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Autore: EmmaStarr    16/10/2013    5 recensioni
Raccolta di momenti su Ace e Rufy, i fratellini più dolci della storia!
Da bambini o da grandi, con Sabo o a Marineford, non importa: quando si diventa fratelli, lo si è fino alla morte.
E anche dopo.
17: “Ace! Ace, aspetta!” Rufy lo stava inseguendo. Chissà perché la cosa non lo sorprendeva?
18: “Bé, non mi sto arrendendo, è solo che ho male alla pancia e vorrei respirare un po'. Ah, già, e ho fame.” rispose Rufy, alzando le spalle. “Niente di irrisolvibile.”
19: “Vieni! È successa una cosa terribile!” esclamò con urgenza, trascinandolo fuori.
20: “Su, Ace, non prendertela...” fece Rufy, scosso dai sussulti. “È solo che... la tua faccia faceva un po' ridere, ma solo un po', eh...”
21:
Un brutto giorno, però... successe il disastro! “Oh, Signore, perché.” “Shhh!”
22: “Ace, dormi?” “Ovviamente sì, Rufy. Sto dormendo della grossa.”
23: “Sì, ok, Ace. Adesso ti guido io!”
24: Sì, ne era certo. Era valsa la pena di tutto: l'orrore, la disperazione, la sofferenza.
25: Rufy ridacchiò. – Scusa, solo... Oh, Ace, ma quanto mi sei mancato! Sono così felice!

COMPLETA!
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IT'S A HARD LIFE




La vita non era mai stata molto buona, con Ace.

Lui ce la metteva tutta, sul serio. Ma non poteva farci un granché.
Era dura crescere con i banditi: loro non venivano se Ace piangeva. Non lo nutrivano bene. Non gli insegnavano a parlare e a camminare, aveva dovuto fare tutto da solo.
E se avesse voluto una madre? Qualcuno da abbracciare?
Ace non lo aveva detto a nessuno, ma una volta, al villaggio, aveva rubato un pupazzetto di stoffa da un passeggino incustodito. Era rozzo, sporco, somigliava ad una specie di coniglio spelacchiato, ma a Ace andava bene. Aveva solo tre anni, andava bene tutto. La notte lo stringeva al petto, immaginando un padre che glielo regalava, una madre che lo abbracciava. Una vita meno difficile. Immaginava.

 

La vita era davvero cattiva, con Ace.

Aveva quattro anni quando il nonno gli rivelò le sue origini. Suo padre era un mostro, punto.
Gli uomini alla locanda lo avevano preso in giro, avevano riso, lo avevano ucciso dentro. Cattivi. Erano tutti cattivi. La vita era orribile, non valeva la pena di essere vissuta.
Ace buttò via il pupazzo, lo gettò nel fiume: non c'era nessun padre che gliel'aveva regalato, suo padre era cattivo. Un mostro.
La notte pianse: si sentiva solo, senza niente da abbracciare. Il giorno dopo cercò il suo pupazzo per tutto il fiume, ma era sparito. Da quel giorno, Ace non pianse più.

 

A volte la vita era insopportabile, per Ace.

A cinque anni, conobbe Sabo. Con lui Ace poteva essere un po' più libero, un po' meno cupo. Ma neanche tanto. Sabo era orfano, non conosceva i suoi genitori: non poteva capire cosa si provava ad essere figli di un mostro.
Ma avevano un obiettivo: una nave pirata. Poteva farcela. Se fosse diventato pirata sarebbe fuggito da tutto questo, sarebbe andato il più lontano possibile da casa e non sarebbe tornato mai più, e avrebbe dimenticato. Voleva solo dimenticare.

 

La vita era davvero difficile, per Ace.

Era bravo a rubare, era forte. Avrebbe potuto uccidere, ne aveva la forza, la capacità.
Non aveva bisogno di niente, non sapeva più come si faceva ad abbracciare, ma non gli importava: non avrebbe mai abbracciato nessuno, perché avrebbe dovuto?
Poi apparve quel bambino. Così fastidioso, Ace non lo sopportava.
“Aspettami, Ace!”
No, lui non lo avrebbe mai aspettato, cosa credeva? Eppure, c'era un pensiero sciocco. Ace lo guardava dall'alto, non visto, mentre quel fesso si rendeva conto di averlo perso un'altra volta, come sempre, e si chiedeva come sarebbe stato abbracciarlo.

 

La vita era terribilmente imprevedibile, per Ace.

E chi l'avrebbe mai detto? Chi l'avrebbe mai pensato? Alla fine, aveva vinto lui, il moccioso. Ora quel Rufy li seguiva dappertutto, scodinzolando come un cagnolino, non importava quali cose Ace avrebbe detto o fatto.
Rufy però era strano. A volte durante la notte si svegliava di colpo, tutto sudato: un incubo, diceva tremante. Ace faceva finta di dormire, e non si muoveva quando Rufy si introduceva tremante nel suo letto. Quel piccolo corpicino caldo sembrava urlare: sono debole! Mi proteggerai? Mi terrai al sicuro?
E cosa poteva fare Ace in quei momenti, se non rispondere con forza a quell'abbraccio scomodo, appiccicoso e terribilmente giusto?

 

La vita era orribile, per Ace.

Sabo. Suo amico da sempre, il primo con cui si fosse mai confidato davvero, l'unico che lo sosteneva sempre, quello che lo capiva di più.
E ora era morto.
Non voleva crederci, non voleva che fosse vero. Pensandoci, non lo aveva mai abbracciato sul serio, Sabo. Gli sembrava una cosa così stupida, ai tempi. Ora invece avrebbe fatto di tutto per poter avvolgere le braccia intorno al corpo di Sabo e piangere, piangere, piangere...
“Ace... Non morire!”
Quell'idiota di Rufy. Era per lui che doveva andare avanti. Lo abbracciò, spontaneamente, e seppe di aver fatto la cosa giusta quando le piccole mani di Rufy si strinsero convulsamente sulla sua maglietta, mentre piangeva forte inzuppandolo di lacrime e facendolo sentire vivo.

 

La vita valeva qualcosa, ora, per Ace.

Per una volta, Ace aveva una famiglia. Aveva un padre. E aveva tantissimi fratelli: Rufy là fuori, Marco, Satch e gli altri accanto a sé.
Satch... Aveva perso un altro fratello, ma stavolta sapeva chi incolpare. Non avrebbe permesso altri spargimenti di sangue, perché veder morire le persone che amava era insopportabile.
Barbanera sarebbe morto, giurò a se stesso. Perché ora aveva qualcosa per cui lottare, oltre a Rufy, e non l'avrebbe sprecato.
Viaggiò. Vide molti posti strani. Incontrò Rufy in un'isola chiamata Alabasta, e il suo cuore era quasi impazzito di gioia nel vedere il ragazzo che era diventato, l'uomo che si era fatto. Abbracciandolo, però, vide di nuovo il bambino che era stato e che non avrebbe mai smesso di essere.

 

La vita era crudele, per Ace.

Come poteva essere vero? Come poteva esserci così tanta gente che lottava per la vita di Ace, una vita cattiva, insopportabile, imprevedibile, crudele, orribile come la sua?
Non valeva la pena che salvassero qualcosa di tanto sporco e rovinato, non...
Rufy.
Era venuto anche Rufy. Il cuore di Ace perse un colpo quando il ragazzo gridò che lo avrebbe salvato. Perché? Avrebbe voluto urlare. Perché io? Nessuno doveva morire, nessuno. Ace si odiò, e odiò la propria vita.
Guardando Rufy, lì in mezzo alla battaglia, gli sembrò quasi di vedere un pupazzetto a forma di coniglio, sporco e spelacchiato in mezzo al fango. Così debole. Così piccolo. Così perfetto da abbracciare, ma così sbagliato in quel posto.
Poi Rufy lo stupì, stupì tutti. In qualche modo ci riuscì. Era il più forte, era arrivato.
Lo aveva salvato.
Piccolo pupazzetto, sei diventato grande.

 

La vita valeva davvero la pena di essere vissuta, ora, per Ace.

Sì, ne era certo. Era valsa la pena di tutto: l'orrore, la disperazione, la sofferenza. Tutto aveva un senso, lo vedeva solo ora.
E il senso di tutto era quel dolce, spaventato, piccolo, grande ragazzo che stava abbracciando mentre moriva, consumato dal fuoco che lui stesso aveva scelto di accogliere.
L'ultima cosa che percepì fu il suo tocco leggero sulle spalle, l'ultima cosa che sentì furono le sue labbra che lo chiamavano, l'ultima cosa che vide fu il suo volto straziato dal dolore.
Le immagini si sovrapponevano, il fumo e il sangue erano ovunque.
Non faceva male, non sentiva più niente: scivolava.
Davanti agli occhi, solo tanta luce. E tutti i ricordi si mescolavano, ma la faccia di Rufy, la sua voce e i suoi abbracci rimanevano. Era per lui la sua vita, era per lui tutto quello che aveva.
Vivi. Vivi, Rufy, e che la tua vita sia piena di meraviglie. Paura, gioia, amore e disperazione, non importa: che tu possa vivere a lungo e felicemente, anche per me. Non sarò mai morto per davvero, se è valsa la pena di vivere.











Angolo autrice:
Ebbene sì. Penultima storia.
... Ma non mi sento mica pronta! >.< Questa raccolta significa davvero tanto, per me: Ace e Rufy sono praticamente la cosa più bella che abbia mai visto, scrivere di loro è stato come respirare, ed ora...
Non posso credere che questa raccolta stia volgendo al termine!
Se penso che l'ho iniziata a maggio, così tanto tempo fa...
Ma non so proprio stare lontana da questi due. E voi non vi libererete tanto presto di me! ^^
Esattamente. Ho intenzione di scrivere qualcos'altro - ho già un'ideuzza in cantiere. Per ora non vi anticipo niente, ma nel prossimo capitolo - l'ultimo! ç.ç - vi metterò una piccola introduzione di cos'ho intenzione di scrivere.
Perché uffa, chi mai potrebbe stufarsi di scrivere su di loro?
Eeesatto. Nessuno.
Grazie ancora a tutti quelli che hanno recensito, letto, preferito eccetera! Vi adoro! ^^
A presto, un bacione,
Emma ^^
  
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