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Autore: TobiTobi    16/10/2013    0 recensioni
Stai camminando tranquillamente, poi d'improvviso la tua torcia si spegne e cadi in una profonda voragine, subito dopo il vuoto più assoluto.
Quando ti svegli ti accorgi di trovarti in un posto totalmente diverso accerchiato da un gruppo di persone che si rivelano essere la compagnia dell'anello. Ebbene sì, sei finito nella terra di mezzo, ma ti accorgi di non riuscire a uscirne, e il tuo sogno si trasforma in un incubo.
Come reagiresti ad un'avventura del genere? Come reagirà la nostra protagonista?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così cominciò la mia, o meglio, la nostra avventura. Non nego che il cammino per giungere al  Caradhras fu lungo e faticoso, ma stare con la compagnia, con quella compagnia, rendeva tutto più semplice.
Eravamo quasi arrivati, ed io stavo architettando un modo per convincere Gandalf a passare direttamente per Moria, risparmiandoci così di salire sul monte per farci investire da una valanga e poi tornare indietro sconfitti, quando Legolas mi chiamò.
“Ho una cosa da darti, l’avevo quasi dimenticata”- l’elfo cominciò a tirare fuori da una tasca qualcosa-“l’ho trovata per terra, accanto a te, quando ti abbiamo vista la prima volta, mi ero promesso di restituirtela.”
Continuava a tenere l’oggetto fra le mani mentre camminavamo, ma insisteva ad allungare il brodo con supposizioni e curiosità ed io, impaziente più che mai, morivo dalla voglia di capire di cosa si trattasse.
“Cos’è?”- chiesi gentilmente, anche se penso si notasse bene che in realtà morivo dalla curiosità.
Mi mise qualcosa al collo e continuò a parlarmi.
“E’ il tuo medaglione, credo si sia un po’ rotto per via della caduta, mi dispiace molto… Ma con che materiale è fatto? Si è frantumato così facilmente, ma non mi sembra vetro.”
Guardai ciò che l’elfo mi aveva poco prima messo al collo e non potei fare a meno di ridere rumorosamente. Legolas mi guardava sconvolto.
“Ma sei scemo???”- dissi non con poca difficoltà fra le risate.
L’elfo continuava a fissarmi. Decisi di calmarmi e gli spiegai tutto.
“S-scusa. Nel mio mondo questa si chiama torcia”- mi asciugai una lacrima e trattenni una risata- “Ecco, si mette in testa, in questo modo, poi schiacci il pulsante e…”
Non mi ero accorta che l’intera compagnia si era fermata a guardarmi, e sembravano tutti affascinati dallo “strano oggetto” che avevo agganciato alla testa. Gandalf balzò allarmato versò di me.
“Che stregoneria è mai questa??”- urlò lo stregone.
Sam si mise davanti a Frodo cercando a modo suo di proteggerlo, Boromir aveva in mano il suo corno ed era pronto a suonarlo in caso di necessità, Gimli stringeva l’ascia fra le mani, Merry e Pipino si erano nascosti dietro il resto della compagnia e perfino Aragorn aveva istintivamente posato la mano sull’impugnatura della sua spada.
Risi ancora vedendo le loro facce sbalordite e allo stesso tempo spaventate.
“Tranquilli, tranquilli, come stavo dicendo a Legolas questa è una torcia, no, non c’è nessun fuoco,  non è come le vostre. Funziona… ecco… come posso spiegarvelo? Beh… vi basti sapere che la tecnologia del mio mondo è un po’ più avanzata della vostra, insomma…”- sorrisi imbarazzata perché sapevo che non avevano capito praticamente nulla di ciò che avevo detto, ma non sapevo come spiegare una cosa del genere.
Appena si ripresero e tutto fu chiarito ripartimmo. Quando arrivammo al Caradhras era già buio. Cercai di convincere Gandalf a dirigerci subito per Moria e gli spiegai cosa sarebbe successo se avessimo deciso di salire dal monte, ma non ci fu verso di fargli cambiare idea, sembrava molto spaventato dalle miniere, e conoscendo i pericoli che vi si celavano come potevo biasimarlo?
Cominciai ben presto a sentire freddo, e Aragorn mi porse quella che doveva probabilmente essere la sua giacca.
“Forse sarebbe stato meglio darti una di quelle degli hobbit.”- mi disse con un sorriso divertito stampato in faccia.
In effetti mi stava davvero enorme, ma almeno teneva caldo.
“Non sono così bassa”- guardai i membri della compagnia escludendo Gimli, Frodo, Merry, Sam e Pipino per ovvi motivi, e mi accorsi che erano tutti molto più alti di me - “almeno non quanto un mezz’uomo!”- arrossì- “E comunque non posso accettarla.”- porsi la giacca al ramingo.
“Invece devi proprio prenderla!”- mi disse Aragorn poggiandomela sulle spalle.
“E tu come farai?”- dissi incrociando le braccia con tono di sfida.
“Ho questo…”- Aragorn si avvolse nel mantello- “… ed ora risparmia il fiato per la camminata!”- mi disse facendomi l’occhiolino e passando avanti.
“Mi stai forse dicendo di stare zitta?”- dissi con un finto tono arrabbiato.
Poi raccolsi un po’ di neve e gliela lanciai addosso, ovviamente la schivò abbassandosi e la palla finì proprio sulla schiena di Boromir.
Cavolo, di tutte le persone che potevano capitarmi proprio lui, proprio il gondoriano rompiscatole!
Come previsto l’uomo non tardò a girarsi e stava per dirmene di tutti i colori sotto lo sguardo divertito di Aragorn quando la sentimmo. La valanga era arrivata.
“C’è un’empia voce nell’aria”- disse Legolas, proprio come mi aspettavo.
Ed in effetti era così, Saruman ci mandava rocce e neve contro.
Fummo quindi costretti a tornare indietro. Gandalf mi guardò stupito, poiché avevo anticipato ciò che poi era effettivamente successo. Avevo però paura a dire altro, perché durante la camminata mi ero chiesta cosa sarebbe successo se avessi cambiato il corso della storia. Le cose sarebbero andate comunque per il verso giusto? Frodo sarebbe riuscito a distruggere l’anello? La Terra di Mezzo sarebbe finalmente stata libera?
Ero preoccupata, temevo di aver già sconvolto tutto con la mia sola presenza.
 
 
Una volta arrivati nel luogo in cui si trovavano le porte di Moria Gandalf e Gimli si misero a cercare l’entrata e dopo un’attenta ricerca riuscirono a trovarla, ora bisognava soltanto pronunciare la parola che ci avrebbe permesso di entrare e che io conoscevo benissimo.
“Dite amici ed entrate…uhm…”- Gandalf si grattò la testa mentre pensava alla risposta, poi provò qualche incantesimo, ma senza successo.
“Mellon!”- dissi all’improvviso quasi senza accorgermene, le porte si aprirono. Non dovevo proprio dirlo, fino a poco fa mi ero promessa di cercare di cambiare il corso degli eventi il meno possibile.
L’intera compagnia mi stava fissando incredula.
“S-scusate”- sorrisi imbarazzata.
“Ma come ci sei arrivata?”- chiese Boromir spiazzato.
“Ho pensato alla parola amici in elfico, sì, insomma…”- avevo mentito, se avessi rivelato agli altri che sapevo già cosa sarebbe successo mi avrebbero riempita di domande, e soprattutto avrei stravolto il corso della storia.
“E come fai a conoscere l’elfico?”- Boromir mi fissava sempre più sbalordito e sospettoso.
“Beh, ehm… che ne dite di entrare?”- sorrisi imbarazzata sperando che tutti scordassero in fretta quella mia mancanza di accortezza.
Ma non ebbi il tempo di ricevere la risposta della compagnia perché qualcosa di mostruoso uscì dall’acqua afferrando Frodo e trascinandolo sopra la superficie.
“Legolas!”- gridò Aragorn.
Subito tutti si disposero per combattere l’orrida creatura mentre Frodo urlava e gli Hobbit tremavano di paura.
Decisi che non potevo stare lì a guardare, non volevo essere soltanto un peso. Fu un attimo: presi la piccola spada di Pipino e mi lanciai contro il mostro.
Il risultato? Piuttosto comico direi. Lanciai un fendente tentando di mirare ad uno di quei viscidi tentacoli, ma l’unica cosa che riuscì a colpire fu l’acqua.
Era la prima volta che tenevo una spada in mano, ma mi sentì comunque parecchio ridicola in quel momento.
“Cosa stai facendo? Vuoi farti uccidere???” – Aragorn mi tirò a sé per la giacca.
“Non starò qui a girarmi i pollici mentre rischiamo di perdere Frodo!”- mi liberai dalla sua presa e mi avventai di nuovo contro la creatura.
Inutile dire che in quel momento nonostante la voglia di rendermi utile tremavo di paura. Qualsiasi persona davanti a un essere del genere l’avrebbe avuta, credo, e il peggio doveva ancora venire.
Poi Aragorn si avvicinò a me e mi urlò qualcosa, ma io ero così presa dal panico che non riuscì a sentire ciò che mi disse, ma vidi benissimo qualcosa che doveva probabilmente essere un tentacolo avvicinarsi ad una velocità pazzesca.
“Abbassati!”- stavolta riuscì a sentire chiaramente ciò che il ramingo mi urlava.
Probabilmente sembrerà pazzesco che io sia riuscita ad evitare un colpo del genere, visto come lo racconto, ma quando accadde fu una questione di pochi attimi.
Finalmente Frodo fu liberato e ci rinchiudemmo dentro Moria. Il buio ci circondava, ed io tremavo al pensiero di ciò che si celava in quel luogo oscuro. Che fine aveva fatto tutto il mio coraggio? Quel viaggio aveva cominciato a mettermi alla prova, e lo avrebbe fatto decine di altre volte, se non di più.
 
 
Una luce fioca uscì dal bastone di Gandalf, avevo la torcia con me, ma preferì non accenderla. Davanti ai nostri occhi apparì il terrificante spettacolo delle miniere. Ebbi una specie di vuoto allo stomaco, ma feci un lungo respiro profondo: eravamo al sicuro, per ora.  
Quando ci sedemmo finalmente per terra per permettere allo stregone di scegliere che percorso intraprendere chiusi gli occhi e cominciai a cantare sottovoce:
 
Casa è alle spalle,
il mondo avanti.
Le strade da seguire tante…
 
Poi una voce si aggiunse alla mia, era quella di Pipino:
 
…nell’ombra il mio viaggio va,
finché luce nel cielo sarà.
Nebbia, ombra, oscurità,
tutto svanirà,
tutto svanirà.
 
Sospirai. Pipino si accovacciò vicino a me, sorridendomi.
- "La conosci?" - mi chiese.
-" Certo." - gli risposi accennando un sorriso.
- "Davvero? Come?"
- "Ehm… davvero, non posso spiegartelo."
Il sorriso dello Hobbit si spense.
- "Oh, che peccato…"- si allontanò visibilmente deluso, strano per il giovane Tuc.
Poi una figura comparve dietro di me e si avvicinò sussurrandomi dolcemente all’orecchio:
- "Ti manca casa?"
Riconobbi la voce di Legolas, arrossì e feci cenno di sì con la testa, terribilmente imbarazzata.
- "Non devi, o meglio, devi pensare che ci siamo noi qui con te." - si mise di fronte a me abbassandosi e mettendo il suo viso a pochi centimetri dal mio. Aveva un viso così dolce e gentile…- "Capito?"
Accennai un timido “sì”, quasi impercettibile.
- "Cos’è, non hai voglia di parlare con me?" - piegò la testa da un lato- "Se ti procuro fastidio posso sempre allontanarmi…"
- "No!"- lo presi per un braccio- "Insomma… non voglio che qualcuno se ne vada, tanto meno tu…"
- "Meno male" - mi abbracciò- "sono contento di sentirtelo dire."
E fu in quel momento che incrociai per un attimo lo sguardo di Aragorn. Fu solo un momento, ma bastò per comprendere che quell’abbraccio l’aveva in qualche in modo infastidito. Mi domandai per tutto il tempo che passai lì sotto quale fosse il motivo, senza trovare una risposta plausibile.
 
 
L’attraversamento di Moria fu senza dubbio uno degli eventi più tristi, soprattutto quando perdemmo Gandalf.
Sapevo già cosa sarebbe successo allo stregone, ma la tristezza degli altri membri, soprattutto di Frodo, mi procurò un senso di angoscia che feci fatica a far andare via. E poi, il fatto di restare senza una guida non fu in ogni caso piacevole.
Ci rimettemmo quasi subito in marcia per raggiungere Lothlorien, poiché di lì a poco gli orchi avrebbero cominciato a seguirci.
Guardando il paesaggio innanzi a me pensai a tutte le esperienze e ai momenti di tristezza, alternati a momenti di pura felicità che avremmo ancora dovuto vivere.
Sarà un’avventura straordinaria,- pensai- sarà la mia avventura!



Angolino-
Beh, questo è il terzo capitolo. Che ne pensate? Recensite se vi va, a me fa sempre molto piacere.
Mi dispiace se è arrivato con parecchio ritardo, ma la scuola mi ruba praticamente tutto il tempo a disposizione (odio profondo). 
Il titolo del capitolo è preso da un'esclamazione di Gimli fatta proprio a Moria.
Che altro dire? Grazie per aver letto, grazie davvero *^*.






 
  
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