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Autore: SlowDownLiz    16/10/2013    4 recensioni
"..Così mi costrinsi a rimanere lì fermo mentre lei si preparava a cospargermi di protezione solare. Fatto tutto il corpo, toccò al viso dove dedicò più premura che nel resto: prima di posare ogni ricciolo di crema, Laura lasciava nel medesimo posto un bacio delicato. " (Preciso che non è tutta così la storia; inoltre è la prima che scrivo.. quindi non vi prometto niente.. l'ho finita ancora ad inizio anno, solo che mi mancava il coraggio di pubblicarla..) In poche parole, è una storia d'amore ambientata ai nostri giorni a Liverpool, con i nostri amati Beatles.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene ci siamo.. ho finalmente pubblicato gli ultimi 3 capitoli della storia per mantenere fede al mio impegno preso a fine 2012.
Ci tengo a ringraziare tutte quelle persone che l'hanno lette, recensita, apprezzata, criticata e anche solo snobbata: GRAZIE A TUTTE VOI VERAMENTE.
Spero vi sia piaciuta fino alla fine e che anche la mia decisione nel terminarla in questo modo sia di vostro gradimento; sennò pazienza.. io mi sentivo di farla finire così... ^_^


Grazie ancora e buona lettura!!!! ♥♥♥♥♥♥


48-The End
Quasi 4 mesi dopo..
 
-Ragazzi, ci vediamo domani che sarà l’ultima lezione su Cervantes prima delle vacanze natalizie..
Una leggera gomitata da parte di Chiara mi riportò all’attenzione; non avevo seguito nemmeno un minuto di quella lezione e la pagina del blocco dei miei appunti era completamente scarabocchiata. A volte maledivo con tutto il cuore il mio continuare a fantasticare ore e ore di seguito.
-Ehi Lau, noi andiamo in bagno. Ti aspettiamo nell’atrio per andare a mangiare in mensa, ok?-
-Va bene Chiara, mi troverete lì..-  e le vidi lasciare l’aula e scendere al piano terra.
Iniziai a mettere via le mie cose nella tracolla e ricontrollai il cellulare nel caso fosse arrivato finalmente un messaggio.
Era dall’altra mattina che non ne ricevevo uno da parte di Paul e iniziavo leggermente a preoccuparmi per questo silenzio. Rimisi il telefono nella tasca superiore e andai a prendere il mio piumone rosso e la mia sciarpa di lana; mi rivestii e scesi anch’io le scale per andare ad aspettare le mie compagne. Notai guardando dalle finestre che aveva ricominciato a nevicare; “no.. di nuovo!? Maledetta sfortuna, l’ombrello è a casa!” brontolai.
Come promesso, mi misi ad aspettare ma stanca di stare in piedi appoggiai la mia schiena alla parete e iniziai a giocare con il pon-pon del mio berretto di lana. Eravamo già a dicembre inoltrato, quindi era già quasi finito anche il primo semestre del terzo anno di università. Faceva un freddo cane e, nonostante indossassi due maglioni, ero totalmente congelata. Non come a ottobre che uscivamo ancora in maniche corte per via del caldo. In quel periodo, io e Paul ci vedevamo ogni week-end e pure lui era stupito per quella temperatura inattesa. Negli ultimi mesi però, c' eravamo incontrati sempre meno a causa degli impegni che il gruppo e l’università gli comportavano. Si, perché nonostante non avessero vinto il concorso, era stato proposto loro di aprire vari concerti in giro per la Gran Bretagna. Naturalmente, i ragazzi non avevano rifiutato quest' opportunità e quindi erano spesso via da Liverpool e con i fine settimana impegnati.
In effetti era da più di un mese che non ci vedevamo e lui non mi aveva accennato nulla riguardo il periodo natalizio; se fosse o no venuto giù da me o io fossi dovuta andare da lui non era dato sapersi. Sembrava che stesse quasi cercando di mettere più distanza possibile tra me e lui; “no no no.. Paul non si comporterebbe mai così intenzionalmente.. avrà qualche difficoltà.”pensai.
Finii queste mie considerazioni quando vidi entrare due ragazze seguite da un giovane professore; le due studentesse ridacchiavano e parlottavano tra di loro rallentando il cammino del povero docente che per l’impazienza continuava ad alzare gli occhi al cielo e a sbuffare. Appena riuscii a superarle, fui in grado di capire che cosa si dicevano, anche se non era mia intenzione origliare la loro conversazione:
-Eh si.. hai visto che schianto quel tipo?-
-Già.. chissà chi sta aspettando là fuori al freddo..-
-Ah..  beata colei che è la “prescelta”..-
E poi persi di vista le due chiacchierone e quello che si stavano ancora dicendo perché vidi finalmente arrivare le mie compagne.
-Oh.. era ora!-  Le canzonai.
-Eh scusaci.. come al solito Chiara non la smetteva più di specchiarsi e vantarsi..-  e le altre iniziarono a prenderla in giro.
-Che gentili che siete..-  e la mia amica fece loro la linguaccia.
-Dai andiamo, sennò non troveremo mai posto subito e ci toccherà aspettare un’eternità..- dissi.
S’incamminarono con me in coda che finivo di coprire gli ultimi centimetri di pelle scoperti: guanti, berretto.. sembravo pronto per una gita in montagna.
Uscimmo e vidi che in cortile, sotto un piccolo ombrello nero c’era un ragazzo che ci dava le spalle e sembrava guardarsi intorno in cerca di qualcuno. Doveva trattarsi del tipo che aveva colpito parecchio le due ragazze di prima.
Indossava un cappotto nero lungo fino alle ginocchia e l’altra mano che non teneva l’ombrello era impegnata a stringere qualcos’altro.
Improvvisamente, il ragazzo sconosciuto abbassò l’ombrello e alzò il viso al cielo per vedere se nevicava ancora. E in quel momento smisi di respirare perché tutto mi sembrava uno scherzo.
A cominciare dal cappotto, avevo iniziato a sospettare qualcosa: ogni piccolo particolare in quell’individuo mi sembrava famigliare.. i capelli, la postura.. ma non riuscivo a crederci.“No, non può essere..” continuavo a pensare.
Mi feci convinta che fosse tutto uno scherzo giocato solamente dai miei occhi, così quando gli passai accanto, non mi girai nemmeno a guardarlo per evitare una figuraccia.
Un fiocco di neve si appoggiò sulla mia guancia quando una mano mi toccò sulla spalla; doveva essere stato lui, non avevo visto nessun altro uscire dopo di me.
Così mi voltai per appurare le mie impressioni: guardai le dita, quelle dita che ancora mi tenevano la spalla e le riconobbi: le avrei distinte anche tra mille diverse.
Alzai lo sguardo e incontrai quegli occhi verdi da cerbiatto che tanto avevano fatto breccia nel mio cuore mesi fa. La mano che intuivo fosse occupata a tenere qualcosa, stringeva una rosa rossa che con eleganza mi porse.
La presi e avvicinandola al naso ne annusai il dolce profumo; rialzando lo sguardo m'immersi nuovamente in quegli occhi che stavano studiando il mio viso cercando qualcosa che solo loro sapevano.
Sussurrai un “grazie” mentre il suo viso si avvicinava al mio e le sue labbra calde si appoggiavano sulla mia guancia. Vidi che le mie amiche si erano già allontanate parecchio, quindi lo presi per mano e lo portai sotto il portico per ripararci dalla neve che aveva ricominciato a scendere; li vicino vidi anche il suo trolley e quindi le cose mi furono subito più chiare.
-Rimani qui?-  Gli chiesi.
-Fino alla fine delle vacanze..-  disse lui togliendomi dal cappuccio alcuni fiocchi di neve.
-Non hai idea di quanto tu mi sia mancato..-
-Si che ce l’ho.. perché lo stesso è valso per me..- e si abbassò a baciarmi sulle labbra stringendomi tra le sue braccia.
Per poterlo toccare a mia volta, lasciai cadere la rosa a terra evitando anche di rovinarla con movimenti bruschi. Mi era terribilmente mancato quel contatto, quel semplice gesto che per me era la cosa in assoluto più bella. Quando ci staccammo da quel bacio tanto atteso, rimasi appoggiata a lui e al suo petto:
-Hai qualcosa da fare oggi?-  Mi chiese.
-Si.. solo stare con te.. nient’altro..
Lo ripresi per mano dopo aver raccolto la rosa e decisi che il posto migliore dove stare insieme era il mio appartamento. Non m’importava di perdere le lezioni o di aver abbandonato le mie amiche; alla fin fine, secondo me, non si erano nemmeno accorte di avermi perso per strada finchè non erano arrivate alla mensa.
Ora mi sentivo veramente bene. Ero ritornata nel mio paradiso e questa volta vi sarei rimasta per un bel po’ come ai vecchi tempi.
 
..THE END..
  
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