. NIENTE!
La sola cosa che li lega è l'autoritá di due famiglie estremamente tradizionaliste. Convinte che il bianco si sposa col bianco e il nero si sposa col nero.
Cosa accadrebbe se il destino decidesse di far incrociare due strade cosí differenti? Potrebbe nascere qualcosa da quest'enorme differenza culturale? E le famiglie sarebbero disposte a superare e accettare tutto ció?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonghyun, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vivere La Vita?

 

La mattina seguente non fu la sveglia a interrompere il sonno di Jonghyun, bensì il fascio di luce che filtrava dalla finestra. Aprì gli occhi ancora assonnato, gettando una rapida occhiata alla sveglia sul comodino. Le nove in punto. Eva sarebbe arrivata tra un ora.
Dio, perché quella ragazza doveva essere il suo primo pensiero appena sveglio?
Non che... Gli dispiacesse o gli desse fastidio in alcun modo. Ma le parole di sua madre ancora gli rimbombavano in testa. Per quanto tempo doveva ancora subire la pressione sulla storia del dover andare in corea, trovare una compagna e blah, blah, blah...?
Insomma, ormai lo aveva capito, e lo aveva già promesso. Non capiva perché sua madre si intestardisse ancora col ripeterglielo.
Forse, l'unico modo per metterla a "tacere", era dimostrarle che con Eva, in fondo non c'era niente di più se non un accordo. 
Si, forse era la scelta migliore. Ed era determinato a cominciare quel giorno stesso.
Si buttò sotto la doccia, cercando di perdere più tempo possibile. Con il discorso di sua madre ancora stampato nella mente, il pensiero di dover rivedere la ragazza, lo agitava sempre di più.
Spese ben dieci minuti (Un record per lui) per decidere cosa indossare, benché gli sembrasse un azione inutile, non gli veniva in mente nient'altro per far scorrere il tempo.
Passò dalla cucina, ma la fame era l'ultimo dei suoi pensieri. Rinunciò a fare colazione e si buttò sul divano del salotto. Mancavano ancora quindici minuti. Come al solito, sua sorella e i suoi genitori erano già fuori casa, così ne approfittò per accendere lo stereo del salotto. Tornò in camera sua e scelse il primo CD dello scaffale, senza badare cosa o di che gruppo fosse. Lo inserì semplicemente e premette il tasto PLAY. La voce dei Marron5 (Il suo gruppo americano preferito) invase la stanza, e Jonghyun si riaccasciò, chiudendo gli occhi, e ascoltando con attenzione ogni singola parola.
Ciò servì a distrarlo finché non sentì il suono del campanello.
Spalancò gli occhi e gli ci vollero due lunghi respiri per alzarsi dal divano e altri due prima di stoppare la musica ed aprire la porta.
L'immagine di Eva sorridente davanti a lui, lo mandò ancora più nel pallone. Ma doveva ricomporsi. Obiettivo di quella giornata: Inizio operazione "Far capire a mia madre che Eva è solo una compagna di canto". Semplice... dato che lo era davvero.
E allora perché sentiva le mani iniziare a sudargli.
< Ciao! > Lo salutò lei ancora entusiasta dal successo del giorno prima.
Jonghyun riuscì a ricomporsi e la salutò con un espressione impassibile.
< Ciao >
Eva rimase interdetta.
< Sei in ritardo di cinque minuti > Le disse distogliendo lo sguardo. 
Non avrebbe sopportato vedere il suo viso intristirsi.
< Emh... Scusami è che... > " Ho dovuto trovare una scusa che sembrasse accettabile per mia madre " < Non... Ho sentito la sveglia >
Jonghyun stavolta si voltò completamente, in direzione del garage. 
< Ok... Per questa volta passi. Ma non fare mai più tardi >
L'espressione di Eva era un misto tra la sorpresa e la dispiaciuta. Quello non era il Jonghyun che aveva conosciuto.
< C-certo >
Al suono della sua voce troncata dal dispiacere, al ragazzo si strinse il cuore. Non voleva ferirla. Era proprio l'ultimo dei suoi obiettivi. Ma se voleva dimostrare a sua madre che tra loro non c'era nulla, doveva cercare in tutti i modi di mantenere un comportamento strettamente professionale. Focalizzato solo al concorso di fine estate.
Raccolse la custodia del CD e si incamminò verso il garage, seguito da Eva. Aprì la porta e iniziò a sistemare la tastiera, mentre la ragazza si sedette su una sedia vicino a Jonghyun.
"Vuoi davvero facilitarmi le cose tu, eh?" Pensò finendo di sistemare.
Posò il CD su un mobile vicino e prese posto davanti alla tastiera. Accompagnato ancora, da quella stretta al cuore, scostò di un poco la sedia da quella di Eva, allontanandosi.
Pregò con tutto se stesso che la ragazza non se ne fosse accorta.
< Iniziamo > 
Sembrò quasi un ordine.
Jonghyun iniziò a far scorrere le dita sui tasti. Eva lo osservò incantata. 
Non era la prima volta che lo sentiva suonare, ma il suo talento la lasciava ancora senza parole.
Rivolse lo sguardo verso Jonghyun, sperando di trovare quell'espressione di beatitudine che, aveva notato, assumeva Jonghyun quando suonava.
Rimase delusa quando al suo posto, vi trovo un espressione impassibile, da cui intravedeva però, un filo di tensione.
< Have you never seen such a beatiful night? > 
< I could almost kiss the star for shining so bright >
Smise di suonare, senza alzare la testa, con lo sguardo rivolto alla tastiera.
Eva non fiatò.
< Hai sbagliato >
Il tono di voce quasi spaventò la ragazza. Sembrava un ringhio.
< Hai detto "Star" >
< Il testo dice cosi >
< Ah davvero? "Le stella sono così luminose"?... StarS... Plurale... Te lo hanno insegnato l'inglese? >
Eva era ufficialmente confusa. Che gli era preso?
< S-scusa >
Jonghyun inspirò... A Eva sembrò che fosse un tipico respiro, di quelli che si fanno per smaltire la rabbia. 
Non sapeva che, al contrario, Jonghyun era tutt'altro che arrabbiato. Iniziava a sentirsi in colpa.
"Maltrattare" Eva, era veramente il modo migliore per dimostrare a sua madre che tra loro due non c'era niente?
< Riniziamo >
E la melodia ripartì
< Have you never seen such a beautiful night? >
< I could almost kiss the stars, for shining so bright >
< When i see your smiling i go oh oh oh >
< I wuold never want to miss t-this >
Si interruppe di nuovo.
< Stavolta qual'è il problema? > 
Si voltò e la fulminò con lo sguardo. Eva rimase incredula e Jonghyun pregò dentro di se, che la smettesse di fare quella faccia spaventata che di certo non gli facilitava le cose.
< Niente... Mi sono solo inceppata >
< Non ti sei studiata il testo >
< No, l'ho fatto >
< E dov'è? >
< L'ho lasciato a casa... Ho pensato che se canto senza il foglio davanti, sarà più facile imparare la canzone >
Jonghyun pregò nuovamente, che qualcuno lo tirasse fuori da quella situazione. 
< Studiatelo meglio >
Riprese a suonare e cantò il suo primo verso.
Eva proseguì, intonando anche lei le sue strofe, prestando la massima concentrazione. Quando arrivarono al pezzo da cantare a due, Eva si confuse, e lasciò il ragazzo a cantarlo da solo.
< Somewhere i belong >
Stavolta Jonghyun, interrompendosi, assunse un espressione furiosa.
< Ma ci sei con la testa? > Iniziò ad alzare la voce.
< Perché? >
< Tu dici "I've got" e insieme diciamo " Somewhere i belong"... Non devo dirlo io e basta! >
< Cavolo è vero >
< Lo sapevo, non ti sei studiata il testo >
< Ti ripeto che l'ho fatto > Disse Eva con la massima calma, nel tono della voce.
< L'hai fatto male, allora >
< Mi sono solo confusa >
< Ti confondi, balbetti, sbagli le parole... Io vorrei lavorare con un po' di professionalità >
< Scusami, non siamo tutti cantanti professionisti >
< Me ne ero accorto. Se una cosa è sicura, è che la professionalità è una cosa che non ti appartiene >
E a quel punto, qualcosa nella testa di Eva scattò... La stessa cosa che era scattata quella sera al ristorante, quando Daniele aveva sbraitato addosso a Jonghyun.
Perché Jonghyun, pronunciando quell'ultima frase, aveva usato lo stesso, identico tono di Daniele, qualche sera prima.
Un tono da superiore... Un tono che Eva detestava con tutta se stessa.
Non fece in tempo ad aprir bocca che Jonghyun disse:
< Da capo >
La ragazza fece un lungo respiro smalti-rabbia. Aspettò che fosse il suo turno.
< I could almost kiss the stars for shining so bright... E adesso che c'è?! > Chiese, poiché il ragazzo si era interrotto di nuovo.
< Ma ti sembra il tono da usare per cantare? Hai usato con un tono che sembrava ti fosse morto il cane... Potresti evitare di cantare come uno zombie >
< Non è facile se mi critichi sempre! > 
Anche la ragazza iniziò ad alzare di poco la voce.
< Io cerco di farti migliorare... Ma tu non vuoi prenderla sul serio >
E a quel punto, Eva non riuscì più a controllare la rabbia. Si alzò di scatto dalla sedia.
< Ascolta caro mio! Ti ricordo che sei stato TU a propormi di duettare con te... E mi sembra di averti ripetuto più volte, che io NON SO CANTARE, e che penso che non riuscirò mai a raggiungere il tuo talento e che farò un figuraccia allo spettacolo... Ma tu... "No no, fidati di me, ce la farai"... Allora, se devo fidarmi... Dovresti essere TU a insegnarmi... Io mi sto impegnando al massimo e lo sto facendo da sola... Se proprio non vuoi insegnarmi almeno non incazzarti ogni tre per due >
< Io mi incazzo perché non ti applichi >
< Allora insegnami >
< Ci sto provando... Ma tu non ti impegni abbastanza > 
Non lo pensava affatto veramente.
< Io mi impegno... Ma non è colpa mia se non so cantare e ho una voce da cornacchia! >
Gli occhi di Eva iniziarono a luccicare. Si sforzò con tutta se stessa di trattenere le lacrime.
Dopotutto che lui l'aveva supplicata di cantare insieme... E lei aveva accettato solo per fargli un favore... Ora doveva pure arrabbiarsi con lei?
Jonghyun non resistette più. Non sopportava vedere i suoi occhi rossi e lucidi. Non poteva ferirla così.
< Cazzo... Tu sai cantare! Eccome se sai cantare... E non hai affatto una voce da cornacchia! >
Si prese la testa tra le mani e appoggiò i gomiti sul tavolo. Eva lo guardò, con la bocca leggermente aperta. 
Con la mano fermò una lacrima che non era riuscita a trattenere e si risedette. Lo sguardo ancora incollato su Jonghyun.
< Ma allora > Disse con tono calmo e regolare < Perché oggi sei così arrabbiato, con me? >
Il ragazzo deglutì. 
Non era arrabbiato... Era stressato... E non certo per colpa di Eva.
Scosse la testa continuando a fissare il tavolo.
< Io non sono affatto arrabbiato con te >
Una piccola parte di Eva, tirò un sospiro di sollievo.
< Non è affatto colpa tua > Continuò Jonghyun, scoprendo il viso < E' solo che... >
Doveva dirglielo? Poteva fidarsi? Che avrebbe pensato?
Al diavolo... Aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi! 
Chissà perché aveva la certezza di poterlo fare con lei...
< Vedi mia... Madre ha paura... Di te >
Eva storse un sopracciglio.
Cosa?
< Tua madre ha paura di me? > Balbettò visibilmente confusa < Ma se... L'ho vista una volta per tipo... Cinque secondi... E poi che le ho fatto? Di cosa ha paura? > 
Calò il silenzio per qualche secondo, mentre Jonghyun cercava le parole adatte.
< In pratica ha paura che tra me e te possa nascere... Qualcosa >
Il silenziò calò nuovamente per un intero minuto.
Eva era impallidita. Nella testa le giravano ottomila pensieri. 
Jonghyun... Nascere qualcosa... Con lei... 
Perché quella semplice frase l'aveva lasciata spiazzata in quella maniera?
< P-perché? > Riuscì a chiedere.
< Perché lavoreremo insieme per il concorso, e passeremo del tempo insieme >
< N-no intendevo... Perché ha... Paura? Cioè... Cosa la spaventa del fatto che ci sia una remota possibilità che possa succedere qualcosa del genere? >
Giustamente... Eva non conosceva il carattere tradizionalista dei genitori di Jonghyun.
< Diciamo che i miei genitori sono... Come dire... Molto attaccati alle nostre tradizioni >
La ragazza continuò a non capire.
< Non accetterebbero di buon grado vedermi accanto ad un italiana per il resto della vita >
Eva annuì, con la bocca semiaperta. Sebbene quel discorso l'avesse sorpresa, ne comprendeva la logica.
< Capisco... Quindi è per colpa mia se è... Preoccupata? >
Jonghyun si voltò di scatto, guardando profondamente la ragazza negli occhi.
< No... Cioè... Sono solo le sue stupide paranoie. Non è affatto colpa tua. Infondo sono stato io a chiederti di aiutarmi con la canzone >
< Deve stressarti molto questa situazione >
Jonghyun non rispose, ma Eva capì perfettamente. Comprendeva alla perfezione la sua agitazione, perché era la stessa che provava lei quando i genitori le parlavano della sua futura carriera nella catena di alberghi, quasi come fosse un suo obbligo.
Per non parlare dei continui tentativi di spingerla a dichiararsi a un ragazzo che lei detestava con tutta se stessa. Il pensiero di Daniele la innervosì.
 < L'unica cosa che non è che... Insomma tu e la tua famiglia vivete in italia. Come sperano di vederti accanto a una ragazza del tuo paese? Non è che qui di coreani se ne vedano spesso >
Ecco l'argomento che più opprimeva Jonghyun. 
< Infatti alla fine dell'estate mi obbligheranno a partire. Dovrò tornare in corea apposta per cercare moglie e mettere su famiglia >
< MOGLIE? > Esclamò sconvolta Eva < FAMIGLIA? Scusa ma tu non hai diciotto anni? >
< Infatti! > 
Jonghyun si alzò dalla sedia agitando le mani al cielo.
< Ho praticamente tutta la vita davanti. Ma per loro no. Siccome mio padre a diciannove anni era già sposato e mia madre incinta di mia sorella... Secondo loro è arrivato il mio momento! Già sono arrabbiati con mia sorella perché nel suo viaggio in corea, qualche anno fa, non ha trovato marito... > 
< Fammi capire... Nel tuo paese si sposano tutti così presto? >
< Un tempo si... Ma parliamo degli anni settanta/ottanta. Adesso non siamo più così attaccati alle tradizioni. Ovviamente tranne i miei genitori >
Era una sensazione bellissima sfogarsi con qualcuno. Sentiva che Eva era la persona adatta e anche a lei non dispiaceva ascoltare i problemi del ragazzo.
< Stupidi... Vecchi... Tradizionalisti! > Disse usando tutto il fiato che aveva in gola.
Eva sorrise, di fronte alla scena di Jonghyun che urlava contro a un muro.
Inoltre avvertiva il suo stress, e si sentiva contenta del fatto che con lei potesse sfogarsi.
< In casa non abbiamo neanche le posate perché sono troppo "Occidentali per noi"! E pensa che, quando mia sorella aveva circa quindici anni, le strapparono il poster di David Beckam dalla camera per paura "Che si occidentalizzasse troppo"! >
Poggiò i gomiti su un mobile lì vicino, riprendesi la testa tra le mani, quasi volesse spremerla.
< Stupidi! Stupidi! Stupidi! > Bofonchiò tra se e se.
Eva si alzò dalla sedia e lo raggiunse. Gli posò una mano sul braccio per scoprigli il viso e lo guardò sorridendo.
Jonghyun sorrise istintivamente, di fronte a colei che gli aveva permesso di sfogarsi.
< Non voglio tornare in corea... O meglio, non voglio andarci solo per trovare moglie. Sono troppo giovane, non sono pronto per pensare di mettere su famiglia >
Eva rifletté un attimo su che parole usare. 
Senza esitazioni, gli prese il viso tra le mani e lo voltò verso di lei. Il tocco della sua pelle era morbidissimo.
< Non puoi continuare così >
Jonghyun non capì a cosa si riferisse.
< Che intendi? >
< Non puoi continuare a stare al volere dei tuoi genitori. Non dico che devi diventare un teppista ribelle ma... Dovresti iniziare a esprimere le tue opinioni e pretendere di essere ascoltato >
Eva rimase colpita da se stessa.
Da dove le venivano quelle parole?
Proprio lei, che con i suoi genitori le opinioni non le esprimeva proprio? Che quando le rifilavano un appuntamento con il "Rompi scatole" stava zitta e obbediva, seppur contro voglia.
Proprio lei gli stava consigliando di imporsi al volere dei genitori?
Forse al posto di "Dovresti iniziare" Avrebbe dovuto dire "Dovremmo iniziare".
< Non è così facile > Disse Jonghyun, ancora sconsolato.
< Jonghyun se non lo farai sarà troppo tardi! Ti sposerai tra un annetto e non ti godrai mai la tua gioventù! Hai diciotto anni... Questo è il momento di godersi ogni momento, di vivere! >
No, quello non era decisamente il solito comportamento di Eva.
Lei, che da qualche anno si era rinchiusa in casa, e non aveva altro amico se non i libri.
Perché stava dicendo quelle cose? Non si sarebbe sognata di dirle mai nessuno...
Che fosse la presenza di Jonghyun a scatenarle quell'improvviso cambio di carattere?
La sua attenzione fu attirata da un oggetto posto su quel mobile. Lo afferrò, rigirandolo e guardandone entrambi i lati.
< I Marron5? > 
Jonghyun la guardò stupito.
< Ti piacciono? > 
< Erano il gruppo preferito di... > Deglutì, abbassando per un secondo lo sguardo < Una mia... Amica >
< Erano? Non le piacciono più? >
< N-non so... Credo di si >
< Come credi? >
Eva si maledì di essere entrata nell'argomento.
< Diciamo che non la vedo da... Un po' >
Jonghyun preferì non indagare, notando lo sguardo, improvvisamente triste, della ragazza.
Tentò di sviare dall'argomento.
< Una volta volevo andare al loro concerto in corea ma... >
< Lasciami indovinare... I tuoi genitori non ti hanno lasciato andare! >
< Esatto! >
Eva sbuffò. Quante negazioni! Forse i genitori di Jonghyun erano anche peggio dei suoi.
Sentendo il rumore delle macchine sfrecciare fuori, nella strada, un idea la colpì come all'improvviso, come un colpo di frusta.
< Sentì Jonghyun... Tu hai la patente? >
< Quella italiana si >
< Ma non hai la macchina... >
< No, perché? >
Seguì un momento di silenzio. Eva assunse un espressione pensierosa.
< Eva? Ci sei? >
La ragazza non rispose.
Si diresse alla sedia dove aveva appoggiato la sua tracolla. La aprì e strappò un pezzetto di carta dalla sua agenda.
Jonghyun la vide scrivere qualcosa e si avvicinò per osservare.
 Eva finì di scrivere e si voltò porgendo il pezzo di carta al ragazzo.
< Qui ci sono il mio numero e il mio indirizzo! Stasera dì ai tuoi che vai a dormire, sgattaiola fuori e vieni a casa mia. Non suonare il campanello, mandami un messaggio quando arrivi e aspettami alla porta d'ingresso >
Jonghyun spalancò la bocca per la velocità con cui Eva aveva parlato.
< Scordatelo! I miei mi ammazzeranno! >
< Niente obbiezioni > Disse dirigendosi all'uscita del garage.
< Ma dove vai? E le prove? E soprattutto... Perché? >
< Niente domande. Le prove le riprendiamo domani... A stasera >
< Non io non... >
Non finì di parlare dato che Eva se l'era già svignata. Sentì i suoi passi allontanarsi e la porta d'ingresso chiudersi.
" Ma che cavolo... Che intenzioni ha quella lì? "
Per quel poco che la conosceva, Eva non le sembrava una tipa da fughe notturne.
Fughe per dove poi?
Decise, seppur in anticipo, di andare al ristorante e svolgere subito il suo turno.
Voleva sbrigare subito le sue mansioni al ristorante, per poter avere poi la testa libera per pensare.

Quel giorno, il suo turno gli sembrò terribilmente lungo.
Quando finì si sentì come se gli si fosse tolto dalle spalle un enorme peso.
Ma ora lo attendeva un altro... Che doveva fare quella sera?
Una parte di se pensava... E che cavolo, stattene in casa! Finirai nei guai se ti scoprono!
Forse era la scelta più ragionevole. Allora perché, un'altra parte di se, considerava anche l'idea di accettare la proposta insensata di Eva?
" Che cavolo devo fare?! "
Il pomeriggio e la cena passarono, al contrario del suo turno lavorativo, troppo in fretta. E ancora non aveva trovato risposta al suo interrogativo.
Dopo aver sparecchiato ed essersi diretto in camera, non si mise il pigiama ma si sedette sul letto.
Passò forse un ora intera a pensare e ripensare e ancora la risposta non arrivava. 
Verso le dieci e mezzo sentì i suoi genitori andare a dormire.
Si sorprese, quando si sentì sollevato di saperli già a letto. 
Dieci e trentacinque.
Cosa fare? 
La finestra aperta di fronte a lui sembrava lo stesse chiamando. Si alzò avvicinandovisi.
Si affacciò guardando davanti a se. Infondo era al primo piano. Non sarebbe stato difficile uscire.
" Ma che sto dicendo? "
No! Era una pessima idea! Troppo rischioso!
Guardò l'orologio. Dieci e quaranta.
Eva lo stava già aspettando?
Eva. Quel nome riuscì a fargli sparire ogni dubbio.
Nonostante la sua mente continuava a ripetergli... "Cazzo, non farlo! Ti scopriranno". Spense la luce di camera sua e, cercando di fare meno rumore possibile, scavalcò la finestra.
Estrasse il foglietto dalla tasca e si diresse all'indirizzo segnato sopra.
Si sentiva tremendamente agitato. Come se i suoi genitori potessero spuntare fuori da un momento all'altro. Guardò casa sua allontanarsi e tentò di scacciare dalla mente, la parte razionale che continuava a ripetergli "torna a casa".
Il pensiero di quella ragazza che, probabilmente, lo stava aspettando, lo spingeva ad andare avanti. E non seppe come giustificarlo.
Quando arrivò strabuzzo gli occhi. Casa?... Villa! Certo, sapeva che i suoi genitori erano proprietari di una catena d'alberghi... Ma una villa così enorme non se l'aspettava proprio.
Controllo il numero sul citofono per controllare di non aver sbagliato.
Afferrò il cellulare e le mandò il messaggio, componendo il numero che le aveva lasciato.

"Sono arrivato"

Vide una finestra illuminata, spegnersi dopo pochi secondi e si posizionò davanti alla porta d'ingresso.
Non passò molto prima che questa si aprì ed Eva usci a passi lenti e misurati. La richiuse con la massima delicatezza.
< Bene, sono qui! Ora mi dici perché mi hai coinvolto in questa pazzia? >
< Shh... Parla piano o i miei mi scoprono >
Perfetto. Una fuga in piena regola.
Almeno se fossero stati scoperti, non sarebbe finito solo lui nei guai.
< Vieni > Gli disse incamminandosi al lato destro della casa.
Jonghyun la seguì, continuando a domandarsi il perché si era lasciato convincere quando, normalmente, avrebbe risposto con un secco "No!".
Non poteva essere solo Eva la motivazione. Era solo una ragazza che conosceva da pochi giorni.
Arrivarono di fronte ad un enorme porta bianca.
Eva si accucciò e la sollevò delicatamente. Quando accese la luce Jonghyun si rese conto di essere nel garage.
Vide una volvo metallizzata, una porsche rossa e, nell'angolo, qualcosa coperto da un grosso telo.
< Le macchine dei miei genitori > Spiegò Eva avvicinandosi al telo < E qui sotto... > 
Afferrò e tirò il tessuto, scoprendo una bellissima auto. Sembrava una merchedes.
< La mia futura auto > Disse lanciando un mazzo di chiavi che Jonghyun afferrò prontamente.
< Dai salì > Lo esorto < Ci facciamo un giretto >
Jonghyun spalancò gli occhi, guardò la ragazza sperando che stesse scherzando.
Evidentemente, dato che la vide aprire lo sportello del passeggero, era serissima.
< Tu sei pazza! > 
< Dai, non rompere e salì >
< Spiegami per bene perché vuoi prendere la macchina e andare a farti un giro alle undici di sera. Non ha senso! E se i miei mi scoprono io sono morto! >
< Jonghyun > Lo interruppe < Tu devi iniziare... Noi dobbiamo iniziare a viverci la nostra vita! > Disse senza un filo d'esitazione.



Ps: Le parti in blu della canzone sono cantate da Jong, quelle in rosa da Eva, quelle in nero da entrambi.
   
 
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