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Autore: Mentos E CocaCola    16/10/2013    1 recensioni
E se Maria avesse più tempo a sua disposizione per salvare la valle? E se Robin avesse l'incarico di fermarla? Porterebbe a termine il suo compito per riscattare il suo onore?
ATTENZIONE: è una what if, quindi è una sorta di rielaborazione della trama originale.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin De Noir, Maria Merryweather, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Maria
 
-Lascialo perdere, non è del tutto a posto- mi disse per rassicurarmi, anche se il suo tono era freddo e tirato.
-Dove ci portate?- chiesi ad un guerriero vicino a me.
La curiosità era troppa.
-Dalla dea, nostra regina, lei vi punirà per aver macchiato le terre con la vostra zozzura-
Ok, forse non eravamo così puliti e pettinati, insomma avevamo dormito per diverse notti per terra.
-E dove si trova esattamente questa dea?-
-Ad ovest, molto vicino al Salice-
Mi rasserenai, stavamo andando nella direzione giusta lo sentivo, strinsi la mano a Robin per avvertirlo.
Avremo raggiunto il nostro obbiettivo e in più avevamo una scorta che ci avrebbe accompagnati per gran parte del viaggio.
Allora questi uomini primitivi non erano del tutto inutili.
Quello a cui mi ero rivolta era il capo, si vedeva lontano un miglio.
Scoprii in seguito che si chiamava Trogo, che razza di nome, questa fu l’unica cosa che mi rivelò che non si riferisse alla nostra morte.
Descriveva modi orribili di come la regina ci avrebbe uccisi.
Gli chiesi di lei, cercando di ignorare quelle prospettive poco allettanti.
-È bellissima- disse sognante.
Si accorse che sorridevo, essendomi accorta che era più che cotto della regina-
-Sì una bellissima e sanguinosa regina-
Eh non si smentiva mai.
 
Il luogo in cui ci portarono era un piccolo tempietto di marmo affacciato sul mare.
Si disposero in semicerchio.
Si fece avanti Trogo: era tutto rosso per l’emozione di rivedere la sua amata.
Si inginocchiò.
-Ti prego nostra dea, esci dalla tua nobile dimora per ascoltare il tuo misero suddito, ti lascio questo cibo degno degli dei-
Appoggiò per terra qualcosa di arancione, doveva essere “il cibo degno degli dei”.
-Si aprano le danze per la regina-
Cominciarono a suonare dei tamburi; li guardammo un po’ male quando cominciarono a cantare “Mia bella reginetta, esci dalla casetta, sei bella come una patata mentre prepari la frittata”.
Immaginatevi questa strofa cantata da sei guerrieri che intanto facevano delle danze di guerra.
Immagino che li guardereste male anche voi.
Comunque la nostra sorpresa non finì lì; ad un certo punto la musica e le danze cessarono di colpo, per essere sostituite da un silenzio di tomba.
Cominciarono a tornarmi alla mente le parole di Trogo durante il viaggio.
Iniziai a sudare freddo, strinsi la mano di Robin, che non mi aveva mai lasciato.
Notando la mia paura, mi abbracciò.
Guardammo entrambi il tempietto.
Si sentiva qualcosa muoversi là dentro ad una velocità sorprendente.
Fino a quando il rumore della corsa si fermò: la regina stava per uscire.
Guardai i guerrieri che intorno a noi si erano inginocchiati, Trogo ci fece segno di imitarli.
Mi piegai all’istante, sperando così di placare l’ira della regina.
Ad un certo punto una lepre corse verso il cibo arancione che Trogo aveva lasciato a terra.
Pensai che i guerrieri si sarebbero alzati per andare a scacciare la lepre, ma notai che piegarono ancora di più il capo.
-O dea Serena, accetta quest’umile carota e degnaci del tuo ascolto-
Potete immaginare le nostre facce.
-Robin, questi credono che la lepre sia una dea?-
-È un coniglio di Moonacre-
Lo guardai come per dire “Madonnina mia che differenza!”.
Lui sorrise. Doveva essere preoccupato invece.
Non solo ci erano capitati dei guerrieri, ma anche guerrieri sciroccati.
Eravamo in un mare di guai.
Il coniglio di Moonacre aveva finito di mangiare la carota e si guardava intorno; doveva essere uno spettacolo che vedeva di continuo, non si spaventò anzi, ci squadrava con indifferenza.
-O dea abbiamo trovato questi due stranieri nei nostri territori di caccia, cosa dobbiamo fare?-
La lepre cominciò a correre verso di noi e si fermò davanti ai nostri piedi e fece la cosa più normale del mondo: cominciò ad annusarli.
I guerrieri lanciarono grida di sorpresa e di stupore.
Beh sì, wow che cosa magnifica ed emozionante essere annusati da un coniglio, che una banda di pazzi crede una dea.
Wow.
Stavo per chiederle l’autografo, insomma non è da tutti i giorni incontrare una divinità, quando Trogo avanzò verso di noi con una faccia cupa e disse:
-Le piacete-
Vuol dire che non moriremo giusto?
Perché io non voglio morire condannata da un coniglio.
Mi abbassai, la lepre mi squadrò per poi avvicinarsi sempre di più.
La presi in braccio e incominciai ad accarezzarla.
Tutti mi guardarono attoniti.
Trogo si inginocchiò davanti a me.
-È benedetta-
-In realtà sono Maria- non si degnarono neanche di rispondermi, dovevo essere una sorta di supereroina.
-Vi prego degnateci della vostra nobile presenza nel nostro villaggio a pochi passi da qui-
Eh, quante cose poteva cambiare un coniglio!
 
Robin
 
Questi qua erano davvero fuori, non come Loveday ma quasi.
L’unica cosa che avevo capito era che ci avrebbero portato in qualche villaggio lì vicino.
Guardai Maria, quel vestito era troppo pesante , riusciva a fatica a camminare e aveva caldo.
-Maria tutto bene?-
Lei annuì cercando di sorridere.
 
Quando mi immersi nella vasca da bagno mi sembrò di rinascere, tutto ad un tratto la nostra imprese mi apparve facile e m apparve facile anche l’idea di dichiararmi.
Stavo per uscire dall’acqua quando sentii qualcuno bussare alla porta.
Subito entrò il ciccione idiota.
-Che vuoi?- chiesi scontroso, rimmergendomi subito.
-Sono venuto a portarti i vestiti, alcune donne te li avevano lavati e ora sono asciutti-
Lo guardai a bocca aperta.
Wow, non riuscivo a crederci: aveva fatto una frase di senso compiuto.
-Guh-
Come non detto.
Se ne stava lì a guardarmi come un idiota.
-Che altro c’è?-
-Niente niente- disse ridendo sotto i baffi, poi se ne andò.
Ma che aveva da ridere?
Beh lo seppi molto presto.
Le mie mutande non c’erano più, al posto di quelle tirai fuori un paio di mutandoni a fiori.
-Dove son le mie mutande?- urlai.
Quei…quei cosi erano terrificanti.
Mi precipitai fuori, dopo essermi vestito.
Dov’era quell’idiota?-
-Ehi pulce!-
Mi voltai.
Era il ciccione e faceva volteggiare su un dito le mie mutande pulite.
-Ridammele-
-Non credo proprio, appena bambolina vedrà che hai addosso delle mutande da donna non ti parlerà più-
Alzai gli occhi al cielo.
-Ma quanto sei stupido? Ho i pantaloni sopra le mutande-
Lui aggrottò la fronte.
-Ah, è vero, vabbè allora tieni- disse tirandomele, io per fortuna le presi al volo.
-Robin- mi voltai.
Era Maria.
Si era lavata, proprio come me, ma il suo vestito non lo avevano solo lavato, lo avevano sostituito con un altro molto più leggero.
Aveva un abito senza maniche, sembrava quasi una tunica romana, solo che era di color madreperla e aveva delle piccole lune che drappeggiavano il vestito sulle spalle.
Un nastro d’argento stringeva il vestito sotto il seno.
I capelli erano sciolti e sulla fronte portava un cerchietto.
Rimasi a guardarla.
Sembrava una dea altro che il coniglio.
-Robin, ma che…?- disse per poi fermarsi arrossendo alla vista delle mutande.
Restammo così per alcuni minuti, eravamo entrambi fucsia.
-Beh ecco io…-
-Robin, vai in giro senza mutande!-
Ecco! Ed ora come avrei potuto tirarmi fuori da lì.
Coscienza.
Arrivo! Dimmi tutto!
Ti devo spiegare la situazione?
No no, me ne sono resa conto.
E allora che le dico?
La prima cosa che ti viene in mente. Non potete restare tutto il pomeriggio a fissarvi.
Beh, io non le dissi la prima cosa che avevo in mente ( sei bellissima e ti amo da impazzire), ma la seconda.
-Magari non le portassi-
Divenne ancora più rossa e abbassò lo sguardo.
Io mi voltai ed andai a cambiarmi.
Poi feci di nuovo un giro del villaggio, stavolta senza mutande in mano.
Era un insieme di poche capanne, costruite su una radura soleggiata.
Tirava un po’ di vento fresco.
Insomma si stava da Dio.
Intravidi Maria sommersa da una folla di ragazzini dalla bocca aperta.
Mi avvicinai furtivamente e poi l’abbracciai da dietro.
-Robin-
-Principessa-
Una bambina mi si avvicinò.
-Tu sei il ragazzo di Maria?-
Ci separammo subito dall’imbarazzo (ma oggi era proprio una giornata di figure di cacca!).
Io scossi la testa.
-Allora posso sposarti?-
La guardai con gli occhi fuori dalle orbite, probabilmente in quel momento sembravo più un rospo che un essere umano.
-Perché?-
Lei scrollò le spalle.
-Sei bello e sei un guerriero- disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Tutte le ragazzine cominciarono a guardarmi e a ridacchiare.
Cavolo e adesso?
Non potevo certo dire qualcosa come “Siete troppo piccole”, le avrei offese, oppure “Sono già innamorato di un’altra” con Maria vicino.
No, non potevo.
Maria sorrise vedendomi impacciato, così appoggiò la sua mano sul mio braccio.
-Beh ecco Robin voleva fare il timido. Noi due stiamo insieme-
Non credevo alle mie orecchie.
Cosa…cosa aveva detto? Stavamo insieme?
La guardai cercando di mantenere la calma, lei mi sorrise e mi strizzò l’occhio.
Ah uno scherzo!
E fin lì tutto bene; mi aveva tolto da una situazione molto difficile con una piccola bugia.
Il peggio arrivò subito dopo, quando la stessa bambina di prima disse qualcosa come “E si vede lontano un miglio, la mangi con gli occhi”.
Colpito e affondato!
Maria mi guardava turbata , come per accettarsi che quello che quello che era stato appena detto fosse vero.
Mi voltai per guardare la ragazzina.
-Certo- dissi scrollando le spalle, cercando intanto di non far battere troppo forte il cuore.
-È naturale, quando una ragazza e un ragazzo si am…, cioè si vogliono bene…ecco, non come fratello e sorella…insomma beh, avete capito, no?-
No che non avevano capito, mi guardavano come se gli avessi tentato di spiegare che Serena in realtà era un semplice coniglio e non una dea.
-Beh, lasciamo perdere, tanto non capireste neanche con un diseg…-
-Quello che vuole dire Robin- intervenne Maria lanciandomi uno sguardo di rimprovero-È che le vostre mamme vi hanno chiamato per il pranzo.-
Sorprendente quanto i bambini credano alle panzane.
Se gli avessimo detto che c’era un’inondazione di pozione magica che li avrebbe trasformati in conigli, ci avrebbero creduto senza problemi.
-Cosa stavi raccontando a quei bambini, prima che arrivassi?-
-Niente di che, solo del vostro intervento per salvarmi la vita-
In effetti avevano delle facce stralunate.
-Ah ecco il perché della storia del guerriero!!-
-Già- disse ridendo, ricordandosi probabilmente della bambina e della sua stramba proposta di matrimonio.
La guardai, avevo un peso sullo stomaco, un peso piacevole.
Robin, glielo devi dire.
Cosa?! Tu sei pazza.
No, vi è andata bene fino ad adesso, ma come puoi sapere se questa avventura avrà un lieto fine?
Che vuoi dire?
Cavolo Robin, se le succedesse qualcosa, almeno avrai la consapevolezza che lei sa tutto.
Coscienza, ma sei matta a dire una cosa del genere?
Deve saperlo punto e basta.
 
Le presi entrambi le mani, mi guardò turbata, io le sorrisi.
-Ehm, Maria, ti devo dire una cosa-
Mi guardò ancora più interrogativamente.
Chissà cosa stava pensando.
Forse che io in realtà non ero Robin ma un alieno, oppure che neanche adesso portavo le mutande…
-Io…-
-Maria!- lei si voltò, un bambino correva nella nostra direzione-Serena vuole vederti-
Mi mormorò uno “scusa”, per poi correre via.
Scrollai le spalle, tanto non sarei riuscita a dirglielo.
Come dovevo fare?
Io non ero bravo in queste cose, anzi non sapevo assolutamente cosa fare.
Sapevo come iniziare, ma poi?
Lei voleva che restassimo solo amici o anche lei provava qualcosa per me?
Ma io dovevo provarci almeno.
Lei doveva saperlo.
La mia coscienza aveva ragione: finora ci era andata bene.
Molto bene.
E se l’avessi persa?
No no e no, non ci dovevo neanche pensare.
Maria stava tornando, correndo verso di me.
-La dea ci ha dato il permesso di partire, abbiamo già le provviste e possiamo andarcene anche subito da questa banda di sciroccati-
Le presi la mano.
-Bene allora andiamo-
 



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Maria



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Robin



COME VA LA SCUOLA? IO UNA PALLA, MI STO ADDORMENTANDO NELLE ORE DI GRECO, LATINO, FILOSOFIA , STORIA, RELIGIONE, MATEMATICA, SCIENZE....INSOMMA IN TUTTE. COMUNQUE QUESTO è IL TERZULTIMO CAPITOLO....E MI DISPIACE TANTISSIMO SE NON HO POTUTO PUBBLICARLO PRIMA, IN EFFETTI SPERAVO IN UNA RECENSIONE...HO TANTISSIME VISUALIZZAZIONI MA NESSUNO DICE COSA NE PENSA... CIAO CIAO!!!
  
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