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Autore: Clira    16/10/2013    1 recensioni
Dal testo:
"Tum tum tum tum tum". Era come se fosse un macabro battito cardiaco.
Possibile che quei sotterranei dovessero essere così inquietanti?
Era di nuovo quel rumore che, ormai da qualche sera, le faceva perdere il sonno.
Clary si alzò. Stare sotto terra non le era mai piaciuto e quando, finalmente, era quasi riuscita ad abituarsi a quel dormitorio, erano cominciati quei rumori.
"Tamburi?", aveva pensato la prima volta.
Ma quel che trovò, fu ben diverso. Davanti a sé non aveva tamburi, ma una scatola, una strana scatola con su scritto "Your Mortal Journey".
Il tuo viaggio mortale.
"Ma dove diavolo sono finita?!"
Spero di avervi incuriosito! :)
[Crossover Sahdowhunter/Harry Potter; prendo anche l'idea del gioco Jumanji dall'omonimo film!]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: “SOLO UN MALINTESO”

 

Jace avrebbe ricordato quella prima lezione di Pozioni per tutto il resto della vita.

Per l’Angelo, quel professore era davvero orribile! Per non parlare del fatto che probabilmente non si lavava i capelli dai tempi della Rivolta e questa cosa urtò il ragazzo forse anche più di tutto il resto.

Come se non bastasse, quando aveva detto che agli Shadowhunters era permesso assentarsi dalla lezione, lo aveva annunciato con un tono che più che un’informazione sembrava una minaccia di morte, tanto che tutti i ragazzi erano rimasti inchiodati al proprio posto, ammutoliti.

Poi, pareva avercela a morte con quel ragazzo… Harry Potter.

Hermione invece era una super secchiona e per fortuna ogni volta era riuscita a rispondere alle domande del professore guadagnando così qualche punto. Quel Piton non si sprecava certo a dare punti ai Grifondoro, mentre abbondava con i Serpeverde.

Ron gli aveva riferito che era il direttore di quella Casa e li favoriva sempre, cosa che negli anni aveva portato gli studenti del Grifondoro ad odiarlo sempre di più.

Dopo quella lezione, i ragazzi furono bloccati dalla professoressa McGranitt in corridoio, che disse loro che  quella mattina, avrebbero avuto la prima lezione del loro corso: erboristeria.

A quanto pareva, i maghi avevano una materia chiamata “Erbologia” e la professoressa che la insegnava aveva messo a disposizione una delle sue serre.

Ad ogni modo, prima della loro lezione, avrebbero avuto un’ora con una certa professoressa Cooman, aveva detto Ron a colazione; cosa insegnasse quella donna, questo non lo sapeva.

Gli studenti di Hogwarts li condussero attraverso un groviglio di scale che cambiavano da sole e di corridoi ed infine arrivarono in cima ad una torre, nella quale dovettero entrare attraverso una botola servendosi di una scala a pioli.

Subito un forte odore di incenso invase le narici di Jace.

“Per l’Angelo, non sarà mica un’altra ciarlatana fissata con la chiromanzia?”, pensò il ragazzo non appena vide il modo in cui era adornata l’aula.

Qualche istante dopo, si udì un’ultraterrena voce femminile che diceva loro di sedersi in coppie per ogni tavolo.

Gli studenti abituali presero i loro soliti posti, Alec ed Isabelle si sedettero insieme in un angolino e l’unico posto vuoto che Jace notò fu uno sgabello in terza fila attorno ad un tavolino che già era occupato da… Clary.

Il ragazzo le si avvicinò e prese posto maledicendo mentalmente Alec per essersi seduto con la sorella anziché con lui.

Quando prese posto, Clary roteò gli occhi al cielo.

«Sono contento che la mia compagnia ti faccia tanto piacere», ironizzò il ragazzo.

Lei sfoderò un sorriso di plastica. «Come potrebbe essere altrimenti?», disse con evidente sarcasmo. «Questo posto mi ricorda la casa di Madame Dorothea», aggiunse poi.

Jace sogghignò.

«Già, ha il sapore dei ricordi, non trovi?».

«Oh, sì, signor “io odio i cetrioli e il bergamotto, quindi niente Earl Grey”».

«Però, Fray, che memoria».

«Ti ho già detto di non chiamarmi così!», sbottò la ragazza.

«Oh, giusto, preferisci Morgenstern?».

Clary lo fissò con sguardo furente, ma il loro battibecco fu interrotto dai richiami stizziti di due ragazze, entrambe di Grifondoro, che occupavano il tavolo accanto al loro.

«Silenzio! Seguite Divinazione!», e detto questo si voltarono nuovamente con aria corrucciata.

Jace alzò un sopracciglio.

«Dio, pensavo che non potessero esistere persone veramente interessate a questa spazzatura».

«Zitto, prima che ti sentano!», lo ammonì Clary.

E detto questo, la lezione cominciò.

 

[…]

 

Ci mancò poco che Clary non si addormentasse sul banco, era così stanca a causa della notte senza sonno, che avrebbe davvero potuto addormentarsi lì.

Il suo dolce dormiveglia fu interrotto da un dolore acuto al piede, perché quell’idiota di Jace glielo aveva pestato.

Stava per voltarsi e sbraitargli contro qualcosa di molto scortese, quando si accorse di due enormi occhi azzurri che la fissavano da dietro delle lenti esageratamente grandi.

Era la professoressa Cooman, avvolta in un tripudio di foulard e scialli colorati e pieni di perline, tanto che quando si muoveva si poteva sentirne il tintinnio.

«Trovi interessante la lezione, mia cara?», chiese la donna con voce lontana.

«Io… ehm… sì, molto!» esclamò Clary, imbarazzatissima.

Jace si voltò dall’altra parte cercando di soffocare una risata, ma la ragazza lo udì ugualmente e ricambiò il pestone al piede.

Lui si irrigidì.

«Puoi darmi la tua mano, Cacciatrice?».

«La mia… perché?».

«Ma per leggerla, è ovvio!».

Splendido.

Clary le porse la mano con riluttanza e la professoressa Cooman la afferrò più saldamente di quanto si sarebbe aspettata.

Anche Jace si chinò in avanti.

«Potrebbe comunque non vedere niente, dato il tuo blocco mentale», le sussurro in modo che solo lei potesse sentire, ma Clary lo scacciò via come se fosse una zanzara fastidiosa.

«Oh, cara! Tu sei in pericolo! Corri un grande rischio qui!».

La ragazza ritrasse svelta la mano e guardò Jace, che osservava la professoressa Cooman tra l’arrabbiato e l’annoiato.

«Ma per favore!», sibilò.

La donna ora guardò lui. «Pensi che non sia vero, ragazzo?», lei prese a forza la mano di Jace, che la osservò tra lo stizzito ed il ferito, come se si sentisse violato, e poi proseguì: «Tu stesso sarai convolto e vi troverete in un pericolo mortale!».

Jace tirò indietro la mano e si alzò di scatto.

«Questo corso decisamente non fa per me!».

Detto questo si mise la giacca in spalla e si avviò a grandi passi verso la scala a pioli, sparendo dalla vista della classe attonita.

Clary non sapeva cosa fare; per diversi secondi rimase immobile al suo posto, poi si decise a seguire Jace, farfugliando un imbarazzato “Mi scusi”, alla professoressa Cooman.

Quando la ragazza arrivò all’ingresso della botola si guardò intorno, ma lui era già sparito. Aveva dimenticato quando dannatamente veloce riuscisse ad essere quel ragazzo. Svoltò di corsa un po’ di corridoi finché non andò letteralmente a sbattergli contro.

Lui l’afferrò prontamente in una presa salda.

«Perché così trafelata?», le chiese a pochi centimetri dal suo volto.

«Ti stavo cercando».

«Beh, direi che mi hai trovato».

Clary era imbarazzata, adesso non sapeva più cosa dire. Ci pensò lui a toglierla dall’impiccio.

«Sai che hai proprio una brutta cera oggi?».

«Tu sei sempre tanto gentile, vero?».

Jace si esibì in uno dei suoi soliti sorrisi strafottenti da togliere il fiato. «Chiedevo soltanto. Sembra che tu non abbia chiuso occhio stanotte».

«Infatti, penso di aver dormito solo mezz’ora».

«E perché?».

«Io… diciamo che non amo stare sottoterra».

«In che senso?».

«La sala comune dei Serpeverde è nei sotterranei e insomma… non è il massimo».

Jace ghignò.

«Lo sai che dalla Casa di Serpeverde sono usciti i più grandi maghi oscuri della storia del mondo magico? Me lo ha detto Hermione».

«Chi?».

«La ragazza che stamattina ha risposto a tutte le domande di Piton».

«Oh. Beh… non è una buona cosa che io sia finita lì allora, no? Insomma… vuol dire che ho qualcosa che non va… forse è a causa di mio padre», lo disse più che altro come se fosse una domanda.

«Tu non hai nulla che non vada, se non l’altezza di un folletto».

Clary gli lanciò uno sguardo omicida.

«Ehi, non guardarmi in quel modo; è vero! Non credo di aver mai visto qualcuno della tua età che fosse tanto basso… ».

«La vuoi piantare!?».

Jace scoppiò in una fragorosa risata e Clary fece per allontanarsi, ma lui la bloccò per un polso, facendola voltare nuovamente.

«L’ho detto io sul treno, che eri permalosa». Poi parve farsi più serio «Come mai mi sei corsa dietro?», le chiese.

«Quella donna, quello che ha detto… non so, è inquietante».

«Non l’avrai mica presa sul serio; è una ciarlatana!».

«Beh, il preside mi sembra uno sveglio, non credo che l’avrebbe assunta se lo fosse… ».

Jace fece spallucce. «Facciamo un giro?».

«Cosa?».

«Sì, vediamo la scuola, insomma… abbiamo deciso di non seguire Divinazione, perciò abbiamo quasi un’altra ora prima di erboristeria».

«Io penso che mi perderei dentro questa scuola da sola».

«Oh, avanti! Prima o poi dovrai imparare a muoverti, qui dentro!».

Clary sbuffò.

«Va bene, ma se finiamo in qualche posto in cui non dovremmo essere, darò la colpa a te!».

«Tanto non possiamo far perdere punti alle nostre Case… o sì?».

«Certo! Altrimenti non ci avrebbero smistato, razza di genio che non sei altro!».

«Ehi! Attenta a come parli, Fr… Clary», si corresse all’occhiataccia della ragazza.

I due ripercorsero la strada inversa e si trovarono nuovamente nella Sala d’Ingresso, all’entrata dei sotterranei.

«Ti va di visitare il parco? Così controlliamo dove sarà la lezione di erboristeria».

Suo malgrado, Clary sorrise; Jace aveva il disturbo ossessivo-compulsivo di avere sempre tutto sotto controllo: persino lì, al sicuro dentro un castello lontano migliaia di kilometri da Valentine e Sebastian, voleva sapere esattamente dove andare per seguire una lezione.

«Va bene».

Camminarono con calma, scendendo i gradini di pietra che davano sul grande parco e si avviarono verso le serre.

«Ci si potrebbe perdere davvero qui».

«Non finché resterai con me», la prese in giro lui, ostentando, come sempre, il suo spiccato senso dell’orientamento, cosa che a Clary mancava completamente.

«Che freddo… », commentò lei sovrappensiero, mentre camminavano per i giardini che si stendevano a perdita d’occhio.

«Cos’è, un modo indiretto per dire che vuoi un abbraccio?», come al solito, Jace aveva sempre la risposta pronta.

Clary lo fissò di traverso.

«No, se volessi un abbraccio decisamente non verrei da te».

Negli occhi del ragazzo per un momento guizzò un lampo.

«E allora da chi andresti? Dal biondo ossigenato con cui parlavi ieri sera?».

«Draco Malfoy? Ma per favore. E poi… perché tutto quest’interessamento? Non sarai mica geloso, Herondale… ?».

«Geloso io? Tsé, ti piacerebbe. È solo che in fin dei conti tu sei una dei nostri, una Shadowhunter, mi sembra doveroso metterti in guardia dalle cattive compagnie».

«Ammesso e non concesso che io frequenti cattive compagnie… tu sei stato quello che ne ha aperto la strada».

Jace parve ferito.

«Ma guardala… io ho rischiato la vita per salvarti, mesi fa! E anche più di una volta; come se non bastasse poi, anche quello psicopatico di tuo padre ha cercato di farmi fuori!».

Il ragazzo si pentì di quelle parole nel momento stesso in cui gli uscirono di bocca, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Clary si sentì punta sul vivo, arrestò subito la sua marcia, ed il suo sguardò si incupì immediatamente.

«Io… Clary, mi dispiace, non intendevo dire questo… », cercò di giustificarsi.

«Però lo hai detto».

«Sì, l’ho detto».

«Per quanto possa valere per te questa cosa… l’unico padre che io conosco è Luke. Non Valentine. L’unico padre che io conosco è l’uomo che mi ha cresciuta e non quello che ha provato a distruggere tutto ciò che amavo».

Qualcosa negli occhi di Jace parve addolcirsi, ma solo per un momento.

«Lo so, Clary».

Camminarono in silenzio per qualche altro minuto, poi arrivarono alle serre.

«La nostra serra dovrebbe essere la numero tre; eccola lì», disse Jace indicandone una. Così i due proseguirono ed entrarono.

Una volta dentro, Clary notò il ragazzo ridere sotto i baffi.

«C’è qualcosa di divertente che mi sfugge, per caso?».

«Potrei sentirmi molto ferito, Clarissa Morgenstern, non ricordi l’ultima volta in cui siamo stati in una serra insieme?».

Clary si sentì avvampare improvvisamente.

E che diamine, stava scherzando?! Perché ora riportava a galla certi ricordi?

Jace, vedendo la ragazza sgranare gli occhi e arrossire di colpo, scoppiò in una fragorosa risata.

«Tu! Razza di…!», ma non riuscì a trovare il termine adatto.

«Sì? Sto aspettando… cosa sono?», lui sembrava sempre più divertito.

«Un vero imbecille! E te lo dico dal profondo del mio cuore».

Il sorrisetto di Jace si allargò ancora di più, se possibile.

«Sembri una gattina esagitata che rizza il pelo».

«Me ne torno al castello!», sbottò Clary a quel punto.

Stava correndo via quando si sentì afferrare per il gomito.

Era già pronta a sputare in faccia a Jace una delle sue solite battute velenose, quando si ritrovò davanti Draco Malfoy e per un momento rimase impietrita.

«Che stai facendo?», gli chiese con una rabbia nella voce appena controllata.

Al fianco del ragazzo ce n’erano altri due: uno erano i suoi due tirapiedi;  Clary  li aveva visti a cena la sera precedente, se aveva capito bene, si chiamavano Tiger e Goyle, ma la ragazza non avrebbe saputo dire chi fosse l’uno e chi l’altro.

«Ti avevo messo in guardia da quelli del Grifondoro, Clarissa… non dovresti frequentare certa gentaccia», disse in tono altezzoso.

Clary quasi non ci vide più dalla rabbia anche perché tutto in Malfoy, dai capelli biondi che quasi sembravano bianchi, al modo imperioso di parlare, le riportava alla mente Valentine.

Jace, che l’aveva inseguita e aveva assistito alla scena, si stava facendo avanti a grandi falcate, con tutte le intenzioni di spaccare la faccia a Malfoy, ed inoltre, come se non bastasse, i Grifondoro che prima erano a lezione con la Cooman e un gruppetto di Tassorosso, si stavano dirigendo da quella parte. Divinazione doveva essere terminata.

“Dannazione…”.

Clary pensò in fretta; non poteva certo permettere a Jace di cacciarsi nei guai fin dal primo giorno attaccando una rissa con uno studente, anche piuttosto in vista nel bene e nel male, di Hogwarts. D’altro canto non poteva nemmeno passare lei per una stupida, dando l’impressione di essere la classica damigella in difficoltà.

Così, prese il braccio di Malfoy, sperò non troppo forte, fece trazione in modo da girargli il braccio e piegò la schiena in avanti. Il ragazzo staccò i piedi da terra e Clary lo sollevò, facendogli fare una sorta di capriola a mezz’aria e infine, il biondo si schiantò a terra di schiena, un secondo prima che Jace gli fosse addosso.

Tutto, nel parco, rimase immobile per un istante.

Jace la guardava sbalordito, così come Alec ed Isabelle che stavano accorrendo, probabilmente per bloccare l’amico, e tutti gli studenti di Hogwarts nei paraggi fissavano Clary a bocca aperta.

La rossa, da parte sua, disse soltanto: «Grazie, ma sono grande abbastanza per decidere con chi voglio passare il mio tempo».

Un attimo dopo filò via, verso la serra numero tre, più veloce di un razzo.

“È fatta, sarò espulsa”, continuava a pensare mentre correva velocemente lungo il parco senza guardarsi indietro.

Entrò nella serra precipitosamente, spaventando a morte una donna dai capelli grigi che, a quanto pareva, sarebbe stata la loro insegnante di erboristeria.

«Oh, per l’Angelo, ma insomma! Clary, un po’ di modo!», esclamò la donna portandosi una mano all’altezza del cuore.

Clary la fissò, costernata. Riconobbe all’istante quella donna.

«Amatis!».

Sì… era proprio la sorella di Luke.

 

[…]

 

Quando Jace entrò nella serra, sulla scia di Clary, si trovò faccia a faccia con Amatis Herondale: la prima moglie di suo padre, nonché sorella di Luke.

«Amatis?».

«Oh, bene, sono contenta che voi ragazzi non abbiate dimenticato il mio nome; sembra che non sappiate dire altro!».

«Tu insegni qui?!»

«Già, e non sono l’unica Cacciatrice che vedrete girare per i corridoi di questo castello; pensavate forse che i maghi si sarebbero messi ad insegnarvi le rune, l’erboristeria per l’uso che ne facciamo noi e i combattimenti? Noi non siamo qui per agitare bacchette! E poi Luke mi ha detto di tenervi d’occhio», disse lei in tono pratico.

In quel momento entrò il resto della classe, così lasciarono cadere l’argomento.

Era la prima lezione interamente di Shadowhunters; i maghi erano entrati nella serra accanto alla loro per la lezione di Erbologia.

Jace avrebbe voluto parlare con Clary riguardo a ciò che era accaduto poco prima nel cortile con Draco Malfoy, ma non appena provò ad aprire bocca, Amatis lo fulminò con un’occhiataccia che gli fece desiderare di essere da tutt’altra parte.

La lezione cominciò e la sorella di Luke si dimostrò essere davvero ferrata riguardo all’utilizzo delle piante, sia per scopi medicamentosi, sia  per utilizzarle in pozioni di altro genere.

Quando l’ora trascorse, i ragazzi uscirono velocemente dalla serra e Jace prese Clary da parte; insieme a loro si fermarono anche Alec ed Isabelle.

«Si può sapere cosa diavolo è successo prima?», chiese quest’ultima in tono molto animato.

«Niente; è stato solo un malinteso… », si mise sulla difensiva la rossa.

«Sì, ma… come hai fatto a lanciarlo in aria in quel modo?», prese parola Jace, in tono più calmo rispetto alla sorella adottiva.

«Che intendi? Sono una Shadowhunter anch’io!», esclamò lei, con aria ferita.

 «Sì, ma tu non hai mai ricevuto un vero addestramento e quella mossa… beh, diceva proprio il contrario!», continuò il biondo.

«Luke mi ha addestrata. Dopo quello che è successo a Renwick con Valentine e lui che se l’è filata con la Coppa Mortale, insomma… la miglior difesa è l’attacco, no? E Luke era uno Shadowhunter prima di essere morso».

Jace si passò una mano sul mento, con fare interessato.

«Bene bene, e chi l’avrebbe mai detto… ci sarà da divertirsi durante gli allenamenti!».

Clary lo guardò di traverso, mentre Isabelle ed Alec continuavano a fissarli incuriositi.

Poi, Jace si stiracchiò con aria soddisfatta, flettendo i suoi muscoli ben delineati e lasciando intravedere un pezzo di pelle scoperta tra l’orlo della maglietta e l’inizio dei jeans.

Era stato deciso che agli Shadowhunters era consentito indossare abiti normali, tranne durante le ore di addestramento, durante le quali avrebbero dovuto mettere la classica divisa da battaglia.

Il ragazzo notò Clary distogliere in fretta lo sguardo dalla pelle scoperta del suo addome e con un sorriso compiaciuto disse: «Ora di pranzo, sto morendo di fame», così, il gruppetto si riavviò verso il castello per la pausa pranzo.

 

NOTE:

Ed eccomi qui con il secondo capitolo di ItD! Allora… che ve ne pare? Spero abbiate apprezzato e che continuerete a seguirmi!

Intanto ringrazio tutte le persone che hanno recensito il primo capitolo e che hanno inserito la mia storia tra le preferite e tra le seguite!

A mercoledì prossimo!

  
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